chapter 19

Gioele


Ho un attimo di esitazione, poi mi alzo dal letto per dirigermi silenziosamente verso la cucina. Come arrivo, noto subito la luce accesa: il mio cuore sussulta e inizia a battere forte; cerco di calmarmi ed entro nel luogo dove ho sentito il rumore, non trovando nessuno. -Che casino!- penso, ha rovistato dappertutto ma molto probabilmente non ha trovato quello che cercava, dev'essere scappato via a mani vuote.


Sto per andare verso l'atrio per vedere se trovo qualche traccia, quando noto sul tavolo un biglietto con scritto:


"Caro carabiniere, attento a come ti comporti! Non t'immischiare in cose che non ti riguardano! Se continui a indagare contro di noi, sei un uomo morto! Matteo".


Giro e mi rigiro il biglietto, impalato e spaventato. Sto lì fermo senza fare nulla, poi penso a Violeta: è la molla che mi dice che devo reagire. Faccio un passo alla porta dell'atrio e noto che è scassinata.

-Ecco come ha fatto ad entrare indisturbato, è agile e furbo. Sicuramente è entrato quando ero a letto- mi trovo a parlare a voce alta.


Notando che è tardi, e immaginando che ormai lui sarà già lontano, decido di tornare a dormire, anche se so che non riuscirò a prendere sonno, così mi corico nuovamente. Per riuscire a chiudere gli occhi, penso alla serata magnifica che ho trascorso con quella ragazza: è bella e la amo; mi sembra di averla accanto a me, nonostante la distanza. Sento il suo profumo addosso. E questo mi rilassa. Mi addormento sereno e senza pensieri sognando lei. Lei, che mi piace sempre di più.


Hiristina


Sono sveglia da un po', sono curiosa di sapere com'è andata l'uscita che ha fatto ieri mia sorella. Corro da lei, busso, ma non mi risponde. Vedo la porta aperta, così decido di entrare; sta dormendo beata, io le accarezzo il viso delicatamente, a quel tocco lei si sveglia all'istante.


<<Mmm, chi è?>> dice per poi voltarsi verso di me, <<Sorellina, sei tu?>> le faccio cenno di si.


<<Sì, sono io! Scusa ti ho svegliato? Non volevo, mi dispiace.>> mi sussurra di stare tranquilla e poi mi chiede:


<<Vuoi sapere cos'è successo ieri, vero?>> beccata nel segno!

<<Hai indovinato, scacco matto! Quindi dai racconta? Lo sai cosa mi preme di più, no?>> le pronuncio quelle parole sottolineando la mia ansia.


Restiamo senza dire una parola per un po', tanto che penso che non mi voglia dire nulla; poi però la sento schiarirsi la gola e mi dice:

<<È andata bene, anzi, benissimo. Lui è stupendo, magnifico.>> s'interrompe, io la incoraggio a dirmi di più:


<<Dai, continua, non lasciarmi sulle spine. Sono contenta che ti piaccia e che lo trovi incantevole. Però vorrei sapere se ti ha consigliato qualcosa sul nostro problema, sai è una questione delicata, un suo aiuto è gradito.>>


Violeta mi osserva per un attimo, poi chiude gli occhi, si alza dal letto e si dirige alla finestra guardando fuori. Quando fa così, vuol dire che deve dire qualcosa di importante. Attendo con speranza una sua risposta, che non tarda ad arrivare.



<<In effetti sì, ci ha consigliato di andare in Sardegna. Io, te e la mia amica. Che ne pensi? Abbiamo una casa nella zona di Cagliari, possiamo cambiare aria per un po', tu, pensaci sarebbe bello. Matteo lì non ci troverebbe mai, non sa nulla di quella casa.>> -Bello, ottima idea, quel ragazzo è un genio!- penso allegramente.

<<Sì, hai ragione è bella come proposta, ma partiamo dopo le feste natalizie, vero? Vorrei passarle con te e i nostri genitori. Ormai per me è un rito.>>


lei è commossa quanto me. Ci abbracciamo, per poi allontanarci quasi subito.

<<Resta solo un problema: come facciamo per il bar? Non possiamo lasciarlo scoperto>> mi chiede con un tono preoccupato. Io rimango un attimo zitta, a soppesare le sue parole per poi dire:

<<Ma dai, non dirmi che non ti ricordi dei nostri amici! Loro possono darci una mano, inoltre c'è sempre Carolina. Ovviamente non dobbiamo dire a loro il vero motivo. Solo che vogliamo fare una vacanza tutto qui. Dai andiamo dai nostri genitori!>> pronuncio quelle parole con tranquillità.


Violeta mi segue e ci portiamo in salotto. Papà non è in casa, mentre mamma sta stirando alcune camicie, ma si ferma all'istante quando ci vede arrivare. Ci dà un bacio sulla guancia per poi dirci: <<Buon giorno dormiglione, ben svegliate! Dai fate colazione!>>

noi facciamo cenno di si, poi le chiedo: <<Mamma, ma papà dov'è? Non lo vedo in casa, è uscito?>> mamma mi guarda per un attimo e poi mi risponde:

<<È andato a fare spesa, ma non credo che tornerà tardi>>;

<<Ho capito mamma, va bene.>>


ci sediamo, ma io fisso la tazza senza berla. Sto pensando alla mia amata Sardegna. Quanti bei ricordi che ho lì... Gran parte della mia infanzia l'ho trascorsa in quella regione. Quanti bei ricordi: quando avevamo camper andavamo a dormire in spiaggia, con i miei cugini; la mattina ci alzavamo per andare a giocare sulla sabbia ricorrendoci tra di noi; oppure quando andavamo a nuotare e stavamo in acqua tutto il giorno, senza temere di scottarci. Quelli si che erano bei tempi. Ora ci ritorno, e devo dire che non vedo l'ora di calcare di nuovo quelle terre, dove ho vissuto da piccola. Ma prima devo festeggiare il Natale, per me è molto importante.


Quand'ero in Bulgaria, si festeggiava mai niente. Non avevo idea di che cosa significasse stare con una famiglia e festeggiare, ma da quando sto con loro ho imparato ad apprezzare questa festività. Infatti ormai, invece dei regali, voglio solamente stare insieme a chi mi ha scelto col cuore e mi ha accarezzato con l'anima.


Sono immersa nei miei ricordi, al punto che nemmeno mi accorgo del fatto che mia sorella mi sta parlando. Solo quando mi tocca una spalla faccio un sussulto e le dico: <<Che c'è?>> lei mi guarda e mi dice: <<Niente, solo che.... Visto che stamattina non lavoriamo, che dici se facciamo un giro? Sai, stasera vado da mio figlio, quindi non avremmo tempo per stare insieme. Allora approfittiamone no?>> la guardo meravigliata e accetto volentieri la sua proposta.


Finisco di bere il latte, poi dico a mamma di farsi da parte che le voglio parlare prima di uscire. <<Mamma, io con Violeta andiamo in Sardegna, sai così forse staremo lontano da Matteo, che ne pensi?>> lei mi guarda, per poi abbracciarmi e mi fa: <<Avete ragione, buona idea, vi appoggio alla grande! Mi mancherete molto, ma se serve per stare fuori pericolo, allora va bene. Per papà mi arrangio io, gli troverò una scusa. Ora vai, tua sorella ti starà aspettando.>> la ringrazio con un bacio, per poi dirigermi nella mia stanza. -Che bello, mamma è d'accordo con noi- mi preparo per l'imminente uscita. Eccomi, sono pronta; io e mia sorella siamo in giro per le strade di Parma, l'aria è frizzante e mi rinfresca il viso, ma non me curo: sono felice, perché sono a passeggio per le vie del centro in ottima compagnia.


Il tempo vola come niente, e arriva l'ora di pranzo in un battibaleno. Pranziamo a base di pesce, per poi concludere la giornata con una camminata al parco Ducale, in totale relax, prima di dividerci. Alle quattordici Violeta mi accompagna al locale, dove sto per iniziare la mia giornata di lavoro; lei poi va da suo figlio, a passare il pomeriggio in sua compagnia. Che bello stare in contatto con le persone: mi trasmettono positività e felicità, tra l'altro imparo a conoscere bene le loro tradizioni. In poche parole mi piace interagire con i clienti che vengono al bar.


Sto appunto parlando con uno di loro, quando mi sento squillare il cellulare; lo guardo e leggo nello schermo: "Sorellina".


<<Hiris a...abbiamo un pro...problema!>> mi dice in tono agitato, cerco di tranquillizzarla: <<Calmati! Spiegami! Che succede, sorellina, ci sono io con te.>> sarà il mio modo di parlarle o la mia calma, ma lei si tranquillizza: <<Gioele è in grave pericolo, me l'ha fatto sapere lui poco fa. Matteo gli ha lasciato un biglietto, minacciandolo! Io lo sapevo che non bisognava coinvolgerlo.>> scoppia a piangere come una fontana. Non so come aiutarla. Chiudo la conversazione, dicendole che passerò da lei più tardi.


Finisco il lavoro e mi sto avviando a casa di Nicola, quand'ecco vedo un ragazzo che si avvicina a grandi passi: ho paura, non trovo un posto dove nascondermi, lui in pochi secondi mi è davanti. Mi guarda con aria minacciosa, e senza dirmi una parola, mi mette qualcosa nella tasca e poi scompare silenziosamente.


Metto la mano in tasca e trovo un foglio. Nel leggerlo mi tremano le mani dallo spavento. Perché quello che leggo, sa di minaccia. Richiudo il biglietto e mi dirigo da mia sorella, per raccontarle le nuove novità. Eccomi, sono da Violeta. Sto per suonare il campanello, quando la vedo lì appartata: sta discutendo con qualcuno che non conosco; aspetto un paio di minuti e poi mi avvicino a loro. Non l'avessi mai fatto... Quello che stanno dicendo mi fa ancora più male del biglietto che quel ragazzo mi ha lasciato prima che io venissi qui.

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