chapter 38
Giuseppe
Sono nervoso, non so il perché abbia accettato l'invito di quella ragazza. Quando la vedo, mi si blocca il cervello vado in tilt e non capisco più niente. All'inizio, ho pensato che la dovevo prendere in giro, che doveva essere una valvola di sfogo per il mio corpo, invece ieri come l'ho vista alla pista di pattinaggio ho compreso che mi sbagliavo, ho capito che la volevo conoscere, capire il suo mondo e entrarci piano piano, in silenzio e corteggiarla con dolcezza e delicatezza.
La vedevo ridere, ma nei suoi occhi leggevo tristezza, malinconia e tanta solitudine. Quegli occhi mi hanno accompagnato tutta la sera, la notte e anche il giorno dopo. Non riuscivo a non pensarli, volevo levarle quel velo di tristezza che l'avvolge. Non so il perché ma sento il bisogno di averla con me anche se mi ero ripromesso che non dovevo avere più nessuna donna e non dovevo farmi coinvolgere sentimentalmente.
Sono anni che non ho una ragazza, da quando la mia amata è morta in un incidente stradale quattro anni fa. La mia anima si è spezzata, il mio cuore indurito da questa perdita improvvisa.
Ho odiato il mondo e "Dio", perché pensavo che non me lo meritavo, amavo e amo tutt'ora la mia ragazza. Rimanevo nella mia stanza a piangere senza mai uscire, avevo perso la voglia di vivere, la mia grinta e la mia forza di volontà. Quattro anni della mia vita buttati al vento mi sentivo un verme, un idiota, un inutile uomo sia per la mia famiglia che per Nicola, l'ometto di casa. Nicola era la mia unica fonte speranza in questa vita insulsa e insignificante. O almeno così credevo: ieri ho incontrato un angelo mandato dal cielo e oggi ho la fortuna di uscire con lei.
Forse è il destino, o forse una casualità, ma fatto sta' che una mano invisibile mi mandato verso Hiristina come a dirmi: è lei la persona giusta, quella che devo proteggere e che devo avere accanto a me ora e per sempre. - Ma sono pronto?- Non conosco la risposta, ma forse questo pomeriggio scoprirò la verità sul quesito che mi tartassa il cervello da quando i nostri sguardi si sono incrociati e parlarti.
Guardo l'ora e vedo che è mezzogiorno, -Oddio il tempo è volato!- Sono in ansia, in tilt, fra quattro ore la devo incontrare e non so come comportarmi, cosa dirle, poi decido: lascerò che siano caso e la naturalezza a guidare il gioco fra noi due, credo che sia la cosa migliore da fare. Il tempo sembra non passare mai, vado avanti e indietro in modo agitato e mangiandomi le unghie.
sono già le quindici, mi preparo: mi vesto con un paio di jeans bluette, un maglione grigio e un giubbotto sportivo; mi metto il profumo e sono pronto per l'appuntamento o almeno lo spero.
Eccomi davanti alla pista, è lì che abbiamo deciso di incontrarci, come la prima volta. Ed eccola che arriva, è così bella, dolce e semplice. È uno schianto. Ha un bel pantalone e una bella camicia nera che aderisce bene al suo corpo piccolo ma snello e elegante. Mi fa cenno con la mano, in modo timido e imbarazzato, io mi avvicino a lei, salutandola. Poi ci incamminiamo silenziosi per la città.
Tra noi due c'è una forte tensione, non riusciamo a a sbloccarla, a far in modo di parlarci o fare qualcosa. Inizio di nascosto a guardarla, noto che ha una bella fluidità nei movimenti: questo mi stupiace a tal punto che rimango incantato ad osservarla.
I suoi bellissimi occhi all'improvviso si posano su di me, rimango paralizzato; tutto il mio corpo è incapace di fare un passo. Sono folgorato dalla sua bellezza e dalla sua tristezza, vorrei capire cosa la rende così magnetica e malinconica.
La vorrei abbracciare tenere stretta a me; ho paura della sua reazione, che arriva in pochi minuti, mentre continuo ad ammire la sua bellezza. <<Beh, questa cioccolata? Me la offri? O l'invito non è più valido?>> Sorrido a questa sua domanda spontanea e faccio cenno di seguirmi.
La porto in una cioccolateria in pieno centro. Qualche volta ho portato anche Nicola -a lui piace molto venire qui- perché il posto è piccolo ma molto accogliente, inoltre il personale è simpatico e molto gentile. Ogni volta che ci entro, mi sembra di tornare un po' bambino perché ha uno stile fiabesco.
Sul bancone si trovano tante fate di ogni genere: della natura, della pioggia ma anche fate che abbracciano la luna e il sole. Sui muri ci sono disegnati i cartoni della Walt Disney come: Sirenetta, Bambi, Dumbo e tanti altri, ecco spiegato il motivo. Mi giro verso Hiristina e la vedo estasiata, incantata ad ammirare il luogo, comprendo dalla sua faccia che ho scelto bene a portarla in questo luogo magico e ne sono felice. Ci sediamo e ordiniamo due cioccolate alla panna.
Finalmente tra noi due inizia un vero e proprio dialogo. Così scopro che anche lei, come sua sorella, è adottata si trova bene con la sua famiglia, che lei ama. Capisco dal suo tono della voce che è orgogliosa dei suoi cari.
Parliamo dei nostri gusti musicali capendo all'istante che ci piacciono le stesse cose, come, ad esempio, le canzoni spagnole e quelle italiane. Amiamo entrambi la lettura e coltiviamo la passione per il mare e i bei tramonti.
La serata con lei è talmente piacevole, che non ci accorgiamo che è ora di andare via. Sono amareggiato dal fatto che il nostro tempo sia terminato e guardando pure lei, capisco che anche Hiristina non è felice di dovermi lasciare, ma purtroppo la serata è giunta alla fine. Paghiamo e usciamo di nuovo al freddo.
Quando siamo nuovamente in strada, capisco che qualcosa non va, qualcuno ci sta inseguendo; ho il cuore a mille. Devo stare calmo, non posso allarmare la mia accompagnatrice. Riordino le idee e mi tranquillizzo. D'istinto prendo la mano di Hiristina, gliela stringo forte e poi le dico: <<Calmati, ma penso che qualcuno ci stia inseguendo!>> Lei mi guarda terrorizzata, cerco un posto dove possiamo nasconderci, per poter depistare la persona che ci sta col fiato sul collo.
Mi guardo intorno e vedo una via di uscita: sulla mia destra c'è una viuzza piccola e molto stretta ma adatta per due persone. <<Al mio tre cammina con un passo veloce! Gira sulla destra! Uno, due e tre! Ora!>> Le dico con voce ferma e sicura. Hiristina si fida di me e fa come le ho ordinato.
Una volta nascosti, vediamo i due tizi passarci davanti senza però trovarci. -Pericolo scampato!- Come usciamo, vedo che lei è sbiancata, la guardo perplesso. <<Ehi che c'è? Li conosci?>> Le domando mentre gioco con i miei capelli. <<Si, ma scusami non mi va di parlarne. Perdonami! Voglio andare a casa mi accompagni?>> Mi dice nervosamente.
Ecco ora l'ho portata all'uscio della sua casa, mi da' un bacio sulla guancia e poi mi dice: <<Grazie di tutto, perché mi hai fatto passare una bella serata. Spero di vederti presto!>> Senza darmi il tempo di reclamare o di fare qualcosa, corre dentro per poi sparire nel nulla.
Rimango davanti al cancello a toccarmi la guancia, mi sembra di sentire ancora la morbidezza delle sue labbra. Finalmente mi decido a tornare nel mio mondo.
È stata un'uscita strana ma bella. Lei mi piace e non vedo l'ora di rivederla. Ha fatto scaturire in me emozioni assopite da troppo tempo. Sono sicuro che il mio angelo, da lassù, ha fatto in modo che noi due ci conoscessimo e potessimo incominciare un nuovo cammino insieme. Hiristina ed io abbiamo bisogno davvero l'uno dell'altro, più che mai.
Eccomi a casa, non ceno nemmeno. Vado a mettermi il pigiama e corro da Nicola. Gli do un bacio sulla guancia, gli sfioro i capelli e senza neanche accorgermene mi addormento accanto a lui.
*
Matteo's Pov
<<Porca puttana! Li abbiamo persi!>> Dico a Pietro stringendo forte i pugni dalla rabbia e dalla frustrazione. Li avevamo a tiro, ma poi qualcosa è andato storto. Il mio socio cerca di calmarmi, ma proprio non riesco a farlo; è la seconda volta che quella sgualdrina mi sfugge dalle mani. Li avevamo seguiti tutta la sera perché volevo rapirla e portarla da sua sorella, ma poi il suo compagno ci ha sentiti e sono spariti dalla nostra vista.
Ho un nervoso addosso che spaccherei tutto e tutti. Pietro mi guarda impaurito e fa bene ad esserlo perché lo prendo per il colletto e gli dico: <<Verme! È colpa tua! Se non mi distraevi, a quest'ora ero in una stanza da letto che abusavo e mi burlavo di lei! Invece niente! Stronzo!>> Gli grido furibondo, lui in qualche modo cerca di parlare non riuscendoci.
Alla fine lo mollo, lo lascio sulla strada e torno a camminare in piena solitudine. Sono consapevole che se voglio spaventare la sorella di Violeta, devo fare subito qualcosa, altrimenti non ha senso aver preso sua sorella e averla portata a casa mia senza che l'altra lo sappia. Ora lei è distesa sul letto, inerme: è legata mani e piedi, non si può difendere e soprattutto non può dire nulla, perché le ho tappato la bocca.
Sorrido a questa scena: amo vederla indifesa e spaventata. Detesto che la sua cara sorellina non sappia nulla, devo farglielo sapere a tutti i costi. Poi ho una brillante idea: decido di andare a casa sua. Mi metto a correre in direzione della sua abitazione con grande gioia.
Eccomi sono sotto casa sua. Alzo lo sguardo per inquadrare la sua stanza. Dopo averla inquadrata, prendo carta e penna e le scrivo: "Oggi mi sei scappata! Ma la prossima volta non ti andrà meglio! Te lo prometto! Ho in pugno la tua cara amata sorellina! Se ci tieni a vederla, vieni da me! Ti aspetta una bella "Sorpresa". Ps vieni sola! Sennò Violeta farà una brutta fine! Matteo".
Rileggo soddisfatto. Poi, come un gatto, mi arrampico silenziosamente e senza fare rumore. Arrivo alla sua finestra, le lascio il mio messaggio e poi riscendo, sparendo nel buio. Una volta a casa, mi faccio di marijuana: ha un effetto calmante su di me. Vado da Violeta, le accarezzo il viso poi mi sdraio accanto a lei, felice.
Prima di chiudere gli occhi, penso alla faccia che farà quella stronza della sorella di Violeta; sarà sconvolta e adirata e verrà qui per salvarla, ma ci sarò io ad attenderla: non mi sfuggirà come le altre volte. Ha voluto la guerra e guerra sia. Sorrido a questo mio piano ben congeniato. Guardo per un'ultima volta la donna che ho accanto a me, le do una sberla e poi mi addormento, mentre un ghigno diabolico mi si disegna sulla faccia.
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