Sola col tanga, te lo strapperei via
(Ore 23:34) A che ora arrivi a Roma domani? R
(Ore 23:39) Alle nove. Ci vediamo direttamente in studio? A
(Ore 23:40) Io non ho nessun impegno prima, ti va di fare colazione con me? R
Alessandro legge quel messaggio e sospira, prima di rispondere con un singolo sì. Certo che gli va, ma sa che dovrebbe evitare. Non l'ha ammesso a nessuno e tantomeno a se stesso, ma dovrebbe stare il meno possibile in compagnia di Riccardo. Dal primo momento che l'ha visto ne è rimasto affascinato: prima per le parole delle sue canzoni, poi per la sua voce e poi, ovviamente, dopo che ha scoperto che tipo di persona sia.
Riccardo è esuberante, sempre attivo, il momento prima è al tuo fianco e quello dopo sta saltellando dieci metri più in là o sta salendo su un davanzale come se non fosse pericoloso. Per Alessandro stare dei giorni così in contatto con lui come nel periodo della composizione del pezzo e poi a Sanremo era stato totalizzante.
Ed era stato fatale. Aveva cominciato inevitabilmente a piacergli. Gli piaceva un diciannovenne folle.
(Ore 23:43) Che bello! A domani, allora, buonanotte! xx R
Legge la risposta entusiasta, il cuore che fa solo una piccola capriola. Il giorno dopo devono cantare nello studio di Amici, durerà tutto al massimo quindici minuti, poi sarà libero fino al pomeriggio successivo, quando partirà per Milano. Ha il tour da organizzare, tutte le date di quella primavera e ha perso il conto degli appuntamenti che ha con sarti, truccatori, e via dicendo per l'Eurovision.
Appena escono dallo studio di Roma, cercando di evitare i gruppi di fan urlanti ed entrano nella stessa macchina, Riccardo si accascia sui sedili.
"Ma quindi non potrò venire a nessuno dei tuoi concerti di maggio, perché cantiamo praticamente gli stessi giorni?" chiede.
Alessandro inarca un sopracciglio. "Sei tu quello che ha più di trenta date e non hai un attimo libero, mica è colpa mia."
"Sono giovane e non mi stanco in fretta come te che sei un vecchietto!" lo prende in giro, pizzicandogli un fianco. Ale gli scaccia la mano, bloccandogliela contro il sedile.
"Ma sono comunque più forte di te. E comunque potrei venire a vederti a Napoli. Tu ci vai il diciannove e io il ventidue."
"Sei mio ospite nel settore vip, allora! E se vuoi ti faccio anche accedere al camerino della star" e inarca le sopracciglia in maniera inquietante.
"Cretino."
Alessandro non sa nemmeno come siano passati dall'auto a quel locale e ad essere ubriachi fradici. Cioè sa di essere stato lui a proporre un aperitivo e di aver accettato poi di spostarsi in un privé di un altro locale, ma dopo alcuni calici di champagne si è perso.
Ora è seduto sul divanetto, l'ennesimo bicchiere con ghiaccio.
"Perché è febbraio e hai queste camicette praticamente trasparenti?" chiede a Riccardo che ha una camicia di pizzo nero, sbottonata sul davanti.
"Non sono molto sexy? Le ragazze mi muoiono dietro, sai? Questo stile piace molto... Ma anche tu non sei male, vecchietto" afferma, appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Mi ha scritto di nuovo il mio ex e mi ha detto la stessa cosa. che oggi pomeriggio ero bellissimo, che avrebbe voluto mangiarmi e che secondo lui scopiamo."
Riccardo si alza, guardandolo in faccia.
"Io e te?"
Ale annuisce. "Così come lo pensa chiunque, tra l'altro."
"Tu ci scoperesti con me?" chiede a bruciapelo Riccardo. Alessandro sa che in parte è l'alcool a parlare, ma anche che Riccardo è curioso di natura.
"Sei ubriaco" risponde.
"Ciò non esclude il fatto che io sia curioso. Ci verresti a letto con me, se non mi conoscessi?"
Alessandro pensa, senza nemmeno rendersene conto, che ci andrebbe a letto anche se lo conosce.
"Non sei male" risponde vago.
"E dai, sii più specifico! Sono bello?"
Sei bellissimo.
"Sei passabile. L'hai detto stesso tu che ti muoiono tutte dietro."
Riccardo si alza in piedi, ruotando su se stesso.
"Guardami, dai! Sii più specifico!"
Alessandro si mette seduto diritto, guardandolo dal basso. Finisce il suo bicchiere in un solo sorso.
"Cosa vuoi sapere?"
Riccardo si piega in avanti, parlandogli a pochi centimetri dalla faccia.
"Scoperesti con me?"
Si sente quasi mancare il fiato. L'alcool che gli annebbia il cervello, la testa che gira e quei grandi occhi così vicini ai suoi, il suo sorriso strafottente e quella maledetta camicia in pizzo nero.
Si guardano per secondi lunghissimi, poi Alessandro non resiste più.
"Cretino" dice, fingendo di ridere e alzandosi. Lo sorpassa, si avvia alla porta e lo chiama.
"Stai lì fermo o torni in taxi con me?"
Gli sembra di vedere un'espressione triste su quel volto sempre allegro, ma sparisce subito.
"Cazzo, spero di non vomitarti addosso in auto" esclama il più piccolo, afferrandogli un polso e trascinandolo fuori.
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