Mi Manchi, Fratello...

THOR
New Asgard, Tønsberg

"Centomila vite fa, inseparabili
Ora dove sei, adesso cosa fai?
D'improvviso penso a te
D'improvviso penso
Che ti vorrei sentire anche per un istante
Ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre
Ti vorrei guardare senza dire niente
Lasciare indietro quello che non serve
E anche se qui in fondo non è così male
E anche se non è il giorno di Natale
Ti vorrei sentire anche per un istante
Capire che anche per te è importante."
-Lorenzo Fragola, D'Improvviso

Gocce trasparenti picchiettano sul tetto dell'abitazione, rivoli d'acqua scendono come lacrime sul vetro impolverato della finestra. Un impetuoso sciabordio di onde si infrange lungo le coste del fiordo. I gabbiani stridono lontani e solitari. Il vento gelido sibila sconosciute parole fra gli spifferi delle pareti. Una fiamma tiepida vibra e scoppietta dentro al camino.

Sono seduto sul divano, avvolto dal conforto tepore di una coperta di lana grezza. Sono immerso nella solitudine del silenzio. Serro le labbra, scuoto il capo e abbasso lo sguardo sulle assi di legno del pavimento sporco di fuliggine. I miei occhi celestini si offuscano di lacrime, tento di trattenerle, ho già pianto abbastanza. Con l'indice e il pollice accarezzo la treccia bionda e corvina che mi accarezza lieve la guancia arrossata. Mi abbandono sulla spalliera, emetto un sospiro pesante. Con le mani mi massaggio la pancia dolente e gonfia. Sopra al tavolino sono sparse una miriade di lattine grigie accartocciate e vuote. Brunnihilde, l'ultima Valchiria sopravvissuta alla perfidia della mia sorellastra Hel, viene a trovarmi ogni mese e mi fa recapitare intere casse di birra. Sono mesi, ormai, che affogo la mia disperazione e umiliazione nell'alcool, non trovo un barlume di pace. Sposto lo sguardo verso l'angolo più oscuro e remoto del salotto, dove sta Mjolnir, il mio martello, dalla tragedia non l'ho più brandito. Mi mancano le forze.

Mio padre, Odino, in fondo aveva avuto ragione in passato. Non sono mai stato degno di possedere quel martello, tantomeno di meritarmi un trono e diventare Re di Asgard. Avevo invaso Jotunheim per dimostrare il mio potere, la mia potenza e la gloriosa luce dei miei fulmini dando inizio a un nuovo conflitto con i Giganti di Ghiaccio. A causa della mia sciocca e infantile vanità e bramosia di governare avevo messo in pericolo la mia vita e quella dei miei compagni. Mio padre aveva fatto bene a cacciarmi e a esiliarmi su Midgard. Qui ho conosciuto Jane, la più bella fanciulla. Mi aveva riscaldato subito il cuore. Il suo sorriso mi aveva scombussolato lo stomaco e la sua naturale bellezza mi aveva provocato le vertigini alla testa. Mi ero perdutamente innamorato di lei, della sua personalità tenace, combattiva e della sua straordinaria intelligenza e conoscenza. Il suo talento aveva bisogno di essere protetto, non di essere ostacolato. Il destino aveva quasi voluto strapparmela via. Malekith, quell'elfo oscuro di Svartalfaheimr, voleva ucciderla. L'ho portata nel mio regno per proteggerla. È stata solo una pessima idea. Gli elfi hanno attaccato Asgard. Per colpa mia l'hanno distrutta e per colpa mia Frigga è stata la prima vittima. Conclusa la battaglia non volevo prendere il trono di mio padre. Il mio cuore era diviso fra lei e la mia famiglia. Dovetti fare una scelta. Lasciai Asgard per vivere insieme a Jane e fra gli umani che tanto mi adoravano. Il nostro amore all'improvviso iniziò a creparsi. Litigavamo tutte le sere. Io avevo bisogno del suo contatto, ma lei era troppo presa dai suoi studi e dalle sue ricerche. Alla fine ci lasciammo. Era meglio per entrambi. Io ero perso, solo e confuso. La mancanza della mia casa si stava facendo sentire. Heimdall mi stava chiamando. Al mio ritorno si preannunciava una profezia: Ragnarok, la caduta del regno di Asgard. Me lo aveva proferito Odino prima di raggiungere il Valhalla. La mia sorellastra Hel ritornò dall'oscurità per vendicarsi. Era troppo forte da battere così ho dovuto liberare il Gigante di Fuoco Surtr. Per salvare il mio popolo o dovuto distruggere la mia casa. Una parte della mia vita si era sgretolata in infiniti pezzi e dissipata nello spazio stellato. Era colpa mia. Avevo scelto di amare un umana e di lasciare il mio popolo senza un sovrano, senza una protezione, senza qualcuno che potesse prendersi cura di loro e di proteggerli dal Male. Oggi le famiglie superstiti vivono qui a New Asgard. Sono della povera gente dimenticata, sono abbandonati al loro misero e triste destino. Hanno perso la loro dimora, la loro ricchezza e i loro cari per colpa mia.

Negli ultimi otto anni li avevo lasciati andare tutti, uno alla volta, mia madre Frigga, gentile, premurosa, dall'animo buono, la mia adorabile Jane, ora in giro per il mondo a vivere la sua vita e a fare nuove scoperte ed esperimenti. Mio padre Odino, del quale ho sempre avuto stima e rispetto, la coraggiosa e intraprendente Lady Sif, i miei fedeli Guerrieri, Fandral, Hogun e Volstagg con i quali ho condiviso numerose battaglie. Amici umili, sinceri e fedeli con i quali ho sempre pianto, riso e scherzato. Ma soprattutto ho perso lui, mio fratello, Loki.

Le lacrime sgorgano dai miei occhi e scendono sul viso fino a bagnare la lunga e crespa barba.

Sono mesi che rivivo nella mia mente la sua morte.

Dietro alla mano fa comparire il suo pugnale. Lo guardo con il mio unico occhio, preoccupato e confuso. Compie un altro passo verso quel mostro tiranno dalla pelle viola. Non so che piano si è messo in testa questa volta, sembra vuole sottomettersi. I suoi chiari occhi arrossati diventano lucidi. Abbassa lo sguardo e prende fiato come per farsi un po' di coraggio. D'impeto gli punta la piccola arma contro il mento. In quel momento realizzo il suo inganno. L'ultimo suo fallimento... Thanos intuisce subito la sua spavalda e folle azione. Con il potere delle Gemme dell'Infinito lo afferra per il collo, lo solleva da terra e inizia a stritolarlo forte. Nei suoi occhi vedo il terrore, la sconfitta e un incolmabile vuoto di resa. Non prova più alcuna emozione. Qualcosa si spezza. Un brivido glaciale scende lungo le mie vertebre. Sprigiono un urlo silenzioso di dolorosa impotenza. Mi fa sudare le tempie, mi lacera il cuore e mi colpisce il petto. La mia anima si crepa. Lo getta a terra come un giocattolo rotto e se ne va via lasciandomi in mezzo a morte e distruzione. A fatica mi avvicino al suo corpo inerme, senza vita. Arranco e annaspo con le ultime energie che ho in corpo. Disperato e in lacrime mi aggrappo con una mano al suo petto freddo. Non respira più. È morto. L'ho visto andarsene tante volte, ma questa è diversa, è reale. È scomparso dalla mia vita. Per colpa mia. Lo stringo forte, non voglio lasciarlo andare, desidero morire con lui.

Rivolgo il mio volto verso il soffitto, chiudo gli occhi. Appoggio la nuca sul bordo dello schienale. Altre lacrime rigano il mio volto.

Mi manchi, fratello...

Non so se puoi sentirmi da lassù. Io spero tu stia festeggiando nella grande sala dorata del Valhalla insieme a nostro padre, Odino e agli altri eroi. Spero tu abbia trovato finalmente la pace. Te lo meriti, Loki. Vorrei dirti tutte le parole che non ti ho mai detto...

Da bambino, quando ti vidi per la prima volta fra le braccia di nostra madre, avvolto nelle candide lenzuola, rimasi incantato. I miei occhi risplendevano di gioia come il mio sorriso. Eri ancora così piccolo, la pelle chiara e i capelli scuri come la notte. Ero impaziente di vederti crescere per iniziare a vivere con te. Giocavamo, ridevamo sempre insieme. Quante marachelle abbiamo combinato fra le mura del Válaskjálf, quanti scherzi hai architettato per far spaventare la servitù. Rido nel ricordare quella volta che mi hai trasformato in una rana. Rido nel ricordare quella volta che hai trasformato quel calice di vino in un viscido serpente prima della mia incoronazione. Ci divertivamo a trascorrere i pomeriggi a correre in mezzo al bosco in sella ai nostri cavalli. Nelle sere tiepide d'estate, sotto il lume dorato delle candele, Frigga ci leggeva e ci raccontava miti e leggende del nostro popolo. La ascoltavamo incantati e affascinati finché non ci rapiva il sonno quieto della notte. E anche se tu eri destinato a compiere magie e io a diventare un guerriero, eravamo sempre uniti, sempre complici, eravamo amici e fratelli. Ci fidavamo uno dell'altro, ci volevamo bene.

E poi... Siamo caduti. Ci siamo allontanati. Siamo diventati rivali.

Fu la prima vota che litigammo, la prima volta che ci sfidammo con le nostre armi. Il nostro universo ha iniziato a creparsi quando non ti ho più ascoltato. Vi avevo portati con me a Jotunheim per affrontare i Giganti di Ghiaccio. Nostro padre mi cacciò su Midgard per aver disobbedito. Fu la prima volta che qualcuno ci separava, fu la prima volta che ci allontanammo. Un mattina però, accade l'inaspettato. Mi venni a trovare. Ero felicissimo, pensavo che presto mi avresti riportato a casa, ma il mio entusiasmo si spense nel sapere che Odino era morto per colpa mia e che tu avevi preso il suo posto, il trono che aspettava a me. Non ero arrabbiato per tale decisione. Ero deluso, deluso di me stesso. Nei giorni avvenire feci ammenda dei miei errori e delle mie debolezze. Vennero a trovarmi Lady Sif e i Tre Guerrieri, chiedevano il mio aiuto. Mi rivelarono i tuoi veri piani, le tue vere intenzioni contro Laufey e gli altri Giganti. Ero scioccato e spaventato, non volevo crederci. Mandasti il Distruttore a uccidermi sulla Terra. Perché fratello? Perché volevi distruggere anche me? Quale male ti avevo recato? Volevo saperlo, ma soprattutto volevo vederti. Quando ritornai a casa eri in collera e piangente. Non ti riconoscevo più, non sapevo più chi eri. Davanti a me non c'era più il mio caro fratellino, ma un ragazzino frustrato, colmo di rabbia e dolore. Ero scosso e confuso non riuscivo a capirti, volevi distruggere Jotunheim. Avevi preso in mano le redini del mio piano sciocco e infantile. Qualcosa ti aveva segnato nel profondo, ti aveva fatto sanguinare il cuore, ti aveva spezzato l'anima e il tuo radioso e malizioso sorriso. Cercai di fermarti, di farti ragionare, ma dalla tua bocca uscivano molte follie. Stavi delirando, avevi perso il controllo della ragione e dei sentimenti. Stavi sbagliando. Eri trafitto dal dolore, eri geloso e invidioso della mia vita e delle persone che avevo conosciuto sulla Terra. Cosa volevi dimostrare a me e a nostro padre? Sconfitto ti lasciasti cadere nell'infinità del cosmo. Non ti rividi più. Mai lo avrei immaginato che ti saresti spinto a compiere un atroce cattiveria contro di me e la nostra famiglia. Fui molto addolorato della tua perdita. Dentro di me si creò un vuoto, una mancanza che nessuno poteva colmare o riempire. Avevo perso una parte di me. Ero tormentato da mille dubbi e domande. Mi mancavi molto, avrei volevo parlarti, avrei volevo chiarire, dirti che era stato un malinteso e che potevamo ritornare uniti e a volerci bene come prima, ma il nostro amore stava iniziando a creparsi sempre di più.

Un anno dopo dovetti requisirti con la forza dal Quinjet dello S.H.I.E.L.D. Ero venuto al corrente del caos che stavi creando, mettendo in pericolo gli abitanti di Midgard. Eri cambiato e stavo iniziando a odiarti. Avevi un aspetto malato e trasandato. Eri sfinito e dolorante, la rabbia e la cattiveria ti stavano lentamente consumando lo spirito.

Dopo la tua prima scomparsa Odino mi aveva rivelato un importante verità, una verità che era stata tenuta ben nascosta e protetta sia a te che a me. Mi rivelò la tua vera discendenza. Non eri mio fratello, non avevi il mio stesso sangue. Non mi importava. Io desideravo solo riaverti vicino e di far parte di nuovo della tua vita.

Eravamo cresciuti insieme, avevamo passato l'infanzia a giocare insieme, avevamo combattuto uno vicino all'altro, sempre insieme. Eravamo veri fratelli perché ci volevamo bene. Io ti volevo bene, Loki. Invece tu avevi smesso di amare e amare me. Confessai i tuoi sentimenti repressi che nascondevi contro di me, mi incolpai di averti lasciato cadere negli abissi oscuri dell'universo. Volevo che recuperassi il lume della ragione, volevo che ti arrendessi e che tornassi a casa. Ti presi per le braccia e ti scossi, tentando di farti ragionare, di fermarti prima che fosse troppo tardi, ma tu deliravi sempre di più, accecato dalla bramosia di rivalsa, di vendetta contro il mondo. Ti stavo pregando di rinunciare a questo stupido sogno velenoso, di arrenderti e di ritornare da me perché avevo bisogno di te. Non volevi sentire ragioni. Volevi scatenare un'altra guerra, volevi comandare, diventare un Re. Un sovrano tiranno... Volevi avere tutto il potere nelle tue mani. Ancora una volta volevi dimostrare qualcosa. Non riuscivo proprio a capire le tue nuove folli idee e a cosa aspiravi diventare. So solo che ti stavi trasfondo in un mostro cattivo che voleva solo fare del male, spargere morte e distruzione, uccidendo tutti. Fu in quel momento che compresi che ti avevo perso veramente. Il nostro amore si era rotto in mille pezzi, il filo rosso che univa le nostre anime si era spezzato per sempre. Per colpa mia. Il mio cuore pianse lacrime di sangue. Ti presero e ti imprigionarono, ma la tua reclusione durò poco. Riuscisti a scappare e questa volta fui tu a lasciarmi cadere nel vuoto servendoti delle tue solite illusioni. Eravamo entrati in guerra. Ti stavo odiando per quello che stavi facendo, per il male che stavi provocando a me e ai miei amici. Durante l'ultimo scontro riuscì a raggiungerti. Volli farti vedere che stavi distruggendo New York. Accecato dalla furia e dalla rabbia, non ti resi conto che disastro avevi provocato, quante persone avevi già ferito e ucciso. I tuoi occhi erano terrorizzati, una lacrima scese lungo il lato del tuo viso. Vidi un barlume di ripensamento, una scintilla che segnava la tua resa, ma mi sbagliavo, perché mi pugnalasti con un gesto rapido della mano. Mi feci male, molto male. Ero arrabbiato e deluso, non meritavi più il mio amore e il mio rispetto. Non mi importava più niente di te e dei tuoi sciocchi capricci, i miei amici erano diventati più importanti, salvare gli umani e proteggere Midgard era diventato il mio scopo. Eravamo diventati nemici. Sono stato costretto a combatterti e a sconfiggerti. Facemmo ritorno ad Asgard.

Una lunga prigionia ti attendeva. Non ti rividi per molto tempo, finché la vita in pericolo della mia amata Jane e la morte ingiusta e improvvisa di nostra madre ci riunì in un piano contro l'elfo oscuro Malekith. Dovevamo fuggire da Asgard. Odino aveva fatto chiudere il Bifrost, tu eri l'unico che conosceva la via nascosta per lasciare indisturbati il regno. Venni a trovarti nelle prigioni. Avevi distrutto tutto. Tu eri distrutto, lacerato dalle tue colpe e dai tuoi malanni. Ti guardai, là seduto a terra con la schiena appoggiata al freddo e bianco muro, gli occhi arrossati dal pianto. Rimasi fermo, rigido e impassibile, non provavo pietà e nemmeno compassione per il tuo dolore. In fondo te lo meritavi. Meritavi quella punizione, meritavi anche tu di soffrire come avevo sofferto io e come avevi fatto del male agli altri. Mi avevi deluso. Avevo smesso di pensarti e di amarti mesi addietro, non eri più mio fratello, ma solo un cattivo che aveva distrutto la vita di molte persone. Non ero venuto per condividere il dolore causato dalla perdita di Frigga, ero venuto a chiederti di rivendicare la sua ingiusta morte. La tua anima malvagia accettò molto volentieri. Non mi fidavo di questa mia scelta e non mi fidavo di te, ma mi servivi per salvare Asgard e per salvare Jane dai piani perfidi di quell'elfo. Giurai di ucciderti se mi avresti tradito. Durante il viaggio litigammo. Ci incolpammo a vicenda della morte di nostra madre. Non doveva morire, non doveva rimanere uccisa da quel mostro oscuro. Ero arrabbiato, in fondo la colpa era tua. Eri stato tu a trascinarla in quel posto ed era colpa tua se invece di proteggerla avevi preferito farti rinchiudere in una cella per i crimini commessi durante la battaglia a New York. Riuscimmo a fuggire via, nonostante avessimo causato dello scompiglio più che evidente. Giungemmo nel regno di Svartalfaheimr. Ascoltasti e seguisti il mio piano con coraggio e determinazione. Proteggesti Jane e proteggesti anche me fino alla morte. Kurse ti ferì brutalmente al petto. Urlai impotente. Non potetti negarlo che fece male anche a me. Era colpa mia se avevi perso la vita. Mi chiesi scusa, forse per i guai che avevi combinato o perché sapevi che mi avevi recato tanta sofferenza. Ero disperato, non volevo lasciarti andare senza essermi riappacificati almeno un po', così accettai le tue malefatte pur di continuare a vivere con il rimpianto di non averti perdonato.

Due anni dopo la battaglia di Sokovia il Gigante di Fuoco, Surtr mi fece suo prigioniero. Mi rivelò che mio padre Odino era scomparso da Asgard e che presto sarebbe giunto Ragnarok. Preoccupato di tale rivelazione mi liberai dalle catene e riuscii a ritornare a casa. Era uguale a come l'avevo lasciata, eccetto che Heimdall non era più il guardiano del Bifrost. Rimasi un po' accigliato. Mi diressi nel centro della città. Gli abitanti erano tutti riuniti ad assistere a una specie di opera teatrale. Il mondo stava lentamente cadendo in rovina e Odino era lì, disteso comodo a mangiare chicchi d'uva. Non poteva essere vero. Sotto sotto si nascondeva qualcun altro. Loki, mio caro fratello ti avevo creduto morto e invece, per la seconda volta, ti ritrovai davanti a me che mi sorridevi per essere stato scoperto. Furioso ti puntai Mjolnir contro. Mi dissi che avevi abbandonato nostro padre su Midgard. Ti costrinsi a venire con me. Con l'aiuto del Dottore Stephen Strange riuscimmo a trovarlo in Norvegia. Nostro padre ci diede il suo ultimo addio e ci rivelò che la nostra sorellastra sarebbe stata liberata dalla sua prigione e avrebbe chiesto vendetta. Era tutto vero. Scaricai la colpa tutta su di te, per aver abbandonato nostro padre e per aver preso il suo posto mentre io ero impegnato in altre battaglie. Arrivò Hel e si mostrò nella sua potenza. Provammo a combatterla, ma ci scaraventò nello spazio. Ci rincontrammo sul pianeta Sakaar. Venni catturato da una Valchiria, l'ultima sopravvissuta alla devastazione della nostra sorellastra. Mi consegnò al Gran Maestro e scoprii che eri lì anche tu e che eri riuscito a entrare nelle sue grazie. Fui costretto a combattere contro il mio caro amico Hulk. Prima dell'incontro mi venisti a trovare per farmi capire come ci si sente quando ti viene nascosto qualcosa per anni. Sapevo che ti riferivi più a te stesso che alla mia precaria situazione. Non riuscivo più a sopportare questo posto, né la gente che vi abitava. Non mi sentivo rispettato, tantomeno stimato. Volevo fuggire via. Dovevo salvare Asgard dalla distruzione di Hela. Aiutato da Bruce Banner e da Valchiria attuammo un piano per svignarcela il più presto possibile. Eravamo di nuovo insieme, stavamo combattendo insieme. Dopo tanto tempo ci ritrovammo soli. Calò il silenzio. Dopo tanto tempo eravamo di nuovo vicini a lottare insieme. Ripensavo sempre con profonda nostalgia a questi momenti. Mi dispiaceva troppo che non fosse più così. Fratello, io avevo una grande stima di te. Pensavo veramente che avremo combattuto fianco a fianco in eterno, ma alla fine mi accorsi che forse non eravamo mai stati veramente fratelli. Perché io, ero io, e tu, eri tu. Forse in te c'era ancora del buono, ma non ci credevo molto ormai. Avevo smesso di credere in te. Dopo lo scontro a New York le nostre strade si erano separate. Mi diedi ragione. Avevi preferito che non ci vedessimo. Volevi rimanere a Saakar. Mi sembrava una buona scelta. Ti diedi una pacca sul braccio. In fondo era sempre quello che volevi... E infatti ancora una volta mi confermai ciò che eri diventato. Mi tradisti alle spalle, questa volta però riuscii a precederti, ero talmente stanco dei tuoi giochetti che ormai riuscivo a prevedere ogni tua illusione e inganno. Quanto desideravo che cambiassi. Avresti potuto diventare un fratello migliore, per me. Tornai ad Asgard. Hela l'aveva già sgretolata in pezzi. Persi un occhio a causa sua. Durante il combattimento ebbi una visione di Odino. L'unico modo per salvare il regno era scatenare Ragnarok. Non ce la facevo più, ero sfinito. Mi stavo lentamente arrendendo. Inaspettatamente mi giunse una voce familiare. Era la tua. Eri arrivato a salvarmi. Non ci credevo. Il mio animo si risollevò. In te c'era ancora qualcosa di leale e buono. Combattemmo insieme come ai vecchi tempi, ignoravo che fosse l'ultima volta... Sono sincero lo apprezzai molto. Mi diedi soddisfazione, mi resi fiero, quasi felice. Forse, dentro di te, si nascondeva ancora mio fratello. Andasti a recuperare la corona di Surtr per poi immergerla nella fiamma eterna. Io intanto fuggii con il mio popolo. Divenni il nuovo Re di Asgard. Quello che avrei dovuto diventare fin dalla nascita. Decisi di portarli tutti su Midgard. Brindai alla vittoria. Asgard era scomparsa, ma avevo salvato la sua gente. Comparvi all'improvviso alle mie spalle. Intravidi il tuo riflesso nello specchio. Il mio cuore sussultò. Alla fine eri ritornato da me, per stare insieme a me. Ti lanciai il tappo di una bottiglia. Pensavo fossi un'altra illusione, invece eri tu ed eri proprio lì, davanti a me. Dopo sei anni di guerra eravamo di nuovo insieme Non mi avevi abbandonato. Ero felice della tua scelta, forse potevamo ricominciare da capo, una nuova vita insieme sulla Terra. In quel momento avrei voluto tanto abbracciarti...

Ho tentato più volte di aiutarti, ma ho fallito miseramente. Mi dispiace moltissimo. Mi dispiace per non averti salvato, per non aver potuto guarire le tue ferite e la tua anima rotta con il mio amore. Per favore, Loki, perdonami. Ti voglio bene, ti vorrò sempre bene. Sarai per sempre il mio fratellino. Non ti dimenticherò mai. Farai sempre parte di me. Sei il mio cuore, la mia anima, il mio respiro. Il mio mondo, il mio tutto.

Non mi è mai importato che non fossimo fratelli di sangue. Qualunque fosse la tua vera natura, tu eri buono. Ti avrei accettato anche se mi avresti rivelato la tua pelle blu. Ti accettavo per come eri, per come ti mostravi davanti ai miei occhi. Per me eri importante. Mi sono sempre fidato di te, dei tuoi sinceri consigli. Sapevo che potevo sempre contare sul tuo appoggio e sul tuo aiuto in qualsiasi azione, in qualsiasi impresa, in qualsiasi avventura, in qualsiasi battaglia. Nonostante ciò decisi che era meglio tradirmi, che era meglio odiarmi, che era meglio uccidermi come tutti gli altri. E andava bene così. Non mi resi conto quanto stessi soffrendo. Non mi resi conto che verità sconvolgente ti era stata rivelata, peggio di una pugnalata al cuore. Non mi rendevo conto che macigno di portavi dentro, per essere stato tradito e ingannato da chi sosteneva di amarti. Non riuscivo a capire come potessi sentirti all'improvviso così diverso, solo, smarrito, abbandonato a un destino che non avevi scelto tu, lontano dalla tua vera famiglia che ti aveva rinnegato fin dalla nascita. Un Gigante di Ghiaccio, un rivale da temere e da tenere lontano perché considerato malvagio come la sua stirpe. Mi dispiace troppo per tutte le ingiustizie che hai dovuto subire da parte mia, da nostro padre e credo anche da molti altri... Ti abbiamo fatto soffrire in molti, in troppi, davvero ingiustamente. Mi fa male il cuore.

Quando venni a trovarti nelle prigioni eri lì, immerso nella tua disperazione, nei tuoi errori e nei tuoi sensi di colpa. Il tuo volto urlava pietà e chiedeva salvezza. Non era colpa tua se nostra madre era stata uccisa. Sono stato io a non proteggerla abbastanza, ad arrivare troppo tardi.

Non hai nessuna colpa, fratello. Avevi bisogno che qualcuno te lo dicesse, avevi bisogno di qualcuno con cui piangere la sua scomparsa. Avevi solo bisogno di aiuto.

Se potessi tornare indietro, ti libererei subito e ti stringerei forte senza lasciarti andare mai più. Vivrò sempre con l'eterno rimpianto di non averti abbracciato, di non aver sentito, per un'ultima volta, il tuo contatto, la tua vicinanza e il tuo affetto. L'amore che provavi per me. Mi pento per non averti regalato una mia ultima carezza per alleviare il tuo dolore interiore. Se fossi qui con me, adesso, ti accarezzerei e ti conforterei. Ti direi che va tutto bene, che ci penso io a te, che mi prenderò io cura di te d'ora in avanti e che mai più nulla e nessuno ci separerà. Lo desidero molto e lo sognerò per sempre.

Adesso riesco a capire come ci si sente a non essere ascoltati, a non essere capiti. Bruce Banner è venuto a trovarmi. È stato un incontro inatteso. Ha avuto il coraggio di venire a chiedermi se potevo unirmi a loro per combattere un'altra volta quel mostro che ti ha strappato la vita. Mi sono rifiutato. Nessuno riesce a vedere in che stato giaccio. Sono brutto e sporco con la pancia piena di alcool. Hi capelli lunghi e aggrovigliati. Ho la barba folta e crespa. Non so da quanto tempo che non mi faccio un bagno caldo. Non ho più voglia di mangiare, né di uscire di casa per fare una passeggiata fino al porto a trovare Brunnihilde. Non ho voglia di fare niente. Solo abbandonarmi alla disperazione, al mio dolore. Non ho voglia di combattere, di reagire, sono stanco, esausto. Non voglio più vivere. Forse fra noi due quello più forte sei sempre stato tu. Sono combattuto non so che fare. Tu meriti giustizia, fratello, ma non voglio deluderti ancora. Non lo meriti. Io vorrei solo riaverti qui con me.

Sono scosso da singhiozzi. Non riesco a smettere di piangere. Mi copro il volto con le mani. Sono disperato. Ho il cuore rotto e l'anima distrutta. Sono stanco di combattere da solo. Sono stanco di vivere senza di te. Sono stanco, Loki. Ti odio da morire. Ti odio perché so che lo hai fatto per me. Mi hai abbandonato, mi hai lasciato solo a soffrire. Come hai potuto farmi questo? Fra tutte le menzogne che mi hai raccontato, fra tutti i tuoi inganni che ho subito, fra tutta la sofferenza che mi hai arrecato questa, te lo giuro, è la peggiore di tutte. Lo so che ti sei sacrificato per salvarmi, lo so che l'hai fatto per il mio bene. Pur di non vedere me soffrire ti sei sacrificato. Il tuo collo che si spezza è l'incubo che non mi fa più riposare la notte. È il mio tormento, la mia punizione, il mio peccato per non averti mai salvato dal tuo dolore.

Vivo con l'eterno rimpianto di non averti più vicino. Vivo con l'eterno rimpianto di non essere stato un fratello migliore per te. Io non volevo farti del male, ma credo che in realtà te ne ho recato di più di tutti gli altri.

Meritavi anche tu di essere amato e accettato.

Mi dispiace di averti deluso, ma soprattutto mi dispiace di non averti ascoltato e compreso. Mi dispiace di non essere stato presente quando avevi bisogno del mio appoggio, di una mia carezza, del mio amore. Te lo giuro, se tornassi indietro farei mio tutto il tuo rancore, tutto il tuo dolore, tutto il tuo male pur di vederti di nuovo felice.

Ti ringrazio per avermi sempre amato, protetto e salvato la vita. In fondo sei sempre stato un bravo fratello. Quel fratello che avrei dovuto essere anche io per te. Sei il mio eroe. Sappi che sono fiero di te per tutto quello che hai fatto per me. Sarai sempre la mia Luna che mi guiderà e mi farà luce nei momenti più tristi e bui. Ti voglio bene, fratellino mio.

Vendicherò la tua morte, te lo prometto.

E continuerò a vivere solo per te, con il ricordo della nostra gioiosa infanzia, la nostalgia di non averti più vicino e il ripiano di non essere stato un fratello migliore.

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