CAPITOLO 47
Furia e Freya
Jennifer
Una volta vestita decido di raggiungerlo fuori, l'aria pungente mi colpisce il viso, perciò mi metto la sciarpa sopra alla bocca e infilo le mani nelle tasche.
Il sole spunta attraverso i fitti rami, ancora spogli dall'inverno, ma non abbastanza da scaldarmi. Mi guardo intorno, e non ci metto molto a capire che siamo da soli in questa piccola foresta, oltre gli alberi non riesco a scorgere nessun'altra casa, e l'idea è raccapricciante, quanto romantica.
Mi volto per osservare la piccola casetta interamente fatta di legno e pietra, con grandi finestre, un balcone e una piccola veranda all'entrata, dove c'è anche un dondolo. È fantastica.
Sentendo delle voci in lontananza, le seguo, giro l'angolo della casa, ma all'improvviso una risata femminile non mi sfugge all'attenzione.
Con passo felpato seguo le voci e mi appoggio contro al muro, spostando solo la testa per osservare la scena. Una giovane donna dai lunghi capelli biondi e gli occhi scuri, è appoggiata contro una provvista di legna.
Sta ridendo con davanti Matt che mi dà le spalle, posso solo immaginare il suo sorriso compiaciuto. Possibile che deve sempre finire così?! Dannazione sono così stupida! Faccio per tornare a casa, ma vado a sbattere contro un rastrello che cade, facendo rumore.
«Jenny?» la voce di Matt mi richiama. Cazzo!
Ormai scoperta, tiro fuori il mio miglior sorriso e li raggiungo.
La ragazza mi osserva attentamente e quando mi ritrovo davanti a lei, succede l'ultima cosa che mi sarei aspettata, mi abbraccia.
«Jennifer...ho sentito molto parlare di te» mi confida, per poi staccarsi. Il suo sorriso coì vero e semplice mi rassicura e fa sparire quella iniziale antipatia.
«Mi dispiace non poter dire lo stesso» sussurro imbarazzata mentre le braccia di Matt mi circondano la vita. Che diavolo fa? Cerco di scostarmi, ma lui mi impedisce di scappare dalla sua presa.
«Scusa non mi sono presentata, sono Melissa, la cugina di questo uomo burbero e antipatico», sospiro sollevata e non mi perdo l'occhiataccia curiosa di Matt.
«Piacere di conoscerti Melissa», lei sorride di nuovo, e solo ora mi rendo conto di quanto è giovane.
«Anch'io, e sono felice che lui finalmente abbia messo la testa apposto, con te», commenta squadrando il cugino con superiorità. Deve aver un bel caratterino la ragazza, mi piace.
«Be' devo dire che Jennifer ha un suo fascino», risponde sarcastico e il mio gomito va a finire contro il suo stomaco.
«Di certo i suoi gusti prima erano molto discutibili», sussurro a Melissa, che scoppia a ridere, mentre la bocca di Matt mi solletica l'orecchio.
«La mia piccola Jenny gelosa», commenta con voce suadente, e non mi lascia il tempo di ribattere, che si allontana. Dovrei dirgli che non provo niente per lui, che vederlo con un'altra donna non mi provoca nulla, ma sarebbe solo una grossa bugia.
«È arrivata la tua sorpresa!» mi informa, indicando in lontananza una donna sopra un cavallo bianco, mentre con una mano tiene le redini di un altro cavallo, dal manto nero.
La donna finalmente ci raggiunge e quando scende, immediatamente Matt l'abbraccia. «Zia questa è Jennifer, Jenny lei è mia zia Sonia» faccio per stringergli la mano, ma lei mi abbraccia, proprio come la figlia poco prima. «È un piacere conoscerti finalmente cara, al matrimonio non abbiamo avuto il tempo di presentarci», mi confida e non posso notare che ha lo stesso sorriso della figlia.
Erano al matrimonio? Non mi ricordo nemmeno.
Mi stacco dal suo abbraccio e Matthew mi prende la mano per avvicinarmi al cavallo.
«Lei è Freya», mi confida accarezzando il muso bianco della puledra, esitante la accarezzo anch'io, mentre lei mi osserva per niente impaurita.
«Invece lui è Furia» dice avvicinandosi all'altro cavallo, dando anche a lui una carota che tira fuori dallo zaino.
«Ciao anche a te Furia» sussurro accarezzando anche lui sul muso ma a differenza di lei, lui nitrisce e si allontana.
«Proprio un simpaticone» borbotto e Matt ride, mentre calma l'animale, che subito lo ascolta facendosi accarezzare.
«Sai andare a cavallo?» mi chiede lui, senza staccare gli occhi da Furia.
«Sì o almeno da piccola ci andavo» a differenza che era un pony, ma questo non glielo dico.
«Se non te la senti, puoi venire con me» mormora lui, mentre con eleganza sale in sella a Furia. L'idea di averlo dietro di me mentre mi stringe fra le sue braccia, appoggiando il petto contro la mia schiena... mi sembra pessima in questo momento, perciò scuoto la testa. «Posso farcela».
Lui sorride divertito e mordendosi il labbro e mi indica Freya «ti aspetto».
Deglutisco e guardo la puledra davanti a me, posso farcela, anche se, l'idea di spaccarmi l'osso del collo per orgoglio, non mi piace per niente.
Dopo svariati tentativi finalmente riesco a salire sulla sella con l'aiuto di Sonia, il tutto mentre Matthew mi guardava divertito e ridacchiava sotto i baffi.
«La vuoi smettere?» gli chiedo afferrando sicura le redini, mentre Sonia e Melissa ci salutano, per poi prendere un sentiero verso la loro abitazione.
«Perché dovrei farlo? Se così divertente» gli lancio un'occhiataccia, ma questo non fa altro che aumentare il suo sorriso sornione.
«Perché sei fastidioso?» domando retoricamente, mentre finalmente lo raggiungo, e lascio una dolce carezza sulla criniera di Freya.
«Oh ma io amo torturarti, quindi non credo che smetterò facilmente», sentenzia, lasciandomi a bocca aperta.
Per poi dare ordini a Furia di correre, sparendo lungo al sentiero sterrato. Maledetto uomo!
Mi chino verso il viso della puledra e gli passo una mano vicino alle orecchie, che lei in risposta muove freneticamente.
«Io e te siamo delle donne, quindi dobbiamo sostenerci a vicenda, aiutami a raggiungere quel fastidioso uomo e....ti prego non farmi morire» sussurro e solo ora mi rendo conto di quanto sono stupida, per mettermi a parlare con Freya che nemmeno nitrisce. Mi tiro su, e con leggerezza tiro le redini, lei quindi inizia con un'andatura lenta, per poi iniziare gradualmente a trottare ad una velocità sostenuta, permettendomi di controllarla.
«Sapevo che mi avresti capita» urlo, per poi godermi l'aria che dolcemente mi sferza il viso, e che mi spettina i capelli, lasciati sciolti. Finalmente scorgo Matthew che sentendomi arrivare, si è fermato guardandomi sorpreso, di sicuro non si aspettava che potevo farcela.
Senza fermarmi lo supero, continuando per il sentiero. Mi volto per guardarlo, sorridendo vittoriosa, e godendomi la sua espressione sbigottita.
«Chiudi la bocca, o altrimenti ti entrano le mosche» gli urlo per poi tornare a guardare davanti a me, scoppiando a ridere.
Non passa molto tempo, che lui mi raggiunge, affiancandomi «Continui a sorprendermi» commenta sorridendo, ma io evito il suo sguardo.
«Perché probabilmente continui a sottovalutarmi», sbotto, mentre scosto i capelli dal viso.
«Non l'ho mai fatto in realtà, comunque facciamo una tregua...va bene?» chiede, e io tiro le redini rallentando l'andatura di Freya, che mi ascolta tenendo l'andamento di Furia.
«Va bene» sussurro sfinita, e rilassando le spalle in tensione.
Passeggiamo per il sentiero sterrato, gli alberi si stagliano intorno a noi. Ci sono faggi, abeti, pioppi e noto anche qualche noce.
I diversi profumi della foresta si mischiano, terra, foglie, muschio. Creando un effluvio che avvolge i sensi, risvegliando ricordi sopiti e suscitando un senso di appartenenza primordiale a questo luogo, dove la vita pulsa silenziosa e rigogliosa.
Mi volto a guardare Matt che silenziosamente mi sta osservando. Ricambio lo sguardo intenso e lui mi sorride.
«Sembri molto affezionato a Sonia e a Melissa» commento, osservando all'improvviso la sua espressione stupita.
«Sonia era la prima moglie di mio zio Richard, al tempo aspettava già Melissa da un altro uomo, ma credevano di amarsi e si sono sposati».
Lo guardo allibita e lui sorride annuendo, come per rispondere ai miei curiosi pensieri. Non lo interrompo e spero che continui a parlare.
«Ma la storia è durata solo qualche mese, quando si sono resi conto che andavano più d'accordo come amici, invece che come consorti, e perciò ogni weekend, mio zio mi portava qui da Sonia, che nel mentre si era rifatta una vita con sua figlia», mi racconta sorridendo per poi spostare lo sguardo sul cielo nuvoloso. Le nuvole si mischiano tra grigio e bianco, anche se comunque si riesce a vedere ancora il sole dietro esse.
«Melissa non è la mia vera cugina, ma siamo cresciuti insieme, è più una sorellina per me» annuisco e mi costringo a non incrociare i miei occhi con i suoi, sono sicura che potrei sciogliermi, perché amo quando mi confida cose del genere, quando abbassa la guardia, mostrandomi il vero Matthew.
«E quello stronzo di Jhonathan da dov'è uscito?» chiedo morta dalla curiosità. È da quella sera famosa che voglio conoscere questa risposta.
Lui si ferma immediatamente, facendo sbizzarrire leggermente Furia. Mi fermo anch'io poco più avanti e incrocio il suo sguardo, improvvisamente contorto dal nervosismo. E ora cos'è successo? «Ti prego non nominare quell'uomo» risponde leggermente alterato, anche se so che non ce l'ha con me.
«Ha rovinato la famiglia, ha litigato con Sonia e Melissa», mi piega con rabbia.
Stringe gli occhi, come se il pensiero lo rendesse triste «mi zio l'ha avuto da una donna che l'ha imbrogliato con un figlio. Ma lui l'ha accettato, ha sempre aiutato lui e sua madre. Gli ha dato il suo cognome. Ma lui l'ha derubato e molto altre cose che non ti puoi nemmeno immaginare Jen» sussurra e noto il modo in cui i ricordi lo disturbino.
«Gli ha sempre dato una possibilità, l'ha sempre perdonato, e in cambio, ha reso gli ultimi giorni di mio zio, un vero inferno». Sbuffa e sospira rumorosamente «mi ha sempre odiato, perché mio zio Richard ha sempre avuto un debole per me, e anche se quando eravamo adolescenti ho cercato diverse volte di avvicinarmi a lui, mi ha sempre mandato via, forse è stato meglio così», mormora, assorto nei suoi pensieri.
«Ma comunque dopo quello che ha fatto, non riuscirei mai a perdonarlo».
Vorrei indagare oltre, ma qualcosa mi impedisce di farlo.
Perciò annuisco e abbasso lo sguardo «grazie per esserti confidato» sussurro e il sorriso torna ad illuminargli il viso. «Seguimi, c'è un posto che voglio farti vedere» mi fa l'occhiolino e poi fa galoppare Furia verso una piccola stradina laterale, lasciandomi indietro.
«Avevamo stilato una tregua!» urlo per poi seguirlo.
Attraverso un piccolo sentiero per diversi metri. Forse un centinaio, fino ad incontrare un piccolo ruscello, che scorre a pochi metri da me.
«Sono qui» urla lui. Poco più avanti dietro a qualche cespuglio, noto il cavallo intento a mangiare dell'erba e Matthew seduto su un telo blu, davanti a una minuscola cascata, che poi sfocia nel piccolo ruscello.
«È magico questo posto, l'adoro» sussurro incantata, scendendo da Freya e la legandola vicino a Furia.
Esitante lo raggiungo per poi sedermi accanto a lui, mordendomi in continuazione il labbro, presa dall'agitazione.
Mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi «rilassati Jenny, non ti mangio», mormora, per poi baciarmi la fronte dolcemente. Si alza e si avvicina a Furia, prendendo da un piccolo cestello attaccato alla sella, dei panini e dell'acqua, per poi porgermeli.
Per un po' parliamo del più e del meno, sfiorandoci solo qualche volta le mani o le spalle, ma il sorriso che fa quando mi guarda...ogni volta mi fa perdere qualche battito.
Non lo ammetterò mai ad alta voce, ma è stato dolce a portarmi qui, perché qui, in questo posto, ci siamo scordati delle nostre divergenze, dei nostri problemi e abbiamo iniziato a parlare.
Mi ha raccontato che quando suo zio lo mandò ad Oxford a studiare, ma dopo qualche anno lui decise di abbandonare quell'università per tornare alla Columbia. Suo zio gli disse che aveva fatto un errore, che l'Oxford era l'università migliore per imparare a gestire un'azienda. Ma lui la odiava.
Però gli disse che se fosse riuscito ad ottenere il risultato massimo in tutti gli esami, lo avrebbe perdonato e assunto per fargli da spalla. Lui lo fece, e come in ogni sfida che si trova davanti, la superò.
Non mi parlò però dei suoi genitori, nemmeno una menzione e la cosa non mi sorprese.
Lui mi prende la mano nella sua e l'accarezza dolcemente «perché mi hai evitato in questi giorni?» chiede dolcemente.
All'improvviso mi irrigidisco, colta dalla domanda che merita una risposta così orgogliosa da parte mia. «Non è vero» borbotto sviando il suo sguardo, ma lui mi prende il viso con le sue dita e mi obbliga a guardarlo.
«Vorrei capire...abbiamo passato una bella serata se tralasciamo la visita di tuo fratello, e vorrei capire cosa ho fatto per farti arrabbiare, perché davvero non ci arrivo» lo guardo sorpresa. Allora lui non è scappato da me? Forse ho frainteso tutto?
Mi pento all'istante di aver pensato male di lui e sospiro profondamente «tu...» sto per dire, quando un rumore sordo ci riscuote dalla quiete.
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