3° CAPITOLO
La sveglia sul comodino suona. Sono le 7 ed io ho una gran fame. Cavolo, ieri sono andata a letto senza mangiare! Mi alzo, mi vesto in fretta con i vestiti del giorno precedente ed esco come un fulmine da casa. Vado nel bar più vicino e con i pochi soldi che mi sono avanzati, prendo una brioche vuota ed un latte caldo. Prendo posto ad un tavolo e mentre aspetto faccio finta di guardare qualcosa di interessante nel mio cellulare.
Dopo quasi 10 minuti di attesa arriva finalmente la tanto aspettata colazione. Aggiungo subito nel latte due bustine di zucchero di canna e lo sorseggio lentamente per non ustionarmi. Mentre mangio la brioche, noto che sono appena entrate le due ragazze che ieri all'ora di arte mi stavano guardando in cagnesco. Le due ragazze si accorgono subito della mia presenza e quella con i capelli castani bisbiglia qualcosa all'orecchio dell'altra che si mette a sogghignare. Io intanto finisco di mangiare il resto della brioche ed esco velocemente dal bar. Perfetto, sono già al secondo giorno di scuola e ho qualcuno che mi odia senza nemmeno conoscermi, dico tra me e me.
Appena arrivo in classe, mi siedo vicino a Skyler, che subito mi accoglie con un caloroso sorriso. << Ciao, come stai? Sembri stravolta... beh, per fortuna oggi, grazie ad un'assemblea dei professori, non c'è il pomeriggio!>>, dice. << Già. Comunque, sto bene, non ti preoccupare, solo non ho dormito tanto questa notte...>>, le dico, facendo uno sbadiglio. Lei mi guarda e con uno sguardo malizioso mi dice: << Non sarà per colpa di qualche bel ragazzo, vero? A me non sfugge niente, sai?>>. Io, stupita dalla domanda, faccio un lieve sobbalzo, ma subito rispondo: << Ma no, che dici?!>>. Nel mentre arriva la professoressa di chimica, ma Skyler si affretta a dire:
<< Dopo me lo dici...>>.
Le ore passano molto lentamente. Fra un'ora di scienze e due di storia la ricreazione sembra irraggiungibile.
Finalmente suona la campanella che indica l'inizio della ricreazione e Skyler mi dice: << Visto? Ieri te lo avevo detto che questa giornata è la più pesante come materie... e pensa che sono passate solo tre ore!>>. Io mi limito ad annuire e ad appoggiare la testa sul banco. Mi scoppia la testa.
<< Non pensare che me ne sono dimenticata! Allora, chi ti piace?>>, mi chiede insistente Skyler. << Chi piace a chi?>>, chiede una voce maschile. Alzo la testa di scatto e mi accorgo che di fronte al mio banco c'è Alex. << Niente niente...>>, rispondo subito imbarazzata, rivolgendogli un sorriso di sbieco. << Okay... allora Abby, ti andrebbe di vederci questo pomeriggio?>>, mi chiede Alex. << Non saprei, devo studiare per chimica...>>, gli rispondo, cercando scuse. Lui mi guarda in modo supplichevole e mi dice: << E non la potresti studiare domani? Dovrei farti vedere una cosa...>>. << Ehm, non lo so...>>, gli dico. A questo punto Skyler mi guarda male e da sotto il banco, mi dà un calcio. Trattenendo un grido per il male allo stinco, dico ad Alex: << Okay, va bene! Ma potremmo fare verso le 15?>>. Lui risponde, sorridendomi:
<< Certo! Allora ti vengo a suonare a casa. Fatti trovare pronta...>>. Detto ciò si allontana e raggiunge il suo amico con i capelli biondi, che da quanto ho capito si chiama Wade, visto che Skyler parla spesso di lui. << Allora è per lui che hai una cotta! Ed è solo il secondo giorno che sei in questa scuola... ti avverto subito, devi stare attenta ad Ashley, quella con i capelli biondi. Loro due, da quanto ho sentito sono stati fidanzati per un paio d'anni, ma lui l'anno scorso l'ha lasciata... chissà perché!>>, dice Skyler, alzando gli occhi al cielo, ma io, prima di creare fraintendimenti, le dico: << Ma che dici, non mi sono presa nessuna cotta per nessuno, signora Sherlock Holmes! E poi guarda che la pagherai molto cara per il calcio che mi hai dato!>>.
<< Certo, certo... signora "Ehm, non lo so">>, dice sorridendo e facendo le virgolette con le dita.
Appena suona la campanella che indica la fine delle lezioni, saluto velocemente Skyler e mi affretto a scendere le scale. Esco dal cortile della scuola e faccio delle piccole corse alternate a momenti di camminata. Cavolo, mi mancano a malapena 2 ore e mezza per: pranzare, studiare un po' di chimica, fare una doccia, cercare dei vestiti decenti, vestirmi e mettere a posto la casa, nel caso Alex volesse entrare... non ce la farò mai.
Salgo le scale del portico e prego con tutta me stessa affinché mia madre non sia a casa. Apro la porta di casa e per fortuna non c'è nessuno. Lancio la cartella sul divano e corro in cucina, apro l'anta del mobile a fianco del frigorifero e fortunatamente c'è un pacchetto di patatine. Poi vado in salotto, prendo la cartella, la apro e tiro fuori il libro ed il quaderno per gli appunti di chimica ed incomincio a leggere ciò che c'è scritto sul libro mentre mangio le patatine. In quel mentre mi arriva un messaggio sul cellulare con su scritto: "Ciao, sono Alex, allora ci vediamo alle 15 davanti a casa tua?". Ed io subito gli rispondo: "Ciao, certo... ma scusa come hai fatto ad avere il mio numero?". "Ho i miei informatori", mi risponde. Al che io gli scrivo: "Okay... piuttosto inquietante", e lui risponde con una faccina felice. La normalità di certe persone, dico tra me e me, ridendo.
Esco dalla doccia e controllo subito l'ora... sono le 14:22. Mi dirigo verso la mia camera e cerco nell'armadio qualcosa da mettermi. Dopo un'ardua decisione di quasi 15 minuti, opto per dei jeans blu chiaro, una felpa bordeaux e delle scarpe con un po' di zeppa color grigio scuro. Successivamente vado in bagno e mi asciugo i capelli, quasi già completamente asciutti.
Suona il campanello. Do un'ultima occhiata al salotto e mi ritengo soddisfatta. Ho rimesso a lucido tutta la casa in meno di 20 minuti. Vado verso la porta e quando la apro mi ritrovo davanti Alex che mi sorride. << Ciao, come va?>>, mi chiede, mettendosi a posto il ciuffo. << Tutto bene e tu? Vuoi entrare?>>, gli chiedo.
<< Bene, grazie. No no, non vorrei disturbare... e poi ci aspetta una lunga camminata, quindi è meglio se ci muoviamo...>>, dice. Io annuisco e chiudo la porta a chiave.
Il tragitto sembra infinito, ma con la sua compagnia mi dimentico di tutto... di tutti i miei problemi, di tutte le mie ansie e di tutte le mie insicurezze. Parliamo, ridiamo, scherziamo e mi rendo conto che è una delle poche persone con cui posso essere davvero me stessa.
Ad un certo punto Alex mi copre gli occhi con le sue mani e mi dice di tenerli chiusi fin quando non mi dice che posso guardare. Io faccio quello che mi ha detto e riprendiamo a camminare. << Ecco, siamo arrivati!>>, mi dice. Mi toglie le mani dagli occhi ed io li apro. Mi ci vogliono un paio di secondi per capire cosa sto guardando. << È bellissimo...>>, dico rimanendo a bocca aperta. Davanti a noi cè uno strapiombo di quasi dieci metri che lascia spazio al mare.
Alex mi prende la mano e mi porta vicino ad un albero munito di scalette. Guardo in alto e mi accorgo che sopra a quel rigoglioso e stupendo albero c'è nascosta una casetta. Salgo la scaletta e mi ritrovo in una specie di miniappartamento con una vista magnifica sul mare.
Il sole sta tramontando ed io appoggio la testa sulla spalla di Alex. << Questa casetta sull'albero l'ha costruita mio nonno. Da piccolo ci trascorrevamo anche intere giornate qui sopra... finché 2 anni fa è morto. Per me era come un padre. Dopo la morte di mia sorella, è stato uno dei pochi a sostenermi ed a tenermi sempre di buon umore insieme a mia mamma>>, mi dice, abbassando lo sguardo. << Mi dispiace molto... ti posso capire, anch'io ho perso una persona in famiglia. Soprattutto posso capire quanto sia brutto perdere due persone per te molto importanti. Se posso chiedere... di cosa è morta tua sorella?>>, gli chiedo. << Di leucemia, aveva solo 12 anni. È successo 3 anni fa... mi sembra solo ieri che bisticciavamo... quanto eravamo stupidi>>, dice e fa un lieve sorriso. Poi, dopo una piccola pausa riprende il discorso, dicendomi, quasi sul punto di piangere: << Ed ora non la posso neanche più abbracciare>>. Passati un paio di minuti trascorsi nel silenzio, mi chiede: << Tu chi hai perso?>>. << Mio padre>>, gli dico, mordendomi l'interno della guancia e riportando a galla ricordi amari. << Com'è morto?>>, mi chiede, guardandomi fisso negli occhi. Io faccio un bel respiro ed incomincio a raccontare.
<< Ogni venerdì mio padre mi veniva a prendere da scuola. Era l'unico giorno in cui poteva con i suoi orari del lavoro. Ma quel giorno non venne. Mentre lo aspettavo difronte alla mia vecchia scuola sentivo già un brutto presentimento, ed infatti avevo ragione. Aveva fatto un incidente stradale mortale. È morto sul colpo. Quando mia madre mi venne a prendere, cosa molto rara, perché non le è mai interessato molto di me, aveva gli occhi lucidi ed io già lo sapevo. Era morto. Ormai sono passati quasi 7 mesi, ma da quel giorno tutto andò di male in peggio. In quel periodo, ancora prima della morte di mio padre, era un disastro. Mia madre voleva divorziare da mio padre perché aveva conosciuto un altro uomo tramite dei social, ma quando mia madre scoprì che razza di delinquente era, cambiò idea e annullò il divorzio. Invece mio padre la amava, l'ha sempre amata, ed invece lei lo tradiva sempre con il primo uomo che le capitava davanti. E per non parlare di quanto lei mi odia. Mi ha sempre odiata, forse anche perché lei non mi voleva avere. Adesso che non c'è più mio padre sono da sola con mia madre che è un'alcolizzata e che se potrebbe mi ucciderebbe con le sue stesse mani. Sono arrivata ad un periodo che volevo farla finita, ma per fortuna adesso ho la possibilità di rifarmi una vita, capisci?>>, gli dico e lui risponde: << Sì, capisco... purtroppo la vita è così, quando vuoi bene a qualcuno, il dolore fa parte del pacchetto>>. Ci abbracciamo ed io mi metto a piangere. Da quanto tempo volevo sfogarmi in questo modo. Lascio perdere tutta la storia del bullismo e dell'autolesionismo, in questo momento non voglio più parlare. Ho già confidato gran parte del mio passato e una parte dei miei momenti più tristi.
Mi stacco da quell'abbraccio che mi sembra che sia durato un'eternità. Alex si alza ed accende una lampada al cherosene e mi dice:
<< Comunque ho portato dei panini, li ho nello zaino... ne vuoi uno? Se per te va bene, visto che ormai è buio pesto e domani è sabato, se vuoi potremmo dormire qui... o se vuoi possiamo anche ritorn...>>, incomincia a dire, ma io subito rispondo: << No, non voglio ritornare a casa da mia madre... sempre se per te va bene, vorrei rimanere qui per stanotte. E comunque sì, vorrei un panino, sto morendo di fame!>>, dico, facendo alla fine un sorriso imbarazzato.
<< Okay, allora restiamo qui... per fortuna ho detto a mia mamma che questa sera dormivo a casa di Wade. Ci dovrebbero essere due coperte e dei cuscini... non sarà il massimo della comodità, ma sempre meglio di niente!>>, dice, andando a prendere lo zaino con dentro i panini.
Mangiamo tutti e quattro i panini con grande appetito e beviamo entrambi le nostre bottigliette d'acqua. Poi Alex tira fuori dallo scaffale le coperte e i cuscini. Mi passa la coperta e due cuscini e mi sistemo in un angolino, mentre Alex si apposta nella parte opposta.
Non ci sono altri rumori che quello del vecchio orologio sopra lo scaffale in stile antico ed il leggero scorrere del vento all'esterno. << Buona notte e sogni d'oro!>>, dice Alex, facendo una risatina.
<< Grazie, anche a te!>>, rispondo, addormentandomi all'istante.
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Ciao, come state? Cosa ne pensate della storia, vi sta piacendo? Fatemelo sapere nei commenti!🤗
Buona continuazione💝
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