chapter 50

Mamma

Non voglio niente per il mio compleanno, l'unica cosa che m'interessa e che le mie figlie riescano a partire al più presto. Oggi ho deciso di lasciare ad ognuna di loro un biglietto, per far capire quanto per me siano importanti. A Violeta ho scritto:

"Ciao figlia mia che la vita ti possa sempre sorridere! Il bel regalo che mi puoi fare? È che tu possa trovare serenità e amore, ti voglio bene!" Sono stata breve ma diretta, perché non voglio prolungarmi molto nel mio scritto, glielo metto accanto alla sua porta attendo pochi minuti e poi m'incammino in cucina a scrivere quello per Hiristina:

"Ciao figlia mia! Se ti conosco bene, per domani hai organizzato qualcosa per il mio compleanno! Beh se è così, cancella tutto! Quello che desidero di più al mando, è che tu sia felice, amata, coccolata e che trovi serenità nel tuo cuore. Ti voglio bene Hiristina!" Porto pure a lei il mio biglietto, lo metto nella sua porta e poi decido di fare io una sorpresa per loro due.

Non mi preparo neppure la colazione, la farò come sono fuori. Esco vado a prelevare soldi e vado subito in agenzia viaggi. So che con loro deve andare anche una loro amica e così li faccio anche per lei, poi appena possibile mi restituirà i soldi. Una volta dentro, una bella ragazza vestita tutta chic: gonna nera, camicia bianca e scarpe nere con i tacchi, mi accoglie sorridente.

Mi faccio consigliare il giorno, la data e quale nave prendere per la loro partenza. Alla fine opto per il nove gennaio, partenza alle ventuno da Livorno per Olbia, li faccio fare solo per l'andata, per il ritorno lo vedranno loro perché non so quanto devono stare, solo il tempo lo saprà. Sono soddisfatta della mia scelta, è un gran gesto d'amore nei loro confronti, se lo meritano e io le mie figlie le amo tantissimo. All'improvviso, mi accorgo di essere inseguita da qualcuno.

Mi giro a destra e a sinistra ma non vedo nessuno. Però rimane la sensazione di essere pedinata. Una volta che sono uscita da lì, mi sono diretta al bar per prendermi un cappuccino, ma ho subito cambiato idea, perché l'ansia e l'agitazione hanno prevalso su di me. Prendo la macchina e mi metto a guidare sino casa; ogni tanto guardo sugli specchietti per vedere se avessi qualcuno alle calcagna, mi rilasso subito quando noto che non c'è nessuno dietro di me. Una volta nella mia casetta, porto il biglietto in camera di Violeta e poi subito dopo nella stanza di Hiristina. Ho fatto proprio un bellissimo regalo, ne saranno contente.

In questo momento sono sola: mio marito è all'orto, siccome le feste sono finite, è tornato alla sue mansioni di sempre. Invece le due sorelle non so dove siano. Una volta in cucina, trovo un biglietto di loro due : "Mamma! Grazie per quello che ci hai scritto! Io e Violeta ci siamo commosse tanto! A pranzo non ci siamo! Io sono con Samantha! Mentre mia sorella da suo figlio! A stasera! Ti vogliamo bene. Le tue care figlie!" Che brutto, sarò sola soletta.

Posso capirle: Violeta vuole troppo bene a Nicola e poi per un bel po' non si vedranno; sono molto contenta per lei, ha trovato una stabilità sia con suo figlio che con Gioele. Li vedo molto bene insieme, sono fatti l'uno per l'altro e spero che lui possa essere la sua ancora di salvezza, la sua guida verso l'uscita dai momenti bui. Per quanto riguarda Hiristina, beh lei è forte e ha una caratteristica speciale: la semplicità. Ama molto stare con la sua amica, soprattutto se sa che poi per molto tempo non la vedrà. Per lei l'amicizia è il dono più prezioso che ci sia. Sorrido per entrambe.

So che non le ho interpellate per la data della loro partenza, ma sanno anche che voglio il loro bene, - Chissà che faccia faranno quando vedranno i biglietti!- Che sensazione strana, anche adesso mi sento pedinata. Vado in bagno perché da lì si vede bene da fuori. Una volta lì, mi vedo due occhi di donna che mi guardano con puro odio e disprezzo. Mi sorride e poi va via lasciando me impietrita, non riesco neanche a muovere un muscolo dallo spavento.

Per mia fortuna accanto a me trovo mio marito. Appena vede la mia faccia sconvolta, mi cinge in un abbraccio che sa di calore, protezione e amore nei miei confronti. Insieme andiamo in cucina pranziamo e poi vado in camera insieme a lui. Sono ancora sconvolta e scossa da quello che ho visto precedentemente.

Verso sera mi metto a lavorare all'uncinetto, mi mette calma e gioia. Amo dare forma alla lana, perché provo grande soddisfazione a lavoro concluso. Le mie figlie dicono che io ho le mani d'oro e che dovrei venderle perché sono lavori spettacolari. Hiristina mi dice sempre che m'immergo nel mio lavoro come lei s'immerge nella scrittura e nella lettura. Credo che abbia ragione. Quante volte l'ho chiamata per dirle qualcosa ma lei non mi rispondeva sembrava in un altro pianeta: per lei in quel momento esistono solo carta e penna. Come per me ago e lana. In questo siamo molto simili e ne vado fiera.

Sono talmente immersa in quello che sto facendo, che non mi accorgo che è ora di cena. Sorrido tra me e me. Vado  in cucina è preparo dei toast, per me e mio marito. Dopo cena ce ne andiamo in camera e mi metto vicino al mio uomo: con lui accanto mi sento serena. Ogni problema vola via nel cielo scuro, ogni pensiero triste non esiste più perché ho lui al mio fianco: colui che amo, l'uomo con il quale ho scelto di stare per tutta la vita.

Carolina

-Povera illusa! Cosa crede,che se le manda via da qui le sue figlie non siano in pericolo?- Sto seguendo la mamma delle due sorelle per vedere quali sono i loro piani. Così scopro che devono andare in Sardegna. -Bastarde!- Ma parto avvantaggiata: so dove sono  dirette e quando devono partire. Sono riuscita ad estorcere le informazioni alla signora che ha fatto i biglietti. Sorrido: potete scappare quanto volete, di me non vi libererete tanto facilemente e sarò il vostro incubo.

Ho un piano ma ne devo parlare con Matteo, Francesco e Pietro. Per ora mi limito a spaventare la mamma che mi sembra la più debole della famiglia. Sfortunatamente si accorge della mia presenza, riesco a nascondermi in tempo proprio mentre lei si gira per guardarsi intorno. Non mi deve vedere, deve solo solo sentire il mio fiato sul collo. Le devo trasmettere paura, angoscia e soprattutto farle capire chi comanda tra me e lei.

Per questo motivo quando è tornata a casa, mi sono fatta vedere. Ha visto i miei occhi, il mio odio nei suoi confronti. Ho sorriso nel vederla in quello stato. Amo incutere paura, perché così finalmente capirà chi ha davanti. Una volta concluso il mio dovere, torno a casa. Anche oggi pranzo da sola. Una volta finito di mangiare, chiamo Matteo per avvisarlo che le due sorelle partono dopodomani per Sardegna.

Mi dice di stare calma, che a breve ci saremo sentiti per attuare un piano, poi chiudiamo la conversazione per paura che possiamo essere intercettati dai carabinieri. Li odio e li voglio distruggere; invece devo stare calma e aspettare. A volte la vendetta va servita a piatto freddo. Nel pomeriggio, mi sdraio nel letto, ma non riesco proprio a rilassarmi, perché c'è troppa tensione e troppa solitudine. Provo ad accendere la televisione, ma con poco successo.

Provo ad ascoltare un po' di musica e finalmente mi calmo. Che strano: il solo ascoltare qualche canzone ha un effetto calmante su di me. Non ceno neanche, non ho per niente fame, forse perché sono troppo rilassata. Sto pensando alla nuova sfida che dovrò affrontare, dovrò portare a compimento la mia vendetta.

Devo soltanto fare attenta a quegli stronzi di carabinieri: non mi devo far beccare, altrimenti sono fritta e non potrò più muovermi; in più c'è Francesco ma tanto sarà un uomo morto, dato che è solo una pedina da manovrare a mio piacimento. Con questo pensiero mi addormento senza incubi, crugiolandomi di fare del male alle persone che odio col cuore.

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