Tu mi sai fare male, sì.


La prima faccia che vede Riccardo entrando nello studio fotografico è quella di Alessandro.
Sembra essersi svegliato da sì e no cinque minuti, ha lo sguardo perso nel vuoto, come qualcuno a cui hanno dato la più brutta notizia al mondo.

"Dio, non pensavo che scoprire di dover posare nudo con me ti riducete così, mio caro."

Ed è così che lo saluta, avvicinandosi e passandogli una mano tra I capelli corti.

"Ho solo dormito una merda. Spero che la post produzione mi elimini almeno le occhiaie viola."

Riccardo gli sorride.

"Buongiorno Ale, è buongiorno a tutti" dice, rivolgendosi a quella che sembra una fin troppo numerosa congrega. Quasi si sente anche lui a disagio. "Ho un'intervista tra quattro ore, ce la facciamo?"

"Certo, noi siamo pronti. Seguite Angela, che vi porta al trucco e parrucco" spiega uno dei due fotografi.

Si tratta di un servizio per copertina e articolo di Vanità Fair. Nessuno dei due conosce i dettagli, ma sicuramente dovranno essere totalmente nudi. Hanno dovuto fermare svariate scartoffie per quello, ma nessuno dei due a quanto pare si è opposto.

Riccardo segue la donna è sì lascia truccare, pettinare, sistemare unghie e, solo alla fine, spogliare.

"Capsico il disagio" gli dice una ragazza, "ma ho bisogno che ti togli la vestaglia e ti metti sotto la luce. Devo opacizzare la pelle e altre cose che dubito ti interessino."
Riccardo le sorride cordiale, sa che sta cercando di metterlo a suo agio. Dall'altra parte di un separè, x'è Alessandro, lo sa, solo che non lo sente parlare.

"Ale, tutto bene? Ti sei addormentato?"

"Sto benone, non fare baccano."

Riccardo non risponde, ma alza gli occhi al cielo e sorride.

"Se siete pronti, potete raggiungere il set!" Il fotografo grida per farsi sentire da entrambi. Nessuno dei due risponde, ma quando Riccardo esce fuori dalla sua postazione trucco, si trova fianco a fianco con Alessandro. Entrambi in vestaglia.

"Ragazzi, faremo pochissimi scatti, perché capisco il disagio e perché gli uccelli si stancano in fretta."

Riccardo vorrebbe ridere e piangere allo stesso tempo. Di cosa diavolo sta parlando quel tipo?

"Mi scusi, uccelli?" Per fortuna è Alessandro a dar voce ai suoi pensieri, con meno parolacce.

"Sì, si tratta di colombe addestrate che dovete reggere in poche posizioni. Non succederà nulla!"

"Gli uccelli beccano. E noi siamo nudi" obietta, indicando due gabbiette che sono appena entrate in scena.

"Ragazzi, siete i due artisti del momento e se i miei uccelli vi aggrediscono mi gioco carriera e reputazione. Fidatevi."

Riccardo ingoia l'ennesima imprecazione, ma decide di fare come gli è stato detto. Che uccelli siano.

Riccardo si sente così a disagio due minuti dopo, che vorrebbe di nuovo piangere e ridere. E' nudo, le mani a coprirsi il pacco, con gli occhi di almeno dieci persone addosso e le luci lo stanno facendo anche sudare. 

"Ragazzi, solo un po' di pazienza. Ora Andrea vi appoggerà le colombe sulle spalle, voi guardate diritto in camera e state fermi, okay?" 

Annuiscono, senza parlare, entrambi. Riccardo si gira solo un attimo verso Alessandro, soffermandosi sui suoi muscoli così in tensione che ha paura di vederlo andare in frantumi da un momento all'altro. 

"State diritti, così, ma rilassati" ordina il fotografo. 

Alessandro prende un respiro profondo, che fa percepire a Riccardo tutta la sua agitazione. 

"Okay, cominciamo!" urla ancora il fotografo quando le colombe sono al loro posto. Il Click degli scatti è l'unico rumore che si sente per qualche attimo. 

"Alessandro, rilassa solo un pochino le spalle, sei teso e sembrano alzate. Per piacere." 

Riccardo si volta di nuovo a guardarlo e, se uno sguardo potesse uccidere, il fotografo sarebbe già stramazzato al suolo. Quindi, reagisce di istinto come suo solito. Sposta il piede sinistro, fino a raggiungere quello di Ale e coprirlo col suo. Quel contatto, inaspettatamente, è di aiuto anche per la sua leggera tensione e il calore della pelle dell'altro lo rilassa. 

Alessandro si volta a guardarlo, lui gli fa solo un occhiolino. 

"Bravissimo, Riccardo, ottima intuizione!" è il complimento che riceve. Dopo venti minuti hanno finito. 


"Grazie, per prima, intendo. Non mi piace essere nudo davanti ad altra gente" Alessandro lo dice entrando nel suo camerino, sedendosi sul divanetto. Riccardo lo raggiunge, sorridendogli. 

"Beh, prego e, per la cronaca, non hai nulla di cui vergognarti. Pagherei per avere il tuo corpo e non questo ammasso di ossa." 

Alessandro sbuffa una risata. 

"E la sicurezza di avere tante fan che ti sbavano dietro dov'è finita? Non hai nulla da invidiare a me o a nessun altro" dice, alzandosi. "Ci vai alla cena coi fotografi?" 

Riccardo alza gli occhi al cielo. "Devo? Dobbiamo?" 

"Io ho un impegno che non posso annullare, quindi no. Ma tu almeno dovresti."

Riccardo lo guarda male. "Non devo andare ad eventi noiosi solo perché tu vai a divertirti chissà dove e con chi." 

Alessandro gli fa un occhiolino. "Sì, spero proprio di divertirmi" dice, chiudendosi la porta alle spalle. Riccardo lancia un cuscino del divano contro il legno scuro. 

La cena è noiosa, è mortalmente noiosa, e solo il vino ottimo gliela sta rendendo sopportabile. Per fortuna finisce ad un orario decente e Riccardo, anche un po' brillo, torna in albergo, sperando di riuscire a dormire. Cosa che, purtroppo non succede presto. 

"Direi che un altro bicchiere di rosso potrebbe aiutare" sussurra tra sé e sé, aprendo il mobiletto sotto la tv e prendendo un calice. Se ne versa uno, poi il secondo e infine il terzo, quando la testa già è decisamente più leggera. Cerca di afferrare il telecomando ai piedi del letto, senza versarsi il vino addosso, ma con risultati decisamente scarsi. Sarà che è praticamente ubriaco, ma comincia a ridere da solo, mentre cerca di asciugarsi col lenzuolo stesso, poi prende il cellulare e fa partire una chiamata. 

L'altra persona risponde quasi al termine di tutti gli squilli e Riccardo non dà nemmeno il tempo di parlare. 

"TU, CHE MI SVEGLI AL MATTINOOO, TU CHE SPORCHI IL LETTO DI VINOOO T-" 

"Richi, se-sei ubriaco?" 

Riccardo ride. 

"Penso di sì, ma ho sporcato il letto di vino, Ale, mi sto pisciando addosso dalle risate!" 

Solo che dall'altra parte del telefono non sente ridere, anzi, non sente proprio nulla. 

"Ale, sei lì? Stavi dormendo? Allora ho svegliato io te, anche se non è mattino!" e ride ancora. 

"No, non stavo dorm- AH, aspetta un attimo!" 

Riccardo, nonostante la sbronza, non ci mette tento a capire che Alessandro non  solo e che non stava propriamente dormendo. 

"Tu stai scopando? E rispondi al telefono?" non sa per quale delle due cose è più arrabbiato. Sarà anche quello colpa del vino. 

"Non sto scopando, o almeno non anc, AH, cazzo!" 

"Oh mio dio! Sei al telefono, puoi smetterla?!" 

"E tu puoi non chiamarmi da ubriaco in piena notte?" urla di rimando. Riccardo allontana la cornetta dall'orecchio, più perché non se l'aspettava, che per l'urlo in sé. 

"Non volevo farti arrabbiare, stavo solo ridendo da solo, ubriaco, in hotel, da solo e volevo dirti questa cosa del vino e tu stai scopando come è giusto che sia, mentre io no ed è giusto anche questo, perché ho lasciato la mia ragazza o lei ha lasciato me, non ho capito nemmeno questo e va tutto a rotoli e mi scoppia la testa."

"Aspetta un secondo" è la risposta di Alessandro, che torna dopo pochi secondi. "Eccomi, ora ci sono. Cosa succede? Perché sei triste e bevi?" 

"Non lo so, prima ridevo e ora ho la sbronza triste e mi sento solo circondato da milioni di persone..."

Riccardo sente ancora una volta silenzio, sa che lo sta disturbando, che Alessandro forse non è nemmeno suo amico, che non saprà sicuramente cosa dirgli. 

"Scusa" dice, infatti. "Torna alla tua conquista, non voglio rovinare anche la tua serata."

"Sono con il mio ex..." 

Riccardo non sa che tipo di tono è quello di Ale, ma non gli piace. Sa che male gli ha fatto quel ragazzo e non capisce perché ci sia uscito quella sera. 

"Perché?" 

La risposta è solo un sospiro mozzato. 

"Ale?" chiama Riccardo. 

"Mh?" 

"Tu ci staresti con me? E non te lo sto chiedendo perché sei gay, ma in quanto persona dotata di cervello e sentimenti. Tu ci staresti con un disastro come me?" 

"Non sei un disastro, solo un po' folle." 

Riccardo sente il sorriso in quella risposta, ma non gli basta. Vuole una risposta seria. 

"Ale, ti prego. Rispondi." 

Quasi può vederlo alzare gli occhi al cielo. 

"Sei una bella persona, ci proverei a stare con te. Va bene?" 

Riccardo sorride, la testa di nuovo leggera. 

"E ci andresti a letto con me? Anche se tu sei così bello e io tutt'ossa?" 

"Richi..." ora il tono è di rimprovero. 

"Dai, lo so che te l'ho già chiesto alla scorsa sbronza, ma non mi hai mai risposto e io mi sento così solo e rifiutato ora. E aver visto te oggi mi ha buttato ancora più giù." 

Ora lo sbuffo. 

"Sì, va bene? Sei attraente." 

Riccardo si sente un po' accaldato, il sangue che confluisce sulle guance. 

"Io oggi ho pensato che sei bellissimo, sai? Davvero bello..." Riccardo lo dice sedendosi di nuovo sul letto, la schiena contro la testiera, la testa reclinata all'indietro. Il soffitto gira, il letto sembra essere sulle onde dal mare. 

"Richi..." lo richiama Alessandro. 

"Ehi, non fare quel tono che poi mi eccito" risponde sorridendo, ma comunque non tanto lontano dalla realtà. Spesso l'alcool gli fa quell'effetto. 

"Ah, ti eccita essere richiamato?" Alessandro sembra scherzare, ma quella domanda smuove qualcosa in Riccardo. Gli piace? Pensa proprio di si. 

"Ma non ho mai avuto l'onore che qualcuna lo facesse in quelle situazioni, ma solo durante i litigi. Credo mi piacerebbe..." riflette. 

"Facciamo che ora vai a dormire e domani ti svegli, fai colazione e prendi un'aspirina?" taglia corto Alessandro e Riccardo si ricoda di cosa stava facendo. 

"Scusa, ti ho interrotto la scopata e ti sto pure rubando tempo con le mie paturnie. Scusa, torna da lui, ma non farti trattare male, ti prego."

"Perché?" chiede Ale. 

"Perché nessuno dovrebbe trattarti male e tu non dovresti permetterlo a nessuno. Meriti solo cose belle, perché sei bello."

"E tu sei ubriaco."

"Ma tu rimani bello anche quando domani sarò sobrio."

Alessandro ride. "Ora vado, okay? Stai meglio?" 

"Mh mh, ci sentiamo" dice, poi aggiunge "Ale?" 

"Dimmi." 

"Anche io ci verrei a letto con te. Cioè, non solo nella fantasia, ma come fatto concreto. Io ci verrei a letto con te." 

E mette giù. Due minuti dopo sta già dormendo, due lacrime gli bagnano le guance. 

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