CAPITOLO 59

Scelte

Jennifer

Ancora scossa dalla sua vista, mi rendo conto che Matt non si ricorda di lui, perché tranquillamente gli porge la mano, che non viene ricambiata.

«Ragazzi! A tavola!» ci urla la voce acuta e alta di mia madre. Eppure io rimango immobile. Credo che nemmeno uno tsunami riuscirebbe a smuovermi in questo momento. Aiden è qui.

Qui davanti a me dopo tutti questi mesi. Con Elise.

«Jenny? Andiamo?» chiede Matt accanto a me prendendomi la mano. Devi riprendermi ora!

Non posso restare qui stupefatta a guardare il mio ex, no, non posso.

Ma anche lui sembra immobile mentre mi osserva, come se fossi l'ultima cosa che sia aspettava. E poi lo vedo l'odio. È sotto, nascosto sotto alla sua sorpresa, ma io lo vedo. L'ho visto ed ho imparato a riconoscerlo quando cresceva nel suo sguardo, appena tiravo fuori un discorso, che non aveva intenzione di affrontare.

Dalla mascella serrata, a quella vena che si increspa sulla sua fronte, a quelle vene in rilievo sul collo. Oh sì ti vedo Aiden.

Sono pronta a voltargli le spalle, infondo è quello che lui ha fatto con me, anche se ho provato molte volte a contattarlo per fargli le mie scuse.

«Mi stai perseguitando?» la voce accusatrice di Aiden si insinua dentro di me come una coltellata nello stomaco, mentre i sensi di colpa sembrano scivolarmi addosso come sangue.

Elise e Matthew ci guardano, osservano i nostri sguardi, e i nostri comportamenti all'improvviso così tesi e imbarazzati.

Aiden si volta e se ne va, lasciando Elise confusa quanto me.

«Vi conoscete?» mi chiede, ma io la ignoro e scivolo via dalle braccia di Matt per rincorrerlo. Cosa sto facendo?

Devi mettere un punto.

Perché gli sto correndo dietro, ignorando Matthew che mi sta chiamando di continuo? Cazzo. Mi sembra di essere ancora quella scema che per due anni ha corso dietro ad Aiden, senza mai raggiungerlo, ma non oggi.

«Aiden!» urlo, notando con sollievo che intorno a noi non c'è più nessuno, sono tutti a mangiare. Mentre lui mi ignora, e va verso il cancello esterno.

Mi tolgo i tacchi che sprofondano nella terra e lo raggiungo, mentre cerca di aprire il cancello rosso con le mani, ma invano. Si ferma, dandomi l'opportunità di metterlo all'angolo. «Che cosa vuoi?!» mi chiede, senza nemmeno guardarmi e passandosi le mani fra i capelli.

«Parlare Aiden...dannazione stavamo insieme», urlo fermandomi a pochi passi da lui e finalmente i suoi occhi di ghiaccio si fissano nei miei.

«Tu vuoi parlare? Dove cazzo trovi il coraggio a parlarmi? Visto che tu hai fatto finire tutta la nostra storia da un giorno all'altro...due anni Jen», urla a sua volta, con l'ira nel tono, per poi fissare un punto alle mie spalle, probabilmente dove ora c'è Matt che ci fissa.

Ignoro l'improvviso senso di colpa e mi concentro su l'uomo davanti a me.

«Tu sei scappato...» pronuncio e i suoi occhi si accendono di rabbia a sentire le mie parole. Si avvicina e mi sovrasta costringendomi ad indietreggiare di un passo.

«Tu credi ancora che la nostra storia avrebbe funzionato? Che tu potevi sposarti con un uomo ricco e affascinante e io come ruota di scorta? Che avrei sopportato il fatto di vederti attaccata lui, di vederti baciarlo?» scuote la testa e mi guarda scioccato «non funzionano così le storie d'amore Jen, sei stata tu a finirla».

Le sue accuse fanno breccia in me come frecce appuntite, ma ormai non mi fa più male. Devo solo dirgli addio.

Inizia a fare avanti indietro come se stesse ragionando, mentre io resto immobile non sapendo come difendermi.

Lui si ferma e mi guarda sconfitto «ti ho vista con lui, ti vedo sui giornali, tu sei innamorata Jennifer, e lo so per certo, perché una volta guardavi me così».

Sento le lacrime arrivare agli occhi e annebbiarmi la vista. «Aiden...» sussurro, ma poi scuoto la testa asciugandomi le guance, non si merita le mie lacrime. Nemmeno se sono io ad aver sbagliato.

Solo con Matt mi sono resa conto che la nostra storia era morta da tempo, e che ormai stavamo insieme solo per abitudine, e per non stare da soli.

«Perché non hai accettato gli assegni che ti ho inviato?» chiedo, cambiando discorso.

Lascio che le lacrime scivolino sul mio viso e osservo Aiden, anche lui con gli occhi lucidi.

«Non voglio i tuoi soldi sporchi Jennifer, non voglio la tua pietà, non voglio più niente da te».

Un altro colpo al mio cuore, ormai già ferito.

«Non voglio i soldi per la quale ti sei venduta».
A quelle parole la mia mano cade pesante sulla sua guancia, rendendola arrossata. «Io non mi sono venduta, se pensi questo...allora non mi hai mai conosciuto».

«Certo ho fatto una scelta strana e difficile, ma è proprio questa, una mia scelta Aiden, per un solo motivo che tu non hai voluto nemmeno ascoltare e di cui non te ne è mai importato».

«Non ti è mai fregato nulla dei miei problemi, della mia famiglia, della malattia di mio padre, c'eri solo tu, i tuoi sogni. E anche lì ho fatto una scelta, io mi sono annullata per te, completamente» commento e fatico a riconoscere alla mia voce, così dura e piena di lacrime soffocate.

«E almeno ora posso vivere la mia vita, e non alla tua ombra».

Pianta i suoi occhi nei miei, e io mi costringo a non distogliere lo sguardo. Non sono più la sua ombra.

«Certo, ma sei la sua. A questo punto Jennifer, credo di non averti mai conosciuta» mi guarda dalla testa ai piedi «o questa non sei tu, o con me hai recitato tutto il tempo...».
Tiro su il naso provocando un suono poco femminile, ma poco mi importa oramai.

«Ammettilo, verso la fine della nostra storia...tu non eri felice con me Jennifer, non hai mai voluto farmi conoscere la tua famiglia, e non perché non volessi, non hai mai...sono stato uno stupido egoista, a credere ti poter farti rinnamorare di me, di credere in un sogno insieme a te» sospira rumorosamente e fa per andarsene sorpassandomi, ma a metà strada si ferma, e sento il suo sguardo sulle mie spalle.
«Ma era solo tuo quel sogno Aiden».

Non ho il coraggio di voltarmi, ma non per affrontare lui, ma per non affrontare Matt, di sicuro poco più in là.

«Almeno mi hai mai amato come ami lui?».
La sua domanda arriva a destinazione ma quello che trova è il il nulla, questo provo ora...il nulla. Solo un grande vuoto.
Non ho il coraggio di rispondergli, perché so che la risposta non sarà positiva, vorrei vedere il suo viso se è sollevato o affranto, ma la temerarietà mi manca e non mi volto.

«Come pensavo» sussurra per poi andarsene. Conto ogni suo passo, fino a che il rumore circostante ne maschera il suono.

Devo reagire, non posso restare qui a fissare un cancello rosso! Perciò mi asciugo le lacrime, sapendo per certa, che il trucco sarà colato insieme alla mia dignità.

Non mi importa, e mi rimetto le scarpe, ignorando la terra umida sotto le piante dei piedi, infine esitante mi giro. Osservo la gente tutta seduta al gigantesco tavolo in mezzo al giardino, ignara di tutto quello che è appena successo, e dell'uragano di emozioni che mi ha appena colpito in pieno.

Passo lo sguardo su tutti e finalmente lo trovo, attaccato al muro, mi sta fissando, ma non dice nulla. Ma dal suo sguardo, sebbene lontano, non riesco a percepire nulla di positivo.

La paura di affrontare anche lui, mi fa correre dalla parte opposta, verso l'unico uomo che mi ha sempre capita e ascoltata. Quando lo vedo seduto con intorno alcuni parenti mi faccio spazio e mi siedo vicino a lui, per poi abbracciarlo.

«Tutto bene?» mi chiede ricambiando l'abbraccio. Annuisco e mi lascio cullare dal suo calore, e dalla sua presa forte. Fino a quando non ho la forza di alzarmi e di affrontare la dura realtà.

Ringrazio mio padre e con passo esitante mi avvicino a Matthew, che mi ignora totalmente, mettendosi a guardare il suo smartphone.

«Matt» sussurro con voce rotta. Il suo corpo si irrigidisce e il suo sguardo incontra il mio solo per qualche secondo. Rabbia o delusione, non saprei dire cosa passa nei suoi occhi in questo momento.

«Io...» lui mi ferma con la mano, e sospira, mettendo il cellulare nella tasca interna «non mi devi dare spiegazioni Jennifer, ma ora andiamo, non voglio stare qui un minuto di più» mormora, per poi voltarmi le spalle.

Calorosamente saluta i miei genitori, scusandosi per un finto imprevisto che non possiamo evitare. Mentre io in disparte cerco di ricompormi cercando di non piangere.

Senza aspettarlo raggiungo l'auto e saluto William, appoggiato contro di essa, intento a fumare una sigaretta. «Signora Dallas...» dice aprendomi la portiera, e buttando immediatamente la sigaretta a terra.

«Ha bisogno di qualcosa?» chiede preoccupato, osservando la mia faccia, che di sicuro ha visto giorni migliori. Faccio un sorriso debole e distolgo lo sguardo.

«No, ma grazie per l'apprensione William» annuisce e mi chiude la portiera, per poi aprirla di nuovo qualche minuto dopo per Matthew, che si siede a debita distanza da me.

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