chapter 14

Violeta

Mi sento soffocare, come se invece di trovarmi nel suo ufficio, mi trovassi dentro in una stanza piccola e buia. Ho paura, denunciandolo non solo metto in pericolo le persone più care che ho, ma anche me stessa. "Sto facendo la cosa giusta?" Penso tra me e me.

A malapena sento la voce del maresciallo, deve avermi chiamato almeno un paio di volte per cercare di attirare l'attenzione su di me. <<Ehi, allora ti vuoi accomodare? Non ti mangio mica sai?>> mi dice cercando di fare il carino con me. Mi siedo nella sedia che mi ha indicato con la mano, e inizio a scrutarlo attentamente. Mi ricordavo che era bello, alto, moro, con gli occhi verdi, anzi a guardarli meglio sono verde acqua; ha dei lineamenti perfetti, madre natura con lui ha fatto un bel lavoro, poi la divisa nera lo rende più affascinante, misterioso...

La sua stanza è molto ordinata non c'è nulla fuori posto, immagino che sia un amante dell'ordine, lo deduco dalle carte ben messe sul suo tavolo. A convincermi a voltarmi verso di lui è nuovamente la sua voce <<Bene bene, chi andava a pensare che ti avrei ritrovata qui? Sei spaventata come quel giorno, ricordi?>> e come potrei averlo dimenticato? Mi aiutò, consolandomi e tenendomi abbracciata a lui, calmandomi; che mi scaldò con un bacio <<Se ti ricordi di me, perché davanti ai miei cari hai fatto finta di non conoscermi?>> lui mi guarda, perplesso, e alla mia domanda e poi risponde: << Non volevo metterti in imbarazzo davanti a loro, poi ho pensato che non volessi far sapere che eri in quel posto malsano>> lo ringrazio per questa cosa. <<Ma torniamo a stasera, mi spieghi che è successo? Perché sei piena di lividi? Guarda che con me puoi parlare di tutto, qui vige la regola che qualsiasi cosa dirai, rimane tra me e te, quindi sentiti libera di raccontarmi quello che ti è capitato, sono qui per aiutarti>>.

Strano ,invece di farmi un interrogatorio, mi parla come se fosse un amico suo da una vita, i suoi occhi intensi mi guardano a fondo, sembrano leggermi nel pensiero. Per difesa abbasso lo sguardo, intimorita. Prima di iniziare a dirgli tutto, gli chiedo: << Ma tu che ci facevi in quel posto? Sei un cliente?>> la mia domanda lo spiazza, rimane lì senza proferire parola per un paio di secondi o minuti, poi con calma mi dice <<Non posso parlartene mi dispiace, posso solo dirti che non sono un cliente, ma semplicemente sono un infiltrato. Per favore non farmi dire più niente, non posso, ci sono degli ordini dall'alto. Soddisfatta?>> Faccio cenno di si, ora posso dirgli tutto. <<Va bene, ti racconto.>> Lui è guardingo, pronto ad ascoltarmi, così incomincio a raccontare la mia storia.

*Flash-back

La notte scorsa io e mia sorella Hiristina abbiamo fatto una bella serata al locale che gestisco, tanto che si è conclusa alle quattro del mattino. Ad accompagnarci a casa è Francesco il ragazzo di Hiris, quindi puoi immaginare la nostra felicità: il bar era pieno di clienti, e per il prossimo fine-settimana se ne prospettava un'altra altrettanto bella. Ma appena rientrati, ad aspettarci c'è Matteo: è arrabbiato, furioso, insomma fuori di sé. Senza tanti scrupoli mi trascina via, mi fa salire in macchina e mi porta da lui, a casa sua. All'inizio è tranquillo sembra contento di avermi lì, assieme a lui. Ha iniziato a baciarmi con trasporto, e mi è piaciuto tantissimo, per poi bloccarsi dandomi uno schiaffo; io mi sono come paralizzata, ma riesco a dirgli: <<Ma che ti prende, mai sei impazzito? Mi fai male, lasciami stare!>> Lui nemmeno mi ascolta, sembra impazzito poi urla: <<Adesso mi dici la verità, perché quella notte sei scappata via da me, lo sai che tu sei mia? Cos'è, hai paura di me? Devi ancora conoscermi bene, posso diventare molto cattivo sai?!>> parte uno schiaffo, poi una spinta, infine mi fa cadere per terra. in tutto ciò non riesco a difendermi, né a proferire parola, tanta è la paura che ho addosso.

Una volta calmatosi, mi guarda e mi chiede scusa. Ma io ho timore di lui, lo guardo dritto negli occhi con tutto l'odio che ho nei suoi confronti. Finalmente riesco a raggiungere la porta e scappo via, non mi volto neanche quando lui mi chiama minacciandomi.

Decido di rifugiarmi nel mio bar, quando vedo che è ora di aprire; apro, per poi iniziare la mia giornata lavorativa. Mia sorella e mia mamma arrivano dopo cinque minuti, mi trascinano qui per fare la denuncia. Ed ecco spiegato il motivo dei lividi, e il perché mi trovo qui, e questo è tutto.

*Fine flash-back

Appena finito di raccontare quello che è successo quella notte, il maresciallo mi guarda triste poi dice: <<In che guaio ti sei cacciata? Menomale che hai dato retta ai tuoi cari, perché tu lo denuncerai vero? Tranquilla, sarai protetta da noi e non ti succederà nulla, hai la mia parola.>> realizzo solo ora che sono lì per quel motivo, ma non sono pronta, mi alzo e senza guardarlo in faccia, scappo via.

Mamma e Hiris mi guardano uscire da lì di corsa, capendo subito che non ho fatto la denuncia; non sono pronta mentalmente, non capiscono che è gente pericolosa, gente pronta a tutto pur di far del male a qualcuno, e io non voglio. Per fortuna casa mia non è lontano, in pochi minuti la raggiungo, entro e sento una pace pervadere tutto il mio corpo.

Mezz'ora dopo mi squilla il telefono, è mamma, e rispondo: <<Ciao mamma, se mi chiami per farmi la ramanzina puoi anche chiudere la chiamata.>> ricala il silenzio poi sento la sua voce: <<No tranquilla, non telefono per quello che non hai fatto, capisco che hai paura. Ti chiamo per un altro motivo, sei a casa? Se sì, fai la valigia perché vieni ad abitare da noi con tua sorella, tra poco siamo lì, passiamo a prenderti.>> mi dice, per poi chiudere la conversazione. Rimango sbalordita ma felice della sua proposta.

In pochi minuti ho racimolato la mia roba in una valigia e attendo l'arrivo di mamma e Hiris. Eccole, le sento arrivare: apro subito la porto e me le trovo lì. Tutte e due entrano dentro e mamma dice :<< Pronte le valigie?>> faccio cenno di si, anche Hiris si prepara la sua, poi tutte e tre saliamo in macchina per andare a Parma.

All'improvviso mi viene mente una cosa: <<Papà? Cosa gli diremo? Non mi va di raccontargli tutto di me. Non è un problema, vero?>> faccio notare a mamma, lei sta zitta per un po’ poi ha un'idea: <<Diciamo che avete problemi ai soffitti: hanno la muffa, e che quindi devono imbiancare, e siccome non c'è posto negli alberghi vi ho proposto di venire da noi per qualche giorno, ci state?>> noi due facciamo cenno di si, per queste cose lei è un genio.

Eh già, mi ci vuole proprio un cambiamento: stare in città mi farà solo stare bene, e chissà, magari riuscirò a recuperare il rapporto con papà, almeno lo spero. Ed Eccoci a casa. Prendo la mia valigia, raggiungo la porta, faccio un respiro profondo e poi entro. Sono pronta per una nuova esperienza, sperando che torneremo a essere la famiglia solida e unita che eravamo.

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