10° CAPITOLO

Sono le 9:22. Mi alzo e mi vesto di fretta, prendendo la giacca ed un piccolo zainetto, dove metto le chiavi di casa, il cellulare ed il portafoglio con dentro 40 dollari. Mi guardo un'ultima volta allo specchio del mio armadio ed alla fine esco dalla finestra della camera per non rischiare di incontrare mia madre.

<< Ciao! Dormito bene?>>, mi chiede Alex facendomi un gran sorriso. << Insomma... e tu?>>, gli rispondo e lui mi chiede subito: << C'entra per caso tua madre? Scusa... non ho pensato prima di chiedere. Ho fatto questa domanda perché ieri mi sembrava dalla tua espressione che non andasse qualcosa in lei. Insomma... sinceramente io non me la immaginavo così... raffinata?! Senza offesa, ma quando me l'hai descritta, non me la immaginavo come l'ho vista ieri scusa non dovevo dire neanche questo>>.  << Non ti preoccupare... e comunque sì, c'entra mia madre. Ieri abbiamo litigato... quanto vorrei che non esistesse!>>, gli dico, ripensando a ieri sera.

Dopo aver consumato la colazione al bar di Thomas, vicino a casa mia, ci avviamo verso lunico supermercato di questo paese. Dopo dei buoni venti minuti, ci ritroviamo davanti al supermercato con un'insegna con su scritto: "ALDI Food Store". << Che cosa devi prendere?>>, mi chiede Alex mentre prende un carrello della spesa. << Allora... dei panini per gli hamburger, gli hamburger, ketchup, pane, burro di arachidi, yogurt, del latte, i corn flakes ed i Chips Ahoy... io ne vado pazza!>>, gli rispondo mentre entriamo al supermercato. << Gli hamburger sono a sinistra in teoria...>>, mi dice. Ci dirigiamo verso la parte indicata da Alex e fortunatamente troviamo gli hamburger. Dopo aver preso ben quattro confezioni di hamburger, prendo tre cartoni di latte ed i panini per gli hamburger. << Ehi, guarda lì in fondo... ci sono Ashley e Megan>>, dice Alex a bassa voce, fermando il carrello e facendo un passo indietro.
<< Che bello!>>, dico con finto entusiasmo, alzando gli occhi al cielo e, quando vedo che Alex sta cambiando direzione e sta quasi correndo con il carrello, gli chiedo, raggiungendolo:
<< Che cosa fai?>>. << Cambio direzione, non vedi?>>, mi dice, facendo una faccia buffa e poi continua dicendo: << Vieni, da questa parte! Di sicuro, visto che tengono tanto alla loro linea, non verranno nella parte dedicata alle schifezze, chiamate dalle persone normali come noi "Il paradiso", ovvero tutti gli snack e le barrette ipercaloriche di questo mondo!>>. Arrivati, rimango a bocca aperta. È davvero il paradiso! Da entrambe le parti ci sono barrette, snack e corn flakes di vario genere, dagli M&Ms agli Snickers e dai Reeses ai Crunchy Fries. << Wow!>>, dico, fiondandomi subito ad esplorare tutti gli snack. << Ci avrei scommesso che questo reparto ti sarebbe piaciuto!>>, dice Alex ridendo ed analizzando anche lui tutti gli snack.

Dopo un'accurata decisione, mi limito a prendere, come già avevo deciso, una confezione dei miei amati Chips Ahoy e due scatole di corn flakes.
<< Tu hai scelto?>>, chiedo ad Alex, girandomi verso la sua direzione. << Certo!>>, risponde sorridendomi. Rimango nuovamente a bocca aperta. Avrà scelto perlomeno dieci snack diversi. Per fortuna che ieri mi aveva detto che doveva solo prendere i corn flakes! Perciò la domanda mi sorge spontanea... ma come cavolo fa ad essere così magro?! << Dai, non guardarmi in quel modo mi fai sentire in colpa!>>, dice facendomi il broncio. Io rido e mi avvicino per mettere le mie cose nel carrello.

Esco dal supermercato con ben due buste della spesa e subito Alex mi raggiunge, dopo aver messo a posto il carrello della spesa. << Ne vuoi?>>, mi chiede Alex, aprendo un pacchetto di patatine ed io senza pensarci due volte accetto, ringraziandolo. Ad un certo punto suona il mio cellulare. Poso le buste della spesa a terra e prendo il cellulare dallo zainetto. << Mia madre>>, dico, alzando gli occhi al cielo. << E non rispondi?>>, mi chiede ed io come risposta scrollo la testa e rimetto il cellulare a posto.
<< Potrei andare nella tua casetta sull'albero questo pomeriggio? Non ho nessuna voglia di passare mezza giornata con mia madre... piuttosto mi sparo!>>, dico, guardandolo e facendogli il labbruccio. << Non saprei>>, dice Alex con fare pensieroso e poi dice: << Accetto... però a patto che almeno una volta alla settimana ci andiamo assieme. Questa è la mia proposta... prendere o lasciare!>>.
<< Okay, ci sto... lumaca!>>, dico, incominciando a correre. << Ma sta zitta che ti raggiungo in men che non si dica, secchiona!>>, dice, cercando di raggiungermi.

Arriviamo di fronte a casa mia con il fiatone ed io gli dico tutta sorridente: << Ho vinto, lumaca!>>. Lui come risposta mi fa la linguaccia. << Allora... vieni da questa parte, entriamo dalla finestra della mia camera>>, gli dico, dirigendomi nella parte posteriore della casa.

Spalanco la finestra e, dando ad Alex tutte le buste della spesa mi infilo dentro alla mia camera. Poi prendo tutte le buste e le appoggio sul mio letto, intanto che Alex si arrampica dalla finestra. Subito dopo apro la porta della mia camera chiusa a chiave e controllo, senza far rumore, che non ci sia nessuno a casa. << Probabilmente è in camera sua... mi potresti aiutare a mettere le cose in frigo prima che vadano a male? E mi raccomando, non fare rumore!>>, gli dico, portando le due buste della spesa in cucina. Alex mi raggiunge in punta di piedi, cercando di non scoppiare a ridere. Io lo guardo male e lui cerca di fare una faccia seria, senza molto successo. Apro l'anta del mobile vicino al frigorifero e ci metto dentro i panini per gli hamburger, i corn flackes ed i Chips Ahoy, intanto che Alex mette il resto delle cose nel frigorifero. Poi, alla fine Alex esulta, dicendo ad alta voce:
<< Missione compiuta!!!>>. Dopo aver visto che lo guardo male, Alex si copre velocemente la bocca con entrambe le mani. << Troppo tardi...>>, dico in un sussurro ad Alex. Infatti, dopo neanche tre secondi si sentono dei passi arrivare dalla sala e subito dopo compare mia madre con il suo solito sorriso falso del giorno precedente e ci saluta in tono educato. Quanto vorrei spaccarle la faccia, penso tra me e me. Poi si sofferma a guardare Alex e subito dopo mi chiede: << Abigail, perché non mi presenti il tuo... amico?>>. Io la guardo con odio ed intanto Alex risponde: << Mi fa piacere conoscerla! Io sono Alexander, un suo compagno di classe>>. << Piacere mio! Sono Scarlett>>, dice mia madre. Ad un certo punto suona il cellulare di Alex e scusandosi risponde. << Sì? Che c'è?... hm-mm... okay, arrivo. Scusate, ma ora devo andare a casa. Allora Abby ci vediamo domani... arrivederci signora Scarlett!>>, dice Alex e, dopo aver ricevuto il saluto da parte di entrambe, prende la sua borsa della spesa ed esce di casa. << Che simpatico! Comunque, grazie per aver fatto la spesa, mi dispiace di non averci pensati io...>>, mi dice, abbassando lo sguardo. << Certo, tu eri troppo impegnata ad ubriacarti!>>, le dico, prendendo due yogurt dal frigorifero e un cucchiaio.
<< Dai Abigail, non rincominciare per favore...>>, mi dice in tono supplichevole e poi, quando vede che me ne sto andando dalla cucina, mi chiede: << Che fai? Non resti a mangiare?>>. Io senza risponderle vado in camera, prendo in fretta e furia i miei appunti di arte e li metto nel mio zainetto, insieme ai due yogurt ed al cucchiaino. Poi esco dalla mia camera e, prima di uscire di casa, mia madre mi chiede, affacciandosi dalla cucina: << Dove credi di andare?>>, ed io le rispondo prima di sbatterle la porta in faccia: << Lontana da te!>>.

Sono quasi le 13 quando arrivo alla casetta sull'albero. Senza perdere tempo, salgo le scalette e, dopo essere arrivata dentro la casetta, mi siedo, prendo i due yogurt e il cucchiaino per incominciare a mangiare il mio pranzo, mettendo dal cellulare musica a tutto volume. Dopo aver finito di mangiare, mi faccio una coda alta, spengo la musica, prendo il quaderno di arte ed incomincio a studiare i miei appunti. Finalmente un po' di pace, mi dico a me stessa.

Mi sveglio di soprassalto... che ore saranno? Controllo l'ora sul cellulare e sono le 18:10... meglio che incomincio ad avviarmi verso casa prima che faccia buio, mi dico. Metto tutte le cose nel mio zainetto e, dopo aver sceso le scalette, mi dirigo verso casa. Passo dopo passo mi sento sempre più stanca ed affaticata, ma facendo finta di niente accelero la camminata per arrivare prima a casa. Distante solo a pochi minuti da casa mi gira terribilmente la testa e mi tremano le gambe così tanto, che quasi non riesco a stare in piedi. Dopo aver sorpassato la casa di Alex, mi rendo conto che mi si sta offuscando sempre di più la vista e che non mi riesco a sorreggere in piedi. Sfinita mi accascio per terra. Non riesco a fare un altro passo, mi sento troppo debole. I pensieri incominciano ad inciamparsi gli uni sugli altri, formando un insieme di idee senza senso. E lì svengo.

<< Abby... Abby!>>, sento chiamarmi, ma non riesco ad aprire gli occhi, è come se qualcosa li bloccasse, come tutto il resto del mio corpo.
<< Abby, non ti preoccupare, chiamo aiuto>>, dice la voce. Poi non sento più niente, solo il gelido asfalto sulla pelle del mio viso e delle mie mani.

Mi risveglio in una piccola stanza d'ospedale, con una flebo attaccata al mio braccio e un'infermiera che parla con Alex e mia madre. << Ehi...>>, dico, ma invece che la mia solita voce esce un rumore stridulo, quando basta però per richiamare la loro attenzione. << Si è risvegliata!>>, dice Alex, venendomi in contro.
<< Che cosa mi è successo?>>, chiedo, guardando l'infermiera e cercando di ricordare.
<< Niente di cui preoccuparsi... solo che eri molto disidratata e scommetto che non hai mangiato molto oggi. Ma anche questa sera stessa puoi ritornare a casa e domani andare a scuola>>, mi dice sorridendomi. << Non è meglio se resti a casa domani?>>, mi chiede mia madre. Ed io le rispondo, cercando di alzarmi dal letto: << No, non ce nè bisogno, mi sento già meglio!>>, ma linfermiera mi dice:
<< Potrai alzati dal letto solo se prometti che d'ora in poi mangerai di più e regolarmente!>>. Io annuisco e l'infermiera mi toglie la flebo. Intanto che mia madre firma tutti i documenti per farmi uscire dall'ospedale, Alex mi dice, aiutandomi a mettere la giacca: << Mi stava venendo un colpo quando ti ho vista per terra. Daryl mi ha avvertito che aveva visto dalla finestra della sua camera una persona che si era accasciata a terra. Quando sono uscito da casa per vedere chi fosse, non mi sarei mai immaginato che eri tu. Ti ho chiamato più volte, ma non rispondevi... sembravi morta. Allora sono corso a casa mia, ho chiamato l'ambulanza ed ho chiesto aiuto a Daryl per portarti sul divano. Poi sono andato di corsa a casa di tua madre, che per fortuna c'era, è gli ho detto che eri svenuta in mezzo alla strada e che avevo chiamato l'ambulanza. Lei per poco non si è messa a piangere. Allora siamo andati entrambi a casa mia, e proprio in quel momento è venuta lambulanza, che ti ha portato qui>>.
<< Grazie per avermi salvata. Probabilmente sarei anche potuta morire in mezzo a quella strada>>, gli dico abbracciandolo. << Ehi, ragazzi, andiamo?>>, chiede mia madre avvicinandosi a noi. Noi ci stacchiamo dall'abbraccio ed entrambi annuiamo.

<< Io vado da questa parte... vi auguro buona notte!>>, ci dice Alex salutandoci e, dopo averlo salutato entrambe, si avvia dalla parte opposta. << Allora, stai meglio sul serio?>>, mi chiede mia madre, guardandomi preoccupata. Io mi limito ad annuire e ad abbassare lo sguardo. << È tutta colpa mia. Mi dispiace per tutto, ti giuro. Sono una persona orribile, probabilmente la madre peggiore del mondo, ma anche se non lo credi, io ci tengo a te. Davvero. Beh, forse non servirà a niente continuare a sperare di poterti parlare... anch'io non parlerei con me fossi nei tuoi panni, ma per favore, non fare più una cosa del genere>>, mi dice fermandosi e scoppiando a piangere. In quel momento la guardo e quasi mi sento in colpa. Poi mi pongo delle domande... starà facendo tutto questo perché ci tiene davvero a me o è tutta una messinscena? È davvero cambiata dopo tutti questi anni? Poi penso a tutte le volte che mi ha fatto soffrire. Tutte le volte che mi ha spezzato il cuore dicendomi tutte quelle cattiverie. Mi passano davanti agli occhi tutti gli anni, ormai passati, che mi travolgono come un treno in corsa. Poi rivedo lo sguardo di mio padre, per lo più triste, quando sperava ancora che le cose tra lui e mia madre cambiassero e quando si rassegnò che ormai non c'era più nessuna speranza che il loro rapporto continuasse. No, non la posso perdonare, non dopo tutto quello che ci ha fatto. Mi dispiace, mi odierai per questo, ma non posso farlo, dico tra me e me, riferendomi a mio padre. Poi mi dirigo da sola verso casa, apro la porta chiusa a chiave e mi rifugio nella mia camera.

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