Chapter 90

Hiristina

I raggi del sole che penetrano nella stanza mi svegliano. Mi guardo in torno e noto che sono in camera di Violeta. "Strano, che ci faccio qui?" Mi domando mentre la guardo dormire.

Faccio mente locale della sera precedente e poi capisco il motivo della mia presenza. Ieri, quando Violeta è tornata a casa, mi ha sorriso, abbracciato dicendomi che finalmente la vita le stava nuovamente sorridendo.

Sì, il suo amato le ha chiesto la mano e lei ha detto di si. Quella notte ho dormito da lei ed ecco spiegato il motivo della mia presenza in camera sua. La guardo dormire beata e, mi compiaccio che finalmente per lei a breve tutto cambierà in meglio. Sono orgogliosa e felice di essere sua sorella.

Ne ha passate tante e si merita finalmente qualche gioia, amore e perché no una vera famiglia. La guardo ancora per un minuto e poi vado in cucina. La pace che si respira è talmente bella, che mi sento bene pure io.

Decido visto l’ora di preparare la colazione. Sto per finire, quando sento dei passi, mi giro e vedo papà che senza neanche salutarmi si dirige verso il bagno. Sorrido e continuo a preparare il tavolo.

Mentre attendo che si alzino tutti, vado in salotto a guardare la televisione, raggiunta anche da papà. Proprio mentre stiamo per ascoltare una notizia importante, sentiamo il campanello. Io e papà ci guardiamo per un attimo e poi dico: <<Chi sarà a quest'ora?>> papà alza le spalle come per dire che ne sa quanto me. Vado alla porta e apro.

Davanti a me mi trovo due carabinieri. Sembrano scocciati di trovarsi qui, quasi avessero paura di disturbare. Io li osservo per qualche secondo e attendo che qualcuno mi dica qualcosa. Il più grosso dei due prende coraggio e mi dice: <<Salve signorina, mi scusi l'ora. Siamo qui perché le dobbiamo consegnare una busta. Proviene dal carcere. Ci hanno detto che era di massima urgenza. Tenga e scusi di nuovo!>> me la dà in mano e, prima che possa ringraziarli, se la filano via come se volessero trovarsi da un’altra parte.

Capisco all'istante di chi possa essere la lettera, e la mia paura è che mia sorella possa prenderla male. Appoggio la busta sopra il tavolo e aspetto che mamma e Violeta si alzino.

Cerco papà, non lo trovo sicuramente è andato all'orto per innaffiare. Cosa che fa ogni mattina, perché così poi ha più tempo per stare con noi. Sì, papà è cambiato molto ora pensa al nostro bene, più di prima e sta meno fuori, perché ogni tempo è prezioso ed è un bene stare con le persone che si amano.

Mentre sono immersa nei miei pensieri, sento qualcuno abbracciarmi, mi giro e vedo che è Violeta. Contraccambio e le do un bacio affettuoso sulla guancia. Quando si stacca, noto che è molto felice. Mentre si stacca da me, vedo nei suoi occhi un certo luccichio cui non avevo fatto caso. Ricordano le stelle quando brillano nel cielo.

Parlano e trasmettono tanta gioia. Mi verrebbe voglia di gridare al mondo che ora, anche qui la tristezza ha lasciato questa casa nostra, è arrivata la felicità e che, finalmente, anche la tristezza ha lasciato nostra casa. Poco dopo ci raggiunge pure mamma. << Che mi sono persa?>> chiede, vedendo i nostri volti sorridenti. Io non rispondo ma basta vedere il mio volto, e mamma capisce che è perché siamo tornati alla normalità di tutti i giorni.

Ci stiamo per sedere quando vedo che Violeta fa una faccia schifata. Capisco all'istante il motivo. Noto che sta guardando la busta che c’è sul tavolo.  <<Questa proviene dal carcere. Aspettavo voi per aprirla. Se non vi va, la strappo.>> dico con titubanza. Lei guarda me e poi di nuovo la busta. <<No! Anche se so di chi è, la voglio leggere! Non ho più paura di niente.>> mi dice prendendola in mano. Me la dà, la apro e con voce tremolante la leggo.

Come concludo vedo mia sorella piangere, non di tristezza ma di felicità. <<Finalmente! Ci siamo liberati di lui!>> esclama strappandomi la lettera dalle mani e facendola a pezzettini.

Sorrido a quel gesto, avevo paura che in lei si risvegliasse la paura e invece per mia fortuna, ha reagito molto bene. Dopo questo fatto un po' triste, ci mettiamo a tavola e facciamo colazione.

Una volta finito, decido di aiutare mamma a sparecchiare. Prima di iniziare le pulizie, mia sorella ci guarda e ci dice: <<Questo pomeriggio tutti al bar. Ho delle rivelazioni e qualche sorpresa da annunciare. Hiris dillo anche ai nostri amici. Voglio che ci siamo tutti, va bene?>> io sorrido alla sua affermazione, sono curiosa, ma non le chiedo niente, perché so che starebbe in silenzio.

Dopo questa uscita, iniziamo a dare una mano a mamma. Lavoriamo tutto il giorno, però con la musica accesa. Noto che mamma ogni tanto si mette a ballare con il sorriso sulle labbra, mentre io mi metto a pulire con gioia. Vorrei gridare al mondo che finalmente regna l’armonia anche in casa, ma meglio tenercelo per noi.

Guardo l’ora, e capisco che è ora di pranzo. Vedendo che mamma e Violeta sono occupate decido di preparare qualcosa di buono. Mi porto verso la cucina senza farmi sentire da loro. Una volta arrivata, controllo la dispensa.

Per mia fortuna ci sono gli spaghetti, così mi metto a fare una spaghettata alla carbonara. Sono felice del mio lavoro e, spero che anche la mia famiglia possa apprezzare. <<Che buon profumino!>> sento esclamare. Mi giro per capire da chi proviene la voce e capisco che è mamma. Le sorrido e le do un bacio.

Dopo un po' ci raggiungono anche papà e Violeta. Stiamo per metterci a mangiare quando vediamo papà alzare il bicchiere e dire: <<Voglio brindare per la mia famiglia. Non sono bravo con le parole, ma oggi vorrei provarci. Voi per me siete importanti! Vi ho scelto col cuore amandovi per come siete. Abbiamo passato momenti brutti, ma ora siamo qui più uniti che mai! Grazie per esserci! Vi voglio bene! Ora basta sennò mi commuovo! Concludo col dire che vi voglio bene!>> noi stiamo in silenzio, è strano sentirlo parlare in questo modo, visto che lui non esprime mai i suoi sentimenti.

Io per fargli capire che ho apprezzato il suo modo di parlare, mi avvicino e gli do un bacio che lui contraccambia. Mi siedo e sento il bisogno di dire una cosa anche io. << Vorrei collegarmi al discorso di papà. Niente, siete speciali. Essere adottati da voi è un onore! Vi voglio un mondo di bene! Mamma papà vi amo. Sorellina, sei la persona  più cara che ho. Grazie di tutto!>> quando concludo, ho le lacrime, che cerco in qualche modo di scacciare via.

Mi siedo e finalmente pranziamo nel silenzio più totale. Nessuno osa parlare, si sente solo il rumore dei piatti. Una volta finito, papà si alza e va a letto, mentre io e Violeta aiutiamo mamma a sparecchiare. Una volta concluso, vado in camera mia. Mi sdraio nel letto, prendo le mie cuffie, le inserisco al cellulare e mi metto ad ascoltare un po' di musica. Sono serena, tanto che canticchio una canzone di Laura Pausini.

All’improvviso guardo l'ora, sbuffo perché è tempo di prepararmi. Metto via tutto e penso a come vestirmi. Dopo un po' di indecisione, opto per la semplicità. Mi metto una maglietta, jeans e le mie scarpe da tennis preferite, non mi trucco e sono pronta.

Esco e mi dirigo in salotto, aspetto che arrivi mia sorella. Quando la vedo, rimango sbigottita: è bellissima.

Anche lei come me, è naturale; come a dire io sono questa e non quella che avete conosciuto tempo addietro. <<Sono pronta andiamo?>> mi dice facendomi tornare alla realtà. Sorrido e usciamo, pronte per incontrare i nostri amici di sempre.

Violeta

Sono felice, perché finalmente quello scemo di Matteo non romperà più le scatole a me e alla mia famiglia. Oggi poi ho preso una decisione molto importante, mi sto concentrando proprio su questo punto.

Ho deciso di lasciare il bar in mano a Giuseppe e Hiristina, in questo modo sarà in ottime mani, in più con la possibilità di farci lavorare il nostro gruppo. Una volta che sarò in Sardegna, sono sicura, che non cadrà in brutte mani, perché ci saranno brave persone a gestirlo, in grado di fare grandi cose. Guardo l'ora e noto che è ora di andare.

Per l'ultima volta vedrò il mio luogo di lavoro. Mi mancherà, ma so che dove andrò a vivere mi piacerà molto perché sarò con la mia famiglia. La sveglia nel mio telefono mi ricorda che mi devo preparare. Mi vesto in modo insolito: non sono stravagante stavolta, nè mi trucco, perché  per una volta voglio sentirmi me stessa.

Mi infilo le mie scarpe preferite e mi dirigo in salotto. Ad attendermi c’è mia sorella che mi guarda meravigliata; non è abituata a vedermi in questo modo, ma sono felice che non mi dice niente, anzi mi abbraccia dandomi un bacio sulla guancia.

Le sorrido e siamo pronte per uscire. I raggi del sole ci scaldano e ci danno il benvenuto a una nuova vita. Noi alziamo lo sguardo al cielo, lo contempliamo per un minuto e poi saliamo in macchina. Durante il breve tragitto non parliamo. Ognuna è immersa nei propri pensieri. Devo fare un discorso importante e, sono agitata.

Hiristina nota la mia tensione e in silenzio mi stringe la mano calmandomi. Ed eccoci arrivate. Parcheggio e entriamo. Ci sono tutti: Giuseppe con Nicola, Samantha con Lucas, Martina con Max, Alessandra con Gabriele. Infine Amelia e Sofia. Li guardo tutti e li ringrazio della loro presenza. Sto per chiedere se posso offrire a loro qualcosa, quando sento la porta aprirsi e vedo mamma, papà e Gioele.

Il mio cuore fa una capriola nel vederli entrare. Li faccio accomodare e poi offro da bere. <<Bene! Ora che ci siamo tutti, ho da dirvi alcune cose!>> dico con titubanza. Tutti si voltano verso di me e mi guardano in attesa. Faccio un respiro e poi continuo: <<Come ben sapete io e Gioele dopo il matrimonio, ci trasferiamo anche con Nicola in Sardegna. Lo so vi mancherò e voi a me. Però io sarò finalmente felice, e avrò una famiglia tutta mia. Mi capite vero?>> chiedo con le lacrime agli occhi.

Non mi rispondono ma mi fanno cenno di si. <<Grazie! Davvero. Andiamo avanti. Hiristina, Samantha e Amelia, a voi chiedo di gestire il mio bar che ora sarà vostro a tutti gli effetti! Ovviamente i vostri amici se vorranno potranno essere d'aiuto. Vi chiedo di prendervi cura di questo luogo. A papà invece chiedo di stare sempre accanto a mamma e di scrivermi, una volta che sono andata via da qui! A Giuseppe chiedo di amare mia sorella perché se lo merita e di non farla soffrire. Bene, ho concluso. Anzi un'ultima cosa: vi voglio bene, siete la mia famiglia. Anche distanti vi sentirò vicini col cuore.>> alle mie parole sento qualcuno commuoversi.

Pure io ho le lacrime agli occhi e, non so se per la tristezza o per la felicità. Una cosa però la so: mi sento in pace e, stranamente me stessa. Da molto mi sono nascosta dietro una maschera; ora invece mi sento viva e questo mi rende orgogliosa.

I miei amici e la mia famiglia alzano i loro bicchieri e io li imito. Brindiamo alla felicità, dell’amicizia, all'amore e ai sani valori che ci hanno e ci uniscono ancora oggi. Hiristina si alza e mi abbraccia, facendomi commuovere.

Decidiamo di cenare insieme. Ordiniamo delle pizze e rimaniamo sino a tarda notte a parlare.  Prima di tornare a casa, ci facciamo tutti una promessa: quella di non perderci mai di vista, di volerci sempre bene sebbene distanti, perché resteremo comunque uniti col cuore .

Dopo questa promessa, io e Hiris torniamo a casa seguite dai nostri genitori. Mia sorella decide di dormire da me. <<Viole! Grazie di tutto! Per te ci sarò sempre. Ricordatelo.>> con queste poche parole, mi stringe la mano e con il chiarore della luna si addormenta serenamente.

Io sento il calore del suo affetto e, dopo averle dato un bacio sulla guancia, chiudo gli occhi. Sì, il mio futuro sarà migliore perché avrò sempre degli amici, la famiglia, il mio amore e Nicola sempre con me. Con questa consapevolezza mi addormento con il sorriso sulle labbra.

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