CAPITOLO 97

Mi fido di te

Jennifer

«Svegliati dormigliona», la voce di Matthew mi chiama, ma la verità è che sto troppo bene sotto queste lenzuola, e fra le sue braccia.

L'idea di uscire da questo caldo nido creato dai nostri corpo e di affrontare l'aria fuori di Dicembre, mi fa mugolare e riappoggiare la faccia sul suo petto, agganciando il suo corpo con gli arti. Lui ridacchia e il petto vibra contro all'orecchio.

«Jenny? Dai che ho una sorpresa per te», sussurra dolcemente tra i miei capelli mentre la sua mano calda che mi circondava la vita inizia ad infilarsi sotto alla mia camicia, tracciando con i polpastrelli la mia pelle, iniziando a addentrarsi verso l'alto.

«Natale è domani, non oggi...» biascico, mentre automaticamente la mia schiena s'inarca per andare incontro al suo tocco ruvido.

Ogni terminazione sembra accendersi, il cuore inizia a battere forte inondando di endorfine le mie vene e quella pressione al clitoride che inizia a pulsare, richiamando la mia attenzione per essere soddisfatta.

«Non posso fare un regalo a mia moglie? Hai qualcosa da obbiettare?» mi chiede e la sua voce tra i miei capelli mi fa fremere, mentre il suo palmo si chiude intorno al mio seno facendo uscire un gemito soffocato dalla mia gola.

Apro solo un occhio e se quello che vedrò sarà interessante, li aprirò entrambi. Perché se per convincermi ad alzarmi vuole continuare questa lunga tortura, credo che non cederò così facilmente.

Sposto il viso dal suo petto al suo cuscino, che durante la notte abbiamo condiviso e sospiro.

Apro un occhio, trovandomi il suo sorriso e quegli occhi che sembrano brillare mentre mi osservano.

Okay già solo vedere lui è interessante.

Perciò lì apro entrambi, godendomi il suo aspetto disordinato, ma allo stesso tempo perfetto.

Ma come diavolo fa? Si sveglia prima di me e si sistema i capelli?

Si china a baciarmi anche se sa che odio dare i baci di prima mattina, per paura dell'alito, ma lui non perde mattina in cui non si avventi sulla mia bocca, come se non gliene importasse nulla.

La mano nel mentre sta giocando con il mio capezzolo, facendo divampare quel fuoco che presto diventerà un incendio fra le mie gambe.

«È questa la sorpresa?».

Lui ridacchia e mi morde un labbro per poi strofinare il naso con il mio.

«No, ma questo è un bonus».

La sua mano lascia il mio seno e inizia a incamminarsi verso il basso, dove le mie gambe sono serrate alla ricerca di sollievo.

«Mi piacciono i bonus» ammetto e quando sento la sua mano scendere sul mio pube, mi ritrovo a riaprire le gambe pronta a cedere al suo tocco.

«Però questo ha un prezzo...se indovinerai la sorpresa, ti scoperò fino a farti gridare il mio nome» mormora mentre un suo dito s'infila dentro di me facendomi sussultare e gemere, per poi togliersi lentamente, lasciandomi un vuoto che urla di essere colmato di nuovo.

«Altrimenti?» chiedo, mentre ricerco quel contatto trattenendo un gemito sofferto.

Sento il suo ghigno sulla mia pelle, prima di sentire un suo morso leggero sopra alla spalla. Gemo e arriccio le dita dei piedi colta dal piacere mentre con le unghie mi aggrappo al suo braccio.

«Andiamo a fare colazione...» sussurra e la sua voce roca accarezza le corde dentro di me, facendomi tremare.

Quindi o gioco o niente.

La sua mano torna all'attacco e spruzzi di colore sembrano colorare la mia mente, mentre quel piacere che chiede di essere accontentato non riesce a farmi pensare ad altro.
Come una nebbia fitta.

«Sto aspettando...» sussurra e poi per accentuare la sua richiesta, infila due dita dentro di me, toccando quel punto speciale che amplifica le onde che mi percorrono il corpo.

«Una cena?» farfuglio, iniziando ad accompagnare le sue dita alla ricerca di soddisfare la mia eccitazione, ma lui all'improvviso toglie di nuovo le dita. Un urlo si soffoca nella mia gola mentre sollevo gli occhi verso i suoi, fin troppo divertiti.

«Sbagliato...» mormora lui mentre i miei occhi lo fulminano.

Vuole giocare? Va bene.

Con lentezza con la mano scendo lungo il suo braccio, il suo addome, fino ad arrivare ai suoi boxer tesi a causa della sua erezione. L'afferro attraverso il tessuto notando il suo viso cambiare e sentendo il ringhio uscire dalla sua gola.

Ci gioco, accarezzo tutta la sua lunghezza fino a finire alla sua punta che inizia a inumidire il la stoffa, e quando noto i suoi occhi chiudersi dal piacere, lascio la presa.

Mi godo il suo viso colto dallo stesso fastidio che ancora mi percorre le mie vene. Touché amore.

«Un gioiello?» chiedo continuando il suo gioco con un sorriso sul volto. L'idea che anche lui è così preso da me come io lo sono di lui, manda scariche di adrenalina al mio cuore che già batte forte.

Scuote la testa mentre si volta completamente verso di me e mi afferra per la coscia per stringermi di più a sé.

«No» mormora mentre lo sento abbassarsi i boxer e la sua erezione sbattere contro la mia intimità. In un attimo afferra le mie cosce e mi fa appoggiare completamente la schiena contro al materasso con lui sopra di me.

Entra dentro di me e un urlo esce dalla mia bocca mentre quella nebbia colorata sembra avvolgermi sempre di più.

«Un viaggio?» farfuglio mentre le sue spinte mi annientano e il piacere si espande come una macchia d'olio, in ogni terminazione nervosa.

La sua mano mi afferra il viso e io apro gli occhi incrociando il suo sguardo divertito. Si china e mi bacia con la lingua che m'invade, mentre il suo cazzo spinge dentro di me provocandomi versi di piacere che senza alcun controllo escono dalla mia bocca.

Mi aggrappo a lui e perdo le mani nei suoi capelli spingendolo di più verso di me, e con le gambe lo circondo, incrociandole dietro alla sua schiena.

«Indovinato» mormora sulle mie labbra, per poi chinarsi finendo di aprire un bottone della mia camicia di notte, per leccarmi e mordicchiare un capezzolo. I miei gemiti sempre più forti invadono la stanza confondendosi con l'aria calda dei nostri respiri e con il lieve rumore delle lenzuola che sfregano tra di loro con i nostri movimenti.

«Ho vinto, voglio il mio premio» sussurro con le mani ancora fra i suoi capelli accompagnando i suoi movimenti tra i miei seni.

Potrei lasciarmi andare da un momento all'altro ma mi manca quella scintilla, quel piccolo passo per lasciarmi cadere nell'orgasmo. E so che lui sta facendo apposta a ritardare quel momento, cazzo se lo so, sta giocando come un gatto con la sua preda e questa cosa mi sta facendo impazzire.

«Pregami...supplicami» mormora con voce smielata, per poi sollevarsi per guardarmi negli occhi, pronto a godersi il mio sgomento. Che stronzo.

«Scordatelo...» mormoro con un filo di voce.

Lui sorride e si morde il labbro inferiore per poi rilasciarlo cadere al suo posto, mentre con la mano arrivo al mio punto più sensibile per soddisfare il mio piacere. Ma proprio quando sono sul punto più intenso, lui mi solleva entrambe le mani e con una sua mano me le blocca sopra alla testa, in una morsa stretta sui polsi.

«Non ci provare piccola».

«Sto ancora aspettando la tua supplica», sussurra rincarando la sua pretesa.

Un ringhio quasi animale esce senza controllo dalla mia gola, mentre lui spinge ancora dentro di me, attento a spingermi al limite e lasciandomi sul filo del rasoio.

Senza più controllo mi allungo verso il suo labbro inferiore e lo mordo fino a sentire il sapore di ferro sulla lingua.

«Ti prego...Matt fammi venire», sento solo il suo sorriso accarezzarmi, prima che me ne renda conto lui lascia la presa sui miei polsi e si toglie da me, poi mi volta mettendomi in ginocchio e allargando le gambe, prima di tornare con forza dentro di me. Urlo, ma accolgo ogni sua spinta e lascio che il piacere e la frenesia s'impossessino della mia mente.

Con la mano raggiunge il mio clitoride e in pochi secondi, la scintilla scatta  e una potente ondata di piacere invade le mie vene, i miei nervi e ogni muscolo, lasciando solo un'involucro vuoto.
Con il cervello annebbiato mi abbandono contro al cuscino, mentre lui viene dentro di me con un gemito roco e accompagnando tutto con delle ultime spinte.

Esce da me e mi attira a sé mettendomi sul fianco e stringendo la mia schiena contro al suo petto caldo, con le sue braccia che mi avvolgono, stringendo forte.

«Cazzo quanto ti amo», sussurra dolcemente al mio orecchio, con il fiato caldo mi stuzzica il collo.

Sorrido e volto il viso per poterlo guardare negli occhi ancora elettrici e caldi.

«Ti amo» sussurro, prima di lasciarci un dolce bacio sulle labbra calde e con il nostro profumo che si mescola e m'inonda le narici.

«Ma sei uno stronzo» sussurro e la sua risata calda mi avvolge come una coperta calda facendomi fremere. Le sue mani mi fanno voltare e mi fa circondare il suo corpo con una gamba, mentre l'altra mi attira contro al suo petto ancora ansimante.

«Ma sono uno stronzo che ti porta in Europa per il nostro anniversario».

Il mio corpo si congela mentre la sua frase si ripete nella mia mente come un'eco che tarda a tornare.

Cosa? Ha detto davvero Europa?

«Jenny? Mi aspettavo un'altra reazione», sussurra lui prendendomi il viso fra le mani, come per assicurarsi che stia bene.

Senza preavviso mi avvento sulla sua bocca e gli salto completamente addosso, facendolo sdraiare sul materasso con la schiena.

«Davvero?» chiedo con il cuore che per l'emozione mi rimbomba nelle orecchie, mentre il mio stomaco sembra sotto l'attacco di migliaia di farfalle.

Lui ride mentre i miei capelli circondano il suo viso come una tenda dalla quale entra solo qualche spiraglio di luce.

«Si amore mio» sussurra e poi si solleva per baciarmi ancora, e mi fa urlare dalla sorpresa quando mi afferra e mi fa incrociare le gambe dietro alla sua schiena per alzarsi dal letto, andando verso il bagno.
Apre il rubinetto e poi entra con me sotto al getto caldo della doccia, senza prima essersi liberato dell'unico indumento che solo in parte ancora mi copriva.

Quando entriamo in cucina, Joyce solleva lo sguardo su di noi e il suo viso si dipinge di rosso, completamente colta dall'imbarazzo

E non posso fare a meno di esserlo anch'io. Cazzo ci ha sentito. «Ecco la colazione signori» annuncia, indicando dei piatti pieni di frutta, una brocca con del succo di frutta e infine i pancake, i quali sentivo il loro profumo persino dalla camera. I miei preferiti.

Mi accanisco sui pancake mettendoci sopra i mirtilli e dello sciroppo d'acero, pronta a gustarmi questo prelibato pasto super calorico, dopo l'attività intensa di poco fa.

Matthew scoppia a ridere.

«La solita golosa» osserva divertito, mentre gli faccio la linguaccia.

Joyce lascia la stanza in fretta, sentendosi di troppo, e io guardo Matthew con il viso che mi sembra andare a fuoco.

«La mettiamo in soggezione» commento.

Lui ride incrociando il mio sguardo, portandosi nel mentre uno dei miei mirtilli inondato dallo sciroppo d'acero, alle labbra.

«Non lo sarebbe e tu non urlassi mentre...» non gli faccio nemmeno finire la frase, che gli lancio un chicco d'uva in faccia centrando il suo naso.

«Ehi, stavo solo dicendo la verità!» si difende con un sorriso sornione stampato sul suo viso.

Gli faccio una linguaccia mentre i miei occhi lo fulminano silenziosi.

«Stai attenta con quella lingua, mi fai venire in mente strane idee» mi avvisa e io arrossisco, mentre continuo a mangiare i miei pancake.
E quando lui cerca di rubarmene uno, sposto il piatto. «Non toccare i miei pancake!» esclamo chiudendo gli occhi a una fessura, mentre lui mi guarda sorpreso ma anche divertito. «Egoista» mormora con voce roca, e io annuisco fiera.

«Sì, lo sono con i dolci e con te» un sorriso buffo spunta sul suo viso e io gli cedo un pezzetto della mia colazione mentre accompagno tutto con un caffè.

«Ah prima che mi dimentico» mormora una volta finita la colazione, spostandosi in salotto. Lo seguo e lo osservo mentre tira fuori dei fogli pinzettati da una busta gialla.

Li appoggia sul tavolo e li volta verso di me.

«Dovresti firmare questi documenti, servono al notaio» confessa, passandomi anche una penna a sfera nera.

Sono passati tre mesi dall'incontro di quell'uomo, cosa vuole ancora?

«Cosa sono?» chiedo, guardando impaurita tutti quei fogli.

«è per la proprietà dell'azienda, tra pochi giorni sarà completamente intestata a me e visto che non abbiamo nessun contratto prematrimoniale, dobbiamo aggiungere l'azienda come nuovo bene in comune, serve anche il tuo nome».

Mi spiega e tutto mi torna, effettivamente mancano pochi giorni all'anniversario e l'azienda sarà ufficiosamente sua. E ricordo anche che non abbiamo fatto nessun patto prematrimoniale a parte quel contratto che non abbiamo mai rispettato.

«Quindi sarà anche mia...ne sei sicuro? Possiamo aspettare che finisce l'anno e fare un post-prematrimoniale se vuoi...».

L'idea di avere tutto quello che ha lui non mi è mai piaciuta, ma per un anno avevo lasciato correre, ma ora sembra tutto così serio.

Lui viene dietro di me e mi abbraccia appoggiando la testa sulla mia spalla, per poi lasciarmi un dolce bacio sulla guancia.

«Non m'interessa, non voglio alcun accordo, io mi fido di te» mormora e poi mi lascia un dolce bacio sulle labbra facendomi mancare il respiro per qualche istante.

La sua rivelazione è come della crema fresca su una scottatura, un sollievo e anche un piacere. Lui si fida di me.

«Va bene», sussurro e firmo fino all'ultimo foglio.

Infine butto giù la penna, non ho nemmeno letto una pagina, ma mi fido anch'io di lui.

«Ora vai subito a preparare le valigie, perché dopodomani si parte», commenta sorridente.

«Grazie amore» mi alzo in punta di piedi e lo bacio, ma quando mi stacco da lui, mi afferra il braccio attirandomi ancora a sé con una giravolta, che mi fa schiantare contro al suo petto. Mi lascia un bacio dolce sulle labbra e poi sulla fronte, prima di lasciarmi andare, con il cuore più leggero.

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