CAPITOLO 45
Un viaggio inaspettato
Jennifer
È passata un'altra settimana e Matthew non mi parla. Giorno dopo giorno sembra aver ripreso il suo buon'umore e ride persino.
Ma io so che è successo qualcosa, ne sono certa, qualcosa di grave. Che però non si sente di confidarmelo.
Dopotutto ha ragione, io non sono la sua vera moglie, io non sono un suo familiare, non so nemmeno se posso essere una sua reale amica. Gli amici non dormono insieme ogni notte.
Lui si presenta in camera mia, mi chiede il permesso, che ancora non sono riuscita a negargli e si mette nel mio letto, per poi addormentarsi tra le mie braccia.
So che è un comportamento malsano e tossico. So che mi fa male. Sento quella vocina che mi ricorda che mi sta usando per stare meglio, che non è vero, che quelle notti che passiamo insieme sono solo per evitare di stare da soli, con i nostri pensieri e le nostre paure.
E come veleno i dubbi le incertezze, mi scorrono sotto pelle, nella mente, nel cuore, annientandomi completamente.
***
Entra nel mio ufficio nel tardo pomeriggio, come sempre senza bussare, e come al solito, non posso evitare di sentire le farfalle nello stomaco, quando i miei occhi cadono sul suo corpo.
«Ciao» sussurro per poi tornare a guardare il computer davanti a me, incapace però di concentrarmi. Come potrei farlo, con quegli occhi su di me?
«Ciao Jenny», entra nella stanza e la chiude dietro di sé, dolcemente provocando solo il rumore della serratura.
Si avvicina con passo lento, spostandosi dietro la mia poltrona e impedendomi di guardarlo negli occhi. Grave errore.
Se già non riuscivo a concentrarmi prima, ora che non lo vedo sarà impossibile. Sento i suoi occhi su di me, mi bruciano la pelle peggio di una fiamma viva.
«Ho una sorpresa per te» sussurra, mentre le sue mani si posano sulle mie spalle.
All'improvviso mi irrigidisco a sentire il contatto, ma non mi volto e continuo a fissare lo schermo del mio computer, cercando di evitarlo e sperando che con il pensiero, io riesca a farlo uscire dalla stanza.
«Mi hai sentito?» chiede con tono fin troppo dolce, per la mia tolleranza a lui. Cedo al suo tono sommesso, come il mio cuore che sta galoppando. Come se volesse avvisarmi.
È lui quello che ami, proprio lui!
Mi volto per guardarlo negli occhi e mi sorride. Perché è così bello? Perché quegli occhi sono così profondi?
Dovrei fargli mettere un sacchetto in faccia, così eviterebbe di ammaliarmi ogni volta che lo vedo.
«Ora hai la mia attenzione» sussurro, anche se c'è l'ha completamente da stamattina, quando mi sono svegliata e lui era lì. Abbandonato con la testa affianco al mio collo e le mani che mi stringevano, obbligandomi a stargli addosso.
Sento le guance imporporarsi, perciò abbasso lo sguardo come se avessi appena trovato qualcosa di molto interessante sul pavimento.
Lui mi osserva, so che lo sta facendo, e mi aspetto che ridacchi ma invece, continua a parlare.
«Ho una sorpresa per te, quindi ora torni a casa con me, e prepari la valigia».
Lo guardo confusa e scuoto la testa freneticamente. Un viaggio? Non sono per niente pronta.
«Non posso, ho molto lavoro da finire, sai ho un capo molto esigente» borbotto, tornando con lo sguardo sul display e con la sedia sotto alla scrivania.
Aspetto di sentire i suoi passi allontanarsi, invece, con forza mi tira indietro la sedia e la gira verso di sé, per poi chinarsi su di me.
La verità è che ho paura di questa sorpresa, ho paura di restare ancora da sola con lui. Le notti non valgono, dormiamo.
Ma di giorno ho sempre paura che possa succedere qualcosa, come la serata alla galleria.
«Stai tranquilla, sono sicura che il tuo capo, non si arrabbierà» mi prende il mento con le dita, e mi sfiora il naso con il suo, cosa che mi fa mancare il respiro. Cosa sta facendo?
Sono così scioccata che non riesco nemmeno ad allontanarmi. «Quindi ora alzai il tuo bel culetto e vieni a casa con me...ti prego Jenny», chiede dolcemente, quasi una supplica. A me.
Trattengo il respiro aspettando che le sue labbra mi assaporino, ma invece lui si ritrae, si alza e incrocia le braccia al petto. «Allora?» chiede, e io sospiro profondamente, alzandomi dalla poltrona, per poi spegnere il computer.
***
Venti minuti dopo mi ritrovo in camera mia, a preparare la valigia per una meta sconosciuta, mi ha solo detto di portare vestiti comodi e un cambio per la notte.
Disperata e con un attacco di panico chiamo Tess, mentre afferro un borsone dalla cabina armadio.
«Ehi bellezza, come stai?» domanda curiosa.
Sospiro e mi appoggio contro al muro, buttando la borsa nera sul letto.
«Mi porta fuori città per la notte!» urlo disperata, osservando la porta chiusa della mia camera per paura che lui possa entrare da un momento all'altro.
«Bene, allora divertiti!» esclama lei divertita. Maledetta lei e la sua malsana idea che devo andare a letto con Matt.
Sospiro alterata e mi passo una mano fra i capelli.
«No tu non capisci, e se vuole finire quello che ha iniziato l'altra sera?» la sua improvvisa risata non fa altro che aumentare il mio nervosismo.
Al contrario un'amica dovrebbe confortarmi, ed è questo il problema, lei non è una semplice amica e mi conosce troppo bene. Sa cosa sto provando, anche se non voglio vederlo.
«A parte il fatto che se avesse voluto finire qualcosa, lo avrebbe fatto una di queste notti che avete dormito insieme. Cazzo Jen dormite insieme, e tu ti preoccupi di fare un viaggio?
Ancora non riesco a capire il problema, dannazione sei pazza di lui, e l'altra sera stavi per farlo...lasciati andare Jen».
Appoggio la nuca contro al muro e chiudo gli occhi «sei pessima nei consigli...e sì l'altra sera l'avrei fatto ma poi lui è scappato, ancora» osservo imbronciata.
La immagino a sorridere, mentre distrattamente scarabocchia dei numeri sul lavoro che si è portata a casa.
«Forse vuole finalmente raccontarti cos'è successo, ma se continui così ad evitarlo non lo saprai mai, perché non gli permetti nemmeno di parlare» commenta, colpendomi dritta al cuore.
«Sei tu a scappare ora, e sai che non sono pessima, mi odi, perché ti mostro la verità» sbuffo ed entro nel mio guardaroba afferrando i primi vestiti che mi capitano sotto mano, lanciandoli vicino al borsone.
«Non è la verità! Io non sto scappando, lo sto solo... evitando» sussurro a denti stretti, anche so benissimo che è al stessa cosa. «Certo, continua a ripetertelo, forse alla fine diventerà la realtà» sto per ribattere, ma lei chiude la chiamata battendomi sul tempo, senza però prima augurarmi una buona serata.
Scendo le scale una decina di minuti dopo, con indosso un semplice maglione, dei jeans e degli scarponcini comodi. Mi ha detto di mettere cose molto comode, più di così effettivamente.
Alzando lo sguardo noto Matt in salotto, con una maglia a maniche lunghe dal leggero scollo a V e dei jeans logori e sgualciti che fasciano in modo perfetto le sue gambe e il sedere. Mi concedo di osservarlo per qualche istante, mentre lui e impegnato a cercare qualcosa sul tavolino, è strano vederlo così, semplice, umano ma soprattutto casual.
Mi ricorda quando andava al liceo, era spensierato e intraprendente, si vestiva con camice sbottonate e jeans consumati come questi, e lui sapeva benissimo l'effetto che aveva sulle ragazze...su di me.
Lui si volta e io mi paralizzo. Si sarà accorto che lo stavo osservando con ossessione? Se ti dai un contegno e chiudi la bocca, forse no.
«Pronta?» mi chiede osservandomi confuso, io deglutisco e mi passo una mano fra i capelli, sospirando profondamente.
«Sì», sussurro, scendendo gli ultimi gradini.
Lui si avvicina e mi prende il borsone dalle mani, per poi farmi strada fino alla porta d'ingresso.
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