CAPITOLO 10

Jennifer 

Pranzo imbarazzante pt.2

Quando ci sediamo a tavola sentiamo il rumore della porta d'ingresso, e mi aspetto di vedere di nuovo un Chad incazzato, ma una figura minuta compare sulla soglia.

«Ma che succede qui?» chiede Aria confusa, per poi soffermare il suo sguardo languido su Matthew. Deglutisco, cercando di ignorare, la strana sensazione che subito mi irradia le vene, costringendomi ad alzarmi per andarle incontro.

«Ehi come stai?» domando, per farle girare lo sguardo verso di me. «Bene ma...», spaesata guarda i nostri genitori e poi il suo sguardo si posa di nuovo, su quel maledetto uomo che è peccaminoso come il frutto proibito.

«Io ti conosco...» ammette, per poi guardarmi dritta negli occhi, e quando li spalanca il mio cuore scalpita nel petto. Se continuo ad avere queste aritmie non credo che camperò tanto a lungo.

«Ma certo! Matthew Dallas, ero piccola ma mi ricordo. Cosa ci fai qui?» domanda con la curiosità che straborda dalla voce.

Mia madre intanto si sta godendo la scena ridacchiando insieme a mio padre. Ridono delle mie complicazioni, ovviamente.

«Chiedilo a tua sorella», sussurra lui con tono di provocatorio per poi sorseggiare un po' di vino rosso. Bastardo, il lavoro sporco sempre a me. In effetti dopotutto sono stata io a chiedere di implicare la mia famiglia, perché l'ho fatto?

Aria mi guarda confusa e io sospiro già esausta, e pensare che il pranzo è appena iniziato.

«Io e Matt ci sposiamo», annuncio e le parole mi bruciano la gola prima di uscire, come se la mi onestà mi stesse avvisando di smetterla. Peccato che dopo questo anno interminabile sarò solo un ammasso di macerie, non resterà nulla della Jenny qui presente a forza di menzogne. In che cosa mi sono cacciata?

Aria inizia a saltellare felice e mi abbraccia fortissimo, così tanto da farmi il respiro. «Oddio Jenny è una cosa bellissima» commenta entusiasta, vorrei reagire io così, se solo fosse vero, ma non lo è. Lei mi prende la mano sinistra e la guarda interdetta «e l'anello?» oddio è vero, a quello non ci avevo pensato.

Finalmente Matthew decide di aiutarmi salvandomi dalla domanda «era troppo stretto e domani dobbiamo andare dall'orefice per farlo allargare, voglio solo il meglio per la mia Jenny», dichiara con tanto di occhiolino. Almeno ogni tanto ha delle idee geniali.

Una strana malinconia mi colpisce il cuore, forse perché avrei voluto che ci fosse stato Aiden qui a dirmi queste cose, e invece ho rovinato tutto. O forse no, visto che non ho mai avuto la voglia di presentarlo ai miei, vorrà pur dire qualcosa.

Trattengo le lacrime e annuisco, non sapendo come colmare il vuoto dopo la sua frase.

«Che peccato! Fa niente lo vedrò la prossima volta», esulta lei per poi darmi una spintarella «tu lo odiavi e ora lo sposi, sei strana sorella». Mi fa notare per poi andare a salutare i miei genitori, abbracciandoli.

***

Il silenzio è il piatto del giorno, nessuno osa proferire parola, lasciandoci con un strano amaro in bocca. «Come vi siete rincontrati?» chiede mia madre indicandoci. Questo gliel'ho detto prima? Deglutisco e rispondo afferrando il calice di vino.

«In un ristorante» mento, per poi intercettare lo sguardo del mio finto fidanzato, che subito sorride. Mi porto il calice alle labbra e il freddo del vetro è quasi paradisiaco per il caldo che invade il mio corpo da quando sono entrata in questa casa. Il liquido frizzantino mi bagna la lingua e ingerisco più di un sorso. È una pessima idea bere in questo momento? Sì. Berrò lo stesso? Assolutamente sì.

«Si circa un anno fa, per sbaglio gli sono andato addosso» mormora lui, per poi guardarmi allusivo e facendomi un occhiolino. E siamo a due, sto iniziando a pensare a qualche paralisi facciale.

«E ora eccoci qui» sussurro per poi spezzare il contatto tra i nostri occhi, sono troppo irresistibili, ho sempre paura che in qualche modo possa ipnotizzarmi.

«E perché ce lo dici soltanto ora? Perché non dircelo prima?» mi chiede mia madre, appoggiando le posate sul piatto ormai vuoto. Deglutisco cercando aiuto con lo sguardo, ma il mio accompagnatore al contrario di me, sembra tranquillo e con non calanche risponde a mia madre. «Perché abbiamo concordato che nessuno l'avrebbe saputo, volevamo che la nostra storia fosse privata e non sotto i riflettori, abbiamo capito però troppo tardi, che sarebbe stato bello coinvolgervi» specifica con tono calmo e pacato.

Lo guardo sbalordita, quest'uomo allora mi ascolta e sa parlare. Mia madre al contrario non sembra per niente credere alla nostra storia, questa donna ha il fiuto per le cazzate. «E a quando queste nozze?» chiede ancora, per poi guardare mio padre che invece, non smette di sorridere. Quanto vorrei quel sorriso sempre, anche se è una maledetta bugia, solo il suo sorriso ha ripagato il patto che ho fatto con il mio diavolo dagli occhi verdi.

Disorientata mi ritrovo a richiedere la domanda «quando sarà questo matrimonio?» domanda di nuovo esigente.

Guardo Matthew che mi fa un sorriso e poi un accenno, per invitarmi a continuare. «Il 28 dicembre» sussurro così debolmente, che persino io mi sento a malapena.

«Dell'anno prossimo?» chiede mio padre e io scuoto la testa «no, di quest'anno».

Aria che stava bevendo dell'acqua inizia a tossire «che cosa?!» chiedono lei e mia madre in coro, completamente sbalordite. Matthew vedendomi tremare mi afferra la mano da sotto il tavolo e con il pollice mi lascia dolci carezze, che invece di rilassarmi non fanno altro che aumentare la mia ansia. «Sì, fra due settimane ci sposiamo» ammette lui, per poi guardarmi complice. Per una serie di secondi tutto sembra fermarsi, se non ci fosse il mio cuore impetuoso a battere, potrei persino crederci. Aria e mia madre sono senza parole, mentre mio padre sembra l'unico felice di questa dichiarazione.

Mia madre dopo un tempo interminabile, deglutisce e poi si alza dal tavolo, lentamente. «Jenny, mi aiuteresti con il dolce?» mi chiede, per poi andare verso la cucina, senza aspettare una mia risposta. Mi alzo in piedi e interrompo il contatto con la pelle di Matthew, che mi dona un altro dei suoi sorrisi incoraggianti. Percorro i passi nel corridoio, come se stessi andando al patibolo, mi sembra già di sentire la corda che si posa intorno al mio collo.

Con passo lento entro nella piccola cucina chiudendomi la porta alle mie spalle, sappiamo entrambe che non siamo qui solo per la torta. «Mi puoi spiegare?» chiede lei, appoggiata al mobile delle posate e guardandomi con espressione scioccata.

«Che cosa mamma?» chiedo ingenuamente, mentre afferro la torta di mele dal frigo. Che atteggiamento infantile. Lei sospira profondamente, battendo a ritmo le dita sul mobile.

«Matthew Dallas? Sul serio Jennifer? Tu lo odiavi, e ora lo sposi fra due settimane?!» domanda allarmata, ma cercando di controllare il tono. Ignorando il suo sguardo indagatore inizio a tagliare il dolce, per poi spostare le fette uguali in dei piattini. «Mamma, io lo amo», pronuncio, e una stretta mi chiude lo stomaco. Bugiarda...

«Non capisco cosa ti preoccupa», commento, continuando ad evitare il suo sguardo insistente.

«Mi preoccupa il fatto...che lui non mi sembra un uomo, che è pronto a fare il marito, so che ti farà soffrire», mi avvisa con tono amaro. Si avvicina e mi afferra le mani, fermandomi dal tagliare la torta. Con coraggio incrocio i suoi occhi preoccupati, dietro ai grossi occhiali, mentre il senso di colpa inizia a prendermi a pugni lo stomaco.

«Pensaci bene Jen, se vuoi stare con lui va bene, ma non fare questo passo se hai un minimo dubbio, dopo non si torna più indietro», mi avvisa.

Devo restare concentrata sull'obbiettivo. Scuoto la testa e gli poso le mani sulle spalle, attirandola in un abbraccio «mamma fidati di me, andrà tutto bene, e so che ho sbagliato a non dirvelo prima. Volevamo la nostra privacy, ma poi dopo quello che è successo a papà, mi sono resa conto che la vita è corta, e lo voglio sposare», spiego continuando a stringerla forte, per evitare di guardarla negli occhi o vedrebbe le mie bugie come macchie di sangue su una maglietta bianca.

«In più papà potrà accompagnarmi all'altare, l'altro giorno mi ha detto che voleva vedermi felice con qualcuno al mio fianco, ed io lo sono mamma» mormoro, e mi meraviglio di essere stata così brava e esaustiva senza intoppi.

Lei si allontana ed annuisce ma con una leggera smorfia sul viso «se ci fosse qualche problema me lo diresti, vero?» chiede, per niente convinta della nostra bugia. Okay forse faccio schifo a convincere la gente.

«Certo mamma, ma fidati di me, va tutto bene» mento, per poi allontanarmi andando in salotto con i piatti che tremano nelle mie mani.

Quando entro nel soggiorno Matthew è sparito. Forse è scappato via, perché si è reso conto che non vuole avere niente a che fare con te, e la tua pazza famiglia. Appoggio i piatti sul tavolo e guardo mia sorella, intenta in fitta chiacchierata con mio padre. La solita logorroica. «Dov'è Matt?» domando curiosa. Lei incontra i miei occhi e sorride sfacciatamente «qualcuno l'ha chiamato, ed è andato in camera tua» sussurra lei, e senza esitare, mi precipito verso la mia vecchia stanza.

Apro lentamente la mia porta e lo trovo in piedi, vicino alle mie vecchie foto attaccate alla parete, intento in una discussione. Vorrei ascoltare, ma la voce è talmente bassa da impedirmelo. Aspetto che finisca la conversazione, ed entro, mentre lui non smette di osservare le vecchie cose che ho lasciato volutamente qui.

«Sai cos'è la privacy?» chiedo con tono saccente. Lui si volta colto in flagrante, sfoggiando il suo miglior sorriso «tra poco sarò tuo marito, perciò mi sono preso la libertà di vedere la tua vecchia camera». Alzo gli occhi al cielo e sbuffo sonoramente «l'hai già vista questa camera», borbotto, per poi ammirarla anch'io, dopo tanto tempo. Il piccolo letto singolo è appoggiato contro la parete con affianco l'armadio di un rosa sgargiante, e infine per peggiorare la situazione d'imbarazzo, un mucchio di foto di me da piccola, riempiono la parete davanti a noi.

«Mi ricordo questo giorno», commenta, indicando una foto, di cui mi ero completamente dimenticata. Siamo io e lui con alle spalle Chad che ci stringe a sé, con le sue braccia appoggiate attorno ai nostri colli. «Il mio primo giorno di liceo», osservo, notando la mia espressione felice stampata sulla carta. E il mio sguardo carico di speranze, quanto vorrei avvisare quella giovane me, di stare attenta e di non donare il suo cuore a Matthew.

Lo vedo sorridere e solleva la mano, come se volesse accarezzarla, ma si ferma a pochi centimetri. «Tua madre ci ha obbligato a farla, diceva che era un momento da ricordare per sempre», mormora e io annuisco sorridendo al ricordo. Era prima che tutto finisse, prima di quella notte in cui mi ero donata a lui, dettando la parola fine in quella strana amicizia. Distolgo lo sguardo e mi avvicino alla finestra, guardando il cielo azzurro privo di nuvole al di là dello spesso vetro.

«Devo dirti una cosa», sussurra e non ricevendo una mia risposta continua a parlare «la stampa sa di noi, o almeno sa che mi devo sposare con una certa Jennifer Miller» mi volto per guardarlo, ma sobbalzo, appena lo ritrovo a pochi centimetri da me. «Sospettavo che sarebbe successo», sussurro osservando il suo viso così vicino.

Lui annuisce e sembra quasi dispiaciuto, che mi sta per portare in questo mondo spietato «devi prepararti al fatto che scaveranno nel tuo passato, e nella tua vita», annuisco e abbasso lo sguardo per non dover sostenere il suo così invasivo. «Lo so, ma non ho niente da nascondere» commento, dopotutto è stata mia l'idea di fare le cose in grande, e diciamo che organizzare un matrimonio in pochissimi giorni è più complicato di quel che pensavo. Anche se devo dire che Matt mi ha aiutato tantissimo assumendo una wedding planner, che dopo avermi detto che sarebbe stato meglio un preavviso di almeno tre mesi, era riuscita a fissare la chiesa, e a prenotare sia la torta che i fiori. Per la location invece Matt ha detto che ci avrebbe pensato lui, perciò mi manca solo l'abito.

Perciò probabilmente una delle persone che abbiamo contatto. Ha deciso di parlare. Persa nel pensieri non mi accorgo della sua mano, finché le sue dita non mi tirano su il mento per farmi incrociare il suoi occhi. Sobbalzo colta dalla sorpresa, per poi perdermi in quella fitta foresta che lui chiama occhi. Un terremoto di magnitudo 10 mi percorre dall'interno, abbattendomi completamente dall'interno. Il suo respiro caldo mi accarezza dolcemente la guancia, mentre le sue mani lentamente si spostano dal mio mento, percorrono il mio collo e si infilano fra i miei capelli, per avvicinarmi ancora di più al suo viso. Perché non mi sto allontanando? Dovrei scappare. Eppure non riesco ad allontanarmi da questa forza che mi trattiene a lui, come un magnetismo irresistibile che sfida ogni ragione e logica.

È come se il mio cervello fosse impazzito, perché l'unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento, è solo alla sensazione che potrei provare, se le sue labbra finissero contro le mie. Al suo sapore, sarà come il suo profumo? Potente ma dolce? I suoi occhi, sono come due fari dal quale non riesco a distogliere lo sguardo, e il suo profumo non fa altro che peggiorare la situazione. «Ragazzi!» la voce di mia madre mi riporta alla realtà e immediatamente mi allontano da lui, cercando di riacquistare la mia fermezza. Velocemente mi allontano, uscendo dalla stanza come se avessi qualcuno alle calcagna. Lo stavo per baciare! Qualcosa mi dice che questi trecentosessantacinque giorni, saranno più difficili del previsto.

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