CAPITOLO 14

Jennifer

Cena con sorpresa pt.2

Tess entra nella sala, come un'ancora di salvezza, e la osservo nella sua bellezza. I suoi lunghi capelli ramati acconciati in una crocchia ordinata, e il suo corpo slanciato coperto da un vestito verde, che si intona alla sua carnagione. Con lo sguardo mi individua e mi viene incontro, in una specie di corsa sui tacchi, per poi schiantarsi contro di me. Ci stringiamo forte, dondolando leggermente.

«Scusa il ritardo, c'era un traffico assurdo», commenta con il fiatone e anche lei con le guance rosse.

«Stai tranquilla non ti sei persa nulla, a parte mia madre, che cerca di essere una famosa wedding planner, per me si guarda troppi reality» lei scoppia a ridere e si guarda intorno, osservando la stanza con sorpresa. Anche se è una rompiscatole, devo dire che si è superata. Dai fiori bianchi, che riempiono la sala, dal lungo tavolo, apparecchiato e illuminato dalle candele. Per non parlare del profumo dolce che impregna l'aria, ha pensato proprio a tutto.

«Mi dispiace, Micheal non è potuto venire stasera, ma domani ci sarà...ora fammi conoscere quest'uomo» deglutisco e indico l'uomo in persona, con il dito alle sue spalle.

«Dietro di te», mormoro, e lei si gira lentamente. Sembra quasi che il tempo si sia fermato, mentre lei osserva Matthew, che intanto sta parlando con mio padre.

Lei di colpo si irrigidisce, indietreggiando verso di me, «stai scherzando vero?» chiede guardandomi con occhi spalancati.

Mi afferra il braccio con entrambe le mani, come se da un momento all'altro dovesse svenire, la solita melodrammatica.

Per qualche momento passa lo sguardo da me a lui, e quando lo fa per l'ultima volta, in quell'istante, dei splendenti occhi verdi incontrano i miei, riaccendendo le braci di prima.

«Mi stai dicendo che tu domani, sposerai quell'uomo?» annuisco, mentre i miei occhi sono ancorati ai suoi, perdendomi la totale confusione di Tess.

«Quello là secondo me, potrebbe darti un orgasmo anche solo con lo sguardo», osserva lei paonazza in viso. Fa davvero caldo qui dentro.

Colpita da quelle parole così vere, volto gli occhi su quelli della mia amica, cercando di calmare gli ormoni, che di colpo sembrano impazziti. «Vieni te lo presento», farfuglio afferrando il so braccio per intrecciarlo al mio.

Lei spalanca gli occhi impaurita e sussulta, «se inizio a balbettare, prendimi a schiaffi, okay?» chiede alquanto seria e io annuisco, cercando di non scoppiare a ridere.

Lui nel mentre sembra aver avuto la stessa idea, perché ci incontriamo a metà strada, in mezzo alla sala.

«Matt voglio presentarti la mia migliore amica Theresa, Tess lui è Matt», pronuncio, mormorando il suo nome con voce afona.

Lui gli stringe la mano, che lei tremante gli porge, senza però smettere di osservarmi. E Tess è talmente sconvolta dall'incontro, da non notare che ho usato il suo nome completo, altrimenti mi avrebbe già tagliato la testa.

«È un piacere conoscerti Tess, ho sentito molto parlare di te» sussurra lui, mentre in modo discreto mi circonda con un braccio intorno ai fianchi, attirandomi di nuovo tra le sue grinfie. Eppure la sensazione del suo corpo contro il mio è sorprendente, come della cioccolata calda e densa che scende lungo la gola. Maledizione!

«Non devi fingere con lei, sa tutto» sussurro a voce talmente bassa, da farmi sentire solo da lui. In risposta, come prima avvicina la sua bocca al mio orecchio, e questa volta le sue labbra esitano sulla mia pelle, che in risposta trema.

«Non ti passa per la testa, che forse voglio farlo?».

Rabbrividisco, mentre migliaia di pensieri mi invadono la mente, per non parlare delle immagini che appaiono come lampi. Sussulto e faccio per allontanarmi ancora, quando lui automaticamente mi stringe di più a sé.

«...e sono così emozionata per domani», mormora Tess, riportandomi alla realtà, come uno schiaffo in pieno viso. Da quanto sta parlando, praticamente da sola? «A proposito com'è andata ieri sera? Vi siete divertite?» chiede Matt, spostando lo sguardo tra di noi. Tess sfoggia il suo miglior sorriso finto, mentre mi lancia un'occhiataccia, ricordandomi quanto ancora è arrabbiata con me, per il mio comportamento. Quando è stata lei a insistere a portarmi fuori. E come una mamma che da un gelato ad un bambino e poi si lamenta con lui perché si sporca. È un controsenso.

«Un successo», farfuglia lei per niente convinta. Matt ridacchia e quando sposto lo sguardo su di lui, noto un luccichio nel suo sguardo. Lui sa qualcosa che io non so. Ma cosa? Lui incontra il mio sguardo e un ghigno lo accompagna, insieme alla sua fossetta fastidiosa. «Un successo?» chiede in un sussurro, e fin troppo sarcastico. E se lui...sapesse tutto?

«Eccovi!» una voce maschile alle nostre spalle ci sorprende, salvandomi prima che possa formulare una risposta. Mi volto, trovando un uomo, molto alto, dai capelli chiari e con una cicatrice che gli taglia in due il sopracciglio destro, per finire sotto all'occhio. Il suo sguardo incontra il mio, mentre mi tende la mano, che io esito a stringere.

«Piacere di conoscerti, io sono Gale il migliore amico di questo stronzo» mormora per poi indicare Matt, che in risposta lo fulmina con lo sguardo.

«Piacere di conoscerti Gale, io sono Jennifer Miller» mormoro stringendo forte la sua stretta, quando all'improvviso si china a baciarmi il dorso della mano, sorprendendomi. Le sue labbra si schiudono sulla mia pelle, calde e morbide. Ma che diavolo?

Sento Matthew dietro di me irrigidirsi, per poi allontanarmi da Gale, che in risposta lo guarda divertito per poi fargli l'occhiolino. «Migliore amico? Non ti allargare», mormora con tono raggelante. Gale scoppia a ridere, per poi attirarlo in un abbraccio, che Matthew fa fatica a ricambiare.

Io e Tess li osserviamo per qualche attimo, guardandoci abbastanza divertite dall'atteggiamento dei due burberi uomini che si salutano.

«Vado a salutare i tuoi genitori, se hai bisogno sai dove trovarmi, ovvero segui la voce squillante di tua madre», mormora, lei facendomi ridere, prima di allontanarsi da me, lasciandomi sola con i due amici.

Matt si allontana e torna affianco a me, riappropriandosi del mio corpo, come se fosse una parte di se stesso. Come se fossi il suo pezzo di puzzle mancante, che si assembla così bene contro di lui. «Lui è il mio uomo di fiducia, riesce a trovare il passato di chiunque e quando ho qualche problema, quasi sempre riesce a risolverlo» mi spiega Matt, facendo contrarre gli occhi a due fessure a Gale, che non sembra per niente contento delle sue parole.

«Quindi sei tu che hai scavato nella mia vita come se fossi un dannato scavo archeologico? Perché è stata una grave violazione della privacy e credo di non poter tollerare un comportamento del genere», mormoro con veleno nelle parole, mentre lui impallidisce di qualche tono inferiore, rispetto alla sua normale carnagione. Matthew ridacchia contro di me, mentre io fatico a rimanere seria, serrando le labbra talmente forte, che probabilmente tra poco avrò una paralisi.

«Jennifer mi dispiace...» si ferma a metà frase, quando all'improvviso scoppio a ridere, creando nel suo viso un'espressione di pura sorpresa, che si accende nel suo viso come un lampione nella notte.

«Stavo scherzando Gale, giuro nessun rancore» mormoro, cercando di schiarire la sua confusione, che oscura il suo sguardo.

Lui apre la bocca per dire qualcosa, ma poi si ferma richiudendola, incapace di dire qualcosa. Il suo sguardo passa tra me e Matt, e i suoi occhi si muovono frenetici da sinistra a destra, mentre il suo corpo indietreggia di qualche passo.

«Voi due mi fate paura, ed insieme sarete letali, come un fottuto uragano, e io ne voglio stare alla larga, il più possibile» farfuglia per allontanarsi alzando le mani davanti al petto, senza smettere di osservarci. Ho esagerato? Volevo solo essere un po' sarcastica, anche se effettivamente il mio obbiettivo era fargli capire che io so tutto, e che non mi è piaciuto il suo zampino nella mia storia. Però nulla di più, stavo scherzando.

Matt si china su di me, incontrando il mio sguardo, e noto un certo divertimento nel suo. Almeno qualcuno ha capito la mia ironia.

«In realtà gli piaci», commenta per poi indicare con il mento, il punto da cui si è dileguato il suo amico pochi istanti fa.

Neanche fosse un gatto a cui ho per sbaglio schiacciato la coda.

«Non credo, penso di averlo spaventato, però io stavo davvero scherzando», mi difendo, dispiaciuta per l'accaduto.

La sua mano scivola con le dita contro al mio braccio, portandosi dietro di sé una scia di brividi, che solo lui mi provoca, fino ad arrivare alla mia mano.

La afferra dolcemente nella sua, per poi intrecciarla, «stai tranquilla e fidati di me, è solo rimasto colpito dal tuo carattere, non se lo aspettava», mormora e le sue parole scivolano come miele su di me. Dolci e dense.

Lui mi sorride dolcemente, cercando di far sparire il mio dispiacere, e devo dire che ha ottime tecniche persuasive.

«Cosa si aspettava? Una dolce e ingenua ragazzina che sta per entrare in un tortuoso matrimonio, senza conoscerne i rischi? In tal caso Matt, hai sbagliato persona».

Sento le guance andare a fuoco, e credo che presto dovrò far visitare il mio povero cuore, per non parlare delle mie mani che tremano. Probabilmente sto per avere un infarto. Ma tutto questo viene ripagato dalla sua risata, che in qualche modo mi entra nella pelle e nelle ossa, rimbombando nel petto.

«Però in una cosa Gale ha...».

La sua frase viene interrotta dalla profonda voce dell'uomo che ci aveva accompagnato, che entra ne sala e chiede l'attenzione, per poi schiarirsi la voce.

«Signori e signore vi invito ad accomodarvi, ora arriverà il sous chef, e vi spiegherà nei dettagli come sarà composta la cena»

«Andiamo», mormora offrendomi il suo braccio, che non esito a prendere, perché sto morendo di fame. E poi questa è un'ottima alternativa dell'avere il suo corpo completamente contro al mio, con la sua mano appoggiata al mio fianco, che mi ricorda ogni secondo quanto posso essere debole verso di lui.

Affianco a me Matthew non tarda a sedersi, mentre alla mia destra ho Tess, che come me, sembra aver bisogno di aria o di qualcosa di forte, da buttare giù.

Dalla mia posizione da capotavola osservo il resto della tavolata. C'è tutta la mia famiglia, tranne Chad, che si è rifiutato categoricamente di presentarsi. Infine qualche amico di Matt tra cui anche Gale.

Avevo provato a chiedergli perché i suoi genitori non ci fossero, ma con un'alzata di spalle aveva evitato di rispondermi, per poi cambiare immediatamente discorso. La cosa mi sembra talmente strana.

Eppure la strana sensazione di malessere torna in me, e non si tratta della giornata intensa che mi aspetta domani.

Prima che possa approfondire questo peso sullo stomaco, dalla porta entrano i camerieri con dei carrelli pieni di prelibatezze, che silenziosi si fermano in un angolo della stanza, iniziando a prendere i piatti nelle loro mani.

Un'altra figura, con un camice nero e un cuffia dello stesso colore, entra nelle stanza e da inizia a dare direttive ai camerieri, che in risposta annuiscono.

Matt affianco a me fa riempire anche il mio calice, con del vino rosso bordeaux. Lo ringrazio, per poi afferrare il sottile stelo di vetro e lo faccio ondeggiare, osservando il liquido scuro che si muove in senso orario, in un vortice senza fine.

Sorseggio un po' di vino, con il suo forte gusto stuzzica le mie papille gustative, poi scende lungo la gola, lasciando del calore al suo passaggio.

Osservo l'uomo che ancora ci dà le spalle, attraverso il bordo del calice, e qualcosa mi incuriosisce. Non riesco a capire cosa sia, se la sua postura eretta, o il modo in cui muove le mani per dare ordini. Ma qualcosa mi impedisce di distogliere lo sguardo.

Forse è proprio la famigliarità, perché quando si volta, lo sguardo di Aiden percorre tutta la stanza, fino a fermarsi su di me.

Il vino che ho appena bevuto minaccia di tornare fuori, mentre la testa inizia a girare come una trottola su un tavolo, che minaccia di schiantarsi a terra. Lui sbatte ripetutamente gli occhi, come se non riuscisse neanche lui a credere che io sia qui, e lo stesso faccio io.

Si guarda intorno spaesato, osservando la grande tavolata piena di miei parenti che con il loro vociare riempiono la stanza, fino a soffermarsi sulla persona accanto a me, che intanto cerca di riportarmi alla realtà scuotendomi il braccio con delicatezza. Anche Tess sembra preoccuparsi e quando vede la persona che mi ha scatenato uno stordimento totale, sbianca.

Vorrei alzarmi, raggiungerlo e baciarlo, dirgli che è lui l'uomo che dovrebbe essere qui al mio fianco. Ma non riesco a muovermi, come se un grosso peso mi trattenesse sulla sedia.

Senza contare il fatto, che distruggerei tutto il piano, che infrangerei il contratto, che i miei genitori scoprirebbero la verità e tutto esploderebbe, come una bomba atomica, e la sua onda d'urto annienterebbe tutto.

Aiden stringe i pugni e tutto il suo corpo si irrigidisce, mi sembra quasi di vedere la sua tensione sotto alla casacca da chef.

Mi lancia un'occhiataccia, mentre sussurra qualcosa al cameriere accanto a sé, per poi sparire dalla stanza, con passo veloce.

Scosto la sedia pronta a seguirlo, ma la mano di Tess mi blocca sul posto «vado io da lui, tu devi stare qui», bisbiglia, guardandomi negli occhi e aspettandosi una mia risposta.

Esitante annuisco, mentre una lacrima silenziosa mi scende lungo la guancia.

Nessuno sembra essersi accorto della piccola guerra di sguardi che ci è appena stata, a parte Matt che mi guarda confuso e preoccupato. «È lui vero?» mi chiede, e io corrugo la fronte incontrando lo sguardo penetrante.

«Di cosa stai parlando?» replico ingenuamente, sperando di chiudere la conversazione. Parlare di Aiden con lui, è l'ultima cosa che voglio fare. Ma le sue dita si posano sotto al mio mento, mentre con l'altra mano sfiora le mie guance, togliendomi le lacrime, che rigano le mie guance.

«Quel giorno in ufficio, tu mi hai detto che avevi un ragazzo, è lui vero?». Guardo i suoi occhi verdi, così diversi da quelli azzurri di Aiden, eppure non posso negare che a guardarli...io mi ci perdo, sono quasi ipnotizzanti e magnetici.

«Sì», sussurro a corto di fiato, come se l'improvvisa vicinanza mi risucchiasse ogni particella di ossigeno. «Mi dispiace Jenny», ammette con voce roca e amareggiata.

Annuisco e appoggio la guancia sulla sua mano, ancora presente come una carezza leggera, «stai tranquillo non è colpa tua», mento. È colpa sua ma solo in parte, mi ha scombussolato completamente la vita, ma ho preso io la decisione finale.

«Gli hai spiegato che tra noi non c'è niente?» mi domanda e io annuisco senza esitazione, «è stato inutile, non ha voluto saperne».

Lui apre la bocca, pronto a dire qualcosa, ma la voce di mia madre lo blocca «ragazzi avete portato le promesse da far vedere al pastore?» chiede e io alzo gli occhi al cielo, trattenendo un'imprecazione. Come se non bastasse, mia madre ci ha pure obbligato a scrivere delle promesse, che io ho copiato da internet. Perché, come posso scrivere certe cose, per una persona che non amo? Non gli rispondo nemmeno, perché Tess entra nella stanza con uno sguardo cupo, «è un testardo, mi dispiace Jen». Scuoto la testa esasperate, «tranquilla, non è colpa tua».

La cena prosegue molto lenta e praticamente non riesco a mangiare nulla. La vista di Aiden mi ha chiuso lo stomaco, sebbene i piatti fossero davvero invitanti. La testa mi gira, e sembra pesante sul collo, quasi come se dentro di me il mio cervello stesse navigando in un mare tempestoso.

Ma quando arriva il dolce, la fetta di torta bianca con dentro il cioccolato, con varie stratificazioni di pan di spagna, che si alternano con una crema alla vaniglia, qualcosa si sveglia in me.

L'ho scelta io, dopo almeno venti assaggi di torte diverse, una più fantastica della precedente. Ma questa, è stato quasi un momento orgasmico, ed è strano che lo dica io, che di questi tempi ne vedo a dir pochi. Credo che Tess, la quale mi ha accompagnato quel pomeriggio, abbia conosciuto una nuova Jennifer. Quella amante dei dolci, anzi ossessionata, che quasi stava per chiedere di portarsi a casa il resto. Un imbarazzante momento della mia vita, che forse è meglio dimenticare.

Prendo la forchetta, ma all'improvviso sento la sua voce affianco al mio orecchio. Quando si è avvicinato?

«Ti ho vista sai?» mormora con un accenno d'ilarità. Trattengo un sorriso e mi volto a guardarlo, è vicino, troppo vicino. Dannazione, potrei contargli i pori sulla pelle.

«Non so di cosa parli», mormoro cercando di non lasciarmi intimidire da lui, lui sorride e si accosta al mio orecchio, come se dovesse rivelarmi un segreto.

«Non hai mangiato nulla per tutta la sera, e ora vuoi mangiare il dolce, perché tu hai un debole per il cioccolato», osserva, lasciandomi interdetta e piena di domande. Davvero mi ha osservato per tutto il tempo?

«Sembri una bambina», mormora per poi ridacchiare.

Mi allontano guardandolo truce, come si permette?

«Non sono una bambina», sussurro, socchiudendo gli occhi per lanciargli un'occhiataccia, che se potessi lo incenererei.

«Invece sì», ripete convinto. Indignata, taglio con la forchetta un grosso pezzo della sua torta, lo infilzo e me lo porto alla bocca.

«Ora lo sono!» esclamo con una mano davanti alla bocca.

Un misto di sapori dolci e speziati, mi scoppiano nel palato, mentre il suo sguardo truce mi fa scoppiare a ridere, annebbiando temporaneamente il mio cattivo umore. Lui torna silenzioso vicino al mio orecchio, e in attesa della sua voce, scosto i capelli, sussultando quando le sue labbra mi sfiorano.

«Mi vendicherò, e sfortunatamente per te, ho trecentosessantacinque giorni per farlo».

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