chapter 53

Hiristina

Finalmente siamo in nave, una volte scese dalla macchina, scatto una foto e la mando a Giuseppe e ai miei amici, con sotto una faccia triste e abbattuta. Il mio ragazzo mi risponde, cercando di tirarmi sul il morale:
" Dai, raggio di sole! Non tarderai a tornare qui! Ricordati che ci sono io ad aspettarti. Ti amo!"

Sorrido all'idea di rivederlo presto e tenerlo stretto a me. A distogliermi dai miei pensieri, è Violeta che si avvicina a me quasi correndo. La guardo un po' male e poi con calma le chiedo:

<<Che hai? >> dono indispettita ha interrotto il mio flusso di ricordi, ma è giusto così. <<Non credi che è ora di andare in cabina?>>

Ha un tono un alterato, ma non comprendo il motivo: in fondo, siamo arrivate da poco non vedo il perché tutta questa fretta. La seguo in silenzio sino alla nostra cabina. come entriamo, noto che è magnifica: c'è un letto a castello e poi altri due letti; in più c'è un bel bagno con la doccia.

Vicino ai letti c'è un tavolo con una sedia. Mentre all'entrata si trova un armadio non molto grande, dove noi riportiamo le nostre borse e anche i nostri giubbotti. Aspetto con ansia che si mettano a dormire perché voglio andare fuori a prendere una boccata d'aria; qui mi sento soffocare e a disagio.

Per mia fortuna, si coricano subito. Attendo che si addormentino e poi senza farmi notare, vado via di corsa. Mi tengo a memoria il corridoio da rifare al ritorno e poi esco. La nave è molto silenziosa, io sembro l'unica passeggera a voler camminare in quel luogo buio e surreale. Supero vari posti e raggiungo finalmente la porta che mi trascina fuori da lì. Eccomi, ora posso assaporare il profumo del mare, ovvero il mio elemento preferito per eccellenza.

Mi da' pace, serenità e molta gioia, in questo momento ne ho proprio bisogno. Sono ancora sconvolta per le dichiarazioni di Amelia, -Sarà davvero mia sorella? O è una casualità che ha il mio stesso cognome?! No, devo chiarire questa questione con lei!- Decido che appena sarò in Sardegna affronterò questo dilemma con Amelia: devo chiarire questa faccenda. Il mio flusso di pensieri vengono interrotti da due delfini.

Rimango incantata da loro due. Giocano fra di loro danzando nell'acqua, saltano in modo aggraziato, mentre i loro corpi snelli e fluidi si rifletteno la luce della luna. Io li ammiro e sogno di poter stare a  cavalcioni di loro per farmi passare la tristezza che ho nel cuore. Come d'incanto uno dei due mi guarda dritto negli occhi, sembra quasi che mi sorrida. Sostengo lo sguardo per un po'. Questo gioco mi scalda il cuore e mi fa sentire bene. Improvvisamente se ne vanno, così come sono arrivati, ma non prima si avermi "sorriso".

Li saluto con la mano e rimango ancora per un po' lì ad ammirare il mare calmo e illuminato dalle stelle. Purtroppo non posso stare ancora per molto tempo, perché guardo l'ora e noto che è già mezzanotte. Sbadiglio e comprendo di essere molto stanca; è ora di tornare in cabina.

Al rientro ho la mente svuotata da ogni dubbio o problema; ho il cuore leggero e una gioia che mi pervade tutto il corpo. Arrivo in camera, mi metto il pigiama, mando un messaggio a mamma anche se è tardi e poi mi corico. Mi faccio cullare dal dolce dondolio della nave e mi addormento, attendendo il giorno dopo con serenità.

*
Matteo

Sono nel casale abbandonato orami da molti anni: nessuno ci viene più, a parte me e Pietro. Si trova poco distante da Parma, è il luogo in cui andavo con mio padre quando dovevamo decidere un colpo. Nessuno, e ribadisco nessuno, sa di questo posto. Ho deciso di venirci quando quel bastardo di maresciallo ha iniziato a indagare su di me e su Pietro.

Così ho scelto di far venire pure lui qui con me. È perfetto per nasconderci e per ideare i nostri loschi piani, nonché anche per poter continuare i nostri traffici. Lo spaccio va alla grande, siamo riusciti a guadagnare molti soldi per poter fuggire per sempre da qui; ma prima dobbiamo trovare il modo di uccidere quelle due maledette sorelle: ci serve un piano, e alla svelta.

Da quanto ho appreso da Carolina, quelle due stronze sono partite sono tremendamente scosso da questo evento, al pumto che non riesco neanche a divertirmi con una ragazza. Se prima non rovino quelle due, non sono contento. Certo devo stare attento, perché ho i carabinieri alle calcagna, una mossa sbagliata e sono dentro.

Devo fare le mosse giuste, altrimenti sarà la fine dei giochi e questo non deve accadere. Ho cambiato già tre volte il numero di telefono, per non essere rintracciato da quei bastardi. In questo luogo che puzza di marcio, ho deciso di portare anche delle ragazze, che sono rinchiuse in un'altra stanza.

Sono tutte di strada e lavorano per me e per Pietro; ogni tanto ci divertiamo a stuzzicarle e riprenderle mentre noi facciamo i maiali con loro; la cosa più bella e che qui possiamo "giocare" con loro e fare uso di droga, senza che qualcuno ci possa vedere o sentire, perché siamo molto isolati dalla città.

Anche oggi troviamo il modo per divertirci, ma prima devo avvisare Carolina che per questo pomeriggio è indetta una riunione e lei deve venire qua, insieme a quello stupido di Francesco. Prendo il telefono e la chiamo. Sorrido quando sento la sua voce:

<<Pronto? Chi è?>> rimango per un attimo in silenzio, giusto per farla innervosire un po' e poi le rispondo: <<Sono Matteo! Scriviti questo indirizzo: via Malaspina numero 25. Vieni per le quindici con Francesco e stai attenta a non farti inseguire da qualcuno! Chiaro?>>

Lei non mi risponde e riattacca, -Speriamo che abbia capito.- Successivamente chiamo pure un'altra persona, una di quelle che nè Pietro e né sua sorella hanno mai sentito nominare. Nemmeno io lo conosco, si fa chiamare mister x.

Mi ha contattato qualche giorno fa dicendomi che potrebbe darci una mano con i nostri piani;  in cambio lui vuole solo della droga da vendere all'estero. Il perché ci voglia aiutare è ancora un mistero, ma con lui ho capito che meno domande si fanno, più si ha la possibilità di andarci d'accordo.

L'unica cosa che so, è che detesta il maresciallo ma non è dato saperne il motivo. Ho accettato la sua collaborazione, perché credo che ci potrà dare una grande mano. Lo chiamo e mi risponde subito: la sua voce ha un tono metallico e non esprime emozioni, non che io sia da meno, ma in lui questa caratteristica è più spiccata ed esagerata.

Una volta fatto da mediatore, vado nelle stanze delle ragazze. Vedo già Pietro all'opera con una bella moretta. Io invece decido di prendermi una biondina. La guardo per un po' e poi la spoglio e inizio a fare dei giochi strani, che mi fanno godere molto. La lego al letto freddo e spoglio, inizio a morsicarla da per tutto e poi la penetro con violenza.

Sono un mostro, quindi non bado a farla stare bene ma solo a essere cruento: quanto prima riuscirò a venire, tanto prima la potrò lasciare lì, inerme e impaurita. Una volta soddisfatto le mie voglie, dopo esserle venuto in bocca, la slego, le lancio i suoi vestiti e la lascio lì, in quella brandina a piangere come una bambina piccola. Le sorrido soddisfatto e poi esco a prepararmi qualcosa da mangiare.

Cinque minuti dopo anche il mio "amico" pranza insiema e me; poi vado a rilassarmi nel mio letto con una canna. Verso sera sento bussare. Vado ad aprire con cautela. Una volta appurato che sono Carolina e quello scemo di Francesco, gli apro immediatamente.

<<Finalmente! È mezzora che busso!>> mi abbaia frase, senza neanche salutarmi. Si accomoda su una sedia e senza giri di parole mi dice: <<Facciamo in fretta! Che ho molto da fare!>> io la guardo perplesso e sbigottito dal suo atteggiamento.

Ha ragione, ma bisogna aspettare anche mister x. Nel frattempo, per stemperare il clima le chiedo: <<Calmati! Ti posso offrire qualcosa?>> lei mi guarda male ma non mi risponde. In tutto ciò lo scemo non ha mai proferito una parola: ci guarda divertito, godendosi lo spettacolo.

Dopo un po', sento bussare di  nuovo, quindi vado ad aprire. Quando apro, trovo un uomo mascherato e con in testa un cappuccio. <<Presumo che lei sia il famoso mister x! Vero?>> lui mi guarda con quegli occhi inquietanti e mi risponde: <<Si, sono io!>> vedo Carolina, Pietro e Francesco voltarsi verso di me.

Sono arrabbiati e sconvolti, nel vedere quell'uomo qui in casa nostra. <<È questo chi è?>> chiede con tono aspro e spregevole. L'uomo in maschera si volta verso di lei e con calma apparente le dice: <<La soluzione ai vostri problemi! Dovete sapere solo questo per adesso! Basta con le ciance e iniziamo a pianificare un piano!>> odio che sia lui a comandare, ma se davvero può essere di utilità ben venga.

Ci sediamo nelle sedie pieghevoli e poi iniziamo a guardarci. Siamo impauriti, nessuno ha intenzione di dire la sua.

<<Visto che nessuno parla, inizio io! Allora, sappiamo che le ragazze sono ormai in viaggio per la Sardegna! Dobbiamo trovare un modo per farle tornare qui nel più breve tempo possibile!>>

A parlare è Francesco: noi lo odiamo ma devo ammettere che per la prima volta ha ragione. Faccio girare gli ingranaggi del cervello, ma non mi viene in mente proprio niente. <<Ho un piano! Ma ve ne parlerò più in là! Ora scusate devo andare! Matteo, tieni sempre il telefono a portata di mano! Sia chiaro! Sono io a coordinare il tutto!>>

Mister x pronuncia questa frase con un tono piatto e privo di sentimenti, io lo guardo sprezzante: ha ragionè, anche se odio a metterlo. <<Aspetta un attimo! Chi sei tu per dare ordini! Non ti conosciamo e non sappiamo chi sei!>> gli dice Carolina, con tutto l'odio che ha nel corpo.

<<Signorina! Le basti sapere che io sono una persona di massima importanza per voi. Non c'è bisogno che sappia il mio nome. A tempo debito saprai anzi saprete tutto! Ora devo andare! Signori arrivederci>>
Come finisce di parlare, se ne va via, lasciandosi dietro una scia di misteri e dubbi. Dopo un po' anche Francesco e Carolina vanno via, rimaniamo solo io e Pietro. Non avendo fame, mi ritiro in stanza senza neanche salutare il mio compagno.

Mille pensieri mi si affollano nella testa, ma non ci voglio pensare. Mi faccio una canna. Dopo un po' chiudo gli occhi e mi addormento, nella speranza di fare del male alle persone che più odio. Confido nel misterioso collega, è sperando in lui, mi rassereno. Poi un sonno tranquillo prende il sopravvento su di me.

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