25° CAPITOLO

Cerco di aprire gli occhi spaventata, dopo aver sentito il calore di una mano che mi accarezza il mio braccio destro. Ma è inutile, non ci riesco. È proprio come un paio di giorni fa, quando avevo fatto quello strano sogno. Probabilmente devo essermi addormentata sul divano con la televisione accesa, perché sento attutita una voce di una donna che parla delle forti nevicate nelle ultime ore che hanno causato parecchi disguidi. << Stai diventando proprio bella>>, mi dice una voce maschile, sovrastando la voce della donna proveniente dalla televisione. Perché non riesco ad aprire questi maledetti occhi? Cosa mi sta succedendo? Ad un certo punto sento la stessa mano che poco mi fa mi stava accarezzando il braccio, sfiorarmi la fronte. Poi mi invade un profumo che potrei riconoscere ovunque, il profumo di... << Papà>>, cerco di dire. Ma non mi esce alcun suono dalla bocca. Cerco di dirlo ancora e ancora, ma nulla da fare. Che razza di gioco perverso sta facendo la mia mente, mi chiedo confusa e sempre di più con le lacrime agli occhi. << Abby...>>, dice mio padre, accarezzandomi il viso. << Ora devo andare, mi dispiace>>, mi dice. << No! No! Non di nuovo!!!>>, cerco di dire gridando e dimenandomi. Ma niente, la mia voce e le mie grida sono come bloccate. Ormai non sento più il calore della sua mano sul mio viso. Non sento più niente, neanche il suo profumo. Sento solo un forte rumore ed un dolore alla gamba destra, ma soprattutto al braccio destro. Apro di colpo gli occhi. Non ci posso credere, era solo un sogno eppure sembrava così realistico. Mi asciugo le lacrime, ancora abbastanza sconvolta, e mi alzo da terra, massaggiandomi il braccio dolente. Era improbabile che non cadessi dal divano dopo che mi sono dimenata così tanto a causa del sogno, dico tra me e me, dirigendomi in bagno per darmi una rinfrescata al viso. Mi sento ancora una volta come se il mio cuore fosse spaccato in mille pezzetti. Perché ho fatto quel sogno? Pensavo che avessi superato almeno in parte la morte di mio padre, ed invece ora mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando avevo perso da poco mio padre e trascorrevo le mie notti in bianco. Mi guardo allo specchio e scoppio a piangere. È tutto così ingiusto! Poi mi guardo di nuovo allo specchio e ritorno a farmi la solita domanda, pur sapendo che mio padre non ha nessuna colpa per quello che gli è successo. Ma non posso che farne a meno. << Perché mi ha abbandonata? Perché?>>, dico a voce quasi troppo alta. Poi mi accascio per terra e ripenso per la millesima volta a tutte le magnifiche giornate passate insieme a lui. È stata tutta colpa mia, dico a me stessa. E alla fine grido.

Mia madre dovrebbe essere qui a momenti, visto che mancano solo cinque minuti alle 18. Ho già finito di preparami lo zaino, con ovviamente i vari regali per tutti che ho comprato appena mia madre mi ha detto che eravamo state invitate a cena da loro, e di vestirmi in modo decente da ormai un'oretta. A proposito, in questo momento indosso un vestito rosso a maniche corte con un po' di pizzo sulla parte della gonna che mi arriva all'incirca cinque centimetri sopra il ginocchio. Mi ricordo come se fosse ieri la volta in cui l'ho indossato per la prima volta due Natali fa. È un miracolo che mi stia ancora, visto che sono cresciuta parecchio da allora! Ho abbinato al vestito una calzamaglia scura a pois neri e degli stivaletti con un lieve tacco anche loro rigorosamente neri. Poi mi sono fatta una treccia alla francese e mi sono truccata con un po' di mascara ed un rossetto rosso, rubato dalla trousse di mia madre. Quando suona il campanello, mi alzo di scatto dal divano e vado ad aprire la porta. Fuori c'è mia madre che mi aspetta, che cambia subito sguardo da infastidito a quasi felice di vedermi. << Oh, mi ricordo questo vestito! Stai molto bene...>>, dice facendomi un sorriso appena accennato.
<< Comunque... volevo ricordarti di non fare>>, incomincia a dire mia madre con sguardo severo, ma io la interrompo dicendo:
<< Stupidaggini, lo so... non ne farò, te lo prometto>>, le dico, infilandomi la giacca. Lei mi rivolge uno sguardo sorpreso e mi sorride dolcemente. << Hai preso la macchina fotografica?>>, mi chiede, mentre prendo lo zaino sul divano. Io in risposta mi limito ad annuire. << Okay andiamo, ci stanno aspettando...>>, mi dice.

Dopo neanche dieci minuti di macchina, arriviamo davanti ad un cancello enorme. Mia madre scende dalla macchina e suona al citofono, finché il cancello non si apre automaticamente. Appena entriamo, percorriamo sempre in macchina un viale abbastanza spazioso, circondato da entrambi i lati da un giardino ricoperto di neve e pieno di alberi spogli, anch'essi ricoperti da neve. Rimango sempre più a bocca aperta, finché non ci ritroviamo in un parcheggio enorme con due macchine, che dovranno essere una di Adam e l'altra di Ashley. Dopo che mi madre ha parcheggiato, scendiamo entrambe dalla macchina e ci dirigiamo verso l'entrata della casa, o meglio, visto dalla grandezza, sembra quasi un albergo a cinque stelle. All'entrata ci aspetta Adam, vestito con uno smoking, come se dovesse andare ad una festa per ricconi o a cena con la regina d'Inghilterra. Il solo pensiero mi fa sfuggire un risolino. << Benvenute!>>, esclama Adam, rivolgendoci un sorriso garbato. << Ciao amore>>, sussurra Adam a mia madre, dandole subito dopo un bacio sulla guancia. << Ciao Abigail>>, mi saluta.
<< Ciao>>, dico, cercando di rivolgergli un sorriso, senza farlo sembrare un ghigno.
<< Anche Ashley è ritornata da poco a casa>>, ci informa Adam. << Ashley, sono arrivate!>>, dice Adam a voce alta, mentre ci fa entrare e togliere le giacche nel corridoio che è a dir poco immenso.
<< Arrivooo>>, grida Ashley dal piano superiore, prima di scendere le scale a tutta velocità. Ovviamente, del resto come il padre, Ashley ha un vestito molto elegante color panna che le dona molto.
<< Yuki, vieni, guarda chi c'è!>>, dice Ashley, mentre viene a salutarmi e ad abbracciarmi. << Yuki?>>, chiedo confusa. In quel preciso momento un Siberian Husky festoso scende dalle scale e mi salta addosso, facendomi cadere a terra e leccandomi quasi tutta la faccia. << Yuki, cattivo no, non si fa!>>, lo sgrida Adam, prendendolo per il collare.
<< Non mi avevi mica detto che avevi un cane!>>, dico ad Ashley, mentre mi aiuta ad alzarmi da terra. << Pensavo di sì...>>, mi dice, facendo spallucce. << Ashley, non saluti Scarlett?>>, dice Adam, guardandola male.
<< Ciao...>>, dice Ashley a mia madre. Che situazione imbarazzante. << Okay, sappiamo che vi può sembrare ancora strano, ma...>>, incomincia Adam. << Per me va bene, ti do una possibilità>>, dico, interrompendolo. Tutti e tre rimangono ammutoliti a fissarmi. << Nel senso che accetto la vostra relazione perché voglio che mia madre sia felice e che non rimanga senza un uomo. Tutti hanno bisogno di una possibilità, dico bene?>>, dico, guardando Ashley. << Mah, io non...>>, incomincia a dire brontolando, interrompendosi subito quando le lancio un'occhiataccia. << Credo di sì...>>, dice Ashley. Le do un buffetto sul braccio per farla continuare e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, alla fine dice: << Okay, va bene! Accetto anchio la vostra relazione!>>. Poi rivolgiamo sia io che Ashley uno sguardo ai nostri genitori e loro ci sorridono, ringraziandoci. << Però stai attento a non farmi cambiare idea o sarà peggio per te>>, avverto Adam, scatenandogli una risatina nervosa.
<< Abby>>, dice mia madre a bassa voce, lanciandomi un'occhiataccia in segno d'avvertimento. << Beh, andiamo in salotto, così tesoro noi due incominciamo a finire di preparare da mangiare, intanto che loro scelgono un film per dopo>>, dice Adam rivolgendosi a mia madre.
<< Certo!>>, dice mia madre, mentre Ashley ed io annuiamo all'unisono. Poi mentre Adam ci accompagna in salotto, mia madre si gira, mi rivolge un sorriso gentile e mima con le labbra un grazie.

<< Ma la tua non è una casa, è una reggia!>>, dico ad Ashley sbalordita mentre mi fa fare il tour della casa, dopo che abbiamo scelto il classico film natalizio sulla TV di quasi 70 pollici, la più grande che io abbia mai visto dopo quella di Alex. Per non parlare dell'albero di Natale gigantesco che occupa quasi metà soggiorno, stracolmo di varie decorazioni, tra cui palline di vari colori e stelline bianche. Non mi sorprenderei affatto se Ashley in questo preciso momento mi dicesse che lei e suo padre sono milionari!
<< Ma va là! Anche la tua casa è grande>>, mi dice. << Sì, certo... in confronto alla tua è uno sgabuzzino!>>, dico, provocandole una risata. Intanto che ci sposiamo di stanza in stanza, Yuki, saltellando, ci segue da tutte le parti. << Comunque... perché hai scelto il nome Yuki? È giapponese giusto?>>, le chiedo curiosa. << Giusto... significa Neve. Gli ho dato questo nome perché, come credo che già tu sappia, gli Husky sono originari dei posti in cui c'è tanta neve e poi perché il suo pelo mi ricorda in un certo senso la neve... vero Yuki?>>, dice Ashley, accarezzando dolcemente il cucciolo sulla testa. << Ecco, questa è la mia camera!>>, mi dice, mentre apre la porta. Io rimango a bocca aperta. È il quadruplo della mia, con un bellissimo letto matrimoniale ricoperto da cuscini e lenzuola rigorosamente nere, a parte le tende del baldacchino che sono bianche. Il resto della camera invece è sui toni del beige e del nero, con una parte di muro con tutti i poster delle sue band preferite. Anch'io appena mi sono trasferita ho attaccato tutti i poster e le varie foto sul muro dove ho attualmente la scrivania, ma in confronto alla sua parete, la mia è praticamente spoglia. In un angolino vicino all'entrata della stanza è presente un tavolino da toilette pieno zeppo di trucchi con davanti uno sgabello nero imbottito. Come se non fosse abbastanza, nella parete opposta alla scrivania c'è un'enorme cabina armadio. Mentre ammiro affascinata la sua camera fin nei minimi particolari, il padre di Ashley ci chiama per avvertirci che la cena è pronta. << Ashley, io prima dovrei andare in bagno...>>, le dico. << Okay! Allora... il più vicino è in fondo al corridoio, poi giri a destra ed è la prima porta. Se no c'è quello vicino alla camera di mio padre, ma credo che è chiuso a chiave e comunque non credo che lo sapresti trovare per poi dopo saperti orientare...>>, mi dice, ridendo per la mia faccia confusa di una che sicuramente si sta perdere nella sua enorme casa. << Okay, credo di potercela fare...>>, dico.
<< Beh, io ti intanto vado in salotto con gli altri>>, mi dice. << Va bene, dopo ti raggiungo! Ehm... non è che ti potresti portare la mia macchina fotografica?>>, le chiedo.
<< Certo! E mi raccomando, stai attenta a non perderti!>>, mi dice mentre rientra nella sua stanza e va a prendere la macchina fotografica nel mio zaino. << Cercherò di non farlo>>, dico, andando verso il bagno. << Confido in te!>>, esclama Ashley, andando dalla parte opposta. Oddio, spero veramente di non perdermi visto che la sua casa solo al secondo piano ha quattro corridoi, una piccola biblioteca e cinque camere da letto, più la sua e quella di suo padre. In confronto la mia casa non ha neanche un corridoio e solo due camere da letto, giusto per me e mia madre. Giro a destra e, come mi ha detto Ashley, apro la prima porta. Altro che bagno, è quasi due volte più grande della mia stanza da letto, dico tra me e me, chiudendo la porta. Ammiro l'idromassaggio gigante e le bellissime decorazioni azzurre e blu sulle piastrelle del bagno. << Ah, sarebbe un sogno vivere qui!>>, esclamo a voce alta, senza rendermene conto.

Dopo essermi lavata le mani con un sapone che profuma di mela, esco dal bagno. Ma invece di andare a sinistra per ritornare al punto in cui avevo parlato prima con Ashley, continuo andando verso destra. Prima, quando Ashley mi ha fatto vedere la casa, ha saltato una camera che si trova proprio in questo corridoio e sono troppo curiosa anche solo per dare una sbirciatina dentro. Quando arrivo in fondo al corridoio e mi trovo davanti alla penultima porta, rimango per un attimo bloccata a fissare la maniglia della porta. Ma cosa sto facendo? Metto la mano sopra la maniglia e la ruoto piano, come se da un momento all'altro potesse rompersi in mille pezzetti. Fortunatamente non è chiusa a chiave. Quindi apro la porta e sbircio dentro. Rimango un po' stupita perché la stanza è all'antica rispetto alle altre che sono tutte moderne e rifinite nei minimi dettagli. Invece questa ha un letto matrimoniale vecchio stile in ferro battuto con una testata morbida color panna e con delle coperte turchesi con ricami bianchi ed a righe che riprendono il colore della testata. A ricoprire il pavimento c'è un tappeto persiano nero, rosso e blu. Poi c'è un grande armadio in legno, probabilmente un noce visto il colore, che copre tutta la parete destra. Invece a sinistra c'è un comodino con sopra numerose foto. Mi avvicino ad esso e prendo in mano una foto che ritrae una giovane donna che avrà all'incirca una ventina d'anni, dai lunghi capelli color castano chiaro, che probabilmente è la madre di Ashley visto che le assomiglia molto, che bacia sulla guancia un uomo, che ipotizzo sia Adam, visto che ha lo stesso suo neo sotto l'occhio sinistro. Prendo un'altra foto in cui c'è Ashley che avrà all'incirca dieci anni visto il volto un po' più rotondo ed infantile, con in mano un palloncino di Hello Kitty ed i suoi genitori che l'abbracciano. Poso la foto e ne prendo un'altra, e questa volta c'è la madre di Ashley distesa sul letto con sua figlia che è addormentata al suo fianco. L'espressione della madre è molto sofferente, ma allo stesso tempo felice di avere vicino a sé la figlia. Mi asciugo una lacrima che mi è scesa lungo la guancia e mi ricordo quello che mi ha detto Ashley, ovvero che sua madre era malata di cancro al cervello ma non si è voluta curare. Poso la foto sul comodino ed esco velocemente dalla camera, chiudendo la porta alle mie spalle. Mi sento terribilmente in colpa per aver violato la loro privacy ed aver guardato quelle foto così tanto personali della madre di Ashley. Ripercorro il corridoio a lunghi passi e per fortuna non mi perdo e riesco a trovare le scale, dove trovo all'inizio della rampa Ashley. << Pensavo che ti fossi persa! Ti stavo venendo a cercare...>>. mi dice facendosi scappare una risatina, mentre la raggiungo, ma non le lascio aggiungere nient'altro e l'abbraccio.
<< Okay... e questo per cos'era?>>, mi chiede, ricambiandolo. << Così>>, le rispondo, mentre ci stacchiamo entrambe dall'abbraccio. << Tieni, mettiti questo!>>, dice Ashley, dandomi un cappello da Babbo Natale munito di campanellino. << Okay>>, dico ubbidendo. << Come sto?>>, chiedo.
<< Una favola!>>, dice ridendo e mettendosi anche lei il suo. << Dai andiamo, ci staranno aspettando>>, dice Ashley, andando verso il salotto. Io sorrido ed annuisco, seguendola.

<< Mhmm, tutto ottimo!>>, diciamo in coro io ed Ashley. Sto letteralmente scoppiando per quanto ho mangiato. Sia io che Ashley abbiamo spazzato via la maggior parte del cibo e fatto per ogni pietanza preparata da Adam e mia madre il bis. << Devi sapere che mio padre fa dei dolci buonissimi, anzi che dico, paradisiaci... potrebbe anche fare il pasticcere per quanto è bravo!>>, dice Ashley. << Dai non esagerare! Beh, però sarete sazie immagino... con tutto quello che avete mangiato non credo che ci sia più spazio per il dolce>>, dice Adam. << C'è sempre spazio per il dolce! Non sai che tutti abbiamo un secondo stomaco solo per i dolci?>>, gli chiedo sorridendo, con già l'acquolina in bocca. << Esatto!>>, esclama Ashley, annuendo.
<< Okay okay, la vado a prendere!>>, dice Adam, andando in cucina. Quando Adam ritorna, ha in mano un piatto con sopra una torta, ma non una semplice torta, è una... << Devils Cake!!! È da una vita che non la mangio!>>, dico estasiata dal buon profumo che emana. << Sì, è proprio lei>>, dice Adam sorridendomi. Okay, forse non è così tanto male come mi ero immaginata. Mi sta quasi simpatico adesso. Dopo aver appoggiato il piatto sul tavolo, Adam taglia la torta e dà il pezzo più grande a me. << Ehi, ma queste sono preferenze!>>, protesta Ashley, lanciando un'occhiataccia sia a suo padre che a me. << Ashley, tu mangi ogni settimana le torte che faccio, quindi non lamentarti!>>, dice Adam, sedendosi al suo posto, vicino a mia madre. Ashley, gli fa la linguaccia ed incominciamo a mangiare tutti la nostra fetta di torta. << Ma è strepitosa! La migliore Devils Cake che io abbia mai mangiato>>, dico, finendola in un batter d'occhio. << Mmm>>, concorda Ashley con la bocca piena. << Ti ringrazio! Per me è un onore sentirmelo dire dalla figlia della mia amata Scarlett>>, dice, guardando dolcemente mia madre. Lei in tutta risposta gli fa un sorriso appena accennato e gli dà un bacio sulla guancia, sporcandolo di cioccolato.
<< Ops>>, dice mia madre, prendendo il tovagliolo e pulendogli la guancia sporca. << Oddio, mi devo ancora abituare a queste smancerie>>, mi dice Ashley a bassa voce.
<< Già, anch'io>>, le dico, cercando di guardare altrove.

<< Allora, dove vuoi dormire? In camera mia, vero? Così facciamo una specie di pigiama party di mezzanotte>>, dice Ashley facendomi un sorrisino d'intesa, dopo aver visto insieme il film natalizio. << Ci sto!>>, le dico, salendo le scale. << Buonanotte ragazze>>, dice Adam sottovoce, per non svegliare mia madre che si è addormentata sul divano.
<< Buonanotte!>>, diciamo io e Ashley piano. Dopo che siamo arrivate al piano superiore, andiamo entrambe in bagno per struccarci e poi nella stanza di Ashley, per metterci il pigiama. << Okay, sentiamo un po' di musica, che ne dici?>>, mi chiede Ashley, chiudendo la porta. << Certo... oh, quasi mi dimenticavo di dirtelo! Sono stata inviata al ballo da...>>, incomincio a dire ed Ashley prosegue dicendo entusiasta: << Alex?!? Siii, lo sapevo che ti avrebbe invitata prima o poi!!! Allora dobbiamo per forza festeggiare questo grande evento!>>. Detto ciò Ashley prende il suo cellulare e mette "I write sins not tragedies" dei Panic! at the Disco.
<< Ascolta attentamente il mio programma... allora, prima partiamo con le cose un po' più soft e poi arriviamo a quelle più "Movimentate", va bene? Ma certo che va bene!>>, dice Ashley, incominciando a cantare in modo molto poco intonato. << Sarà una lunga notte...>>, dico, incominciando anch'io a ballare come una matta ed a cercare di cantare a voce non troppo alta.

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