EPILOGO (Parte 4)
<< Vado a fare una passeggiata!>>, annuncio appena entro in cucina. << Ma è tardi...>>, dice mio padre, indicando l'ora sull'orologio attaccato al muro. Gli rivolgo un'occhiata supplichevole e lui dice sbuffando: << E dai, non guardarmi così...>>. << Ahh okay, però sta attenta!>>, dice prima di bere il suo solito bicchiere di latte freddo. Da sempre è di sua consuetudine berlo prima di andare a dormire la sera. Io annuisco e, dopo avergli rivolto un sorriso sincero ed averlo salutato, esco di casa. Fuori c'è un po' di nebbia creatasi a causa dell'umidità quasi opprimente di questi giorni. Sbadiglio, sentendomi improvvisamente stanca. Mi convinco lo stesso a continuare a camminare, finché non arrivo davanti all'entrata di un bosco, in fondo alla via. Alzo gli occhi al cielo e vedo la luna piena che risplende luminosa nel cielo notturno Adesso sento solo il frinire quasi assordante dei grilli ed il bubolare di un gufo. << A-Abby?>>, sussurra una voce maschile dietro di me. Quella voce... l'ho già sentita, dico a me stessa, cercando di ricordare a chi appartenesse. Di colpo non sento più nessun rumore, a parte quella voce che continua a ripetere il mio nome nella mia testa. Mi giro lentamente, finché non vedo a pochi passi da me una figura scura con i contorni quasi frastagliati, di cui non riesco a vedere il volto e che mi fa rizzare i peli. Purtroppo, neanche dopo aver strizzato gli occhi, riesco a mettere bene a fuoco la persona per colpa della scarsa luce. << Abby... non ti ricordi di me?>>, mi chiede la persona che si sta avvicinando sempre di più a me. Deglutisco. << N-No... dovrei? C-Come sai il mio nome?!>>, chiedo, indietreggiando di qualche passo. Mi sento la gola rasposa, come se qualcuno me l'avesse raschiata con della carta vetrata. Il vento sospira tra gli alberi facendoli stormire.
<< Chi sei?!>>, grido spaventata. La persona si avvicina sempre di più ed io continuo ad indietreggiare fin quando sento un senso di vuoto sotto ai piedi e cado nell'oscurità.
Apro gli occhi e mi siedo di scatto sul letto con il fiatone. Era solo un incubo, dico a me stessa, cercando di rassicurarmi. Guardo l'ora sul cellulare e noto che sono appena le tre del mattino. Tra sei ore precise dovrò affrontare il mio primo giorno nella nuova scuola. Mi butto giù dal letto, rabbrividendo al contatto dei piedi nudi sul parquet. Esco dalla mia camera e vado in cucina per bere un po' di latte che, come dice sempre mio padre, aiuta a prendere sonno. << A-Abby?>>, sussurra una voce. Sbianco, sobbalzando e gridando, mentre lascio cadere il bicchiere pieno di latte sul pavimento. Mio padre accende la luce della cucina e mi guarda divertito. << Ma che cavolo?! Papà mi hai spaventata a morte!>>, gli urlo contro, guardando il disastro sul pavimento. << Scusa>>, dice mio padre continuando a ridere sotto i baffi. << Ma cosa ci fai sveglio?>>, gli chiedo mentre prendo uno straccio da sotto il lavandino. << Potrei chiedere la stessa cosa a te!>>, dice sarcastico. Quando gli lancio un'occhiataccia lui fa un sorrisino e dice: << Non riuscivo a dormire, quindi mi sono steso sul divano... tu? Non mi dire che hai fatto un brutto sogno!>>. Io annuisco e lui dice avvicinandosi per aiutarmi a pulire: << Ah, classico! Mi ricordo quando anch'io mi ero appena trasferito nella città dove abitavamo prima e la sera prima dell'inizio della scuola avevo fatto un incubo terribile... un professore mi beccava mentre stavo disegnando sul block-notes durante la lezione e venivo espulso>>. << Incoraggiante!>>, dico mentre mio padre va a prendere la scopa e la paletta per raccogliere i vari vetri sparsi sul pavimento. << Puoi dirlo forte!>>, dice dal soggiorno. Nel frattempo, prendo un altro bicchiere e mi verso di nuovo un po' di latte. << E se non riesco a farmi degli amici?>>, gli chiedo, quando ritorna in cucina. Lui mi guarda e mi sorride, mentre mi dice: << Ma certo che riuscirai a farti degli amici! Tu forse non te ne rendi conto ma sei una persona meravigliosa sia dentro che fuori e quelli che non ti vogliono come amica sono solo degli stupidi perché non sanno cosa si perdono. E non lo dico solo perché sei mia figlia, ma perché è la verità... e poi se ci dovesse essere qualsiasi problema io ci sono e ci sarò sempre per darti qualsiasi tipo di consiglio, per darti una spalla su cui piangere, per menare i bulli, per scherzare e fare i cretini assieme o semplicemente per avere qualcuno al tuo fianco... io non ti abbandonerò mai, ricordatelo>>. << G-Grazie papà>>, dico abbracciandolo, commossa per le sue parole.
<< Mi sei mancato>>, dico con la sua maglia che mi attutisce le mie parole.
<< Su su, svegliati!>>, dice ad alta voce mio papà quando entra in camera mia.
<< Mhmm>>, mugolo ancora mezza addormentata. Apro lentamente gli occhi e me li stropiccio. Ho sempre odiato le persone che mi svegliano così bruscamente, soprattutto quando sto sognando di incontrare Gerard Way e Kellin Quinn, cosa che nella realtà non succederà mai. << Dai, muoviti che la colazione è già pronta! Ti ho anche preso una brioche vuota>>, dice, dandomi un bacio sulla fronte e subito dopo andando ad aprire le persiane. Adesso la luce lattiginosa filtra attraverso le tende, accecandomi quasi gli occhi. << Ahhh>>, mi lamento, coprendomi il viso con le coperte a mo di vampiro.
<< Sei sempre la solita!>>, dice mio padre ridendo, mentre esce dalla mia camera. Dopo un paio di secondi mi alzo dal letto stiracchiandomi e scegliendo accuratamente cosa mettermi dal mio armadio.
<< Come sto?>>, chiedo a mio padre quando ho finito di vestirmi e truccarmi. Alla fine, ho optato per una maglia a righe rosse e bianche leggera, anche se a maniche lunghe, dei jeans neri attillati e delle Nike bianche. Invece per il trucco mi sono messa il solito mascara ed un po' di blush per mascherare il mio colorito pallido.
<< Benissimo, come sempre!>>, dice rivolgendomi un sorriso rassicurante. << Solo che se non fai la colazione tra...>>, inizia a dire, guardando l'orologio della cucina, << ...dieci minuti, arriverai a scuola in ritardo!>>. Io annuisco e mi siedo velocemente per bere il mio latte caldo e la mia amata briosce vuota ancora tiepida.
<< Hai tutto?>>, mi chiede mio padre facendo tintinnare le chiavi in mano del furgoncino, prima di farla partire.
<< Sì...>>, dico poco convinta, controllando di aver messo il cellulare. << Okay, sì, ho tutto!>>, dico. Mio padre fa partire il furgoncino che all'inizio protesta ma alla fine parte. Nel breve tragitto verso la scuola gli chiedo: << Oggi Adam ti dirà se sei ammesso al lavoro?>>. Prima di rispondere, con una mano si strofina il mento coperto di barba corta ed ispida, di una tonalità più scura rispetto al rosso ramato dei suoi capelli. << Sì...>>, dice sospirando e scurendosi in volto. << Non preoccuparti, andrà tutto bene, ne sono certa!>>, dico e lui mi rivolge un sorriso, ma noto lo stesso una nota di preoccupazione nel suo sguardo. << Oddio... mi sento male>>, dico, vedendo in lontananza l'entrata della scuola. Ho i nervi tesi come le corde di un violino. << Devo proprio andarci?>>, chiedo, sapendo già la risposta, mentre giocherello con un filo che spunta dalla tasca dei jeans.
<< Mi sa proprio di sì>>, dice con espressione divertita, facendo rallentare la macchina. << Comunque a l'una ti vengo a prendere io con la macchina!>>, dice ed io annuisco. Dopo essermi slacciata la cintura, guardo mio padre, che mi fa un cenno di avvicinarmi per abbracciarmi. Nel momento in cui mi lascia andare, apro la portiera, ma mio padre prima che io scenda, mi ferma e mi dice: << Mi raccomando, spacca il cul>>. << PAPÀ!>>, dico e lui ride, sapendo che non mi piace quando usa certi termini. << Okay okay... "Il sederino" a tutti!>>, dice facendo le virgolette con le dita. Alzo gli occhi al cielo e gli dico: << Ci puoi scommettere>>. Poi lo saluto mentre salto giù dal furgoncino e mi sbatto la portiera alle spalle. Sento mio padre suonare il clacson mentre entro nel cortile immenso ed un po' affollato della scuola e lo saluto con una mano senza voltarmi. Dopo un po' di esitazione entro a scuola e cercando di non farmi notare troppo, mi dirigo velocemente in segreteria. << Buongiorno, sono Abigail Clark, potrei avere i libri, il foglio con l'orario delle varie materie e la chiave dell'armadietto, per favore?>>, chiedo tutto d'un fiato ad una bidella dai capelli rosso fuoco. << Oh, sei la studentessa nuova! Ma certo cara, attendi un attimo che cerco tutto>>, dice facendomi un caloroso sorriso.
<< Grazie mille!>>, dico, quando mi consegna tutto.
<< Figurati tesoro... comunque io mi chiamo Rosy, se hai bisogno di qualcosa mi trovi qui!>>, dice mentre prendo tutti i libri. Io annuisco e la ringrazio di nuovo prima di uscire dalla segreteria. Adesso mi manca solo trovare l'armadietto, dico tra me e me. 69... 69... 69, ripeto nella mia mente, per non scordarmi il numero dell'armadietto. Guardo attentamente in giro alla ricerca del mio armadietto, finché non mi scontro contro qualcuno e faccio cadere tutti i libri per terra. << Cavolo! Scusa...>>, dico senza guardare la persona di fronte a me e chinandomi subito a raccogliere tutti i libri.
<< Scusami tu... non ti avevo proprio vista! Aspetta che ti aiuto...>>, dice una voce femminile mentre si china anche lei ad aiutarmi a raccogliere i libri. Io la guardo e rimango ammagliata per la sua bellezza. Ha un fisico stupendo e dei capelli biondissimi e mi chiedo se non siano ossigenati. Poi delle folte sopracciglia scure e degli occhi color nocciola chiaro quasi magnetici. << Grazie>>, dico mentre ci alziamo in contemporanea e tiene in mano i miei libri. << Figurati! Dai che ti accompagno fino al tuo armadietto... comunque io mi chiamo Ashley, piacere!>>, dice la ragazza facendomi un sorriso gentile. << Grazie... io sono Abigail, piacere mio!>>, dico sorridendole a mia volta. << Sei nuova, vero?>>, mi chiede. << Sì, mi sono trasferita da poco qui con mio padre!>>, dico mentre arriviamo di fronte al mio armadietto. << Wow! Allora ti devi sentire un po' spaesata... comunque non ti preoccupare, per qualunque cosa chiedi a me, dopo ti do il mio numero>>, dice, prima di mettere i libri che ha in mano dentro l'armadietto.
<< Adesso tu che lezione hai?>>, mi chiede Ashley, dopo esserci scambiate il numero e, visto che mancavano più di quindici minuti all'inizio delle lezioni, esserci prese un cappuccino. << Arte, tu?>>, dico. << Oddio, anch'iooo!!!>>, dice saltellando come una pazza e richiamando lo sguardo di alcune persone. << Allora incominciamo ad andare in classe, così ci prendiamo i posti!>>, dice Ashley, prendendomi per mano. Mentre saliamo le scale per andare al secondo piano Ashley si ferma all'improvviso di fronte ad una donna dai capelli neri e dice: << Buongiorno prof, dimenticato qualcosa?>>. << Buongiorno a te Ashley! Già, beccata... ho dimenticato il libro in sala insegnati. Tutta colpa della mia testa che è sempre tra le nuvole!>>, dice la donna rivolgendole un sorriso. << Abigail, lei è la nostra professoressa di arte. Prof, lei è Abigail, si è appena trasferita!>>, dice Ashley. << Oh, allora sei tu la nuova studentessa! Ma guarda che meravigliosi capelli ramati che hai! Come ha già detto Ashley, io sono la professoressa di arte, spero che ti troverai bene in questa scuola. Ora però scappo a prendere il libro se no arrivo tardi a lezione. Ci vediamo dopo ragazze!>>, dice la professoressa, scendendo di fretta e furia le scale.
<< Sembra simpatica!>>, dico, mentre arriviamo al secondo piano. << Sì, è in assoluto la mia prof preferita!>>, esclama Ashley.
<< Okay, siamo arrivate!>>, dice Ashley, mentre entra in classe. La classe è praticamente vuota a parte un ragazzo che sta dormendo sul banco con le cuffiette alle orecchie ed una ragazza che sta parlando al cellulare. << Qui va bene?>>, mi chiede Ashley. Io annuisco ed entrambe ci sediamo alla penultima fila. Dopo un paio di secondi suona la campanella ed in quel preciso momento un'orda di persone che ridono e parlano tra di loro entra in classe. Ecco, il mio peggiore incubo. Persone, tante persone di cui non conosco il nome, la loro storia e che mi potrebbero ridicolizzare da un momento allaltro. Sento il cuore uscire dal mio petto e scappare con delle gambe immaginarie, buttandosi fuori dalla finestra. << Stai tranquilla>>, dice Ashley, notando la mia espressione che immagino sia terrorizzata. Un paio di persone si limitano a rivolgermi un'occhiata incuriosita, certe mi salutano e si presentano ed altre ancora non si accorgono minimamente della mia presenza. << Buongiorno ragazzi!>>, dice la professoressa di arte, entrando in classe e chiudendosi la porta alle spalle. << Buongiorno>>, risponde tutta la classe in coro. Dopo un paio di secondi bussa qualcuno alla porta e la professoressa dice: << Oh, ecco i ritardatari!>>. Poi entrano tre ragazzi, uno con i capelli biondi e lisci, un altro dai capelli biondo cenere e ricci che appena ci passa accanto saluta Ashley ed un altro moro che appena mi vede mi rivolge un sorriso. Poi tutti e tre si siedono nell'ultima fila, dalla parte opposta alla nostra. << Ci scusi prof, ma sembra che ogni giorno il gruppo di pecore diventi sempre più numeroso>>, dice il ragazzo dai capelli biondi e lisci. La professoressa fa una risatina e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, dice: << Allora, come avrete già notato, nel vostro corso c'è una nuova compagna>>. << Dai Abby, non fare la timida, presentati, dicci qualcosa di te!>>, dice la prof, facendomi l'occhiolino. Adesso tutti si sono girati verso la mia direzione. Ho l'attenzione di tutti. Ashley mi fa un sorriso di incoraggiamento e quindi, dopo aver preso un bel respiro profondo, mi alzo e dico:
<< Ciao a tutti, io sono Abigail Clark e mi sono trasferita in questo paese con mio padre da neanche una settimana. Poi che dire... amo l'arte grazie a mio padre che fon da piccola mi ha fatto scoprire ed appassionare a questo suo mondo, visto che è un artista. Poi mi piace molto la fotografia ed ascoltare la musica>>. La professoressa mi rivolge un cenno sorridendomi ed io mi siedo. Ho le mani appiccicaticce e quasi il fiatone come se avessi corso per più di un chilometro. Non credo di potercela fare con tutte le materie che ho oggi, dico tra me e me. << Interessante! Bene, grazie Abigail... sarà un piacere averti nel mio corso! Ashley, non è che potresti gentilmente passare i tuoi appunti ad Abby?>>, chiede la prof. << Ma certo, lo farò con molto piacere!>>, dice Ashley. << Grazie Ashley. Mi raccomando voialtri, siate gentili con la nuova arrivata! Okay, adesso possiamo incominciare la lezione>>, dice la professoressa, aprendo il libro di arte e dicendoci la pagina.
<< Ci vediamo domani! Ciao Abby>>, mi saluta Ashley.
<< Ciao!>>, dico, entrando in macchina. << Ma ciao! Allora, come è andata la giornata? Sono simpatici gli insegnanti? Chi è la ragazza che ti ha salutato? Una tua nuova amica?>>, mi chiede mio padre, facendo partire la macchina. << Ma cos'è, un interrogatorio?!>>, gli chiedo ridendo. Lui fa spallucce e dice: << Sì... potrebbe!>>. << Beh, mi sembra che sia andata bene! Gli insegnanti sembrano tutti bravi e simpatici a parte quello di scienze che mette un'ansia assurda per come ti guarda>>, dico, imitandolo. << Okay... sì, è piuttosto inquietante! E chi era quella ragazza?>>, mi chiede ed io gli rispondo:
<< Ashley, è ufficialmente la mia compagna di banco in tutti i corsi e la mia salvezza>>.
<< Capisco... non so, come viso mi sembra stranamente familiare. Ashley... cognome?>>, dice mio padre, imboccando il vialetto di casa. << Ehm... Allen, mi sembra>>, dico. << Ashley Allen, ecco chi è! Lo sapevo, assomiglia moltissimo a sua madre... un po' meno a suo padre però ha preso di sicuro le sue sopracciglia!>>, dice mio padre, posteggiando la macchina. << E il padre chi sarebbe?>>, gli chiedo tutt'a un tratto curiosa. << Adam, e chi se no!>>, dice ovvio. In effetti le sopracciglia sono le stesse, dico tra me e me. << Conoscevi anche sua madre?>>, chiedo mentre scendiamo dalla macchina. << Sì... praticamente noi tre eravamo inseparabili, finché non mi sono trasferito ed abbiamo un po' perso i contatti>>, dice.
<< Ah, capisco. Ma tu non mi devi dire proprio niente?>>, gli chiedo, ricordandomi che oggi Adam gli doveva dire se è stato ammesso al lavoro o meno.
<< Ehm... no>>, dice mentre apre la porta di casa. << Sicuro sicuro?>>, dico, posando lo zaino per terra vicino al divano. << Sì...>>, dice proprio quando un lampo gli attraversa gli occhi e capisco che gli è venuto in mente cosa mi doveva dire. << Ah, quello! Ehm... no, non sono stato ammesso>>, dice rabbuiandosi. << Oh... papà mi dispia...>>, incomincio a dire avvicinandomi a lui per abbracciarlo. << Fregata! Mi hanno ammesso, ho un lavoro!>>, dice, sollevandomi velocemente da terra. << Mi hai fatta morire di paura! Me la pagherai traditore>>, dico, martellandolo leggermente di pugni sulla schiena. << Ah-ha ci sei cascata!!!>>, dice, facendomi fare un'ultima giravolta per poi mettermi giù. << Dai, andiamo a mangiare, se no il kebab si raffredda!>>, dice alla fine mio padre, al che io corro in cucina.
<< Papà, io esco e vado a fare una passeggiata sulla spiaggia!>>, avverto mio padre ad alta voce, visto che è sotto la doccia. << Okay, sta attenta. Portati in ogni evenienza il cellulare>>, dice. << Non ti preoccupare! Ciao>>, dico, dirigendomi verso lingresso e chiudendo la porta alle mie spalle. Appena scese le scale del portico, vado verso sinistra ed imbocco una stradina che, come dice il cartello, porta verso il mare. Dopo neanche 15 minuti di camminata, arrivo a destinazione. Scendo una piccola discesa che porta ad una spiaggetta sabbiosa ed isolata dai rumori del resto della cittadina. Ci sono solo io ed i miei pensieri. Davanti a me ho solo una infinita distesa di acqua. Mi rendo conto che ho la bocca aperta quindi la chiudo, sorridendo tra me e me. È uno dei più bei paesaggi che io abbia mai visto. Il mare è talmente limpido che mi posso tranquillamente specchiare e vedere i pesciolini che nuotano indisturbati. Alzo lo sguardo al cielo che è sgombro di nuvole e mi godo il leggero calore del sole sul viso. Il lento sciabordio dell'acqua e l'odore della salsedine mi scatena una strana sensazione... come se stessi vivendo un déjà-vu. Impossibile, mi dico, non sono mai stata qui prima d'ora.
<< Ehi, tu!>>, dice qualcuno, interrompendo i miei pensieri. Mi volto di scatto con il cuore a mille per lo spavento e noto un ragazzo alto e moro, con la pelle color avorio e gli occhi verde smeraldo che si avvicina a me e dice squadrandomi:
<< Aspetta, ma tu sei quella nuova... Abigail, giusto? Io sono Alexander Hill, ma puoi chiamarmi Alex, sono nel tuo stesso corso di arte>>. Lo osservo meglio e poi ricordo. È quel ragazzo che appena è entrato in classe con gli altri due, mi ha rivolto un sorriso e si è seduto nell'ultima fila.
<< Ehm sì, piacere>>, rispondo, mordendomi l'interno della guancia. Lui sorride ed io faccio lo stesso inconsciamente. Poi muove sinuosamente le labbra e sono certa che abbia detto qualcosa, ma io non lo sento. Sono troppo concentrata a cercare di riconoscerlo. Mi sembra così familiare! Un vento tiepido ci scompiglio i capelli, quindi mi passo le mani tra i capelli per levarmi alcuni ciuffi rossi dagli occhi. Lo guardo dritta negli occhi e tranquillamente mi riesco a rispecchiare dentro. Eppure, sono certa che l'ho già incontrato da qualche parte, ancora prima di oggi a scuola. È impossibile dimenticarsi questi occhi, dico tra me e me. Ed improvvisamente mi accorgo che quel vuoto che sento da settimane si è come colmato.
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