Capitolo 3 (Parte 1 )
Ogni grande star deve pagare il prezzo della sua fama. Era questo che mi ripetevo da giorni. C'era chi si ritrovava immischiato in storie di droga, sesso e alcool. E chi invece riceveva minacce o veri assalti alla propria persona. Sebbene Luigi non fosse una vera e propria star, avevo come la sensazione che anche lui dovesse pagare una fetta di quella fama. Ossessionata da quel pensiero, decisi di andare a Cinecittà.
Varcai i cancelli degli studi e tutto era rimasto così come lo avevo lasciato qualche settimana prima. C'era sempre il continuo correre di carrelli che portavano costumi, si udivano le urla di alcuni registi e attori che giravano di qua e di là godendosi la meritata pausa.
Mi sentivo sempre elettrizzata quando mi trovavo lì.
«Scusa?» qualcuno mi toccò la spalla. Mi voltai per vedere chi fosse.
«Ma sei proprio tu quella ragazza?» esclamò la stessa non appena mi voltai.
«Ehi ragazze, venite!» senza che potessi rispondere alla sua domanda, chiamò le sue compagne.
Erano delle ragazzine. Non sembravano avere più di 16 anni.
«Sei tu quella che esce con Leonardo Di Caprio?» mi chiese una di loro.
«Io? Ma di cosa state parlando?» dissi sorpresa.
«Oooh ho capito! Voi pensate che...», quelle ragazzine dovevano avermi visto insieme a Luigi credendolo Leonardo di Caprio. Ma ancora una volta, prima che potessi giustificarmi, una di loro mi interruppe.
«Posso farti una foto?» mi domandò la stessa.
Cosa? Una foto? E bam! Un colpo terrificante mi arrivò alla testa. Il colpo fu così forte da farmi cadere per terra. Il dolore era fortissimo non riuscivo a vedere nulla. Poco prima di svenire vidi un'ombra avvicinarsi verso di me. Qualche minuto dopo mi risvegliai tra le braccia di Luigi ancora nei panni di Amsterdam.
«Dove sono andate?» dissi riprendendo i sensi.
«Di che cosa stai parlando?» rispose Luigi, preoccupato.
«Tre ragazzine mi hanno colpito alla testa, ma non so perché lo abbiamo fatto», dissi ancora stordita dal colpo che avevo preso.
«Di quali ragazzine stai parlando?»
«C'erano tre ragazze, volevano farmi una foto... Pensavano che io fossi...»
«D'accordo, non ti agitare», disse Luigi interrompendomi.
«Sarà meglio chiamare un'ambulanza», disse di colpo un signore accanto a Luigi.
«Sarà meglio chiamare prima i carabinieri», disse un altro.
«Sì...Forse avete ragione» disse Luigi distogliendo lo sguardo da me, «L'accompagno in ospedale, voi nel frattempo avvertite la polizia su ciò che è successo», detto ciò mi prese tra le braccia portandomi nel suo camerino.
Qualche ora più tardi i medici mi rassicurarono che il colpo che avevo subito non aveva avuto serie conseguenze. Per tutto il tempo Luigi restò al mio fianco senza mai lasciarmi sola. Fu un momento davvero particolare. Sembrava quasi un sogno o piuttosto un incubo. Volete sapere il perché? Tutta colpa di mia madre.
«Ma come è potuto succedere? Guarda cosa ti è successo! E pensare che ti poteva andare peggio!»
«Mamma, non fare così! In fondo sto bene no?!» dissi.
«E questo secondo te dovrebbe farmi sentire meglio?»
«Poteva capitare a chiunque! Anche se ancora non capisco perché lo abbiano fatto», dissi pensierosa.
«Io invece credo di avere una mezza idea».
«Che cosa vuoi dire con questo?»
«Lo so io cosa voglio dire e comunque non credere che...»
Meglio non continuare! Tanto sapete tutti come prosegue la lamentela, no? La cosa più grave però è stata questa: «Da oggi in poi tu non metterai più piede là dentro».
Avete capito cosa mi era capitato? Mia madre mi aveva impedito di tornare dentro Cinecittà e ciò significava... non poter più incontrare Leonardo Di Caprio! Purtroppo però non potevo farci niente, mia madre non era un tipo che si lasciava persuadere molto facilmente e anche volendo andare di nascosto mio zio lavorava sempre lì dentro!
Disperata, chiamai la mia migliore amica pregandola di aiutarmi a trovare una soluzione. Ci incontrammo dopo poco in un bar sotto casa per discutere sul problema. Ordinammo un tè freddo per schiarirci le idee e farci venire in mente una soluzione. Ad un tratto entrarono nel bar un gruppo di adolescenti tutte vestite nello stesso modo per farsi concorrenza l'un l'altra su chi era più alla moda. Ordinarono 4 bicchieri di birra per far colpo su tre ragazzi che erano poco distanti da loro e si accomodarono dietro di noi. Quattro ragazzine che starnazzavano dietro il mio orecchio su come farsi notare da quelli, che oltretutto non le degnavano nemmeno di uno sguardo ... ma loro non la pensavano certo come me! All'improvviso cominciarono a parlare di Leonardo Di Caprio e del suo nuovo film.
Una di loro disse: «In fondo non è poi così tanto famoso! Non è nemmeno tanto bello come dicono!»
Ma un'altra riabbatté: «Ma vuoi scherzare?! È stupendo! Io farei qualunque cosa pur di vederlo, anche intrufolarmi nella sua camera d'albergo!»
"Camera d'albergo?". Di colpo, un'idea iniziò a innescarsi nella mia mente. Alzai lo sguardo per incontrare quello di Fabiana e capii che entrambe avevamo avuto la stessa idea e... luce fu! Presi la mia amica per un braccio e la trascinai via dal bar.
«Ti vuoi fermare un momento! Si può sapere dove stiamo andando?»
«Ma come? Non hai sentito quello che hanno detto quelle quattro là dentro? "In albergo"! Hai capito, "in albergo"! Mi sembrava che avessimo avuto la stessa idea!»
«Si, ma credevo che tu scherz ... oh no! Non ci pensare nemmeno, non puoi andare! Sei impazzita? E poi come ti presenti? Come la cugina arrivata da Los Angeles? Sapevo che eri matta ma non fino a questo punto!!!»
«Non ti preoccupare! Ci penserà Luigi! Stai tranquilla! Sai cosa faccio adesso? Lo chiamo e lo metto al corrente del mio piano», e così feci.
In realtà non fu molto entusiasta del mio progetto, e come dargli torto, fino a quel momento le mie idee ci avevano solo portato guai, ma alla fine cedette. Mi assicurò che non ci sarebbero stati problemi per entrare, dato che conosceva molto bene il portiere... a questo punto il mio piano era in rampa di lancio!
Mi presentai intorno alle quattro del pomeriggio, come programmato. Il portiere era lì nella hall che aspettava il mio arrivo. Sembrava piuttosto agitato, forse perché ciò che stavamo per fare non era del tutto lecito. Mi osservò per un momento. Infine si avvicinò e mi disse sottovoce: «È lei è la persona che sto aspettando?»
Sembravamo usciti da un film poliziesco. Lui era la talpa e io l'infiltrato.
«Penso di si!»
Era un uomo molto magro ma ben distinto, sempre con un bel sorriso sulle labbra, assomigliava al mio professore d'Inglese, soltanto che lui per il sorriso lasciava molto a desiderare.
«Ci tengo a precisare che lavoro in questo hotel da più di 25 anni e in tutto questo tempo ho sempre svolto il mio lavoro con la massima professionalità e soprattutto con molta discrezione. Lei sarà sicuramente al corrente che alcuni dei nostri ospiti appartengono a una categoria ben diversa da quella a cui lei sarà sicuramente abituata, pertanto le chiedo la massima discrezione e soprattutto le chiedo di non mettermi in una posizione ancor più difficile di quanto già io non sia.»
«Certo, mi rendo conto che...»
«Io non credo» disse interrompendomi, «Lei non ha idea di che cosa succederebbe se si venisse a sapere che una persona non autorizzata, si è intrufolata in una delle camere di un nostro ospite. La mia intaccabile reputazione sarebbe rovinata, e tutto per una stupida scommessa che ho perso con il suo amico.»
«Non si preoccupi, le prometto che nessuno si accorgerà di nulla», dissi rassicurandolo.
«Lo spero. Lei intanto si accomodi dove vuole, non appena mi sarà possibile la condurrò nella stanza dove alloggia il signore. Nel frattempo cerchi di non dare troppo nell'occhio. I nostri clienti tengono molto alla loro privacy».
Mi sedetti e aspettai impaziente. L'albergo, o per meglio dire il Grand hotel, era bellissimo, di un lusso incomparabile e se vogliamo essere sinceri mi sembrava proprio di essere nella sala principale del Titanic. Ora mancava soltanto Jack!
Passarono 35 minuti. Come faccio a essere così precisa? Perché ero seduta proprio davanti a un grande orologio e d'altronde non c'era altro da guardare se non quadri, solo quadri. Ero veramente stanca di aspettare, quando finalmente il portiere mi fece segno di avvicinarmi alla reception. Si guardò intorno, per essere sicuro che nessuno facesse caso a noi.
Spazio autore
Che ve ne pare di questo capitolo? Secondo voi Melissa riuscirà ad arrivare fino alla camera di Leo? Fatemelo sapere in un commento ^^
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