CAPITOLO 9
Jennifer
Pranzo imbarazzante pt.1
«Jennifer non sono sicuro di volerlo fare» brontola Matthew dall'altra parte del telefono, mentre io sorrido ebete ad immaginarmi il suo volto, in pieno panico.
«Matt ora tu porti il tuo culo qui, o di addio al contratto» sospira rumorosamente, si starà chiedendo se è peggio perdere l'eredità o passare una giornata insieme alla mia famiglia.
Ricordo che da piccola, Matthew passava gran parte del tempo dopo la scuola a casa nostra, i suoi genitori non c'erano mai e per non stare solo, Chad lo invitava sempre a casa.
Ancora ricordo quel piccolo bambino dai capelli neri e gli occhi verdi, che mi tirava le treccine e mi faceva i dispetti. Sorrido, persa nei ricordi, ma la voce di Matthew mi riporta alla cruda realtà.
«Sto arrivando, solito indirizzo?» mi chiede con una nota di rammarico. Riesce a mandare avanti una corporazione multimilionaria, ma se si tratta di affrontare la mia famiglia, sembra un gattino impaurito su un albero.
«Solito indirizzo» gli rispondo con forse troppa ilarità nella voce. Saperlo in difficoltà mi dà una certo gioia che poche cose mi danno.
Chiudo la chiamata e mi appoggio contro il sedile, guardando il mio vecchio quartiere, che non è cambiato di una virgola a dire il vero. Casette silenziose, con i loro giardini perfetti, circondati da staccionate bianche.
Se mi concentro bene, mi sembra di sentire il rumore dei passi veloci sull'erba, mentre correvo per nascondermi.
A quell'età tutto era così semplice, sebbene la voglia di crescere era sempre presente come un tarlo nella testa.
Ora invece, vorrei tornare a quella spensieratezza, a quell'ingenuità.
Quei pensieri subito vengono sostituiti dal vuoto, che ieri ho trovato, appena rientrata in casa.
Le cose di Aiden erano sparite, i suoi trofei, i suoi vestiti e le sue foto, aveva preso tutto ed era andato via, come se, non fosse mai esistito. Come se fosse stata un'illusione, o meglio un sogno durato due anni. Se n'è andato via, senza lasciare nemmeno un messaggio di addio, solo un vuoto.
Ho passato la notte a piangere sul cuscino, mentre la nostra ultima conversazione continuava a ripetersi nella mia testa, come un loop infinito. Avevo cercato pure di chiamarlo, per poi sentire una voce robotica, che con tono monotono mi avvisava che il numero, che stavo chiamando, era inesistente. Ero arrivata pure sul punto di lasciar perdere questa pazza idea e di abbandonare Matt...ma non ho più niente da perdere ormai, solo da guadagnare altro tempo prezioso.
Aspetto paziente davanti alla casa dei miei genitori e guardo, il cielo, senza alcuna nuvola. Al contrario di me, che dentro ho una tempesta, che mi rimbomba nelle ossa, pronta ad lanciare i suoi fulmini. L'ansia mi stringe lo stomaco e i brividi non smettono di scorrermi lungo la schiena. Forse è stata una pessima idea, perché so che questo pranzo non andrà bene, ma devo pur dire ai miei genitori che mi sposo, ma soprattutto che è fra due settimane. Il 28 dicembre, sarò sull'altare a dire di sì ad un uomo che non amo e che la me adolescente vorrebbe ancora prendere a calci. Ieri sera ho firmato il contratto con Matt dopo che ho provato per quasi due ore a fargli abbassare la mia "ricompensa", senza successo. Nemmeno riesco ad immaginarmi una cifra del genere, figurarsi averla tra le mani.
Qualcuno bussa contro al mio finestrino e sobbalzo dallo spavento, per poi vedere il viso perfetto di Matt, con un sorriso sornione. Apro la portiera e lo guardo dalla testa ai piedi, soffermandomi sulla giacca grigia, che in un modo quasi magico gli modella il busto e gli conferisce un'aria davvero seria, rispettosa, ma soprattutto sexy. Oddio no! Non posso ricascarci con lui.
Deglutisco e ritorno a guardare quegli smeraldi verdi, che possiede al posto degli occhi. Scintillano, mentre attenti mi studiano, dalla testa ai piedi. «Sei pronto?» gli chiedo, mentre uno strano calore si insinua sulle mie guance.
«Dovrei fartela io la domanda, sembri nervosa», mormora socchiudendo leggermente gli occhi, mentre la sua mano si appoggia sulla mia guancia, provocandomi una leggera scossa, che mi fa allontanare. Cos'è stato?
«Sto bene» borbotto infastidita, per poi dirigermi verso la casa, senza aspettarlo. Una volta davanti alla porta mi volto verso di lui e sospiro profondamente «hai letto il copione? Ci siamo rincontrati due anni fa, ci siamo messi insieme ma abbiamo tenuto la cosa nascosta, perché io non volevo la stampa nella nostra vita, ma che mi hai chiesto di sposarti ieri...tutto chiaro?» gli chiedo mentre guardo la sua espressione di stupore, di fronte alla patetica storia che ho creato per l'appunto ieri.
«Ricordo tutto» sussurra indicandosi la testa. Sbruffone. Apre la sua mano davanti a me, guardandomi negli occhi, come per sfidarmi. Mi mordo il labbro per poi intrecciare la mia mano con la sua, che automaticamente stringe forte.
Forse per darsi forza o per rendere più reale questa finzione, anche se in realtà, una piccola parte di me, pensa che l'abbia fatto solo per calmare il mio tremolio, che all'improvviso sparisce.
«Entriamo in scena allora» annuncia, per poi suonare il campanello affianco alla porta. Mentre il mio cuore non fa altro che rimbombarmi nelle orecchie, così forte, che ho paura lo possa sentire. Mi sento come se stessi per entrare nella tana di qualche bestia feroce, che presto mi farà a pezzi, godendosi il suo banchetto.
La porta si apre e mio padre appare, zoppicando con un bastone davanti a noi. «Papà che ci fai in piedi?» gli chiedo lasciando la mano di Matt, per abbracciarlo dolcemente. Ultimamente ho sempre paura di stringerlo troppo forte, perché ho il terrore di romperlo in mille pezzi. So che è una mia stupida e insensata paura, ma è più forte di me.
«Victor Marcus Miller vai subito a sederti!?» lo rimprovera mia madre, con tono alto in lontananza, ma mio padre sembra ignorarla e guarda incuriosito l'uomo dietro di me.
«Io ti conosco», afferma, per poi socchiudere gli occhi a due fessure per osservarlo attentamente. «È un piacere rivederla signor Miller» dichiara Matthew, con voce dolce. Mi volto a guardarlo, notando un sorriso sincero sul suo volto. Sussulto dalla sorpresa, finché il suo sguardo non si sposta su di me. I suoi occhi magnetici mi studiano, come se riuscissero a spogliarmi, mentre la luce del sole li rende ancora più luminosi, com'è possibile?
Mio padre esclama un urlo sorpreso e zoppicando si avvicina a lui, abbracciandolo goffamente.
«Matthew, che bello rivederti figliolo». Li osservo meravigliata, e colta da uno strano calore nel petto, cerco lo sguardo di Matthew. Come se si sentisse osservato, incrocia il mio sguardo, e sussulto a vedere i suoi occhi lucidi. Si è commosso?
Non ricordo che provasse questo affetto per la mia famiglia, ma soprattutto che avesse questo legame con mio padre.
Forse perché ero troppo impegnata ad odiarlo e al tempo stesso amarlo. Non faccio in tempo a osservare meglio la sua espressione, che mia madre arriva con indosso una delle sue stravaganti tute e uno strofinaccio in mano.
«Victor!» richiama mio padre con tono autorevole, ma appena si accorge del mio accompagnatore, si zittisce e rimane a bocca aperta, anche se mi sfugge se sia per stupore o per disdegno.
Mia madre odia il genere di persona che Matthew rappresenta, ricco, arrogante e con le mani bucate. Perché so già, che i suoi occhi hanno già adocchiato il suo completo, il suo orologio e il suo portamento. Perciò non resterei sorpresa nello scoprire che non gli piace.
Ma al contrario e meravigliandomi, lei gli sorride e lo saluta calorosamente. «Matthew caro, quanto tempo», sussurra lasciandogli un bacio veloce sulla guancia liscia.
«Non sapevo che saresti venuto, entra che fa freddo», lo invita per poi spostarsi, lasciandoci entrare nella piccola cucina. Ma appena chiudo la porta alle mie spalle, il mio coraggio sembra essere rimasto fuori, insieme al freddo di dicembre.
«Caro, che bello rivederti dopo tutto questo tempo», sussurra lei con tono esaltato. Ma nel giro di pochi secondi il suo sguardo diventa sospettoso, alternandosi da me a lui. Il momento che tanto ho temuto.
«Posso chiedervi come mai siete qui, insieme?» chiede lei curiosa, e mi ritrovo a deglutire, mentre tutto il discorso che mi ero preparata, sembra essersi volatizzato dalla mia mente. Matthew al contrario, sicuro di sé, mi mette un braccio intorno ai fianchi e mi attira contro al suo petto, facendomi mancare il respiro per un attimo.
«Dai diglielo tu, Jenny», sussurra Matthew al mio orecchio, per poi sfidarmi con lo sguardo, che stronzo arrogante. Deglutisco e seguo la sua recita, rilassandomi con fatica contro al suo corpo «mamma e papà, oggi sono qui per dirvi che io e Matthew...» sposto lo sguardo su Matt, che come se lo sentisse, si gira a guardarmi, osservandomi con una strana dolcezza e un sorriso affettuoso.
Il mio cuore sobbalza e senza poterlo controllare un fuoco mi incendia il viso, lui sembra accorgersene e cercando di nascondere il suo inconfondibile ghigno, torna a guardare i miei genitori. Mi sento come se qualcuno avesse accesso dentro di me un fuoco che si sta mangiando avido tutto il mio ossigeno, le mie parole e la mia sicurezza.
Matt mi stringe ancora più contro di lui, come per richiamarmi dal mio silenzio, facendomi fremere, come una foglia al vento.
Perché riesce ancora a farmi questo effetto, dopo tutto quello che mi ha fatto? So che me ne pentirò, ma ormai non posso più tornare indietro.
«Siamo fidanzati», mormoro, cercando di tenere la mia voce il più neutrale possibile. Gli occhi di mio padre si illuminano e senza esitare mi abbraccia, come se aspettasse da tanto una notizia del genere. «Congratulazioni tesoro, non puoi immaginare la mia felicità» mi sussurra all'orecchio, facendomi venire le lacrime agli occhi. Mentre mia madre alle sue spalle sembra esser rimasta sorpresa ma anche...dispiaciuta? Ma l'espressione ritorna subito sorridente, e come se nulla fosse successo mi abbraccia anche lei. «Sono felice per te tesoro», sussurra, anche se i suoi occhi non mi dicono la stessa cosa.
Mio padre stringe la mano a Matt e gli dice qualcosa vicino all'orecchio, che però non riesco a sentire, perché Chad entra nella stanza facendomi sobbalzare. «Che sta succedendo qui?» chiede, entrando in cucina con un sorriso estasiato. Ma poi i suoi occhi scuri incontrano quelli di Matt alle mie spalle, e la mascella scatta, i pugni si serrano e il suo corpo si irrigidisce.
«E tu che ci fai qui? Pensavo fossi andato via», mormoro colta alla sprovvista. Non ci sarebbe dovuto essere, eppure eccolo qui, davanti a me, con uno sguardo a dir poco socievole.
«Questa è casa mia Jenny, non devo darti spiegazioni, piuttosto cosa ci fa lui qui, con te?» mi chiede con tono alterato, ma il suo sguardo infastidito non si stacca dalla faccia del mio finto fidanzato.
«Chad smettila di fare il burbero rompiscatole, Jenny e Matthew sono qui insieme, perché si sono fidanzati» annuncia mio padre, che ignaro scatena una guerra, che subito accende di rabbia gli occhi di Chad. Mi sorpassa e va dritto verso Matt, che non sa come reagire. Starà pensando "devo difendermi o lasciarmi picchiare, dal pazzo fratello della mia finta futura moglie?"
«Mi avevi promesso che non avresti mai toccato Jenny», ringhia Chad con rabbia, per poi prenderlo dal bavero della giacca.
Chad ovviamente non lo sa, ma se non ha mantenuto la promessa all'epoca, perché dovrebbe farlo ora? Matt sospira profondamente e mi osserva in cerca risposte, che non so dare.
«Chad eravamo ragazzini, ormai siamo cresciuti» si difende lui, e il viso di mio fratello si oscura dalla rabbia. Devo fare tutto io? Appoggio una mano sulla spalla di mio fratello, obbligandolo a spostare il suo sguardo su di me.
«Chad smettila e lascialo stare, non siamo più bambini e di certo non puoi controllare la nostra vita», puntualizzo infastidita. Tutto per degli attimi si ferma, come la quiete prima della tempesta. Silenziosa ma letale. Chad lascia il bavero di Matt e indietreggia di un passo, senza staccare il contatto degli occhi con me.
Faccio un respiro soddisfatto per il mio intervento, ma prima che possa riaprire gli occhi, il suo pugno colpisce lo zigomo di Matt. Immediatamente allontano Chad e mi metto davanti alla sua nemesi. «Ma che diavolo ti prende?!» gli urlo contro, per poi girare lo sguardo verso Matthew, mentre il cuore nel mio petto continua a saltare, come se fosse su un trampolino.
«Stai bene?» gli chiedo, preoccupata allontanandomi da un Chad, che si sta prendendo delle strigliate dei miei genitori. Ma io non riesco a sentirli, mi sembra tutto ovattato, mentre mi concentro solo su Matthew.
Gli afferro il viso osservando attentamente la sua guancia già rossa «dobbiamo metterci del ghiaccio per non far uscire il livido», farfuglio frettolosamente.
So benissimo che se lui si fosse difeso, o avesse anche solo previsto il pugno sarebbe stato in vantaggio, sia per la sua forma fisica sia per le diverse lezioni di boxe che ha frequentato al liceo. Però non lo ha fatto.
Il mio occhio, involontariamente cade sui suoi muscoli, che si intravedono sotto la giacca, attraverso la stretta camicia bianca e soffoco un ansimo. Davvero? Sto ansimando per dei muscoli praticamente nascosti? Dovrei farmi vedere davvero da qualcuno. Recentemente ho picchiato la testa da qualche parte?
Lui mi mette due dita sotto al mento obbligandomi a guardarlo negli occhi, e la prima cosa che noto è il suo sorriso seducente, che gli illumina il viso, mascherando il rossore causato dal pugno. «Sto bene Jenny», mormora vicino al mia pelle, da sembrare una carezza. Soffoco un gemito di frustrazione per quel nomignolo, che solo lui sa rendere così fastidioso e cerco di riprendere il controllo del mio corpo, ma soprattutto della mia mente. Devo solo allontanarmi e non guardarlo.
Perciò sposto lo sguardo su Chad, che al contrario non smette di fulminarci con i suoi occhi scuri come l'ebano. «Chad che cazzo ti prende?» gli urlo contro, mentre mio padre si appoggia alla sedia, improvvisamente stanco. Un altro motivo per odiarlo in questo momento. Doveva davvero fare tutta questa sceneggiata davanti a papà?
Mi avvicino al frigorifero e afferro una busta di pisellini congelati, per poi posarli sulla guancia di Matt, che in risposta mi sorride dolcemente. Appoggia la sua mano sulla mia, bloccandomela e scaricandomi addosso brividi, che non dovrei provare. È letteralmente come mettere il dito in una presa elettrica.
«Chad ora te ne vai» esige mio padre per poi posarsi una mano sul cuore. Faccio per staccarmi da Matt per assisterlo, ma lui alza la mano per fermarmi. Mio fratello sorpreso spalanca gli occhi, osservando attentamente mio padre, che con sguardo serio gli indica la porta. Lui non ribatte, probabilmente per non combattere una guerra già persa. Ma prima di uscire si china su di me e mi guarda dritto negli occhi «lui non ti merita Jennifer, è solo uno stronzo e presto te ne accorgerai» sibila e lo spintona, per uscire di casa, lasciando un grande silenzio dietro di sé.
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