Appena sentì il suo nome, Vanitas non restò di sasso. Sapeva che era viva, e questo era un bene, ma ciò che lo preoccupava maggiormente erano le sue condizioni. Era incinta, se il bambino fosse morto non sapeva come avrebbe potuto reagire.
L'idea di un figlio lo elettrizzava, lo voleva realmente e non sapeva cosa sarebbe successo se fosse morto. Forse era davvero meglio non saperlo.
All'improvviso apparve nuovamente la coltre di fumo nero e il corvino non poté non pensare che quella donna avesse una specie di fetish per quella roba, ma scacciò il pensiero appena dovette coprirsi il viso con un braccio. Odiava quel coso è soprattutto odiava quella donna che ne era ossessionata. Le costava tanto spegnere le luci?
Lui non vedeva più niente, solo il buio totale era davanti al suo sguardo.
Non perse tempo e tolse subito l'arto da davanti ai suoi occhi non appena vide il fumo diradarsi, ringraziando mentalmente l'impianto le fessure del tendone da circo. Decise in quel momento che, appena uscito da quel luogo infernale, avrebbe portato la sua fidanzata a vedere l'opera o il teatro, magari proprio a Vienna.
Ciò che vide sul palco fu inquietante e assolutamente orribile.
La sua (NM) era stata posta su una croce di legno di quercia, tenuta su da dei chiodi d'argento e vestita di stracci. Gli occhi chiusi stavano piangendo lacrime di sangue che correvano lungo le guance e la sua espressione era di puro terrore.
Vanitas avrebbe voluto urlare, dimenarsi, correre a disperarsi davanti al cadavere della sua futura sposa, ma io suo corpo non rispondeva ai comandi. Né un muscolo si era mosso, né una parola era stata pronunciata.
Rimaneva seduto, immobile come una statua con le labbra congelate, vuoi dallo stupore, vuoi dalla paura.
Stava guardando la sua fidanzata, crocifissa come un seguace di Spartaco.
Non riusciva a parlare e, quando aprì bocca, non pronunciò nessuna parola, solo qualche suono strozzato.
Si sentiva morire, aveva voglia di vomitare davanti a quella donna, che trattava il tutto come uno spettacolo divertente quando invece era talmente macabro. Per lui era, invece, la più drammatica delle tragedie.
«Lorina Charlotte e i suoi scherzi del cavolo...» si lamentò la giovane donna, guardando spettacolo da dietro le quinte.
Con le mani appoggiate sul tendone che separava le quinte dal palcoscenico circense, (NM) guardava la scena indispettita dalla scelta di quella donna, ma doveva ammettere che con quella cenere nera riusciva a creare qualsiasi cosa, e pure bene.
Un po' la invidiava, invidiava il suo esibizionismo e i suoi capelli rossi, gli occhi azzurri e... beh, era una bella ragazza.
«Sì, Lorina è fatta così. Non mi aspettavo andaste così d'accordo, sai? Lei è una che litiga con tutti e per tutto. A volte mi chiedo come facciamo ad essere amiche.»
Una ragazza era seduta su uno dei bauli per gli oggetti di scena. I capelli erano corti e ricci, non superavano le spalle, e gli occhi erano fissi davanti a lei, di un grigio talmente chiaro da sembrare bianco.
Ella iniziava a spazientirsi, non era mai stata una ragazza che amava attendere e il fatto che l'altra non la degnasse di una risposta e continuasse a scrutare gli spalti non le faceva di certo piacere.
«Cerchi qualcuno in particolare, (NM)? Magari quel ragazzo?»
Di colpo, la ragazza in questione si girò verso la bionda, furente e imbarazzata come non lo era mai stata prima d'ora. Quelle parole le parevano un insulto, verso lei che era obbligata a convolare a nozze con lui e neanche lo amava. Certo, non sapeva bene cosa provava verso di lui, ma sapeva che non era amore.
«Assolutamente no! Ma cosa credi? Se non fossi obbligata a sposarlo non lo farei, se potessi andrei all'altare solo con l'uomo che amo.» disse, sputando quelle parole come veleno.
Se ci fosse stato lui avrebbe detto ben poco, rifletté, ma era da sola in un tendone da circo senza di lui. Dubitava che ne sarebbe venuto a sapere, soprattutto perché Delia non era una pettegola. Sapeva di potersi fidare di lei, nonostante a volte fosse davvero subdola, approfittandosi della compassione della gente.
La bionda, infatti, era quasi cieca. Non totalmente, ma riusciva solo a distinguere vagamente le forme dell'ambiente circostante, evitando di sbattere contro porte e armadi vari.
«Che ironia! Proprio io che sono cieca riesco a vedere la verità più di tutti gli altri? Lui ti ama, e lo fa in un modo che non puoi neanche immaginare, lo sento. Tu non puoi capire quanto lui tenga a te, non ti vuole sposare per una ragione di interessi, per avere una bella moglie che lo assecondi e che gli faccia fare bella figura. Lui ti ama, ama te e il bambino che sta riposando dentro di te, piccola (NM).»
La ragazza dai capelli (CC) era doppiamente confusa. Il suo non era amore, era un'ossessione in piena regola. L'amore non era quello, una persona innamorata non obbliga il suo interesse amorosi a spostarlo e ad avere dei figli da lui.
Era questo che era successo: tra lui e la sorella l'avevano obbligata ad avere un figlio che neanche voleva, lui era entrato nel suo letto da ubriaco fradicio e l'aveva messa incinta.
«Il suo è un modo contorto di amare. Crede che tu sia destinata ad essere sua, che tu debba stare con lui, perché nessun'altro ti può apprezzare come ti apprezza quell'uomo.»
E (NM) ancora non capiva la logica malata di quell'uomo. Lei era una persona, non un pezzo di carne e, dico conseguenza, non poteva essere di nessuno, ma dopotutto non era un'epoca famosa per l'uguaglianza dei sessi.
E la borghese si ritrovò a guardare l'amica, che rideva serenamente.
Invidiava pure lei, che non aveva pensieri nella testa e si poteva godere la vita come qualsiasi ragazza, invece che dover pensare a un matrimonio e a un figlio in così giovane età.
«Non dico che sia giusto o sbagliato, io mi limito ad esporre la verità oggettiva dei fatti, accaduti o che accadranno. Non ho un'opinione in merito, mi chiedo solo cosa potrebbe fare una ragazza incinta senza un marito.» fu dicendo ciò che scese dal baule e si diresse fuori dal tendone per raggiungere le sue stanze.
Non salutò, ne disse altro. Si limitò a camminare in silenzio, perché sapeva che le sue parole erano bastate.
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E dopo il troll di ieri ecco un altro capitolo, con un altro troll. 🌚🌝
Mi sento malvagia, Vanitas e Reader stanno soffrendo talmente tanto che quasi mi dispiace.
Quasi.
Comunque, ditemi cosa ne pensate perché sono stata particolarmente stronza stamattina, quindi voglio sapere~
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