Solo perché nel pomeriggio esco co' un'amica

Due settimane dopo, Riccardo ha ripreso la sua vita di sempre, frenetica e piena di impegni. Non sta un secondo fermo, non si ferma più di due giorni nella stessa città e va benissimo così. Non vuole pensare ad altro che non sia la sua carriera, il suo successo e l'imminente tour. 

Ora è in una discoteca, in un prive che affaccia proprio dietro il dj e sta ballando e cantando, una bottiglia tra le mani. Di fianco a lui, Filippo mentre cantano insieme proprio una sua canzone, Luna piena. 

"Brindiamo?" grida proprio Filippo, alzando a sua volta una bottiglia. Riccardo gli sorride, fa cozzare le due bottiglie, poi bevono insieme, scoppiando a ridere. 

"Dio, sono proprio fuso e domani ho un'intervista" urla, cercando di sovrastare la musica e socchiudendo gli occhi a causa dei flash che un sacco di ragazzi gli stanno puntando in faccia. Sa che i video saranno già online, che si scriverà ancora una volta di lui, un diciannovenne che non fa altro che andare in discoteca ad ubriacarsi, ma poco gli importa. Appunto, ha diciannove anni e tutto il diritto di divertirsi. 

"Anch'io" risponde l'altro, infatti credo proprio di dover andare via. Vieni con me? Ti chiamo un taxi?" 

Riccardo gli sorride, dandogli una pacca sulla spalla. Anche Filippo lo considera un bambino a cui serve un babysitter, a quanto pare. Rifiuta l'offerta, lo saluta e torna a ballare, circondato da sconosciuti mentre i suoi bodyguard lo osservano da lontano. 

Afferra l'ennesima bottiglia, sta ballando e cantando, quando si volta e la vede. HA incontrato quella ragazza qualche mese prima, durante un evento, se la ricorda bene anche se non ha un viso particolare. Non ha nulla di particolare a parte il fatto che sembra seguirlo in ogni dove. Lei si rende conto di essere stata notata e, ovviamente, si avvicina, dicendogli di abbassarsi, per parlargli in un orecchio. Riccardo lo fa, venendo travolto dal suo profumo. Dolce, sa di fiori, gli dà quasi allo stomaco. O forse è colpa dell'alcol. 

"Cosa fai quando vai via da qui?" chiede lei, senza mezze misure. 

Riccardo la guarda, le sorride, poi appoggia prepotentemente le labbra sulle sue, ficcandole letteralmente la lingua in bocca. Lei non sembrava aspettare altro. 

"Vado in hotel con te" le risponde, guadagnandosi uno sguardo pieno di lussuria. 

Il mattino dopo, Riccardo ricorda perfettamente cosa è successo la sera prima e quella notte, solo che ha un mal di testa così forte che i colpi che sente contro la porta li sente diritti sul cervello, come se glielo stessero prendendo a pugni. 

"Se non esci da quella stanza entro cinque minuti giuro che annullo tutte le tue interviste, tutto il tour e faccio in modo che nemmeno le ragazzine vogliano più sentire parlare di te, Riccardo!" urla quello che sembra essere il suo agente, oltre la porta, fuorioso. 

"Ma chi cazzo è?" chiede una voce femminile al suo fianco. Riccardo apre a fatica gli occhi, trovandosi di fronte la ragazza della sera prima coi capelli arruffati e il trucco disfatto. 

"Tesoro, scusami, ma devi andartene di corsa, perché ho da fare e non puoi stare qui nemmeno per una doccia" le dice, alzandosi dal letto, sentendo tutto il corpo indolenzito. 

"Buongiorno a te, eh" ribatte lei, mettendosi seduta, coprendo il corpo nudo col lenzuolo. "Ho capito, ma mi lasci il tuo numero?" chiede, alzandosi a sua volta e raccogliando i vestiti per la stanza. 

"No, ma scrivimi il tuo da qualche parte che ti richiamo io, va bene?" nemmeno la guarda mentre si infila dei jeans che sembrano puliti e va a chiudersi in bagno. Quando esce, la ragazza, di cui nemmeno sa il nome, non c'è. Sul comodino il biglietto con il numero. Se lo infila in tasca assieme al cellulare e corre verso gli impegni della giornata. 

Mentre è in auto, cercando di non piangere a causa delle continue chiacchiere del suo agente che lo sta anche sicuramente rimproverando per la serata precedente, prende il cellulare e comincia a scrollare la serie di chiamate e messaggi. 

Ovviamente, come si aspettava, ne trova uno di Giulia. Non dice tanto, ma colpisce in pieno. 

Non eri confuso, avevi solo voglia di andare a scopare in giro. Mi fai schifo. 

E Riccardo non può fare a meno di farsi anche un po' schifo da solo, ma passa oltre. Molti gli hanno mandato i video che intasano il web. 

Tu con Irama? A quando una collaborazione? 
Non sapevo fossi lì con Filippo, altrimenti sarei venuta. 
Tesoro, tuo padre ed io siamo un po' preoccupati, puoi bere un po' meno?  O magari smettere proprio, che secondo i giornali ormai sei un alcolizzato. 

E poi, uno di Alessandro che, anche se non è nulla di particolare, gli fa un po' contorcere lo stomaco. 

Nuova fiamma? 

Non sa cosa rispondergli e rimanda a dopo l'intervista che, quando termina, non sa nemmeno come sia andata. Non sa cosa gli abbia scatenato quel messaggio e non sa perché non riesce a smettere di pensare che non lo vede da due settimane. Si sente così esplodere di pensieri, che infila il cellulare in tasca, prende il biglietto col numero della ragazza che a quanto pare si chiama Matilde e le chiede se le va di uscire. Lei, ovviamente, risponde in meno di un minuto. 

Sono seduti in disparte in un ristorante, quando il cellulare di Riccardo suona ancora. 

Continuano ad uscire foto di te con lei, non ti sembra di mancare di rispetto a Giulia. I social stanno massacrando anche lei che non c'entra nulla. 

Riccardo lo legge e lo rilegge, nonostante Matilda attaccata al suo braccio che gli sta facendo qualcosa con la lingua al collo. Quel messaggio...perché? Nemmeno fa in tempo a pensare una risposta, che ne arriva un altro. 

E, per la cronaca, la tua Matilde va già dicendo in giro che è la tua ragazza. E qualcuno vi sta facendo video e foto dal ristorante, so che ti sta baciando il collo. 

Riccardo non ci vede più dalla rabbia, si alza di scatto, senza nemmeno scusarsi e va a chiudersi in bagno, facendo partire una chiamata. 

"Pro-"

"Ma che cazzo vuoi?" urla, zittendo già Alessandro. "Quei messaggi, quelle accuse. Cosa cazzo vuoi? Mica è la tua vita, porca puttana!" 

Il silenzio dall'altra parte lo fa sentire in diritto di continuare. 

"Giulia l'ho lasciata, posso stare con chi mi pare o anche solo andarci a letto. E se quella dice che è la mia ragazza me ne sbatto il cazzo. Ho diciannove anni, non sto facendo nulla di strano o di male, non sto facendo del male a nessuno. Giulia lo sa che sono un personaggio pubblico e non posso evitare di essere fotografato. Mi dispiace la stiano assillando, ma tu manco la conosci, che cazzo vuoi da me? Sei l'adulto che mi fa la ramanzina? Non sei mio padre, Ale, lasciami vivere in pace!" 

Quando finisce di parlare ha il respiro corto e la fronte appoggiata contro la porta del bagno. Dall'altra parte del telefono ancora silenzio. 

"Ci sei ancora? Non hai nulla da dire?" incalza. 

"Non avevo capito fosse questa la vita normale che volevi vivere e che fossero questi gli affetti che ti mancavano, facendoti sentire solo. Ma a quanto pare mi sbagliavo io. Se questa compagnia ti va bene, fai come ti pare, hai ragione" risponde con voce dura il più grande. 

"Giochi sporco così, Ale" risponde con tono più calmo. "Lei non è un...affetto, nemmeno la conosco. Volevo solo distrarmi e divertirmi." 

"E io non dovevo farmi gli affari tuoi, hai ragione comunque. Ci sentia-" tira corto Alessandro, ma Riccardo lo interrompe. 

"Non hai impegni qui a Milano?" chiede, una sensazione di sparanza nello stomaco. 

"No" risponde l'altro. "Credo di doverci tornare il mese prossimo, devo andare a PArigi tra due giorni." 

"Posso venire con te?" chiede di istinto. 

"Con me?" 

"Sì, cioè, a Parigi. Non ci sono mai stato, potrei venire lì e, boh, possiamo pranzare assieme un giorno. Non con te, ma che possiamo vederci lì, ecco..." 

Sente Alessandro sospirare, ma non ne capisce il motivo. 

"Parigi non è mia, certo che puoi andarci."

"Ma ci pranzi con me?" chiede, conscio di non aver ricevuto una risposta. 

"Se riesco ad incastrare gli impegni, non c'è problema. Ci sentiamo, allor-"

Riccardo lo interrompe ancora, perché lui è fatto di istinti e sensazioni e non vuole mai lasciar enulla di non detto. 

"Mi manchi" sputa fuori, stupendo se stesso, sentendosi mozzare il respiro, in attesa di una risposta. "Ale?" chiama, non ricevendola. "Sei ancora lì?" 

"Sì, sono qui" risponde con tono forse stanco. 

"Hai sentito cosa ho detto?" 

"Certo che ho sentito, Richi." 

"E..." dice titubante, "io non ti manco?" 

"Se mi manca un ragazzino folle di diciannove anni che non fa che combinare pasticci quando siamo insieme e mettersi in pericolo?" 

Riccardo sorride. "Mh mh, esattamente" dice, il tono più sereno. 

"Ci vediamo a Parigi tra due giorni, cerca di non far cascare l'aereo" risponde e mette giù. 

Riccardo lo prende come un sì. 

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