chapter 22

Per fortuna Violeta mi ha lasciato il numero di Gioele. Così decido di chiamarlo. -Che bellezza squilla libero- penso abbozzando un sorriso. Mentre attendo che mi risponda, sento il mio cuore agitato, ho le mani sudate, e la cosa peggiore ho la bocca asciutta. -Riuscirò a spiccicare parola?-

Sussulto quando sento la sua voce calda e pacata: <<Pronto chi è?>> mi chiede, ho un attimo di esitazione, faccio un lungo respiro e dico: <<Salve, sono Hiristina la Sorella di Violeta. Si ricorda di me?>> un lungo silenzio ricala su di noi, poi lo sento parlare: <<Sì, certo che mi ricordo di lei! Ma il mio numero come lo hai avuto? E come sta Violeta? Le è successo qualcosa? Il mio istinto mi dice di si.>> me lo chiede tutto d'un fiato; sento che è preoccupato, che per Violeta farebbe di tutto. <<Il suo numero me l'ha dato per l'appunto mia sorella, eh no Violeta non sta affatto bene. Le va di vederci domani? Così le racconto tutto! Le va bene?>> ricala nuovamente il silenzio tra di noi.

Lo sento dire: <<Va bene ci sto; ma dammi del tu per piacere. Domani mattina la caserma è chiusa, quindi ci vediamo lì e possiamo parlare tranquilli, ti andrebbe bene?>> le rispondo di si e concludiamo la nostra chiamata.

All'improvviso sento la mia pancia brontolare, -Ho fame!- Così mi reco in cucina, sopra il tavolo trovo un biglietto scritto da mamma: "Tesoro, noi siamo già a letto; se hai fame ti ho lasciato qualcosa da mangiare. Ti voglio bene amore di mamma!" Sorrido compiaciuta, per poi divorarmi la cena in un battibaleno. Conclusa la cena, vado a dormire sono più serena, domani avrò il modo di parlare con lui, con quel pensiero, mi addormento tranquillamente.

*

"Sono davanti all'istituto, vedo una bambina uguale a me, che sta giocando con altri bambini. Una signora si avvicina a lei, e agli altri. La vedo portare tutti i bambini in giardino. Li porta fuori. Prende una pompa, ed a uno a uno lava quei bambini. L'acqua è gelata. Urlo per farla smettere, nulla non mi sente. Grido ma niente!" Mi sveglio sudata, ho sognato me da piccola.

Mi viene da piangere; un pezzo del mio passato, appare nel mio sogno come un uragano. Scaccio via le lacrime che mi scendono sul viso, per poi alzarmi e dirigermi in cucina dove vedo mamma preparare la colazione, papà seduto che sta leggendo il giornale.

Dò un bacio fugace ad entrambi, poi le chiedo:<<Mamma posso prendere la tua macchina?>> Lei mi guarda e mi dice: <<Va bene amore, ma stai attenta, non correre! Ma Violeta? Non ha dormito a casa, dov'è? Tu, Hiris, lo sai?>> non so che dirle, rimango lì impalata per un po', poi le dico: <<Mia sorella è da un'amica, ha dormito da lei. Ma tranquilla tra poco la vedo al lavoro.>> mamma mi guarda male, sa che non sono brava a mentire ma non ribatte alla mia risposta e ritorna alle sue mansioni. Faccio colazione, poi saluto i miei per andare da Gioele.

Durante il tragitto sino alla caserma, metto il cd di Laura Pausini; ha un effetto calmante su di me in un modo straordinario. Ed eccomi arrivata, sono agitata, ho paura, devo stare attenta a come raccontargli gli eventi della sera precedente.

Arrivo in caserma. Sospiro, per poi suonare. Ad aprire il portone è proprio lui, lo seguo nel suo ufficio, mi fa accomodare su una sedia e poi senza giri di parole mi fa: <<Allora dimmi tutto! Non nascondermi niente, mi raccomando!>> noto che è nervoso, triste, mi fa male vederlo così, ma devo dirglielo lui ci può aiutare, così inizio a raccontare:

<<Ieri doveva venire al bar, ma un ragazzo, che tiene in custodia suo figlio, è entrato, dicendomi che Violeta non è andata da Nicola; poi mi ha chiesto se fosse per caso venuta qui. Ma lei non è passata nemmeno di qui. Ad un certo punto mi arriva un suo messaggio, con scritto che stava bene e di non cercarla più. Torno a casa frustrata, per quello che mi ha scritto.

Sto male, penso a dove si trova, a quello che sta succedendo, quando mi squilla il telefono: risponde una voce camuffata, che mi avverte di stare attenta, altrimenti mia sorella passerà un brutto guaio. Una volta finito di parlare con lui, rimango come inebetita per un bel po'; quando poi mi viene l'idea di chiamare te. Ed eccomi qui>>

Per tutto il mio racconto, lui mi ascolta con molta attenzione, ha due occhi chiari, intensi e profondi. Nel suo volto leggo preoccupazione, tristezza, ma anche frustrazione. <<Devo fare qualcosa per aiutarla! Che stronzi! Me la pagheranno!>> mi urla sbattendo il pugno sul suo tavolo. Io sussulto alla sua reazione. In effetti ha ragione. <<Calmati ti prego! Hai ragione, ma reagendo così non riusciamo a trovare una soluzione non credi?>> lui si calma grazie al mio tono di voce.

<<È vero, ma vedi io la amo, lei è tutto per me! Saperla in pericolo mi manda in bestia! Sono furioso, perché non so come comportarmi! Dai usciamo, portami dove lavori! voglio vedere questo locale di cui mi hai parlato!>> accetto, e così insieme c'incamminiamo al bar.

Come entriamo nel locale, vediamo subito Violeta; ma non sta lavorando, anzi sta piangendo. Sono rammaricata, e triste nel vedere quella scena. Sto per andare ad abbracciarla, quando vedo Gioele correre da lei, la prende per una mano; l'abbraccia la tiene stretta a sé per un bel po'.

Io rimango ad ammirare quella scena, estasiata. -Questo sì che è amare, è volere bene a una persona- penso e, mio malgrado sorrido compiaciuta.

Decido di avvicinarmi a loro, dopo che li vedo staccarsi da quel tenero abbraccio. <<Sorellina! Scusami!>> mi dice appena mi vede; non so che dirle e inizio a guardarla: è piena di lividi in tutto il corpo, ha un occhio nero e un braccio quasi rotto. Sono disgustata; mi giro verso Gioele e noto che anche lui è infuriato: <<Non posso vedere certe cose, chi ti ha ridotto cosi?>> dice, urlando, e rivolgendosi a mia sorella; qualche cliente si spaventa, scappando via. Altri incuriositi rimangono ad ascoltare la nostra chiacchierata.

Notando il loro interesse, dico: <<Dai calmati! Stiamo dando spettacolo!>> lui si gira e capisce all'istante a cosa mi riferisco. Anche Violeta lo nota, <<Si stai tranquillo, non posso parlare mi dispiace, sappi però che daremo ascolto a te, e partiremo al più presto; ora vai ti prego non stare qui! Lui ci osserva, sei anche tu in pericolo!>>

Gioele non proferisce nessuna parola, ma prima di andare via da lì, dà un bacio affettuoso a mia sorella, per poi uscire da lì più furioso che mai. Io, con Violeta, continuo il mio lavoro con i pochi clienti che sono rimasti al bar. Non parliamo e non ci guardiamo neanche una volta negli occhi, ognuna è immersa nei propri pensieri. Troppo forte è l'emozione di vederla lì accanto a me, ma non mi va di dirglielo e me lo tengo per me.

All'improvviso lei si avvicina a me e mi dà un bacio dicendomi: <<Grazie!>> la fisso per un attimo e le dico: <<Scusa perché?>> chiedo, mi guarda pure lei poi dice: <<Per essermi vicina! Lo sai che ti voglio bene? Non mi hai abbandonato, come ha fatto quella signora quando mi ha lasciato lì in istituto! Tu nonostante ciò, sei stata e stai sempre con me! Non mi abbandonare mai!>> me lo dice con una naturalezza sorprendente, che mi spiazza, e lì per lì non so che fare. Poi ho un guizzo: la tengo stretta a me accarezzandole i capelli; per fortuna non c'è nessuno al locale, siamo sole.

Quando ci sciogliamo da quell'abbraccio, notiamo che sono già le quattordici, è ora di smontare e andare a casa. Aspettiamo l'arrivo di Carolina. Una volta arrivata, io e mia sorella facciamo ritorno a casa. Osservandola, ho la consapevolezza che qualcosa in noi è cambiato.

Stiamo crescendo, maturando; abbiamo capito che dobbiamo stare unite se vogliamo che tutto si risolva per il meglio; <<Facciamo una promessa?>> le dico, rivolgendole uno sguardo serio. Lei si volta verso di me e fa: << Dimmi! Che tipo di promessa?>> riordino le idee per essere più franca possibile e le dico: <<Qualunque cosa succeda, noi staremo sempre insieme! Saremo sorelle, amiche, complici, qualunque cosa accada! Me lo prometti?>> ci tengo tanto e la guardo speranzosa. Lei accetta: <<Sì, eccome se te lo prometto!>> mi dice con gli occhi lucidi.

Con quella promessa, fatta col cuore, torniamo a casa. Ora siamo consapevoli di essere più unite che mai.

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