Un cuore di pietra


Rayl non riusciva a capire cosa fosse l'amore. Lui non si riteneva capace di provare un impulso simile in quanto, durante le visite turistiche del lunedì, la guida lo definiva sempre "mostro senz'anima". La sua sagoma, dagli artigli affilati e le zanne aguzze, si ergeva immobile su un'estremità del balcone che univa i due campanili della cattedrale e da lì osservava la vita scorrere nella piazza sottostante. Il suo giorno preferito era il venerdì, poiché poteva vedere Caroline, la volontaria che si occupava delle pulizie. Quella donna, come la maggior parte degli umani, non credeva alla leggenda in base alla quale i gargoyle erano esseri sensienti. Per lei erano solo statue alle quali poteva raccontare i suoi segreti. E così, giorno dopo giorno, Rayl era riuscito a scoprire che Caroline adorava ricevere fiori, ballare a piedi nudi e ridere fino a piegarsi in due. Al tramonto la guardava allontanarsi a passo svelto, domandandosi se l'amore fosse il sorriso di una donna a cui viene donato un mazzo di fiori o magari potesse paragonarsi alla sensazione di calore che provava ogni volta che sentiva il tocco morbido di Caroline sulla sua fredda corazza di pietra. In realtà non pretendeva di conoscere le risposte a quelle domande. Gli bastava sapere che lei stava bene e aveva piacere di soffermarsi al suo fianco per raccontargli altri frammenti della sua vita. E, chissà, magari un giorno avrebbe trovato il coraggio di chiederle se un sentimento simile potesse esser destinato anche a un mostro senz'anima come lui.

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