59.Sebastian
Mi hanno dimesso da pochi giorni.Ho scoperto che mi è stata affiancata una psichiatra,oggi ho una seduta con lei.Diciamo che ho una leggera ansia,non ne so il motivo,ma sento di essere nervoso.
Sto aspettando che Ines arrivi,mi accompagna lei…
Si è proposta di sua spontanea volontà e io ho accettato.Amo quando mi sta vicino,quando parla,quando mi guarda,quando ride,quando sorride,quando mi prende la mano,pure quando respira.Se c’è una persona che mi fa stare bene è lei.
Mio padre si rifiuta di parlarmi,dice che non mi merito il mio cognome e che non sono un vero uomo.Non me ne può fregare di meno,io non volevo andarci e ho vinto.
Mia madre si è preoccupata forse troppo e ora non vuole che io stia a casa da solo; ma le mie sorelle hanno una vita,non posso obbligarle a stare a casa.
Il mio telefono si illumina.
Sono davanti casa tua
Arrivo
Vado ad aprire la porta e quando mi vede,lei mi abbraccia subito.E’ venuta in ospedale,anche perchè l’ho vista con Nick,ma non è potuta entrare non essendo mia parente; perciò è la prima volta che ci vediamo dopo tutto quello che è successo.
“Stai bene?”Mi chiede.
“Bene forse no,ma meglio di prima”
“Ho temuto il peggio”mi rivela sottovoce mentre è ancora aggrappata a me.
“L’ho visto”dico
“In che senso?”Chiede lei.
“Io vi vedevo,ero con Nick,ero in una specie di limbo tra la vita e la morte.So che c’eri e che non ti hanno fatto entrare”lei rimane a bocca aperta.
“Hai parlato con tuo fratello?”Chiede stupita
Io annuisco e lei sembra scioccata,tanto era solo un’allucinazione.Mi hanno detto che per effetto delle sostanze io ho visto mio fratello,ma non era la realtà.Sembrava che lui fosse davvero con me,mi ha detto pure dove si siede nelle partite!
“Ne parlerai con la psichiatra?”Chiede lei.
“Si,non voglio più stare così”
Esco da casa e lascio le chiavi nel sottovaso,poi entriamo nella sua macchina.Lei guida per venti minuti,finchè non arriviamo ad un edificio bianco con tante macchine parcheggiate.La mia psichiatra lavora in più sedi e io ho deciso di andare in questa.
Entriamo mano nella mano,le sue dita sono fredde,le mie sono calde.La voglio riscaldare,non mi piace che abbia freddo.
Ci sediamo vicini e lei si avvicina a me per riscaldarsi.Nella sala ci sono altre persone:una madre con il figlio,due ragazze da sole,un uomo silenzioso,dei bambini che giocano e un ragazzino che legge.Nella stessa struttura ci sono vari servizi,tra cui pure quello del logopedista.Da piccolo ne ho avuto bisogno pure io.
Una donna con un camice bianco e dei pantaloni neri esce da una grande porta.Si guarda un pò in giro,poi mi vede.
“Sebastian?”Chiede
“Si”rispondo
“Entra pure”
Lascio Ines e le dico che ci metterò poco,dovrebbe durare un’ora.Seguo la donna che mi porta in un ufficio non troppo grande.C’è una scrivania,un tappeto,una grande finestra che dà su un giardino e qualche mobiletto qua e là.Mi siedo su una delle due sedie a disposizione,la donna va dietro al tavolo di legno.
"Allora,innanzitutto io mi chiamo Nora De Aguirre e sono la psichiatra e psicologa a cui sei stato affidato,come ti chiami?”La sua voce è calma,non sembra troppo seria.
“Sebastian Adrian Sànchez”rispondo io
“Con quale nome vuoi che ti chiami?”
“Sebastian”rispondo secco.
“C’è un motivo per cui non vuoi che venga usato il secondo nome?”Chiede,cavolo ma come fa.Non ho mai detto questa cosa,eppure lei la sa….
“Solo mia nonna e mio fratello mi chiamavano così,e solo loro potevano”
“Capisco,dimmi qualcosa di te”sembra davvero interessata.
“Beh,ho diciotto anni,vivo a venti minuti da qui.Vado al liceo,sono all’ultimo anno,gioco a calcio.Non c’è tanto da dire”
“Hai delle passioni?”Sembra di fare amicizia.
“Il calcio,solo quella.Ah,l’astronomia e l’astrologia”
“Che belle passioni,anche qualcun altro nella tua famiglia le aveva?”Sembra che voglia sapere tutto,ma cerca di non mettermi ansia.Mi piace il suo modo.
“Mio fratello,voleva entrare alla Nasa”
“E’ un grande sognatore tuo fratello”
“Era”la correggo,so che lo sa,ma non mi piace parlarne al presente.
“Vedo che sei molto segnato da questo fatto”dice
“E lei come lo sa?”Chiedo
“Usi il passato per parlare di lui.Molta gente preferisce parlare al presente,come se fossero ancora qui”
“Ma lui non è qui,e non tornerà”dico,so di essere antipatico,ma non mi importa.
“Ne sei consapevole,ci sono persone che non lo accettano e lo sperano per anni prima di capirlo”
“L’ho capito appena ho visto il suo nome su una lastra di pietra”dico,forse esagero,ma è vero.
“Quanti anni avevi?”
“Quattordici”
“Eri piccolo,eppure molto sveglio”realizza.
“Me lo ha insegnato lui”dico
“Noto che era come una guida,ti ha insegnato tutto lui?”
“Si”dico.
Non so come,ma questa volta ricordarlo non fa male.Di solito ho gli occhi lucidi.Sarà che lei sta facendo tante domande senza dirmi di preciso cosa vuole sapere.Sono io che sto raccontando tutto.Non mi era mai successo.
“So del gesto che hai compiuto,mi vuoi raccontare qualcosa?”Però è diretta.
“Non ce la facevo più”
“Cosa ti opprimeva?”Si segna tutto su un foglio,chissà cosa ne farà alla fine.
“Il fatto che mio padre volesse obbligarmi ad arruolarmi”
“E’ un argomento molto difficile,e per questo l’hai fatto?”chiede
“Non ne ero consapevole,sapevo che mio fratello si era ucciso nello stesso modo,ma non credevo di rischiare tutto”
“Quindi sapevi cosa sarebbe successo,ma hai ignorato tutto”esatto.Io annuisco e lei mi guarda,sta pensando a cosa chiedermi.
“Ti ricordi qualcosa dopo che sei andato in overdose?”Domanda azzeccata,ha beccato il centro proprio.
“Ho parlato con mio fratello e lui mi ha convinto a tornare qui”lei rimane stupita,credo si aspettasse un semplice “no”.
“Dimmi di più”
“L’ho visto,l’ho abbracciato,abbiamo parlato e mi ha portato da mia nonna per salutarla.Poi abbiamo visto i miei familiari nella sala d’attesa e io nella camera che faticavo a respirare.Mi hanno chiesto se volessi tornare sulla terra,io ho detto di si per merito di mio fratello”lei si segna tutto,ora sembra ancora più curiosa.
“Questo vuol dire che tu potevi decidere cosa fare?”Chiede
“Non lo so in realtà,io ho detto di si,ma se avessi detto di no?Credo nel destino se lo vuole sapere e penso che tutto sia già scritto.Quindi anche se avessi detto no,probabilmente sarei qui”
“E’ una buona osservazione”dice lei,sembra ancora più incuriosita.Scrive qualcosa,vorrei sapere cosa.
“E invece che mi dici della ragazza che era fuori con te?”Chiede,sapevo che avrebbe chiesto qualcosa su di lei.
“L’ho incontrata prima di Natale ed è stato amore a prima vista.Stesse passioni,stesso carattere.E’ una delle prime ad essere venute in ospedale,credo di amarla davvero”
“Si vede da come vi comportate”
“In che senso?”Chiedo
“Non tutti i ragazzi fanno appoggiare le ragazze su di loro per riscaldarle se non hanno interesse,o le tengono la mano”ha dannatamente ragione.
“E’ vero”
“Purtroppo la nostra ora è finita,è stato bello parlare con te Sebastian,ci vediamo settimana prossima”io la saluto ed esco.
Quando apro la porta bianca Ines solleva lo sguardo; mi vede e mi viene ad abbracciare.Io sorrido,sembra che io non torni da tre anni,invece è passata meno di un’ora.
“Tutto bene?”Chiede sottovoce
“Alla grande”rispondo
“Bene,andiamo?”
“Si”Usciamo mano nella mano,quanto amo questa ragazza.
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