6° CAPITOLO
I giorni passano veloci e le cose vanno via via peggiorando. Mia madre sta diventano sempre più un pericolo sia per me che per lei stessa. Inoltre, i soldi incominciano a scarseggiare e le bollette ad accumularsi, così giovedì pomeriggio decido di andare al bar vicino a casa e visto che cercano un aiutante ed il proprietario mi conosce perché sono una cliente abituale, gli chiederò se posso lavorare nel suo bar.
<< Ciao!>>, dico, quando entro al bar e mi avvicino a Thomas, il barista. Il locale è praticamente vuoto, a parte una signora che sta bevendo il caffè mentre legge il giornale. << Ciao Abigail, come stai?>>, mi chiede sorridendomi. Thomas è un uomo all'incirca sulla settantina con la battuta sempre pronta e con i capelli ondulati e brizzolati abbastanza lunghi, raccolti sempre in una coda. Si veste in modo molto eccentrico, ed è anche per questo motivo che lo rende ancora più simpatico. << Bene dai... ti serve ancora un aiutante?>>, gli chiedo, arrivando subito al punto.
<< Ehm, certo che mi serve ancora! Ormai sto diventando vecchio e mi serve una mano... perché conosci qualcuno che è interessato?>>, mi chiede. Io sorrido ed annuisco: << Sì, ed è proprio difronte a te!>>.
<< Wow, non potevo pretendere di meglio! Ma tu non vai a scuola?>>, mi chiede. << Sì, per questo ti volevo fare una proposta... non è che potrei venire ogni giorno, a parte il venerdì pomeriggio, dalle 15 e restare a lavorare fino all'ora di chiusura? Ti prego, in questo periodo devo aiutare mia madre con l'affitto e le bollette... sai, l'hanno licenziata dal lavoro>>, dico, anche se non è proprio la verità, visto che da quando ci siamo trasferite, mia madre non si è presa neanche l'impegno di trovare un lavoro perché era ed è tuttora troppo impegnata a bere. Lui mi guarda con sguardo compassionevole e dice: << Ma certo cara, ci aiuteremo a vicenda! Comunque, non serve che vieni anche il sabato e la domenica perché viene mio nipote ad aiutarmi. Incomincerai da lunedì prossimo. Poi per i soldi ci organizziamo la prossima settimana>>. Io lo abbraccio forte, ringraziandolo e dicendogli che non se ne pentirà di avermi assunta.
Dopo essere ritornata a casa, mi stendo sul letto e controllo il messaggio che mi è arrivato da parte di Skyler. Mi dice che domani viene a scuola, perché si sente meglio e non vuole lasciarmi sola, visto che c'è anche il pomeriggio. Io le rispondo semplicemente con una faccina felice ed un cuore.
Mi sveglio nel bel mezzo della notte qualcosa mi ha svegliato. Subito dopo sento uno strano rumore, proveniente dal salotto. Mi alzo dal letto e mi dirigo cautamente fuori dalla mia camera. Sento che l'aria diventa via via sempre più fredda e ciò mi causa dei brividi lungo la schiena. Entro nel salotto e mi accorgo che la porta d'ingresso è spalancata. Dopo essere rimasta immobile per un paio di secondi, sento dei passi dietro di me. Mi giro di scatto e vedo una figura in piedi di fronte a me. Mia madre. Puzza di alcool. Faccio dei passi indietro, ma lei mi si avvicina sempre di più. Allora cerco il più possibile di avvicinarmi alla porta, ma inciampo in una lattina. Cerco di rialzarmi il più velocemente possibile, ma mia madre si catapulta sopra di me e mi incomincia a stringere forte le mani intorno al mio collo. Cerco di divincolarmi, senza successo, e gridare il più forte possibile, ma mi riescono solo dei versi strozzati. Mi scoppia la testa. << Devo farlo... devo farlo...>>, grida mia madre. Prima di perdere i sensi, sento una voce maschile... mio padre.
Mi alzo di soprassalto, cadendo quasi dal letto. Per fortuna era solo un brutto sogno, o meglio, un vecchio ricordo che cerco ancora oggi di scordare. Quella notte incominciò ad accumularsi tutto il fardello che, ancora oggi, mi sto portando dietro. Quella sera è stata una delle peggiori. Stavo per morire strangolata da mia madre. Sembra quasi ironico che una persona che ti ha dato la vita voglia così tanto ucciderti. Per fortuna mio padre ha sentito le grida di mia madre ed è riuscito a fermarla in tempo. Da lì si incominciò a inasprire il loro rapporto sempre di più e mia madre incominciò a bere e ad uscire con altri uomini. Tutto ciò è successo più di un anno fa, quando la mia vita era quasi un inferno. Ora credo che sono in una specie di limbo, in precario equilibrio tra la felicità e il mio oscuro passato.
Quel venerdì pomeriggio, quando mio padre è morto a causa dell'incidente, ci eravamo organizzati da ormai un paio di settimane per traslocare qui, dove adesso abito, così che potessi vivere una vita più normale e felice senza mia madre. Ma purtroppo il mio destino non era quello; forse non potrò mai vivere una vita spensierata e felice ora che mio padre è morto. Adesso vedo il mondo come una lente costantemente appannata. Non riesco a vedere più le cose limpide e brillanti come quando c'era lui. Lui era il mio scudo, la mia protezione. Ora non ho più niente per potermi proteggere.
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