Chapter 73

Mamma

Sono contenta che Hiristina si sia confidata con me. Mi sento più tranquilla ora che dovrà conoscere la sua madre biologica. Non mi dà per niente fastidio, anzi, al contrario, sono stranamente felice per lei. Avevo ragione quando dicevo che tra Amelia e mia figlia c'era una connessione particolare. Una mamma non sbaglia mai e io mi sento in dovere di starle vicino anche se so che lei non lo vorrà affatto.

È una ragazza molto testarda e autonoma. Ultimamente, mi sembra addirittura che rispetto  a prima sia maturata molto. Prima non mi avrebbe dato retta mentre ora mi ascolta e cerca di capire che la sto cercando di aiutare. Certo, anch'io non ho molto contribuito a darle una mano.

Quando sbagliava qualcosa, la sgridavo e le urlavo contro di tutto e di più. Lei si bloccava e non mi rispondeva e anzi tremava di paura. Quando mi sono accorta di tutto ciò, decisi di smetterla ma ormai era troppo tardi o forse no. Mi rendo conto che con lei, non bisogna usare le maniere forti se no, non si ottiene niente.

Non è la classica ragazza che si difende e che riesce a reagire alle situazioni di attacco, con me non è da meno. Certo, le ho sempre insegnato il rispetto per me e suo padre, ma avrei preferito che qualche volta mi urlasse contro o che comunque si sfogasse come ha sempre fatto Violeta, invece niente da fare, non l'ha mai fatto.

Si è sempre chiusa a riccio e quando aveva qualcosa si metteva a scrivere,  ed è in quei momenti che apre il suo cuore. I miei pensieri si concentrano su di lei, ma anche su sua sorella Violeta. Già, perché io so un piccolo segreto che purtroppo mia figlia non sa:

Era una notte fonda quando una signora anziana mi chiamò per parlarmi di Violeta. Non la conoscevo, ma lei a quanto pare si. Diceva che mia figlia parlava molto spesso di me e che nonostante i nostri disguidi mi voleva ancora molto bene. Ero curiosa di sapere che aveva da dirmi, e così senza dire niente a mio marito mi precipitai di corsa a Colorno per incontrarmi con quella misteriosa signora.

Come busso, lei mi apre immediatamente, guarda a destra e a sinistra, come se avesse paura che qualcuno ci stesse spiando. <<Mi scusi, ma da quando ho rischiato di essere rapinata, sono molto più guardinga.>> mi dice, chiudendo la porta dietro di noi.

Entro e mi accoglie una bella signora sulla cinquantina. Alta, occhi neri come la pece, ricordano molto quelli di Violeta. -Cosa nasconde?- A farmi tornare alla realtà è la sua voce calma e pacata:<< Prego, si accomodi. Sarà molto lungo il nostro incontro, devo raccontare una storia che riguarda sua figlia. La prego, si sieda per piacere!>> la l’ascolto e mi accomodo sulla prima sedia libera.

Attendo con ansia il suo discorso, chissà cosa avrà da dirmi, nel frattempo mi guardo intorno e scopro che non mi sento molto a mio agio qui dentro.

Vorrei scappare via. L’aria è asfissiante, c’è un odore soffocante. Spero di sbrigarmi in fretta. <<Senta, non la trattengo più di tanto, devo solo farle delle rivelazioni importanti e poi ognuno per la sua strada, va bene?>> faccio cenno di si con la testa e attendo.

<<Bene, allora sono pronta a dirti tutto:
Io sono bulgara, e vivevo un una cittadina vicino al mar Nero. Ed è li che mia sorella ha partorito. In quel posto è nata una bambina dalla carnagione scura ma molto bella. A quel tempo, si viveva felici, io lavoravo, mentre mia sorella accudiva la figlia con amore e gioia.

Quando la piccola iniziò a crescere, iniziarono i problemi. Il padre, che non si era mai fatto vivo in vita sua, d’improvviso apparve nelle nostre vite. Lui voleva togliere la piccola alla madre, ma solo grazie a un accordo questo non accade. Infatti, loro decisero di rimettersi insieme e dopo tre anni, ebbero un bel maschietto.

Tutto sembrava andare per il verso giusto, quando all’improvviso il marito non iniziò a bere e a farsi, insieme alla mia cara sorellina. Decido di prendere i bambini e salvaguardarli da entrambi.

Appena la bambina ha dieci anni e il piccolo sette anni, li porto nel l’unico posto che conosco: l'istituto. L’intenzione era di lasciare entrambi lì, ma la direttrice mi disse che non potevo farlo. Così decisi di lasciare solo la piccola mentre il nipotino me lo portai via con me.

Con il tempo, ho sperato di riprendermi quella gracile signorina, ma quando ritornai al luogo dove l'avevo lasciata due anni fa, mi dissero era stata adottata da una famiglia italiana. Non mi dissero mai in quale città. Per mia fortuna però, ho fatto delle ricerche e con qualche aiutio la trovai. Cercai posto dove abitare, e lo trovai poco lontano da dove abita mia nipote. In quei mesi la guardavo da lontano ed ero fiera di lei, perché si era fatta bella ed era diventata una ragazza molto in gamba.

Quando scoprii che aveva lasciato la famiglia e che cercava lavoro, presi la decisione di averla a casa mia. Per adescarla, ho messo un annuncio con scritto che avevo bisogno di una badante. Ho detto a tutte di no, sino a quando non si fece viva lei. Finalmente l’avevo vicino. Ovviamente non gli ho detto mai chi realmente sono perché avevo paura di essere rifiutata, di non essere accettata.

Poi la vedevo felice, anche se a volte triste, ma non mi ha mai voluto dire niente di cosa la turbasse.. Ora però, ho scoperto di avere un tumore rarissimo, non ho speranze di guarire. Mi hanno dato solo poche settimane di vita. Ho capito che devo lasciare la casa a lei. Forse hai compreso di chi parlo, di Violeta ovviamente.

Eh si, ho fatto un test del DNA, e sono risultata sua zia a tutti gli effetti. Suo fratello è partito per la Sardegna, non so in quale zona, non me la voluta dire. Però so e spero che un giorno si incontrera...

Non finisce di parlare, perché sente un rumore, corre fuori e nota che è solo un gattino. <<Scusami! Ora ti faccio vedere le prove!>> mi mostra un foglio delle analisi e noto che ha ragione: sono parenti e questo mi rende felice, ma anche un po' triste. Non so che fare, -devo dirglielo a Violeta oppure no?- <<Puoi raccontarglielo se vuoi, per me non ci sono problemi!>> mi dice leggendo i miei pensieri. <<Ho paura di perderla>> confesso tra le lacrime. <<No cara, non succederà mai. Lei ti vuole bene. Sai una cosa?>> la guardo dritta negli occhi e faccio cenno di dirmelo. <<Lei ti vuole molto bene, non fa altro che parlare di te. Ha sempre paura di sbagliare e quindi se n'è andata via anche per quel motivo. Ma credimi se ti dico che ti pensa sempre e si sente in colpa per come sono andate le cose tra voi due.>> a questa sua dichiarazione, faccio un piccolo sorriso e poi faccio cenno che è ora che io mi congedi. <<Signora, per ora non dico niente a Violeta, salve e in bocca al lupo per tutto.>> ci salutiamo e poi vado via da quella casa, sperando di non tornarci più. Rientro a casa e mi accorgo di avere in mano le analisi -oh no, che sbadata mi sono accorta di non averle ridate a lei. Le nascondo in un cassetto cercando di non doverne più parlarne.

Pensavo a quel giorno, quando sento bussare  la porta. Vado a vedere chi è mi trovo proprio lei.

Violeta

Ho sete e decido di andare in cucina, quand'ecco mamma: è preoccupata e stranamente ansiosa. <<Mamma! Ancora in piedi?>> le chiedo sorridente. Lei abbassa lo sguardo e poi mi dice:<<Tesoro, dobbiamo parlare!>> inquietate da queste sue parole, mi siedo e attendo. <<Vado al dunque: tu hai una zia, o meglio l’avevi, perché ora è morta. Ti ricordi la signora anziana che seguivi quando stavi a Colorno e che poi ti ha lasciato la casa in eredità? Beh, non ti sei mai posta il motivo del perché lo ha fatto? Lei poco prima di morire me lo ha confessato! E se vuoi le prove, vai nella mia stanza e lì troverai le analisi del DNA.>> mi dice con la testa abbassata. -No, non ci credo! Non sono arrabbiata con lei, no affatto.-

La abbraccio forte, la ringrazio per avermi detto la verità, ho smesso di odiare tutti, voglio solo amare ed essere amata. <<C’è un’altra cosa che devo rivelarti, tu hai fratello. Ah si, questo lo sai già, giusto. Ma, quello che forse non sai è che si trova in Sardegna. Non chiedermi in quale zona, sono sicura che lo troverai.>> a questa rivelazione, rimango senza parole.

Un puzzle della mia vita si sta ricostruendo e pian piano saprò tutto del mio passato. <<Mamma, grazie. Ti credo. Io troverò mi fratello e non mi separerò mai più da lui.>> le dico questo, per poi tornare in camera mia.

Si, lo cercherò non appena arriverò in quel luogo; deve sapere che ha una sorella e due nipoti: soltanto allora la mia felicità sarà al completo.
Mi accorgo dal rumore che anche mamma si è ritirata nella sua stanza. Non smetterò mai ringraziarla, lei resterà sempre il mio punto di riferimento. Penso a Gioele, quanto lo amo. Con questo pensiero predominante mi addormento serenamente.

Mamma

Attendo che Violeta vada a dormire e poi mi corico anch'io. Ho il cuore in pace da quando gli ho rivelato la verità. Adesso almeno so che non partirà con in testa delle bugie o altro.

Sarò felice se troverà suo fratello; in questo modo otterrà quello che desiderava conoscere, cioè scoprire le sue vere origini. Sento mio marito russare: sorrido, mi accoccolo accanto a lui e finalmente scivolo anche io  in un bel sonno profondo.

Nota dell'autrice: leggete bene i flash back, sono importanti.

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