CAPITOLO 49

Il paradiso?

Jennifer

Mi sollevo quel tanto per scontrarmi con le sue labbra, e per mordergli quello inferiore con gli incisivi, per poi lasciarlo schiantare sui suoi denti. Ringhia e si china approfondendo il bacio, fino a farmi mancare il fiato.

La sua mano nel mentre ha raggiunto la sua destinazione e scende lungo la mia intimità dolcemente. Sussulto e gemo, sulle sue labbra. Poi scende verso il mio ingresso, bagnandosi con i miei umori, che sento colare dappertutto. Entra dentro di me e io gemo ancora, questa volta più forte.

«Sei bagnata fradicia piccola Jenny...questo non puoi nasconderlo», commenta, per poi chinarsi a baciarmi.

«Sono tua allora», susurro, e questo sembra accendere qualcosa in lui, quella scintilla che aspettava da tempo.

Mi afferra per i glutei e mi attira a sé contro le sue cosce, per poi chinarsi a baciarmi prima la bocca, poi il collo e infine si perde nel mio seno. Mentre quel fuoco, quella energia che si propaga dalla mia parte più intima sembra crescere esponenzialmente.

Sono lì, al limite dell'orgasmo e quasi non mi ha toccato, com'è possibile?

Mi basta osservarlo per qualche secondo con occhi socchiusi, per accorgermi che questa volta non ci fermeremo, l'abbiamo represso per così tanto tempo, che ora, non possiamo più tornare indietro. Ritorna al mio collo baciandomi la base, lentamente, come se si stesse prendendo tutto il tempo per assaggiarmi, per torturarmi. Un gemito mi esce dalla bocca, in risposta lui approfondisce, leccandomi e mordendomi zone così sensibili, di cui avevo dimenticato l'esistenza.

«Sei bellissima Jennifer, anzi forse è riduttivo questo aggettivo per te». Il mio cuore sussulta e lo osservo mentre la sua bocca scende sempre di più.

«Sei fantastica, una dea, lascia che ti veneri come ti è dovuto».

La sua bocca scende lungo il mio addome, per poi perdersi nella mia intimità. Urlo il suo nome e gemo.

Ma lui non smette, e continua a scoprirmi, a leccare, succhiare, a venerarmi. E appena il suo dito torna dentro di me e sfiora quel punto tanto piacevole, l'orgasmo mi piomba addosso come un'onda durante l'alta marea. Si abbatte, mi fa annegare, mi uccide, per poi farmi riemergere. Le gambe tremano come gelatina, mentre m'inarco sulla schiena, sperando di continuare il più possibile questo cataclisma.

«È così che vieni quando ti tocchi per me? Urli il mio nome Jenny?» sussurra sulla mia pelle, marchiandomi con i suoi baci caldi. Sono confusa e il mio cuore mi rimbomba nelle orecchie, però non gli lascerò questo piacere.

«E chi ti dice che vengo pensando a te?» farfuglio, per poi fargli il mio miglior sorriso. Lui ringhia e mi sovrasta, trovandosi in ginocchio tra le mie gambe, e con le mani piantate ai lati della mia testa per non schiacciarmi.

«Continui a mentire...» obbietta lui, per poi baciarmi di nuovo.

Incrocio le gambe dietro alla sua schiena, attirandolo a me, fino a che la sua erezione non si scontra con la mia entrata bagnata.

Ma il tessuto che ci separa come una barriera, non mi fa assimilare a pieno la sensazione.

«Sta di fatto che non lo scoprirai mai».

Lui ride sulle mie labbra, ma poi la sua mano si chiude intorno alla mai gola, non stringe, ma è abbastanza da farmi mancare il fiato. Ci metto qualche attimo ad abituarmi alla sensazione, ma appena lo faccio è quasi estatica, come se la mia vita fosse su un precipizio. Io guardo di sotto e non ho paura.
Riesco a respirare, e sento l'aria comprimere la faringe, che va a scontrarsi contro alla sua mano, formicolandomi la pelle. Ma forse la sensazione che mi rende più esaltata è la fiducia che nutro nei suoi confronti.

So che non mi farebbe mai del male, consentendomi di vivere a pieno questa strana esperienza.

Non ho mai fatto nulla di così strano a letto, forse la mia trasgressione più grande è stata, farlo di notte in un parco. Nulla a che vedere con le sensazioni che mi fa uscire lui.

Alzo lo sguardo verso il suo e gli sorrido, per poi mordermi il labbro. Migliaia di brividi m'invadono gli arti, il corpo, fino a concentrarsi nel mio addome, mentre lui mi guarda, uccidendomi un'altra volta.

«Cazzo sei perfetta».

Mi lascia andare e si schianta ancora contro le mie labbra, mentre io cerco di tirargli giù i boxer, appoggiando le mani sui suoi glutei.

«Matt...» sussurro in una supplica, ma lui non mi ascolta e continua nel suo intento di farmi impazzire. Perciò passo le mie unghie sulla sua schiena e sorrido a sentire un suono roco e quasi primordiale, uscire dalla sua gola.

«Dimmi cosa vuoi...» mi esorta lui, fissandomi negli occhi.

In un momento diverso, sarei diventata rossa dall'imbarazzo e sarei fuggita a quella proposta così accattivante, ma in questo momento, la mia vergogna sembra essere andata in vacanza insieme al mio orgoglio.

«Ti voglio dentro di me» commento senza esitare.

Sorride e mi morde la parte morbida del seno, mentre con velocità mi sfila l'ultima barriera che ci separa, lanciandola alle sue spalle.

Sorrido e sposto lo sguardo sul suo pene, che fiero si scontra contro il mio clitoride. Gemo e faccio per avvicinarmi, per avere un altro contatto, ma lui mi riporta a terra.

«Ferma...» sussurra e non mi lascio scappare il suo sorrisino estatico. Stronzo.

Afferra il portafoglio dai pantaloni lasciati a terra, tirando fuori un rettangolino argentato. Lo apre ma io glielo tolgo dalle mani, sotto al suo sguardo famelico.

«Se permetti», farfuglio. Mi sollevo e mi chino su di lui e prima che possa anticipare le mie mosse, mi chino sul suo cazzo e lo prendo in bocca.
Mi scivola in bocca, e io lo prendo per tutta la sua interezza, assaggiandolo e succhiandolo. È grande e spesso, e prende ogni centimetro della mia bocca, lasciando il suo segno fino in gola.

Trattengo un conato di riflesso e sprofondo fino a sfiorare con il naso il suo pube. Qualcosa mi dice che mi spaccherà in due.

Lui si irrigidisce, prima di perdersi in un roco gemito.

«Cazzo», sussurra e poi mi passa una mano fra i capelli, tirandoli via dalla mia faccia tenendoli in una crocchia sulla mia nuca.

«La tua bocca...è il fottuto paradiso», sussurra, e una scarica di orgoglio, mi fa aumentare la velocità. Però il mio corpo lo aspetta da troppo tempo.

Mi sollevo e prima che possa obbiettare rapidamente faccio scorrere l'involucro sulla sua erezione.

«La mia rovina», sussurra e poi si china su di me.

Si fa strada verso la mia intimità e trova il mio ingresso senza fatica. Gli vado incontro, ma lui mi blocca impedendomelo, mentre si fa strada fra le mie labbra bagnate, per poi entrare dentro di me, con una spinta decisa.

Urlo, mentre cerco di abituarmi alla sua misura, e il piacere sostituisce l'iniziale dolore.

Incapace di trattenere i gemiti, appoggio la bocca nell'incavo del suo collo mentre lui mi lascia dolci baci, che vanno in contrasto con le sue spinte forti.

Mi accarezza, mi bacia, mi guarda, mentre nel mio cuore cresce qualcosa, che non sono ancora pronta a realizzare.

Mi prende il viso con le dita e mi bacia, accarezzando la mia lingua con la sua, mentre una sua mano inizia a giocare con il mio seno.

Gemo sotto al suo tocco, ma lui continua a baciarmi, come se volesse prendersi ogni mio gemito, ogni mio urlo causato da lui. Come se si volesse nutrire del mio piacere. Cosa che mi fa perdere ancora di più la testa.

Non so quanto tempo sia passato o se fuori la pioggia abbia già smesso di scendere, so solo che vorrei che questo momento non finisse mai.

Mi attira a sé in un dolce abbraccio, facendomi incrociare la gambe intorno al busto. E la sua lunghezza sembra entrare ancora più a fondo, facendomi sobbalzare e contrarre i muscoli per qualche istante.

Gli prendo il viso e lo guardo negli occhi, mentre le sue mani si posano sui miei glutei, accompagnandomi nelle spinte.

Il mio seno sbatte contro il suo petto, il suo profumo mi inebria i sensi, come questo piacere continuo, che mi fa sentire viva. «Vieni con me Jenny», mormora per poi baciarmi il collo, proprio nella zona sensibile che tanto mi piace.

Mugolo ascoltando la sua richiesta, aumentando la velocità e la profondità delle spinte.

«Voglio sentirti urlare di nuovo il mio nome, credo che non mi stancherò mai di sentirlo» sussurra al mio orecchio per poi mordermi il lobo. Stringo i denti, mentre la sua mano raggiunge silenziosa il mio clitoride, accarezzando il mio piccolo bocciolo di piacere.

«Matt...» sussurro prima di lasciarmi andare in un orgasmo, che scende lungo la mia schiena fino a perdersi nell'addome.

Oh cazzo. Due orgasmi nel giro di poco, potrei anche abituarmi.

Lui mi accompagna nelle ultime spinte prima di venire anche lui.

Sono ancora sulla luna, quando lui si accascia su di me, con un leggero fiatone e con la pelle imperlata di sudore.

Lo guardo sottecchi, godendomi la sua espressione felice e rilassata.

Con una semplice mossa ci fa cadere entrambi sul tappeto, attirandomi in un abbraccio caldo e intimo. Mi bacia la fronte e inizia ad accarezzarmi i capelli, mentre il mio fiato si assesta.

Ma solo quando il post orgasmo svanisce, la vergogna e l'imbarazzo ritornano ad assillare la mia mente. Ora cosa succederà? Come sarà il nostro rapporto dopo quello che è successo? Ma soprattutto come farò io ad allontanarmi da lui alla fine dell'anno, se già mi sto innamorando?

Dannazione! Dove diavolo ho lasciato la testa?

Maledetti cavalli, maledetta pioggia e maledetta eccitazione. Intanto lui è sereno, appoggiato sul mio seno, con gli occhi chiusi e con il suo corpo letteralmente contro al mio.

Forse dopo ci scorderemo di ogni cosa, ora che ci siamo tolti lo sfizio, e sarà tutto come prima.

È stata solo una voglia dettata dal freddo, e dallo shock di prima, niente di questo deve più succedere! Non posso più farmi rompere il cuore da Matthew Dallas, non ora che sono un'adulta, non ora che c'è di mezzo un patto fra di noi...quella che se ne va, questa volta sarò io.

Delicatamente lo scosto da me e afferro la coperta ormai abbandonata accanto a noi, per poi mettermela intorno al corpo nudo.

«Dove vai?» mormora dolcemente, con gli occhi socchiusi.

Mi alzo e mi copro, per poi guardare il suo viso assonnato «vado a farmi una doccia» rispondo, per poi afferrare i miei vestiti, ancora bagnati dal pavimento.

Lui mi accarezza la caviglia, facendomi sussultare «dopo la facciamo insieme, resta qui ancora un po'», farfuglia con voce lieve, quasi un sussurro.

Deglutisco e mi obbligo a scostare lo sguardo da lui, perché so che potrei cedere, al suo sguardo implorante.

«No, è meglio che vado» sussurro, per poi percorrere il salotto fino alle scale, senza prima però, scorgere la sua espressione delusa.

Ogni passo, ogni gradino, mi sembra di camminare su un vetro che presto s'infrangerà. Il nostro rapporto si sta distruggendo e forse oggi è successo qualcosa di irreparabile.

Apro l'acqua della doccia e appoggio la coperta sul mobile, persino quella profuma di lui, per non parlare del mio corpo.

Mi sento sporca, come se avessi fatto una cosa che non dovevo. Infatti, non dovevi fare sesso con il tuo finto marito... Ricordi? Ricordo benissimo, ma è come se tutte le barriere che avevo eretto per lui, con un bacio le ha spazzate via, come un tornado. Ho fatto bene ad andarmene, ripenso tra me e me, se restavo lì con lui, ad abbracciarlo e a farmi coccolare, sarebbe stato più difficile non soffrire dopo. Entro nella doccia, sotto il soffione d'acqua, che scendendo, toglie via il suo profumo, i suoi baci e la sensazione delle sue carezze.

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