Capitolo 6

Si poteva dire tutto di Valentine, tranne che fosse una persona che non faceva compagnia.
La sorella del Duca era una ragazza davvero amabile, scherzava con il fratello e si adoravano, ma c'era qualcosa che (NM) non riusciva a capire e le dava fastidio, odiava non sapere le cose.
Guardava il futuro marito scherzare dolcemente con la sorella minore.

"Occhi rossi capaci di leggerti nell'anima, è impossibile dimenticarti."  pensò la borghese, posando lo sguardo sull'ospite, che rideva dolcemente con una mano davanti alla bocca.
Si stava annoiando e, quindi, decide di fingersi ammalata.

Si versò un po' di vino nel bicchiere per far diventare il suo viso leggermente rosso, data la sua scarsa tolleranza alcolica. La cosa, per quanto strana, non fallì e la ragazza iniziò a barcollare leggermente.

Vanitas la vide e, preoccupato, le suggerì di andare in camera a riposare e lei non ci pensò due volte, dirigendosi verso la sua stanza con un sorriso sardonico in volto.
Il corridoio era illuminato solamente dalla luna, i cui pallidi raggi filtravano attraverso le finestre ad arco.

«Oh, povera piccola (NM)! Sei da sola in un mondo che non conosci e pieno di persone che ti disprezzano.» dall'ombra apparì Valentine, che sfoggiava un ghigno malefico sul volto. «Se vuoi possiamo diventare amiche, sai?»

«Spiegatemi cosa intendete, signora.» chiese la ragazza, timorosa di quei suoi occhi rossi come il sangue.
La nobildonna fece qualche passo in avanti, mentre l'altra non accennava a girarsi verso di lei.

«Tu non vuoi sposarti, vero? É lui che ti sta obbligando, è mio fratello maggiore che ha mandato la tua famiglia in bancarotta per fare la figura del brav'uomo che aiuta i borghesi. In cambio ha chiesto solo la tua mano.» rispose, pronunciando l'ultima frase con una nota di sarcasmo nella voce.

«Arrivate al punto, sono stanca dei giochi e dei vostri giochi.»

«"Giochi"? Non hai capito, (NM). Io ti voglio aiutare. Questo è una partita a scacchi, noi due contro mio fratello maggiore. Tu sei la regina, a differenza mia puoi muoverti in questa scacchiera che è il castello e puoi tranquillamente vincere la partita.» spiegò la donna, giocando con una ciocca dei capelli neri come una notte senza stelle.

(NM) iniziava a credere fosse il demonio, nessuno poteva avere occhi del genere ed essere una persona a modo. Le metteva paura, quella donna. Nonostante stessero per diventare parenti a tutti gli effetti.

«Basta! Sono affari di famiglia, non ho il diritto di immischiarmi!» disse lei, voltandosi a guardare quella donna, Valentine, per poi girarsi nuovamente.
La mora si avvicinò e le prese le spalle, sussurrandole all'orecchio.

«Tu hai il diritto di immischiarti, dopotutto a marzo diventerai ufficialmente mia cognata, no? Sposerai Vanitas. Contro la tua volontà, ma lo sposerai.» disse, ridendo un poco.

«Duchessa, non mi toccate!»
(NM) la scostò violentemente, non voleva avere nulla a che fare con quella donna demoniaca.

«Quello che ti sto proponendo, (NM), è di assassinare mio fratello.» disse, come un fulmine a ciel sereno. Senza preavviso o altro, lo disse come se fosse la cosa più normale del mondo.

"Assassinare il Duca? É assurdo!"  pensò la ragazza, sconvolta come un killer davanti al suo primo omicidio. Sarebbe stata libera, ma la sua libertà valeva veramente la vita di un uomo?
La risposta della ragazza fu uno sguardo interrogativo.

«Hai capito benissimo, non devi fare altro che farlo cadere in un sonno eterno, poi saremo libere. Entrambe.» disse Valentine.
La borghese non credeva possibile che una donna come lei, che aveva un figlio e un marito potesse essere capace di tanto.

«No! Perdonatemi, Duchessa, ma sono un'orologiaia, non un'assassina!» rispose in difficoltà da giovane, per poi vedere le sue mani prese in quelle della Duchessa.

«(NM), tu devi entrare nelle sue grazie. Donagli tutto di te, ogni cosa che vuole, guadagna la sua fiducia e aspetta pazientemente il matrimonio. Quando​ quell'uomo farà sì che i problemi economici di tuo padre siano risolti, agirai e gli taglierai la testa con la scure che vi è nel capanno del giardiniere. Solo allora avrai la libertà, (NM).»

La giovane (CN) perse un battito.
La sua più grande paura era che quell'uomo decidesse che avrebbe preso tutto di lei e Donna Valentine le stava dicendo di donarsi lui? Era semplicemente assurdo, regalargli tutto. Avrebbe dovuto avere dei figli da lui, cosa gli avrebbe detto? "Amore, papà non c'è perché la mamma l'ha accoppato come fosse un maiale!"

«Duchessa, io non posso.»

Non poteva, non poteva davvero ammazzare un uomo che la stava aiutando e che sarebbe stato il padre dei suoi figli. Dal suo punto di vista era uno stronzo, era vero, ma poteva davvero pugnalarlo alle spalle?
Si fece cadere a terra e la duchessa fece lo stesso, continuando a tenerle le mani.

«E perché? Non odi l'uomo che ti ha mandata in rovina? Whitechapel è un quartiere di macellai, dovresti sapere come si ammazza un porco.»

(NM) era disperata, forse quella demonessa era l'unico bagliore di luce in quella tetra bara in cui era costretta a vivere. Abbassò il capo e una lacrima le rigò il viso.

«S-Sì, Duchessa. Considerate Vanitas morto.»

————

Il capitolo è corto, ma dovevo fare la scena bella. Si entra -finalmente!- nel vivo della storia. Tra complotti e tradimenti.
Ho dato più importanza ai dialoghi, spero non sia un problema.
Io mi sto amando!

Ditemi cosa ne pensate e alla prossima!

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