Capitolo 11- Arrivederci Chaton

Quella sera stessa Adrien andò a trovare Marinette sotto le spoglie del suo alterego, Chat Noir. Si aspettava di vederla a pezzi, magari sdraiata nel letto, con le coperte alzate a coprirle fin sopra il naso e la scia delle lacrime asciutte visibile in controluce. Era già pronto a intrufolarsi di soppiatto in quelle lenzuola e abbracciarla da dietro; confortato dal suo calore e immerso in un aria che sapeva solo di lei. Nella sua mente si era già preparato a tutto ciò: alle loro mani che si cercavano come un appiglio solido per entrambi, alle parole dolci che le avrebbe riservato, ai sorrisi che sperava di strapparle.

Come ogni sera dall'inizio di quella storia attraversò la botola, posta sopra al letto della ragazza, e si guardò intorno. Marinette non si trovava nel letto come aveva sperato, ma la luce del bagno era accesa quindi decise di sedersi e aspettarla lì.

Nuovamente nella sua testa comparvero le immagini della ragazza con i capelli scompigliati, il trucco un po' colato e il passo affaticato mentre indossava un pigiama rosa sicuramente di lana.

-Chat?- sentì la voce della ragazza chiamarlo, era talmente distratto dai suoi pensieri da non essersi accorto che la porta del bagno si fosse aperta.

Sorrise già intenerito, ma la visione che gli si presentò davanti fu completamente diversa da quella delle sue fantasie.

Aveva un'aria radiosa e un sorriso da far concorrenza al sole. Vederla così tremendamente felice gli aveva fatto scaturire uno strano bruciore nello stomaco, impedendogli di sorridere a pieno.

-Ehi- lo salutò sedendosi di fianco a lui.

Erano spalla contro spalla e sentiva il calore della sua pelle attraverso le loro magliette. La testa di Marinette ricadde lentamente sulla sua spalla mentre le loro mani si univano.

-Come ti è andata la giornata?- chiese Chat, volgendo leggermente il capo verso la corvina.

-È stata una bella giornata- rispose semplicemente Marinette, persino dalla sua voce il biondo riusciva a percepire gioia.

-Un uccellino però mi ha riferito che sei svenuta di fronte alla classe- continuò con tono duro. Sentiva ancora quel bruciore opprimente allo stomaco: era come diviso in due, una parte che gli diceva di renderla ancora più felice e un'altra che non riusciva a concepire Marinette così gioiosa senza nessun suo intervento.

-Credevo che i gatti mangiassero gli uccellini- commentò la ragazza ridacchiando leggermente.

-Non cambiare argomento- la rimproverò. Girò completamente il corpo verso di lei e si guardarono negli occhi.

-Ho avuto un calo di zuccheri, può succedere- rispose sbrigativa; puntando lontano da lui il suo sguardo.

-Va bene...- Nonostante avesse acconsentito a quella versione neppure un briciolo di lui ci credeva. -Allora tutta questa felicità improvvisa?-

A quella domanda il sorriso della ragazza si smorzò, mentre nei suoi occhi si vedeva tornare un po' di malinconia e sul suo volto comparire della confusione.

-Ho rivisto una bella persona- affermò continuando a sorridere, seppur meno radiosa di prima.

-E chi sarebbe?- la curiosità, o meglio la gelosia, lo stava sbranando vivo, come a corrodere ogni singolo pezzo di lui.

-Ma insomma Chat! che hai stasera?- chiese infastidita la ragazza.

-Non posso sapere chi ti ha reso felice?- quasi urlò il biondo.

-No!-

-E perché no?-

-Smettila e basta- parlò Marinette alzandosi stizzita dal letto. Iniziò a muoversi freneticamente avanti e indietro come in preda al panico poi, senza un apparente motivo, si fermò. -Non potremmo semplicemente goderci la nostra serata?- chiese guardandolo negli occhi, Chat Noir annui semplicemente, troppo ammutolito da quelle iridi cerulee sul punto di piangere.

-Che ti va di fare?- chiese avvicinandosi a lei.

-Giochiamo a qualcosa di divertente...-

-Quando dici così mi fai venire in mente che tu voglia giocare a cose come "obbligo o verità"- espose le sue idee con l'accenno di un sorriso.

-Infatti era quello il gioco che volevo fare!- esclamò entusiasta Marinette; lo prese per mano iniziando a strattonarlo per scendere al piano di sotto.

Si sedettero a gambe incrociate sul tappeto rosa della sua camera, uno di fonte all'altro: occhi incastonati tra di loro e labbra socchiuse incapaci di dire le loro vere emozioni.

Marinette spostò velocemente la testa sentendo le guance sempre più calde e rosse, nella sua mente frullavano milioni di pensieri come dentro a una centrifuga e lei ne era in balia, completamente impreparata.

-Allora, chi inizia?- chiese Chat cercando di tranquillizzarla da quell'imbarazzo che tra loro non era mai esistito.

Marinette si sdraiò di schiena, sperando che in quel modo il suo colorito non fosse notato molto. Le sua espressione divenne pensierosa mentre osservava il soffitto.

-Obbligo o verità?- domandò, spostando lo sguardo verso di lui.

-Verità- disse, desiderando che non gli venisse chiesto qualcosa di sconveniente.

-Ti piace qualcuno?- La domanda arrivò a bruciapelo da Marinette, che si era di nuovo messa seduta a gambe incrociate e osservava Chat, evitando accuratamente i suoi occhi.

-In effetti sì- rispose guardandola sognante; lei gli annebbiava la mente in ogni singolo attimo e, tentare ancora di mentire a sé stesso, sarebbe stato solo uno spreco inutile di parole. 

L'espressione sorridente sul viso di Marinette si rabbuiò leggermente per qualche istante, poi tornò radiosa.

-Deve essere molto fortunata- commentò mentre poggiava le mani sulle sue ginocchia; a poco a poco si faceva più vicino a lui. -E me la descriveresti?- chiese innocentemente. Chat si alzò di scatto e andò a sedersi sulla scaletta che portava al soppalco.

-Sai è speciale. Quando la guardo non riesco a essere triste, è il mio sorriso. È straordinariamente forte, eppure è così fragile ai miei occhi. Il sole è nulla in confronto a lei, però ha quei suoi attimi di buio che la rendono indifesa. Non so se definirla un angelo o un demone; in realtà sbaglio a tentare di definirla. Lei è semplicemente lei, nulla può descriverla. Sento però che ogni suo singolo pezzo combacia con me per riempire tutti i nostri vuoti. Splende, lo fa davvero, in ogni singolo momento.- Le parole uscirono leggere dalle sue labbra, aveva lasciato libero il flusso dei suoi pensieri, ammaliando completamente Marinette.

La ragazza era a qualche centimetro da lui, i suoi occhi avevano perso la precedente sicurezza e lo guardavano demoralizzato.

-Forse lei non è poi così speciale, ma sei tu a renderla tale con le tue parole- mormorò la ragazza con un vago tono malinconico. In un batter di ciglia si allontanò da lui come scottata; le sue iridi cerulee silenziosamente rimanevano posate sulla snella figura vestita di nero.

-Credimi, è unica e niente può descriverla.- Si alzò dallo scalino salendo la scaletta per arrivare al soppalco e si sedette comodamente sul letto. -E tu? Cosa hai da dire sul tuo lui?-

-Detto in una parola? Inesistente.-

-Non ci credo che a un amante come te dei dolci non piaccia qualche ragazzo.-

-Non capisco come il mio amore per i dolci sia entrato in questa discussione; se vivevi in una casa con due genitori pasticceri sapresti che i dolci sono l'unica cosa per cui sia giusto vivere!- affermò, esagerando di proposito.

-Cerchi di sviare il discorso?- chiese Chat guardandola di sottecchi.

-Beccata...- sussurrò la ragazza mentre, scalino dopo scalino, si avvicinava ancora al ragazzo.

Marinette si sedette nuovamente di fianco a lui, poi parlò divertita: -Chat, comunque non ho detto di voler fare verità; quindi non sono obbligata a risponderti.-

-Eh va bene!- acconsentì esasperato, si buttò all'indietro sul letto facendo cigolare le molle del materasso -Obbligo o verità?- chiese mentre osservava in tutte le sue sfaccettature la botola che dava sul terrazzo.

-Obbligo.-

-Mi sembra ovvio- commentò rassegnato il ragazzo, non sapeva neppure cosa le avrebbe potuto far fare. Stette a pensare qualche minuto completamente assorto nel contare le imperfezioni di quel tetto, poi un idea veloce si fece spazio nella sua testa.

-Dammi un bacio- disse girando la testa verso di lei, vedeva solo il suo busto coperto dalla stoffa della maglietta.

-C-c-c-cosa?- chiese titubante e imbarazzata la corvina, evitava con tutta se stessa di girare la testa, altrimenti quel poco di spavalderia dimostrata durante la sera sarebbe nuovamente scomparsa.

-Sì, un bacio!- Chat si issò su vedendo che la ragazza non intendeva guardarlo. Marinette sentiva le iridi verdi del biondo pungergli addosso fastidiosamente; non le piaceva essere osservata.

Prese un grosso respiro e poi si girò verso di lui cogliendolo alla sprovvista. Le loro labbra si sfiorarono in un semplice e dolce contatto che parlava tanto, ma diceva comunque poco.
Silenzio.
Marinette sgattaiolò via dal suo letto, diretta verso qualche angolino meno illuminato mentre le guance di Chat, fortunatamente coperte dalla mascherina, si tingevano di un debole rosso.

Le labbra del biondo, che per un frangente avevano sentito quelle della corvina, si mossero flebilmente nel tentativo di parlare; poi tutto si collegò in fretta nella sua mente come i pezzi di un puzzle.

-Pensavo me lo avresti dato sulla guancia...- mormorò avvicinando la mano alle sue labbra, i suoi polpastrelli però non le toccarono; la sensazione di serenità sentita poco prima doveva rimanere ancora per un po'.

Il supereroe si alzò velocemente quando si accorse dei suoi pensieri ben oltre la soglia di dolcezza che si era imposto.

-Credo che io debba andare- annunciò quasi dispiaciuto avvicinandosi alla botola, prima di aprirla guardò per qualche secondo Marinette nascosta dietro al suo enorme peluche. -Continua a splendere ragazza dalle codine...- mormorò ricordando il soprannome che le aveva assegnato quella sera lontana, sul balcone che ora lui si accingeva a raggiungere.

Il respiro della ragazza si bloccò e la figura vestita di nero scomparì completamente oltre la botola, come un ombra che vedi la notte di cui non sei mai sicura dell'esistenza.

Per un momento pensò di seguirlo, passare altro tempo con lui, ma si costrinse a rimanere seduta.

-Ne sei ancora così sicura?- chiese Tikki spuntandole alle spalle.

-Spero solo che non soffra... Lo spero davvero- mormorò stringendo ancor di più il suo peluche. Una lacrima scivolò dalle sue guance infrangendosi nel tessuto, le sue mani si strinsero a pugno e gli occhi le si chiusero. Voleva continuare adimmaginare: illudersi ferisce, ma fa ti fa sentire meglio. 

Angolo me

Tanto, tanto, taaaaaaanto tempo. Davvero mi sembra passata un eternità, a questo capitolo ho lavorato poco per volta, aggiungendo sempre scene o minuscoli dettagli. Mi dispiace aver fatto attendere così tanto, ma a parte essere un capitolo fondamentale, la scuola mi ha sommersa. Non so neppure come adesso io abbia trovato il tempo per finire, per tutta questa settimana ho compiti in classe e poi parto per una vacanza con la mia famiglia.
Impegni la parola chiave della mia vita ultimamente, devo ammettere però che tutto questo è anche a causa mia o meglio è solo a causa mia.

Dopo le mie scuse chilometriche non vi prometto niente a breve, ma è sempre nelle mie intenzioni far uscire i capitoli al più presto.

Ricordate: io non scompaio mai.
Sono sempre lì sullo stipite della tua porta a osservarti... Bravo inquietati della mia presenza.

A parte gli scherzi vi voglio bene.

GAIA💚


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