CAPITOLO 62
Tiranno
Jennifer
Faccio una smorfia di dolore, e finalmente mi decido ad alzarmi dallo scomodo divano, che questa notte non mi ha fatto chiudere occhio. In più, la breve conversazione con Matt, continuava a girarmi nella mente, provocando mille domande a cui non ho saputo dare risposta. Ho chiuso con lui, o almeno ci ho provato, cercando di essere più convincente possibile. In realtà tutto il mio corpo voleva dirgli altro, mi sono conficcata le unghie nella pelle, mentre lacrime silenziose scaldavano e allo stesso tempo bagnavano la mia pelle.
Una parte di me l'ha fatto per potergli tirare fuori qualche reazione, per sentirgli dire che non poteva lasciarmi, anche se è successo qualcosa di simile. Mi ha chiesto di dormici su, e per quel poco che sono riuscita a chiudere occhio, l'ho fatto.
E sono tornata alla scelta iniziale. La migliore cosa da fare è finire questo anno senza alcuna relazione sentimentale, mentre l'unica cosa che vorrei fare è l'esatto opposto.
Ancora una volta non ha avuto il coraggio di confessarmi cosa sono io per lui.
Mi stropiccio gli occhi e vado in cucina, dove trovo una Tess addormentata quanto me, che sta sorseggiando un caffè. «Ciao tesoro, allora come hai dormito?» domanda osservandomi attentamente dalla testa ai piedi.
Faccio una smorfia dolorante e mi siedo accanto a lei, afferrando la brocca del caffè.
«Posso immaginare...sei passata dal dormire insieme al tuo diavolo, al mio scomodo divano», commenta, per poi scoppiare a ridere.
«Sei una pessima amica!» sussurro, per poi guardarla male.
«Non è vero! Se fossi stata una pessima amica, ti avrei fatto dormire per terra o peggio ti avrei costretto a ritornare da tuo marito!» rido e gli faccio la linguaccia, per poi afferrare un biscotto al cioccolato.
«Dovresti davvero tornare da lui», sussurra improvvisamente seria. Sospiro e ignoro il suo sguardo accusatore e profondo. «Tornerò a casa, ma non da lui», rispondo decisa, almeno con il tono.
«Lo sai, che non sei mai stata brava a mentire? Io ti leggo e ti conosco Jen», commenta per poi uscire dalla stanza, lasciandomi sola con i miei pensieri.
Quando esco da casa, mi affretto a prendere un caffè al bar, per togliermi dalla bocca quello bruciato di Tess, quella ragazza mi vuole avvelenare o è solo pessima a fare il caffè.
Mi fermo sul marciapiede pronta a chiamare un taxi, quando mi rendo conto di William, che dall'altra parte della strada, mi sta guardando e salutando con la mano. Che diavolo ci fa qui? Attraverso la strada e mi affretto a raggiungerlo, ma mi accorgo del suo viso sciupato e dei suoi vestiti sgualciti. Le prove che la notte l'ha passata in macchina, invece che a casa sua.
«Ti ha fatto passare la notte in macchina?!» gli chiedo completamente scioccata dal fatto che gli abbia davvero chiesto di restare a dormire, sotto alla casa di Tess.
«Io obbedisco solo a gli ordini, signora Dallas» si difende per poi sistemarsi la cravatta allentata. Furiosa gli cedo il mio caffè non ancora bevuto e cerco il telefono nella borsa.
«Mi dispiace tanto William, ora sistemo la situazione» non fa in tempo a ribattere, che sto già chiamando Matt.
«Jenny?» la sua voce è preoccupata, quanto roca dal sonno. Cazzo quanto è bella.
«Hai fatto dormire William sotto a casa di Tess?! Ti rendi conto di quanto sia sbagliato? Sei solo un tiranno che crede di poter fare quello che vuole, solo perché nessuno ti dice di no!» gli urlo contro, per poi iniziare a fare avanti e indietro, mentre William si chiude in macchina lasciandomi la mia privacy.
«Buongiorno anche a te Jennifer, noto che la tua mattina è iniziata splendidamente», sussurra spiazzandomi e bloccando ogni mia parola.
«E comunque l'ho fatto per la tua sicurezza, sei mia moglie e questo comprende dei pericoli, quindi non devo chiederti il permesso per farti controllare, infine, William è un mio dipendente oltre a una guardia del corpo, e ha fatto solo il suo lavoro».
Sbuffo, mentre la mia rabbia svanisce, non ha del tutto torto.
Ma se avessi saputo che la mia fuga avrebbe costretto ad un povero uomo di passare la notte in auto, ci avrei pensato due volte.
«Come ho detto, sei un tiranno» ribatto e lo sento ridere, «se lo dici tu» sussurra, e di colpo l'imbarazzo, ci cade addosso come acqua, fredda e agghiacciante.
«Mi sei mancata stanotte» sussurra di nuovo, e il mio cuore si stringe in una morsa talmente intricata che sarà impossibile liberarlo.
Sto per dirgli che anche lui mi è mancato e che lo amo, ma l'orgoglio e la dignità, almeno quella poca che mi è rimasta, vincono sui miei sentimenti.
«Ci vediamo al lavoro, sto arrivando» sussurro e lo sento sospirare.
Lo immagino a stropicciarsi gli occhi, come quando si alza dal letto, mentre assonnato sceglie la camicia e la cravatta da mettere.
«Ascolta, mi hai chiesto un po' di tempo, perciò stai con Tess oggi e divertiti, basta che...» deglutisco mentre una piccola parte di me, molto piccola, è delusa dal fatto che oggi non lo vedrò.
Ma la ignoro e lo incoraggio a continuare «che cosa?» gli chiedo. Lui sospira profondamente, e alla fine cede «basta che stasera torni a casa», sussurra, con tono incerto.
Sorrido, mentre la me interiore, salta dalla gioia «va bene, stasera torno a casa» accetto e lo sento sospirare dal sollievo.
«Ma se vai in giro, devi farti accompagnare da William, e su questo non cambierò idea» mi avverte, per poi salutarmi velocemente per non farmi ribattere. Alzo gli occhi al cielo e sorrido mentre il mio cuore ricomincia a battere.
***
«Tess ti presento Megan Black, suo marito lavora con Matt e stanno pensando di trasferirsi qui a New York» si stringono la mano e si sorridono «lei Megan è la mia migliore amica Theresa» la presento, beccandomi uno schiaffo leggero sul braccio, per aver detto il suo nome intero, che tanto odia.
«Bene ora possiamo andare a spendere i soldi di Matthew» commento ironica, facendole sogghignare, mentre percorriamo le strade dell' Upper East Side.
«Questo e perfetto per te» afferma Tess mostrandomi un corto vestito dal colore beige e con delle pietruzze sulla leggera scollatura.
«Matthew, non mi farebbe mai uscire di casa con quello addosso» osservo, mentre nella mia mente lo vedo chiudere la porta della camera per non farmi uscire. Comportamento altamente maschilista? Ovvio, ma nemmeno io uscirei di casa con quel pezzo di stoffa, mi coprirebbe di più un bikini.
Megan sorride maliziosa, mentre sposta le grucce, provocando quel fastidioso rumore metallico, «serve proprio a quello tesoro».
Lei e Tess scoppiano a ridere, mentre io le guardo interdetta, mordendomi il labbro per non accompagnarle.
«Non abbiamo problemi con quello» dichiaro per poi riappendere il vestito, ignorando i loro sguardi indagatori. Piccole pettegole.
«Ci mancherebbe!» commenta Tess. Loro si guardano per qualche istante, e scoppiano ancora a ridere, senza includermi.
«Ti ricordo che stai parlando di mio marito», la rimbecco, ma lei mi ignora, e continua sogghignare.
Ormai è passata già qualche ora, abbiamo fatto merenda in un locale, per poi perderci di nuovo tra i negozi, che dominano la città. Tra di loro hanno subito trovato affinità, cosa che mi rende felice.
Meghan si avvicina e mi prende la mano avvicinandosela al viso «ma è fantastico», ci metto qualche momento a capire a cosa si riferisce. Ma poi guardo la mia mano, quel maledetto anello.
Ogni volta che mi cade lo sguardo, mi si contorce lo stomaco.
«L'ha scelto Matt» farfuglio, e al ricordo del momento di ieri, divento paonazza. Perché ogni volta mi sento investita come da un treno appena penso a lui?
«È davvero bellissimo e unico», commenta anche Tess che già ieri mi a colmato di complimenti. Quando incrocia il mio sguardo, sembra leggermi nella mente e con gli occhi sembra voler dirmi dire: torna da lui.
Tess e Meghan si allontanano, verso la zona degli accessori e io riguardo l'abito corto beige, prima di superarlo, senza prima sfiorarlo un ultima volta. Sorrido e faccio per raggiungerle, quando qualcosa mi frena.
«Jennifer Miller», la voce stridula così familiare all'improvviso mi fa rabbrividire. Mi volto ed eccola lì, la donna più odiosa del mondo, Carrie Adams.
«Carrie», sussurro a denti stretti, cercando di sfoderare il mio miglior finto sorriso.
«Ho saputo che ci sono problemi in paradiso», farfuglia, per poi posarsi una mano sul petto come se si sentisse triste per l'accaduto.
Le sue unghie laccate rosso afferrano la sua collana, giocando con la catenella mentre i suoi occhi mi squadrano e mi analizzano peggio di un esame agli rx.
«Spero che non sia stato per il bacio che c'è stato tra me e Matt, ti giuro che non l'ho voluto, ma è successo», certo, ci credo poco.
«Non sei così importante Carrie da poter rovinare la nostra storia, anzi tra me è Matt va alla grande», mento, cercando di essere più convincete possibile.
«Però effettivamente ora che ci penso volevo proprio parlare con te» mormoro, mentre la mia mente torna a settimana scorsa quando dopo ore ad esaminare documenti su documenti, ho scoperto il suo sporco segreto.
«La A&S è l'azienda tua e di tuo padre giusto?» le chiedo anche se so già la risposta, anzi devo finire di scrivere il rapporto, che poi consegnerò a Matt, con tutte le prove. Però non resisto e l'affronto.
Noto il suo cambiamento nel volto, la mascella s'indurisce e una vena pulsante spunta sul suo collo, mentre la sua bocca si apre e chiude come un pesce che boccheggia.
«Ho guardato tutte le fatture e sono tornata indietro di dieci anni, e sai cosa ho notato Carrie? Che ogni volta la somma aumentava e la voce che continuava ad essere elevata era: stock boxs and packaging. Ed è strano per un'azienda di marketing e di immagine come la tua che ci siano così tanti imballaggi non credi? E che ogni volta siano così costosi, circa sui diecimila dollari ogni volta» osservo e ad ogni parola noto il suo viso cambiare, e trasformarsi in una maschera di pura paura e stupore. Queste si che sono soddisfazioni.
Non avevo iniziato per vendetta ad analizzare le fatture, ma per quella voce che mi era sembrata così strana e insensata. Lo scoprire che c'era in ogni futura passata, aveva acceso una lampadina lampeggiante nella mia mente. Però sì, il fatto che si trattasse della azienda di Carrie, aveva aggiunto quell'interesse che mi aveva fatto restare sveglia fino a tardi, accendendo anche la curiosità di Matt, al quale ero riuscita a non rivelare nulla.
«Tu non sai un bel niente!» sibila chinandosi su di me, ma io non indietreggio e sostengo il suo sguardo.
«Invece credo di sì, perché quei soldi vanno direttamente nelle tue tasche e in quel tuo progetto per una linea cosmetica a tuo nome, che però in tutti questi anni non ha mai passato ne i controlli sanitari ne quelli di sicurezza, cos'è papino non ti da abbastanza soldi? Povera Carrie».
Lei accusa ogni mio colpo e socchiude gli occhi, facendo una smorfia, ma prima che possa prevederlo mi prende per il braccio affondando le unghie nel mio braccio.
«Tu maledetta stronza...» sussurra, mentre mi sciolgo dalla sua presa, facendola traballare.
«Non ti azzardare mai più a toccarmi» sibilo, mentre alcune persone si fermano e ci osserva tra gli scaffali, cercando di non farsi notare.
«Sei solo una proletaria che si diverte a fare la milionaria, una puttana che si è venduta e presto Matt si stancherà di te».
Forse è l'ultima cosa che dovrei fare, ma gli rido in faccia, mettendomi le mani davanti alla bocca. Forse sono quei due gommoni che si ritrova al posto delle labbra, che ora sono così contratti dalla rabbia e pronti a scoppiare.
«Scusami, ma trovo questa circostanza davvero ironica...» mormoro ed una figura alta ci sovrasta e l'espressione corrucciata di William cade su Carrie.
«Signora Dallas sta bene?» mi chiede, senza staccare gli occhi da Carrie che all'improvviso è impallidita. «Sì» sussurro stupita dal suo comportamento. Lui annuisce soddisfatto della mia risposta.
«Signorina Adams, le chiedo di allontanarsi, ora!».
Lei senza farselo ripetere fugge via imbestialita, senza prima lanciarmi uno sguardo di fuoco «non finisce qui Jennifer!», urla per poi allontanarsi indispettita.
Mi volto verso William «come hai fatto a trovarmi?» chiedo, incrociando le braccia sul petto, ricordandomi di averlo costretto a tornare a casa, o almeno così pensavo.
«Non penso che lo vuole sapere» sussurra lui, e sospiro rabbiosa guardandolo torva. «Mi hai seguita? Ma come ha fatto? Abbiamo preso diversi taxi» chiedo, senza distogliere lo sguardo dal suo.
Lui annuisce e si fissa le scarpe imbarazzato «ha un localizzatore nel telefono» mi confida, facendomi spalancare gli occhi.
Che cosa? Matt mi ha messo un localizzatore? Quindi quella volta non era nell'auto, era nel mio cellulare. Quel maledetto.
La rabbia mi offusca la mente, ma la sopprimo, di certo non posso prendermela con lui, che ha solo eseguito gli ordini di quel despota.
«Va bene, dammi ancora un po' di tempo, ti raggiungo fuori», lui annuisce per poi sparire fra la folla.
Mi guardo intorno in cerca di Meghan e Tess, quando all'improvviso il mio telefono squilla per l'arrivo di una notifica. È un'email, da parte di Matthew.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top