Chapter 79
Matteo
Sto per premere il grilletto, quando all'improvviso sento squillare il telefono. Sbuffo, perché ero pronto ad ammazzare la donna più schifosa che io conosca. Penso addirittura di ignorare la chiamata, ma quando leggo chi è, capisco che non posso fare a meno di rispondere.
Mi allontano da Carolina e mi dirigo in cucina. <<Pronto?>> dico in un tono severo e sicuro. <<Capo? Ascoltami bene: ho una notizia molto importante. Tramite una mia spia, ho saputo che un’amica di Hiristina e Violeta, si deve sposare dopodomani. Ma la vera notizia, è che i genitori di Amelia sono stati invitati. Naturalmente per la loro incolumità, verranno scortati dai carabinieri. Ma io ho voluto informarti della cosa, perché penso possa interessarti.>>
Che bello, finalmente posso agire con tranquillità e attuare il mio piano contro loro due. <<Grazie! Ma ora lasciami stare, ho da fare.>> gli dico per poi chiudere la conversazione. Sono di buon umore e torno nella stanza dove si trova Carolina. <<Sai, sono felice.>> le dico passandole la rivoltella sul viso.
A quel tocco, lei trema. Ha paura, e fa bene ad averla, perché anche se sono allegro, lei non la passerà per niente liscia. Cerca di dirmi qualcosa ma io non le do retta; anzi la prendo per i capelli e la trascino vicino a una sedia. <<Ssh. Adesso conterò sino a tre e poi schiaccerò il grilletto. Sei pronta?>> Le domando allegramente. Sembro un pazzo è vero, ma poi sarò la persona più felice della terra.
Lei prova a dire qualcosa che non comprendo, allora le tolgo il bavaglino e mi dice: <<Sei pazzo!>> sorrido, ha ragione ma ne vado fiero. <<Grazie piccola! Per me è un bel complimento. Lo sai?>> rispondo per poi zittirla nuovamente. <<Ora stai in silenzio! Devo contare.>> chiudo gli occhi e preparo la pistola. <<Uno… Uno e mezzo… Due…>> ll due mi blocco, le voglio far sentire il freddo della pistola sulla faccia per farla soffrire ancora un po'. <<La senti? Com’è bella! Quando sentirò lo sparo, io godrò nel vederti cadere morta per la mia stessa mano. Manca poco. Attendi solo un secondo piccola.>> la sento tremare dalla paura, bene leggo terrore nei suoi occhi; adesso si che posso finire la sua agonia, penso di averla fatta soffrire abbastanza. <<Due e mezzo… Tre!>> parte dalla mia mano un colpo secco dritto al cervello e Carolina cade per terra in una pozzanghera di sangue.
La osservo per qualche istante: è così bella e vorrei giocarci un po' con quel corpo senza vita. Non posso farlo anche se vorrei. Devo nascondere le prove e il cadavere. In cucina, ho dei sacchi grandi, mi dirigo lì e vado a recuperalo.
Ritorno in camera e con molta fatica riesco a mettere il corpo nel sacco. Lo chiudo e poi chiamo un mio uomo di fiducia. Non gli dico che ho combinato, ma gli riferisco che ho bisogno di lui. Dopo meno di cinque minuti, è già qui da me. Senza farmi domande, carichiamo il sacco nella mia macchina poi insieme andiamo verso la discoteca dove ho conosciuto per la prima volta Violeta.
Ci addentriamo in campagna, molliamo il sacco, io ci metto dentro la pistola ripulita dalle mie impronte e poi torniamo a casa. Una volta arrivati, lo pago e poi lo caccio via in malo modo. Sono solo, ora posso riflettere al meglio sul da farsi.
Allora per prima cosa, devo procurarmi un divisa da carabiniere, dei baffi; mi serviranno per intrufolarmi nella festa e rapire i genitori di Amelia. Il sapere che sono stati invitati mi da una giusta carica per attuare il mio piano. Sono felice per la morte di Carolina, una persona in meno nella mia lista nera.
Ora non mi resta che attuare il mio piano malefico e la mia vendetta sarà al completo. Sono strafelice, tanto che decido di farmi; ma solo un pochino perché poi devo dormire per essere pimpante per il giorno dopo. Una volta presa mezza pasticca, vado in camera e pensando alla bella giornata di oggi, crollo dal sonno.
La mattina seguente, mi sento molto rilassato e un po' strano. Ho come la sensazione che qualcosa nella mia vita sta andando storto, ma cerco in qualche modo di concentrarmi su quello che devo fare. Per prima cosa, mi preparo la colazione a base di latte e cereali. Una volta finito, decido di vestirmi e uscire per comprare le cose che mi servono per il giorno seguente. Decido di non andare troppo lontano da casa, ho un negozio vicino cha fa proprio al caso mio.
Eccomi, sono fuori. Ho pensato di andare a piedi, anche perché il tempo è bello e fa caldo; anche se a me non importa, stranamente oggi mi metto ad osservare il cielo: è limpido, solo qualche nuvola piccola scherza col sole. Io per un attimo sorrido, ma poi ritorno serio e mi domando che sto facendo; non posso permettermi certe frivolezze, sono un malvagio e tale devo rimanere.
Ritorno in me e mi dirigo in negozio. Compro tutto quello che mi serve e poi penso di fare un capatina nel locale delle due sorelle. Il mio informatore mi ha riferito che i futuri sposi non avevano trovato un ristoratore libero, e quindi si sarebbe festeggiato nel bar delle due ragazze. Confidavo nella mia astuzia, dovevo approfittarne quando ci sarebbe stato un po' di confusione e da lì, prenderli e portarli via con me.
Ecco, ho studiato bene il tutto, ora posso rientrare, devo mangiare e poi iniziare a preparare con calma e senza fretta quello che mi serve. Per me fare tutto di corsa vuol dire non andare da nessuna parte, mentre se sono calmo, riesco a ragionare e a fare le cose per bene. Noto che è ancora presto per pranzare, quindi mi metto a stirare la divisa da carabiniere: deve essere bella pronta e in ordine, domani la indosserò e non mi piace che abbia delle grinze.
Mi fa ribrezzo solo a prenderla in mano, ma se voglio che vada tutto per il meglio, devo per forza farlo. Dopo averla sistemata, mi decido a mangiare qualcosa. Non ho fame, ma ho bisogno di energia per poter ingranare bene. Prendo del pane e mi faccio un panino con la salsiccia piccante; questo è tutto quello che mangerò, perché voglio restare leggero. Adesso, ho deciso di riposarmi un po’ e, mi ritrovo a pensare alla giornata di domani. Ci sarà gente che urla, pianti e soprattutto Amelia e le due sorelle che saranno affrante dal dolore.
Sorrido a tutto ciò, amo far soffrire le persone e, se le odio ancora di più molto meglio. Sono proprio cattivo, ma non me ne curo fa parte della mia natura. Nel pomeriggio, mi faccio uno spinello, voglio restare leggero e, sapendo che è una droga leggera, decido di fumarmela. Mi piace inalare il fumo e sentirne il profumo, perché mi fa sentire bene e forte. In apparenza, mi sento calmo ma in realtà sono nervoso.
Eppure, non è mica la prima volta che rapisco, però li la situazione era diversa, non avevo nessuna denuncia sulle spalle, mentre ora si. Praticamene sono ricercato e, questo mi fa un po' di paura. Cerco di non pensarci, ma purtroppo le cose stanno così. Se riesco nel mio intento, forse riuscirò a scappare via da qui e, allora nessuno mi troverà e io potrò godermi la vita da principe.
Ora che Carolina è morta, spero di avere di nuovo la ricchezza dalla mia parte e, di conseguenza riavere nuovamente tutti i miei clienti. Già, per me è molto importante essere il capo e pusher di Parma e provincia. Poi quando sarò ricco, me ne andrò via da qui con i miei futuri guadagni. Sorrido a questa strampalata idea, ma spero di riuscire nel mio intento. Prima però, devo fare tante cose qui, ammazzare i genitori di Amelia, riprendermi quello che è mio.
Povera ragazza, io credevo che stesse dalla mia parte e invece, scopro che mi ha tradito pure lei. Amelia era si può dire la collaboratrice di Pietro o almeno così diceva lei. Invece quando poi è arrivata Violeta, abbiamo capito che quella puttana ci teneva ad incastrarci e c’è riuscita. Contattando Violeta, ha dimostrato quello che è: una traditrice. Se ci penso, mi viene voglia di punire anche lei, ma ho deciso che la cosa migliore da fare e prendere i suoi genitori.
Ho riflettuto anche troppo, di solito non lo faccio mai, odio questo tipo di cose. Sono una persona da azione, però questa volta ho dovuto farlo, perché è importante che agisca bene se non voglio che mi accada qualcosa di strano. Ritorno in me, guardo l'ora e mi accorgo che è ancora presto. Bene, mi accendo un po' di televisione cercando un modo di riposarmi e rilassarmi, non riuscendoci. La sensazione che qualcosa di brutto mi stia per capitare, rimane e io non so come farla sparire.
Poi ho un'idea, ho ancora una partita di “roba” buona e decido di farmene un pochino; magari dopo starò meglio. La mia camera è vicina alla cucina e, quindi in poco tempo arrivo nell'altra stanza. Lì, ho una cassaforte che si apre solo con il codice che ho messo di mio pugno. La apro e prendo quello che mi serve, la sniffo con calma e subito penetra nel corpo.
Mi da un'energia nuova, sento che ora sto bene. Mi corico e chiudo gli occhi per un pochino. Mi sto per addormentare, quando sento squillare il telefono, guardo chi è, e noto che è la mia talpa. <<Matteo, ascoltami! Domani vanno per pranzo lì. Ho sentito una ragazza che ne parlava con la sposa. Stanno anche di pomeriggio e per cena.>> lo ringrazio dell'informazione e poi chiudiamo la conversazione.
Bene, così posso agire di sera quando ci sarà gran confusione e per me è importante questo fatto, perché nessuno si deve accorgere di me. Sono felice, perché forse per una volta il destino è dalla mia parte, ora si che posso stare tranquillo. Ad un certo punto, mi viene voglia di mangiare qualcosa, mi dirigo in cucina e mi preparo un panino che divoro velocemente. Strano ma sono in ansia. Non è da me perché di solito sono calmo e molto sicuro di me stesso, ma questa volta, mi gioco tutto quello che ho e se va storto, finisco di sicuro in carcere e io non voglio tutto ciò.
Cerco di rilassarmi ma niente da fare, nemmeno la droga mi aiuta a calmare l’ansia che ho. Provo a ritornare a coricarmi per dormire ma non ci riesco. Allora decido di uscire. L'aria è fresca e stranamente sto bene. Non essendoci nessuno, mi metto a fare una corsa e devo dire che mi sta facendo sentire me stesso. Decido di rimanere tutta la notte fuori, e meno male che ho pensato di rimanere all'aperto, perché ho potuto riflettere al meglio su come comportarmi domani.
Quello che so, è che io sono Matteo e non sbaglio mai un colpo e sono sicuro che nemmeno domani lo farò. Mi trovo davanti a un parco giochi con le altalene tutte rotte.
Mi corico lì in una panchina tutta sporca ma non me ne curo anzi mi piace e ci voglio stare, voglio dormire qui in mezzo al nulla. Non ho paura del buio e dei rumori notturni. Anzi, mi fanno compagnia nella mia malinconia. Chiudo gli occhi e finalmente mi addormento con il chiarore della luna.
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