Capitolo 1 (Parte 3)
Quando mi risvegliai, mi trovai seduta su una sedia di un bar con due signori accanto che mi avevano portato fin lì. Mi guardai attorno un po' stordita quando il mio sguardo si soffermò su una figura che al momento non riuscii a capire chi fosse.
«Leonardo» dissi.
«No! Sono io, Luigi. Mi riconosci?»
Mi soffermai a guadarlo e poi dissi: «Luigi, cosa mi è accaduto?»
«Sei svenuta non appena hai sentito "Leonardo Di Caprio" pensando che fosse quello vero!»
«È impressionante come questo ragazzo gli somigli, ma come ti chiami?» disse uno dei signori.
«Luigi», gli rispose. Senza mostrare la minima esitazione.
«Caro Luigi tu potresti benissimo spacciarti per lui. Se sei riuscito persino a imbrogliare una tua amica, potresti diventare il suo sosia, che ne dici? Conosco un amico che sarebbe davvero interessato a conoscerti».
Ero sbalordita da ciò che stava succedendo. Come potevano mettersi a discutere di affari in un momento simile? Possibile che nessuno fosse interessato a sapere come stavo? A ogni modo, anche se non ero del tutto convinta che Luigi avesse ben capito la proposta di quell'uomo, visto il suo marcato accento romano, non perse tempo e rispose: «Ecco... non so proprio cosa dire! Dovrei pensarci un po' su!»
«Giustissimo! Però se cambi idea vieni a trovarmi a Cinecittà. Lì lavoro come cameraman per il programma "Amici", d'accordo?»
«D'accordo e grazie!»
Dopo essermi ripresa uscimmo dal bar, ma ancora un po' stordita gli chiesi di portarmi qualcosa da mangiare e lo aspettai su una panchina. Dopo pochi minuti, ecco di nuovo apparire il solito gruppo di fan scatenate che seguiva Luigi. Poverino! Come potevo aiutarlo? Andai tra loro, mi intrufolai e gridai: «Guardate, sono riuscita a prendere i suoi occhiali!» e li gettai il più lontano possibile.
In quel momento tutte accorsero per prendere i suoi occhiali (che in realtà erano i miei) e incominciarono a litigarseli tra loro. Io nel frattempo presi Luigi per un braccio e corsi il più lontano possibile. Quando ci accorgemmo di essere abbastanza lontani ci fermammo e stanchi della gran corsa ci sedemmo.
Senza aver preso fiato gli dissi: «Finalmente ce le siamo tolte di dosso quelle scalmanate, ma come fanno a non accorgersi che tu non sei quello vero? Perché, scusami se te lo dico, c'è una bella differenza tra te e Leonardo Di Caprio. Io lo saprei riconoscere quello vero! Comunque... ma perché non parli? Non hai ancora ripreso fiato per caso?»
Luigi continuò a non dirmi nulla, ma mi guardò come divertito da ciò che avevo appena detto. Infine mi disse: «A dire il vero... sono senza parole».
«Che vuoi dire?»
«Beh ... insomma», fece una pausa e poi proseguì, «Chi credi che io sia?»
Ero confusa. «Di che cosa stai parlando?»
«Andiamo! Chi ti ha pagato? Dove sono nascosti i paparazzi? Dietro quel cespuglio? Mi hai trascinato fin qui per fare uno scoop?»
Io gli risposi: «Ma insomma basta! Se vuoi continuare a fare il buffone fingendoti Leonardo Di Caprio, fallo con le tue fan ma non con me!» detto ciò me ne andai.
Decisi di non pensare più all'accaduto finché il giorno dopo all'università, quando arrivai in classe, vidi Luigi nero di rabbia.
"Ma cosa ha fatto?", pensai, "È forse arrabbiato per qualcosa?". Decisi così di scoprire il perché del suo stato.
«Come va?» non mi rispose, ma io insistetti, «Perché non parli? Sei forse arrabbiato per qualcosa?»
Al suono di quelle parole la sua faccia divenne ancor più nera di prima. Sembrava di stare per assistere all'esplosione di un vulcano in eruzione quando improvvisamente mi disse: «Tu che ne dici?» mentre io, non avendo capito ancora un tubo di ciò che stava accadendo, risposi a tono.
«Ah! Proprio tu sei arrabbiato che non hai fatto che prendermi in giro tutto ieri imitando Leonardo Di Caprio! Credi forse di stare con quelle quattro ragazzine che ti vengono dietro? Beh! Ti sbagli!»
Ma lui, come se non fosse mai stato presente a ciò che era successo il giorno prima disse: «Ma si può sapere di che cosa stai parlando? Se sono stato quasi per due ore di seguito ad aspettarti davanti al bar perché tu, non sentendoti bene, mi avevi chiesto qualcosa da mangiare e poi non sei più tornata. Si può sapere dove eri andata a finire?»
«Se ben ti ricordi, ero a salvarti la vita!» dissi difendendomi dalle sue bugie.
Ma lui stroncò la nostra conversazione dicendo: «E da chi? Dal mostruoso cornetto che avevo in mano?»
Ero stanca di essere presa giro, almeno così pensavo che stesse facendo, ma infine Luigi mi disse: «Ne ho abbastanza di questa storia! Pensala come vuoi!» e si mise al suo posto.
Più tardi, nel pieno di una lezione sulla storia del cinema, i miei occhi si posarono nuovamente su Luigi. Sembrava completamente assorto da ciò che stava ascoltando, il che mi fece andare fuori di testa. Come poteva starsene tranquillo ad ascoltare la lezione dopo tutto quello che mi aveva detto? Forse aveva qualche problema? Magari aveva una doppia personalità. Al termine della lezione, ci fu assegnato il compito di presentare una relazione accurata su ciò a cui avevamo appena assistito. Questo rappresentò un bel problema, perché non avevo minimamente prestato attenzione a quanto era stato detto fino a quel momento.
«Lavorerete in gruppo», disse il nostro professore.
«Melissa, tu lavorerai con Luigi, George tu farai coppia con...»
Di certo questo lavoro non poteva capitare in un momento peggiore, proprio adesso che tra me e Luigi c'era astio profondo. Ma di sicuro non avrei mai permesso a questo incidente di percorso di interferire in qualche modo sul mio rendimento. Così gli proposi un patto: per un po' di tempo avremmo messo da parte i nostri rancori. Non sembrava del tutto entusiasta, ma almeno era un buon modo per ricominciare tutto da zero. Da qui in poi la nostra storia assumerà un aspetto un po' diverso, quasi come un cambio di identità.
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