chapter 39

Hiristina

Mi sveglio con il cuore che mi batte a mille per l'emozione provata ieri sera stando accanto a lui. -Oddio mi piace molto!- Arrossisco a questo pensiero che mi frulla nella testa da quando mi sono alzata. Ho ancora addosso il suo profumo: lo respiro a fondo per farmelo impregnare sino alle mie ossa. Sorrido, lui è bello, lo vorrei accanto a me anche adesso, ma siccome non posso, lo penso e m'immagino cosa stia facendo ora e se anche lui mi stia pensando.

Mi stupisco della mia spontaneità, sono riuscita a dargli un bacio e chiedergli di uscire nuovamente. Forse sarà lui che con il suo modo di fare mi ha incoraggiato a dire e fare quello che ho fatto, in poche ore lui è riuscito a togliermi quella maschera da timida che ho descritta nella faccia. Strano come una persona in poco tempo riesca a farti trovare il coraggio dentro di te, ammiro questa sua dote.

Forse finalmente grazie a Giuseppe riuscirò a trovare quella felicità che nella mia vita manca da troppo tempo, ma devo andarci con i piedi di piombo, perché lui ha paura di qualcosa ma non so ancora di cosa e questo mi spinge a volerlo conoscere sempre di più e abbattere il suo muro che a volte mette tra me e lui. Per cercare di calmare il mio cuore agitato, decido di aprire la finestra della mia camera.

Mi piace l'inverno perché nevica e l'aria è frizzante e fresca. Anche oggi esco fuori per prendere una boccata d'aria fresca, ecco mi sento meglio, chiudo gli occhi e mi rilasso all'istante. Sto per tornare dentro, quando all'improvviso mi cade l'occhio su un foglio che c'è per terra. Contrariata lo prendo in mano. Sbuffo, ancora quel verme, lacrime amare scendono sul mio viso, sono arrabbiata, triste e abbattuta. -Non è giusto!- Passo dalla felicità alla paura con una semplicità assoluta. In silenzio maledico quel bastardo, deficiente e malato di uomo.

Ora vuole che venga da sola, sennò mia sorella ne pagherebbe le conseguenze delle mie azioni. La mia dolce Violeta, la amo con tutto il mio cuore, senza di lei sono il vuoto, il nulla e insignificante, con lei accanto, le mie giornate sono piene e colme di gioia.

Non devo piangere, non posso farlo devo reagire lo devo a lei alla persona che mi ha accolto a braccia aperte, che nonostante le sue bugie, è riuscita a farsi volere bene. - La devo salvare! La rivoglio qui con me!-

Raccolgo le mie energie, ritorno dentro mi preparo e senza salutare i miei esco per affrontare il freddo e il gelo per raggiungere quel mostro di Matteo. Prendo l'autobus e mi dirigo da lui con il cuore che mi scoppia dal petto, mi sembra di soffocare come se fossi dentro in un ascensore e non trovassi una via d'uscita.

Matteo

Guardo l'ora e vedo che sono le dieci, -Ma a che ora viene quella stronza?- Per rompere la noia, decido di andare dal mio giocattolo preferito. Come mi avvicino a lei, la vedo tremare nei suoi occhi leggo una supplica che mi fa sorridere ancora di più. -Povera illusa! Pensa davvero che se lei fa così, io non le farò del male?-

La prendo per un braccio e inizio a baciarla anzi mi correggo la morsico fino a farla urlare di dolore. Non mi fermo, anzi continuo sempre più forte sino a che mi sento soddisfatto del lavoro che ho svolto nei suoi confronti. Per non sentirla piangere, le metto il bavaglio e la lascio lì inerme.

La voglio toccare, la voglio violentare ma devo attendere lei lo voglio fare sotto gli occhi della sua sorellina. All'improvviso, stanco di girare per la stanza, mi siedo in cucina e mi fumo una canna calmandomi all'istante. Sto per finire l'erba, quando sento il suono del campanello.

Col cuore a mille, vado subito ad aprire e ma la trovo lì davanti a me è incazzata, arrabbiata e sconvolta. Sorrido, la faccio entrare e poi le dico: <<Sei venuta sola?>> Lei fa cenno di si, si guarda intorno per vedere se trovasse sua sorella. <<Dov'è bastardo?>> Mi grida contro piangendo e pestando i piedi. <<Sss stronza, con me non funziona così chiaro?>> Le dico trascinandola dentro.

La porto in una stanza accanto alla mia e inizio a guardarla. Bella è bella, ma soprattutto è sfrontata. La detesto la vorrei picchiare e fare abuso di lei, ma oggi il mio scopo è quello di farle vedere come ho ridotto Violeta, sperando che percepisca il mio messaggio: quello di farsi i cazzi suoi. <<Bene ora che sei in silenzio, vedrai una cosa cosa che farà rabbrividire>> Le dico in tono dolce ma in modo agghiacciante. In tutta risposta lei mi sputa in faccia, sorrido perché mi odia e mi disprezza.

La lascio sola nel pavimento freddo e vado da Violeta. La prendo e la porto
da sua sorella. << Facciamo un gioco?>> Dico sfiorando il viso di Violeta. <<Bene! Visto che ho la vostra attenzione, ora io spoglierò piano piano Violeta e tu in silenzio mi guarderai! Ti piace l'idea?>> Non ottengo nessuna risposta, ma me ne frego. Metto la ragazza nel letto, e inizio a toglierle i pantaloni, poi mi fermo per gustarmi lo sguardo impietrito di Hiristina, non batte ciglio neanche un secondo.

Io ritorno al mio lavoro e sempre con gioia le tolgo la maglietta e il reggiseno, sto per toccarle il seno per farle male quando sento la sorella urlare: <<Ora basta! Ti prego! Lasciala stare!>> Mi blocco e le sputo incurante delle sue grida. Poco m'importa e continuo con il mio operato, ma mi rifermo di nuovo.

Vedo Hiristina ridere, ma non era una risata nervosa e da paura, no era compiaciuta e soddisfatta di sé, come se avesse fatto qualcosa di nascosto. La osservo meravigliato e mi avvicino mollandole uno schiaffo, ma lei non si allontana e non ha paura anzi è tranquilla come se sapesse il fatto suo. <<Verme! Eri così distratto al tuo giochino sporco e schifoso, che non ti sei accorto che ho chiamato Gioele! Sta arrivando bastardo! Ti ho rovinato i tuoi piani!>> Stronza, me l'ha fatta sotto il naso, è più astuta di me.

Mi maledico e do calci al muro bestemmiando a voce alta. Le lascio sole e decido di nascondermi per dare il benvenuto al carabiniere, tanto vale fare del male a lui e così rimediare all'errore commesso. Sto per andare in cucina, quando sento qualcuno darmi una botta in testa, non faccio in tempo a voltarmi per vedere chi è il mio aggressore, svengo e poi il buio più totale. Dopo circa un'ora mi riprendo, ho un forte mal di testa dalla botta che ho subito precedentemente.

Me ne frego e corro in camera vedo la stanza ed è vuota. -Dannazione! Mi sono sfuggite!- Distruggo tutto quello che trovo in giro e mi maledico di essere stato fregato da una donna, sto male. Una volta che mi sono sfogato, mi sdraio nel letto arrabbiato e confuso.

Passo tutto il pomeriggio a drogarmi e mangiarmi le unghie dal nervoso. -Cazzo perché?- Dovevo fare qualcosa, non oggi, stasera ho bisogno di dormire, ho bisogno di pensare a mente libera. Dovevo pianificare un piano che possa ferirle e farle impazzire di dolore. Con quel pensiero e con il sorriso malefico mi addormento sereno, finalmente toglierò quella soddisfazione compiaciuta dalle loro facce.

Hiristina

Una volta distratto Matteo con una bugia malefica, stupendo anche me stessa, lo colpisco forte con un quadro. Come lo vedo accasciarsi, vado da mia sorella. L'aiuto a vestirsi e poi la faccio alzare dal letto. Raccolgo le nostre cose, poi usciamo da quell'incubo.

Non ci voltiamo nemmeno una volta, come siamo distanti dal pericolo chiamo a Gioele che mi risponde immediatamente. Con voce ferma e tranquilla, gli riferisco dove siamo e se ci veniva a prendere. In cinque minuti è da noi. Come ci vede, ci abbraccia e in quell'abbraccio sento la sua vicinanza e la sua protezione nei nostri confronti.

Non ci chiede nulla e questo mi piace molto, è stato discreto e io lo ringrazio con lo sguardo. Una volta in macchina, io mi metto dietro, mentre mia sorella davanti accanto a Gioele. Durante tutto il tragitto, lui gli ha tenuto la mano stringendola forte a se. Sorrido perché li amo insieme, nonostante il silenzio lampante, tra loro due c'è una tale complicità che mi scalda il cuore e capisco che forse c'è un barlume di speranza che nasce dentro di noi.

Una volta arrivati, Gioele da' un bacio a Violeta e poi va via lasciandoci davanti all'uscio della porta. Una volta dentro, notiamo che i nostri genitori non ci sono, sono contenta perché così possiamo evitare domande inutili e in questo momento non abbiamo voglia di parlare con nessuno. Noto che mia sorella è molto debole, la porto in camera, la faccio sdraiare nel suo letto e le preparo un the per riscaldarla, visto che ha freddo e trema come una foglia.

Avrei tante domande da porle, ma per ora non mi sembra il caso di farlo. L'unica cosa che so, è che doveva andare da suo figlio, -Ma poi?- Buio totale non so più nulla. Ma per ora voglio starle accanto, abbracciarla, accarezzarle il viso e la sua testa. Eccomi sono seduta accanto a lei, mi guarda e scoppia a piangere. La stringo a me e cerco di calmarla.

Appoggia la testa sulla mia spalla chiude gli occhi facendo cadere le sue lacrime nel mio petto. La guardo: ha il volto tumefatto, lividi da per tutto, sono stufa di vederla così ma per ora non posso fare nulla solo consolarla e farle capire che voglio un mondo di bene. Di pomeriggio, per distrarla le faccio ascoltare un po' di musica riuscendoci.

Balliamo e cantiamo tutta la sera, arriva l'ora di cena senza neanche accorgercene da quanto ci siamo divertite. All'improvviso mi arriva un messaggio da mamma, avvisandoci che non torneranno a casa per cena; sorrido quindi siamo sole solette. Mangiamo poco o niente perché abbiamo lo stomaco chiuso per quello che è successo oggi.

Una volta in stanza, Violeta si sdraia, mentre io mi siedo accanto a lei accarezzandole il viso. Il suo sguardo s'incupisce e le scendono lacrime colme di una tristezza infinita. Allora ho un'idea: le racconto una storia di un cavaliere angelo, che scende per salvare noi due. Di un angelo che ci stringe la mano e ci porta verso la luce, quella luce intensa che abbiamo dentro di noi.

Insieme e quel cavaliere riusciremo a liberarci dal nostro incubo. Forse è il mio racconto o la mia voce, non so che sia, lei si addormenta serenamente. La osservo per un attimo e mi trovo a pensare che ha un viso angelico e che le voglio bene.

Mi corico con lei e stringendole forte la mano, mi addormento anche io. Sono consapevole che le nostra anime sono diventate un tutt'uno e che unite siamo una forza che da sole siamo il nulla.

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