Capitolo 17
Appena Vanitas entrò nella sala grande cercò subito la sua promessa sposa tra i presenti e non erano di certo pochi. Tutti signorotti locali e nobili che discutevano di chissà quali argomenti inutili. Molti non si erano neanche accorti della povera Edith che urlava come una pazza.
Tra di essi, c'era una persona a lui familiare, dalla chioma castana e ondulata tenuta in una coda bassa.
«Blackwell!» La chiamò, alzando il braccio destro per farsi notare la donna. «Stavo cercando (NM), di che siete amiche d'infanzia. L'avete vista?»
La giovane donna, che era a pochi passi da lui, inclinò un po' la testa, portò gli occhi al cielo e si mise una mano sulla guancia per pensare. Pochi secondi dopo rispose con un secco "no", per poi chiedere se c'era qualcosa di strano.
E fu in quel momento che lui si chiese quale fosse il peccato che aveva compiuto, perché ricordarsi in un secondo momento che la Blackwell non chiudeva un momento la bocca non poteva essere sfortuna.
«No, niente. Solo... lei v'ha detto qualcosa?» chiese nuovamente il corvino, piuttosto curioso di sapere cosa si fossero dette, o meglio, se avesse sparlato di lui.
Non che l'opinione degli altri lo toccasse, ma preferiva sapere cos'avesse in testa quella ragazza. Sì, era decisamente iperprotettivo, il nostro nobile, ma in quel momento era più importante che mai farlo.
Se si fosse fatta male con un assassino a piede libero
«Nossignore, niente di particolare. I classici convenevoli. Perché, c'è qualche cosa che dovrei sapere?»
Forse non avrebbe mai dovuto rivolgere la parola a quella donna, siccome quando iniziava a fare domande non la reggeva più di tanto. A volte credeva di aver tendenze masochiste, o semplicemente di essere stupido.
«Sì, ma forse vorrebbe parlarvene lei stessa. Ora vi saluto, che la voglio cercare.» disse, per poi congedarsi e andare a cercare la sua promessa.
(NM) era seduta al centro di un divanetto bordeaux a tre posti, di fianco aveva seduti un uomo e una donna. Li conosceva, li conosceva più che bene.
"Sai di non poterti fidare di lui, piccola (NM). Lo sai meglio di chiunque altro." fu il sussurro della figura alla sua sinistra, quella femminile, a raggiungere le sue orecchie. Aveva una mano poggiata sulla coscia della ragazza è un sorrisetto malizioso sulle labbra.
"Ti faranno tutti del male, qui. Credono che, siccome sei di Whitechapel, tu sia una stupida e ti vogliono usare." fu il turno dell'uomo, che aveva un braccio stesso sullo schienale del divano e le rivolgeva lo stesso ghigno della sorella.
"Prendi quel Vanitas. Ti ha usata solo per il tuo corpo, nulla di più e ora che non può più giocare con te probabilmente ti butterà via come una bambola rotta." disse nuovamente la donna all'orecchio della giovane borghese, che non li sopportava più.
"E quella Valentine non è da meno. Eri disperata, non sapevi in cosa credere o cosa fare e lei ne ha approfittato per farti fare il lavoro sporco." continuò lui il discorso dell'alta, con la sua voce suadente e accattivante, ma lei non ce la faceva più.
"Noi siamo gli unici che ti sono veramente accanto, piccola (NM). Siamo tuoi amici." quelle furono le ultime parole da parte loro, ma a lei suonavano più minacciose che rassicuranti.
«Basta, non vi voglio ascoltare. Siete dei bugiardi, tutti e due.» disse lei, abbassando il capo e mettendosi mani nei meravigliosi capelli (CC).
Li odiava, li odiava tutti e due. Non capiva perché stavano dicendo quelle cose, ma soprattutto odiava se stessa perché credeva alle loro parole. Poco, ma ci vedeva.
Fu fatta tornare alla realtà dalle dita affusolate del promesso sposo che si posavano sulle sue spalle e lei alzò la testa, per incontrare i suoi occhi blu oceano. Il suo sguardo era preoccupato come se l'avesse appena persa al parco giochi.
La prima cosa che fece fu guardare a destra e a sinistra per vedere se s'erano ancora, notando che loro erano spariti.
Non ne fu stupita, però. Era normale, quei due se ne andavano sempre quando arrivava qualcuno.
«Stai bene, amore?» chiese, sedendosi accanto a lei. Gli occhi stanchi, i capelli disordinati, il pallore,... non aveva una bella cera.
La ragazza si irrigidì sensibilmente quando le conseguenze le spalle con il braccio.
Non poteva fidarsi di lui e si chiese se non aveva ragione quella donna a dire che l'aveva usata come una bambola. Sentiva ancora i suoi sussurri, perfidi e affilati come la lama di un coltello. In fondo, ne aveva paura. Odiava pensare che avessero ragione in qualche modo.
«Sì, sì! Sto bene!» rispose lei velocemente, guardando le ginocchia coperte dalla lunga gonna (CP) del vestito. Non osava guardarlo negli occhi, le venivano in mente i loro perfidi sussurri, che temeva fossero veritieri.
Loro l'avevano sempre seguita, le avevano sempre parlato e, la maggior parte delle volte, mentivano. Mischiavano bugie e verità, così da confonderla. Le loro parole andavano sempre prese con le pinze.
Era la maledizione che il Signore aveva scagliato contro di lei per punirla di qualche peccato commesso nella sua vita precedente, ne era sicura.
«Ascolta: devo solo parlare con Lord Humbert e poi torniamo a casa. Non mi fido a farti stare in un posto del genere.» disse l'uomo, posandole un dolce bacio sulla tempia e per poi alzarsi dal divanetto con aria scocciata.
Avrebbe fatto meglio a lasciare tutto a quel cavaliere da quattro soldi, sarebbe stata una grana in meno.
A volte doveva davvero stare zitto, si evitava solo delle grandi scocciature come, per l'appunto, quella. Non che odiasse il padrone di casa, ma avrebbe preferito prendere baracche e burattini e alzare i tacchi prima che succedesse qualche altro macello.
E lei rimase da sola, di nuovo.
Quando faceva così lo odiava. L'aveva chiesta in moglie eppure il tempo che le dedicava era minimo. Insomma, non c'era solo lui, anche se all'inizio era lei a evitarlo. Non voleva essere ignorata, non da lui.
————
Eccomi qui~
Che ne pensate? L'ho scritto alle due di notte dopo una maratona delle canzoni inquietanti dei Vocaloid, quindi credo che ne sia uscito qualcosa di strano forte o che lasci un po' a desiderare. .-.
Sono stata un po' influenzata da Trick and Treat di Rin e Len, ma era anche giusto, siccome la Reader non s'era portata uno straccio di farmaco.
Comunque, ditemi ugualmente cosa ne pensate. Tanto se non mi convince potrei riscriverlo.
Alla prossima~
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