chapter 11

Violeta

Ho mentito! Ho mentito di nuovo a Hiristina, mi sento in colpa per quello che ho fatto. Nel messaggio che le ho inviato le ho detto che avrei passato la notte con mio figlio, invece non è così, sto andando a casa di Matteo.

Non posso farci nulla, per me è diventata una droga, non posso vivere senza di lui. Mentre mi dirigo a casa sua penso alla giornata di oggi, non è stata molto pesante, anzi è stata molto serena. La mattina vado al lavoro, sono un pochino triste senza mia sorella, cerco di affrontare con allegria la sua assenza. Al locale tutto si svolge con tranquillità; ho molti clienti e non ho tempo di pensare, devo solo agire e essere spigliata nel servire gli ordini richiesti.

Sono esausta, però felice, perchè ho deciso di fare una sorpresa a mio figlio: andare a prenderlo all'asilo all'una. So che non posso farlo, perchè c'è una restrinzione nei miei confronti. Quando aveva solo due anni l'ho abbandonato, sono scappata a Roma da un amico, trovando lavoro lì. Quando poi me ne sono pentita, sono ritornata da lui appena ha
compiuto quattro anni, così sono rientrata piano piano nella sua vita.

Il giudice, quando ha visto che Nicola mi voleva bene, si è commosso e ha deciso di farmelo vedere. A una condizione devo: andare direttamente dalla famiglia che lo ospita. In poche parole non posso prenderlo all'asilo, nè a vederlo giocare a calcio, o quando si dedica in altre attività, meno che non ci sia almeno uno dei componenti della famiglia, in quel caso mi è permesso vederlo. Io, pur di stare con lui ho accettato di andare direttamente dalla famiglia, con grande gioia di mio figlio.

Oggi no, faccio di testa mia, me ne frego della legge: voglio farmi perdornare per lunedì, per non essere andata alla sua recita nel pomeriggio. All'una esco e raggiungo l'asilo a piedi; i bambini stanno uscendo; in lontananza vedo la capigliatura di mio figlio, mi assomiglia in tutto e per tutto, nel sorriso, nel carattere forte ma sensibile.

Mi avvicino a lui, quando mi vede urla: <<Mamma sei qui, finalmente!>> Poi mi abbraccia. Durante il tragitto mi racconta tutto sulla recita fatta lunedì, su tutto quello che ha fatto nei giorni successivi.

Arriviamo a casa sua, mi accorgo subito che Giuseppe, il fratello di Marco è arrabbiato :<<Ma che cavolo fai? Vado all'asilo per prendere Nicola, noto che non c'è. Vengo a sapere dalla tata che sei andata tu a prenderlo ma sei impazzita? Tu non puoi prendere certe iniziative, ricordi?>> Anche se ha ragione me ne infischio, ho seguito il mio cuore, sento di aver fatto bene. Nicola guarda Giuseppe e gli dice :<<Non sgridarla, dai, a me ha fatto piacere, mi ha commosso vederla lì.>> Giuseppe s'intenerisce e promette di non dire nulla. Non lo fa per me, ma per mio figlio, che lo ringrazia con un bacio.

La serata trascorre benissimo, io e Nicola dopo pranzo giochiamo tutto il pomeriggio, senza stancarci mai. Mi meraviglio di come mi ha perdonato all'istante. È bello l'animo dei bambini: dimenticano i litigi fatti, per poi fare pace subito. Verso le diciotto e trenta decido di andare via, anche se mio figlio insiste per farmi stare lì con lui. Comprende a fatica che non posso
rimanere lì a cena. Ci salutiamo con un bacio e un abbraccio caloroso, poi, sempre a piedi, torno al locale per recuperare la macchina.

All'improvviso mi squilla il telefono. Rispondo senza vedere prima chi è, dalla voce riconosco che è Matteo :<<
Ehi bellezza, dai vieni a casa, ceni, così mi racconti che è successo ieri, va bene? Non accetto un no come risposta, ah e poi dormi da me vero?>> Accetto il suo invito, anche perchè non ho scelta. Salgo in macchina e raggiungo casa sua, eccomi davanti al cancello, faccio un respiro profondo, poi suono. Mi apre all'istante, accogliendomi con un bacio. La casa è magnifica, a mio avviso troppo grande per una persona sola. C'è un ampio salotto, una cucina in muratura, e due bagni di cui uno in una camere da letto. Mi fa accomodare in salotto, e poi, senza troppi giri di parole, si rivolge a me con tono imperioso:<<Voglio sapere tutto di quella notte senza bugie chiaro?>> Ho paura di lui, ma tanto non ho nulla da perdere e inizio a raccontare:

Una volta ricevuto il tuo messaggio, scappo via dalla pizzeria, prendo la macchina e raggiungo la zona più malfamata di Parma. Appena arrivo vedo tante ragazze vestite con gonne cortissime, con magliette scollate, tacchi a spillo, e soprattutto col sedere e il seno ben in mostra. Sono truccate, sembrano delle maschere. Sono terrorizzata, tanto che penso di scappare via. Una ragazza mi nota, lo vedo subito che è straniera, mi fissa con un aria minacciosa e mi fà :<<Che ci fai qui? Non sai che qui si lavora? Cerchi qualcuno?>> Rimango imbambolata per un pò e poi le rispondo :<<Sto cercando Pietro, mi è stato detto di cercarlo qui. C'è?>> Lei mi fa cenno di no, mi dice che in questo momento è impegnato, ma che posso parlare con lei, perché in sua assenza è lei che comanda. Allora ti nomino, dicendo che mi hai mandato tu, che devo lavorare per questo tizio. Lei mi squadra dalla testa ai piedi poi dice :<<Sei carina, ma vestita così non vai da nessuna parte, seguimi>> la seguo, mi accompagna in un camerino.

Mi dà della roba di ricambio: una gonna corta, una maglietta molto scollata, delle scarpe coi tacchi e mi trucca molto forte. :<<Ecco, Ora sei pronta. Tu sei alla postazione numero sei; fatti vedere, fai la provocante e il gioco è fatto, va bene?>> Mi dice, poi va via, lasciandomi sola.

Cerco la mia postazione e la trovo. Per un pò non succede nulla. All''improvviso si ferma un tizio, mi nota, io lo provoco facendo vedere il mio sedere; lui sorride e mi fa salire in macchina. Consumiamo e poi paga; succede con altri tre clienti e vengo pagata bene. Appena finito il tutto arriva il tuo amico, gli diamo i soldi che abbiamo guadagnato e lui ci offre da bere, droga e ancora roba alcolica. Bevo e così mi ubriaco sino a stare male. La serata si conclude che torno a casa sfinita; e questo è quello che è successo.

Finisco il mio racconto, senza però raccontargli proprio tutto. Infatti non dico che la ragazza che mi ha parlato e mi ha dato i vestiti vuole scappare da lì, ma non sa come fare perchè l'hanno minacciata di uccidere la sua famiglia in Albania.

Le avevano detto che avevano trovato lavoro per lei in Italia, ci ha creduto e si è trovata in mezzo a una strada. Accetta solo per non mettere in pericolo le persone a lei care. Ci siamo scambiati i numeri di telefono, per stare in contatto e per aiutarci a vicenda. Un'altra cosa che ho omesso è il fatto che uno dei tre clienti, non ha voluto fare niente con me.

Mi ha pagata, ma nulla di che; è un bel ragazzo moro, occhi verdi, con accento romano, mi ha detto che sarebbe tornato solo per me, infatti mi ha lasciato il suo numero di cellulare. L'unica cosa che so, è che si chiama Gioele, vive a Colorno e gli piaccio.

Le ho tenute per me; Matteo è soddisfatto del mio racconto, infatti mi sorride, compiaciuto. <<Ottimo lavoro, brava, bambolina mia.>> Dice baciandomi. Mi fa ribrezzo. tutto quello che fà e che dice mi fa schifo. Io come una bambina piccola, ci sono cascata.

Il suo alito sa di alcool e canna, ma non mi sottraggo al suo bacio, che dura solo pochi minuti. Si allontana da me e chiama per ordinare delle pizze :<<Come la vuoi?>> Chiede, e io :<<Wuster e patate.>> Gli urlo, sento che chiude la conversazione e si siede accanto a me senza proferire parola. In dieci minuti arrivano le pizze, ceniamo e poi finiamo nel suo letto.

Facciamo l'amore, o sesso, -non so neppure io come definirlo-, sino a tarda notte. Per poi crollare dal sonno. Al mattino seguente mi sveglio presto, solo allora realizzo quello che ho fatto. Raccolgo la mia roba, vado in bagno, mi vesto, poi scappo via da quella casa; consapevole che ora avrò due problemi, primo: Hiristina presto o tardi lo scoprirà e se ne andrà via da me e non avrebbe tutti i torti; secondo: Matteo, appena vedrà che non sono nel suo letto, accanto a lui, me la farà pagare.

Per ora però non m'interessa: l'unica preoccupazione che ho è quella di andare a casa, prima che mia sorella si svegli. Magari me la cavo, dicendo una bùgia, tanto ormai le so dire bene. Arrivo a casa mia, per fortuna Hiris dorme ancora, vado in camera mia e mi infilo sotto le coperte.

La sento alzarsi, e come se niente fosse la raggiungo, gli dò un bacio allegramente. Insieme c'incamminiamo verso il bar, pronte per affrontare un altra giornata. Quando arriviamo, non mi aspetto di vedere una persona a cui voglio bene; rimango sorpresa da questo incontro inaspettato. Mia sorella non lo nota. Entriamo nel bar, decide ad iniziare la giornata nel migliore dei modi.

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