chapter 27
Che brutto! Le giornate sono tristi senza mamma, anche se deve rimanere solo tre giorni in ospedale, mi manca tantissimo il suo profumo, la sua dolcezza e soprattutto il suo coraggio che riesce a trasmettermi ogni giorno.
Per fortuna, c'è il lavoro che mi tiene occupata e, i miei amici di sempre. Sì, perché appena hanno saputo di mamma, si sono prodigati a darmi una mano sia in casa che nel locale. È bello averli qui accanto me, ho proprio bisogno del loro aiuto; ogni giorno vengono con una scusa a portarmi qualsiasi, o semplicemente per farmi compagnia; non ho tempo per chiudermi come un riccio, perché ho la fortuna di avere loro accanto a me.
Anche papà e Violeta hanno iniziato a trascorrere più tempo a casa, spesse volte papà non vuole neppure andare a lavorare in campagna per stare con noi; io ne sono felice perché finalmente ho ritrovato papà di una volta: dolce, affettuoso, sempre attento a quello che facciamo e soprattutto riesce a esprimere apertamente i suoi sentimenti; una sera ci chiama e ci dice: << Anche se non ve lo dico spesso, vi voglio bene ragazze. Vedrete, tutto si risolverà al meglio.>> E, senza aggiungere altro; ci dà un bacio a entrambe, noi ci guardiamo stupite per questo suo slancio d'affetto nei nostri confronti.
Chi mi preoccupa di più è Violeta, così decido di parlarle; il giorno prima del rientro di mamma dall'ospedale, voglio far distrarre mia sorella, e farla divertire un pochino. La vedo triste, silenziosa e chiusa: ciò non è normale, visto che fra le due sono io quella più chiusa e poco espansiva.
Prendo coraggio e la raggiungo in camera, la porta è aperta così entro <<Sorellina! Pizza stasera? Ti va? Dai così ci distraiamo e poi stiamo in compagnia dei nostri amici; e poi dobbiamo parlare di questo sabato e della gestione del locale, considerando che andremo in Sardegna; allora che mi dici?>> Lei fa cenno di si, senza dirmi nulla.
Da una parte sono felice, perché ha accettato; dall'altra parte triste perché non mi ha degnato di una risposta, e questo mi fa star male. Freno l'impulso di riandare da lei per dirgliene quattro, così vado in camera; prendo il cellulare e mando un messaggio ai ~Pirati~ : "Vi va di andare a cena fuori? Pensavo di andare in pizzeria!" Dopo neanche cinque minuti mi risponde Max "Va bene io e la mia ragazza ci siamo! A che ora e dove?" dopo anche gli altri mi danno la conferma per stasera; do appuntamento alle ventuno al BlueMoon. Bene sono tutti d'accordo con me. Chiamo alla pizzeria e prenoto per quell'ora. Mi accorgo che è ancora presto, quindi decido di riposarmi un pochino, senza riuscirci. Dopo alcuni minuti sento bussare: apro e vedo mia sorella in lacrime. La faccio entrare e le dico:<< Finalmente ti stai sfogando! Piangi piccola mia! Ci sono io con te!>> Dopo un paio di secondi ci allontaniamo e lei mi dice :<< Mi manca mamma! Ecco l'ho detto! Domani come torna a casa me la stringo forte a me e non la mollo più! Ho avuto paura di perderla!>> Alle sue parole, mi sento male perché ho provato le sue stesse emozioni. << Sorellina, guardami e ascoltami! Pensa che è andato tutto bene! Che domani sarà con noi! Insieme vinceremo! Ora però stesera andiamo a divertirci, va bene? Si va in pizzeria!>> Le dico con dolcezza, mia sorella è emozionata <<Ci stò! Grazie Hiris, davvero grazie di tutto! Ma è tardi vado a prepararmi>> mi dice guardando l'orologio. Come esce dalla mia camera, inizio a prepararmi: la mia scelta cade su una gonna e una camicia bianca, come scarpe mi metto degli stivali. Una volta pronta vado da papà per salutarlo. <<Papà, io e Violeta usciamo. Andiamo in pizzeria con i nostri amici!>> Lui fa cenno di si e mi da un bacio a mo' di saluto. Eccola Violeta, bella come sempre: indossa un vestito elegante, scarpe col tacco. È truccata, ma questa volta in modo leggero. << Pronta! Andiamo!>> Esclama, sorridente, e insieme usciamo per raggiungere gli amici.
*
<<Eccoci siamo arrivate! Cerca un parcheggio>> le urlo per sovrastare la musica alta. Una volta raggiunta la pizzeria, troviamo i nostri amici già dentro. Samantha come mi vede mi saluta allegramente dandomi un bacio. È uno schianto, col suo vestito rosso e lungo; ha un leggero trucco che risalta i suoi begli occhi. Anch'io la saluto, poi mi avvicino agli altri salutandoli. Il ristorante è piccolo ma accogliente, il nome "BlueMoon" si addice molto, infatti appena si entra c'è un bel quadro che raffigura la luna con sottofondo un bel colore blu notte. A distogliermi dai miei pensieri è Gabriele: << Noi abbiamo un discorso in sospeso! Oggi riusciamo a parlare senza intoppi?>> Tutti ci giriamo verso di lui stupiti. << Sì, hai ragione! Come vi stavo dicendo qualche giorno fa, io e mia sorella dobbiamo andare in Sardegna; mentre saremo lì, voi potreste darci una mano al bar! Ci aiutate?>> Chiedo in tono supplichevole.
Martina e Samantha ci guardano male: è comprensibile dal momento che con loro ho legato molto. So che dicendo così le faccio solamente soffrire. <<Vi aiutiamo volentieri, vero ragazzi?>> Mi dice Max sorridente, << Ma a patto che tornate presto, chiaro?>> ritorna a controbattere. Rido alle sue parole, poi gli dico << Tranquillo, anzi state tutti tranquilli: staremo via poco tempo. È che abbiamo bisogno di cambiare aria, tutto qui.>> Lo dico guardandoli ad uno ad uno. I lori volti si rasserenano. Dopo un'inziale tensione sulla chiacchierata dell'iminente partenza mia e di Violeta, riusciamo a tranquillizzarci e la serata si conclude benissimo.
Per tutta la sera, ridiamo e scherziamo, persino mia sorella si sforza di partecipare alla conversazione con gli amici, nonostante sia triste e abbattuta. Una volta finito di cenare, decidiamo di andare a fare un giro per il centro di Parma. -Quant'è bella di notte- e in effetti è magnifica, soprattutto il centro. Stasera poi più del solito, già, forse perché si sta avvicinando il Natale; è piena di decorazioni, bancarelle di vario genere.
Questa città diventa magica; si respira un'atmosfera surreale; -sarà l'effetto di questa festività?- A distogliermi dai miei pensieri è mia sorella; come la vedo, noto subito che Violeta è pallida. <<Sorellina! Che succede?>> Le chiedo con un tono spaventato, lei non mi parla, prende il cellulare e me lo dà in mano.
Come glielo prendo, sento che ha paura e che sta' tremando come una foglia. Ho paura di leggere il contenuto, ma lo faccio ugualmente : " Vi state divertendo? Spero di sì. Fatelo finche potete, perché non so se dopo avrete voglia essere felici! Sono la vostra ombra. Il vostro peggior incubo! Vi toglierò il sorriso dalla faccia! Matteo!" Ci guardiamo per un po', - Ancora lui! Ma non ci lascia stare in pace! Che nervi- da una bella serata in buona compagnia, si è trasformata in un incubo vero è proprio; è diventato un'ombra costante nella nostra vita e questo è fastidioso, -perché non ci lascia stare tranquille?- <<Sorellina! Ehi Hiris! Voglio andare a casa!>> Mi fa con tono supplichevole.
Faccio cenno di si con la testa. Raggiungiamo gli amici, li osservo negli occhi e noto che sono preoccupati e agitati. << È tutto ok, calma ragazzi! Noi siamo stanche, torniamo a casa! Capiteci, domani torna mamma! Vogliamo accoglierla bene! Ci manca tanto!>> Loro sono felici per noi, si avvicinano e ci abbracciano forte: il loro abbraccio è intenso è molto, e questa cosa mi riscalda il cuore. Percepisco tutto il bene che vogliono a me e a mia sorella, è il più bel saluto che ci potessero dare.
Una volta in macchina, non chiacchieriamo. Ciascuno se ne sta immerso nei propri pensieri, io guardo fuori dal finestrino e sogno ad occhi aperti, ammirando la mia amata città. Con la luna che la illumina, è ancora più bella e vorrei che fosse sempre così: romantica, dolce, spettacolare. All'improvviso sentiamo un cellulare squillare, guardo se è il mio ma non lo è, - Quindi è quello di Violeta- e così glielo faccio notare. Violeta si volta scrutando lo schermo: <<Umpf è Gioele!>> Mi dice, <<Dai rispondi!>> Accentando il mio consiglio mette il vivavoce e gli dice << Ciao Gioele, come stai? C'è qualcosa che non va?>> Dall'altra parte sento uno sbuffo e poi risponde: << Ciao Violeta! Domani ti va di vederci? Ho la giornata libera e vorrei portarti in un bel posto, dai ho voglia di vederti.>> Si sente che è ansioso, e soprattutto speranzoso. << Non so, domani torna mamma, vorrei stare con lei.>> Dice con tranquillità. Sono contenta del suo invito a Violeta dico:<< Dai, vacci! A mamma ci penso io! Capirà, hai bisogno di distrarti; di liberare la tua mente da tutti i tuoi incubi che hai nella tua mente.>> Lei mi ascolta e poi gli risponde <<Va bene accetto! Allora a domani! A che ora passi?>> Evviva, ne sono felice: ha accettato. Sento lui ridere con leggerezza, come se si fosse liberato di un peso che aveva nel cuore.
Una volta concordato l'orario, concludono la chiamata. Eccoci a casa; decidiamo di dormire insieme, per farci coraggio. Oggi è stata una giornata strana: da una parte l'amicizia del nostro gruppo, bella ed inaspettata -riescono sempre a sorprendermi in modo positivo-; dall'altra parte la costante presenza di
Matteo, una minaccia da cui per ora non riusciamo liberarci. Poi c'è lui Gioele: penso che sarà un angelo custode per mia sorella. È bello sapere che c'è chi ci protegge. Con questa consapevolezza mi addormento accanto a mia sorella, tenendole stretta la mano, per non sentirmi sola e per far sentire a Violeta la mia vicinanza.
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