Chapter 85

Trappola parte una

Tenente

Decido che è il momento di telefonare a Violeta e alla sua famiglia. Devono sapere quasi tutto, ma allo stesso tempo non voglio che si caccino nei guai. Gioele non è molto d’accordo con la mia iniziativa perché dice che ha paura che si possano mettere in pericolo. Non ha tutti i torti; ma credo che dopo tutto quello che hanno passato, abbiano il diritto di sapere la verità.

Dopo ore e ore di discussione, finalmente sono riuscito a convincerlo. Dobbiamo solo capire cosa dire; anche perché non possono sapere tutto quanto, c’è il segreto professionale e tale deve rimanere. <<Senti, e se diciamo solamente dove si trova Matteo e basta?>> chiede Gioele interrompendo il flusso dei miei pensieri.

Anche io avevo pensato alla stessa cosa, poi però mi è venuto in mente che le ragazze ci potessero seguire nella nostra operazione e quindi no, non potevamo riferire quello. <<No, non si può!>> dico sbuffando. Il mio collega è agitato, cammina per la stanza come se non ci fosse una via d’uscita. Poi ho una brillante idea e penso subito di comunicargliela:<<Ascolta, diciamo loro una mezza bugia cioè, gli riferiamo che non sappiamo dove si trovano, perché nonostante avessimo tentato di estorcere qualcosa a Pietro è rimasto fedele ai suoi scagnozzi; ma che allo stesso tempo, sappiamo chi ha preso i genitori di Amelia. Che ne pensi?>> Chiedo speranzoso.

Gioele mi guarda stranito ma stranamente non replica alla mia idea, anzi al contrario accetta senza fiatare. <<Li posso convocare nel pomeriggio. Così posso andare da mia figlia!>> dico. Lo vedo preoccupato ma non mi risponde. <<Che hai? Siamo amici. Potresti almeno spiegarmi il motivo del tuo malcontento.>> sospiro, non l'ho mai visto così strano e agitato.

Sembra quasi che abbia paura di qualcosa. <<Ma insomma mi parli?>> chiedo dando un pugno al tavolo. Sarà quello o altro, finalmente si desta e mi guarda dritto negli occhi. Sta piangendo, forse è la prima volta che lo vedo in queste condizioni. <<Scusa, ma ho paura. Non per me, ma per Violeta. E se le succede qualcosa? Quelli non scherzano. La vogliono morta!>> Mi dice camminando nervosamente. Mi alzo dalla sedia e l’abbraccio forte a me. <<Sss, calmati! Non le succederà niente. Ci siamo noi. Sappiamo fare il nostro mestiere. No?>> dico sempre tenendolo stretto a me.

Finalmente Gioele si tranquillizza e mi dice:<<Hai ragione, noi siamo bravi e coraggiosi. Faremo in modo che la giustizia vinca.>> Ecco adesso si che riconosco il mio collega. <<Ora devo andare, ho promesso a mia figlia che avremmo pranzato insieme. Sai poi saranno giorni intensi quindi ne approfitto per stare un po' con lei. Ci vediamo questo pomeriggio! Mi raccomando stai calmo, fatti una passeggiata ma non fare mosse azzardate, va bene?>> lui fa cenno di si tristemente. Ci diamo appuntamento nel primo pomeriggio e poi usciamo dalla caserma.

Io mi dirigo verso casa, mentre Gioele lo vedo prendere la macchina ma non so dove vada. Spero solo che non faccia cavolate. Una volta nella mia dimora, vedo mia figlia vestita da principessa: ha una gonna, una bella maglietta e i capelli raccolti. È davvero molto bella. Come mi vede, mi abbraccia e mi dà un bacio sulla guancia.

Subito vengo avvolto dal suo affetto nei miei confronti. <<Papà! Sei qui. Andiamo?>> mi domanda sempre tenendosi stretta a me. <<Ma certo principessa.>> dico sorridente. <<Papà ti porta a pranzo fuori.>> continuo. Lei è allegra, anche perché era da molto tempo che non facevamo qualcosa insieme e oggi è l’occasione giusta per farla. Che bella mia figlia, mi tiene per mano e non me la molla per un attimo. Decidiamo di camminare e assaporare il caldo dell’estate.

Mi sembra di essere ritornato per un po' fanciullo, quando amavo ascoltare il cinguettio degli uccelli e ammirare la bellezza del mio paese. Decidiamo di andare a mangiare al Mac e mentre pranziamo, la guardo meravigliato e mi rendo conto della fortuna che ho nell'averla accanto a me. Peccato che a breve la devo riportare a casa e questo mi dispiace molto. <<Papà, che hai?>> mi chiede con una vocina dolce. <<Tesoro, tra poco ti devo riportare dalla nonna. Ma ti prometto che appena sono più libero, staremo di più insieme va bene?>> chiedo tristemente.

Mia figlia non mi risponde ma mi sorride. È tempo di andare, pago e poi usciamo da lì. Prima di tornare a casa, decido di portarla al parco. Eccoci, ci sdraiamo e ascoltiamo il silenzio che ci circonda. Vorrei che fosse sempre così, ma purtroppo il lavoro mi attende. <<Piccola, dobbiamo andare. Ti devo portare dalla nonna.>> Le dico con tristezza. Giulia abbassa lo sguardo e mi dice:<<Papà, mi mancherai!>> semplici parole che mi fanno venire un nodo alla gola.

Non so che dirle e così l’abbraccio forte. Quando ci stacchiamo siamo entrambi commossi. Mi piacerebbe stare così, ma purtroppo il dovere mi chiama. Accompagno mia figlia a casa, la saluto e le prometto che ci vedremo stasera. <<Tesoro, sei rientrata. Divertita con papà?>> domanda la nonna appena la vede arrivare.

Giulia la guarda tristemente, perché aveva intuito che papà doveva andare via. Fa cenno di sì con la testa e poi entrò senza salutare. <<Perdonala. La bambina è triste, perché devo andare via, per questo motivo che fa così.>> dico amareggiato. <<Tranquillo! Ora le faccio tornare il buon umore. Buon lavoro tesoro.> mi dice sorridendo. Sapendo che è in buone mani, mi preparo e vado in caserma. Ad attendermi c’è Gioele. È agitato, si strofina le mani nervosamente. <<Calmati!>> dico con un tono severo. Lui mi guarda e cerca in qualche modo di rilassarsi. <<Bene, adesso telefono.>> compongo il numero e mi risponde la mamma delle due ragazze:<<Pronto? Sono la mamma di Violeta e Hiristina. Con chi parlo?>> mi chiede con una voce pacata. <<Signora, sono il tenente della caserma di Colorno. Lei e la sua famiglia dovreste venire immediatamente. Dovrei parlarvi.>> rispondo cercando di rimanere calmo.

La signora attende un attimo e poi mi dice:<<Tempo di prepararci e arriviamo!>> terminata la chiamata, avviso Gioele che pare molto più rilassato. Nel frattempo, che attendiamo, analizziamo nuovamente per bene il caso incastrando per bene il tutto. <<Ecco, abbiamo tutto. Dai andiamo fuori a vedere, sono arrivati.>> Gioele mi segue: guardiamo e notiamo che ci sono tutti.

La cosa che mi salta all'occhio, è che ci sono anche due ragazze mai viste prima. Sono tentato di cacciarle via, ma il tempo è poco e decido di non reclamare e di far entrare tutti nel mio studio; anche se so che poi me ne pentirò amaramente.

Hiristina

Dopo aver ricevuto la chiamata dal tenente, io e la mia famiglia ci vestiamo di corsa per dirigerci in caserma. Vedo Violeta e i miei molto nervosi e ansiosi quanto me; è comprensibile, a breve scopriremo delle verità a noi ignote e in più, dopo tanto, mia sorella e Gioele si rivedranno nuovamente.

È una giornata molto strana, perché forse l’incubo che stiamo vivendo sta per finire e questo significherebbe pure dire poi arrivederci a Violeta e al suo ragazzo. Per ora però non ci voglio pensare, devo o meglio dobbiamo pensare a come comportarci e cosa dire.

Ci vestiamo e una volta fuori, vediamo che ci sono Samantha e Sofia. Non abbiamo tempo per salutarle e chiacchierare con loro, ma sfortunatamente ci vedono. <<Ehi, ci state evitando?>> chiede Samantha.  Vorrei davvero parlare e ridere con lei, ma proprio non posso. <<Sapete? Io e Sofia veniamo con voi.>> non faccio in tempo a dire di no, che sono già in macchina.

Le vorrei strangolare ma non è possibile. Papà si mette alla guida e mamma al suo fianco. La tensione è lampante nessuno parla. Ma all’improvviso sento Samantha che dice: <<So che sta succedendo.>> io mi giro di scatto verso di lei. Noto che Violeta la guarda male e le fa cenno di stare zitta, segno che entrambe sanno qualcosa ma non me lo vogliono dire. <<Parli o stai zitta!>> dico agitata. La mia amica ha un fremito ma poi con coraggio mi risponde:<<Ti ricordi quando ti dissi che non ero contenta che andavi da Violeta?>> e come dimenticarlo, avevo appena litigato con papà e così decisi di andare da mia sorella.

Quella sera stessa mi incontrai con Samantha e mi aveva detto che era meglio non stare a casa di Violeta. <<Si, mi ricordo, quindi?>> chiedo stupita. <<Beh, perché io e Violeta ci vedevamo come amiche. Tutto filava bene, ma poi ho scoperto che lei frequentava certa gente pericolosa. È per questo motivo che non volevo tu andassi da lei. Ora però mi rendo conto che la tua vicinanza le ha fatto bene.>> conclude sorridendomi. Cala il silenzio tra di noi. Non sapevo sinceramente che risponderle. Sapevo che mi nascondeva qualcosa ma non credevo tutto ciò.

Mentre io mi appoggio sulla spalla di Violeta, papà canticchia per smorzare la tensione che si è creata in macchina. Mamma è nervosa, papà canta e, gli altri guardano fuori dalla finestra. <<Siamo arrivati!>> ci avvisa papà parcheggiando. Io faccio un lungo respiro e scendo accompagnata da mia sorella e dalle mie due amiche. Una volta dentro, ci accoglie subito il tenente. Appena vede Sofia e Samantha fa una faccia strana, ma non accenna niente. <<Prego, accomodatevi.>> ci dice facendoci entrare nel suo studio. <<Bene, dobbiamo dirvi un po' di cose. Quindi fate parlare noi.>> ha un tono autoritario e mi piace, ci sediamo e attendiamo che ci dicano le novità del caso. <<Inizio col dirvi che non sappiamo dove si trovano Matteo e i suoi scagnozzi, purtroppo Pietro è rimasto fedele a loro e il mio collega non è riuscito a farlo parlare. Però sappiamo una cosa: è stato lui a prendere i genitori di Amelia. Probabilmente non potendo arrivare direttamente a voi, Matteo ha pensato di rapire loro. Adesso dobbiamo solo capire come arrivare a loro.>> conclude guardandoci dritti negli occhi.

Noi siamo nervosi, in studio la tensione è a mille. A smorzare il tutto è Samantha:<<Bene! Abbiamo bisogno di una trappola ben congegnata.>>  a quelle parole il Tenente fa uno scatto repentino e risponde:<<No! Non se ne parla! Troppo pericoloso!>> Samantha però non demorde, <<Allora non li prenderete mai! Almeno ascolta la mia idea. No?>> non so chi sia più cocciuto tra loro due, ma alla fine ad arrendersi è proprio il tenente. <<Ti ascolto!>> dice arrabbiato e sedendosi.

In tutto questo dibattito, Gioele non ha proferito nemmeno una parola. Ascolta in silenzio e con agitazione. <<Finalmente!>> risponde la mia amica. Sta per dire la sua idea, quando uno squillo del telefono interrompe il tutto…

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