3 - Paris, Montmartre (XVIIIème arrondissement)

Romy fissava lo schermo del telefono aspettandosi di sentire la figlia dire qualcosa, ma Anastasija aveva staccato la chiamata e stava correndo verso di lei, senza un motivo.

Davanti a lei un bicchiere di grappa pieno di ghiaccio e liquido giallognolo rifletteva la luce proveniente dall'esterno.

Romy rimase imbambolata a fissare quel bicchiere come se potesse mettersi a parlare da un momento all'altro.
Adelaide si era allontanata per pagare i due drink che Romy si era sgolata tutto d'un fiato come se fossero latte.

-Era Anastasija? - domandò Adelaide sedendosi di fronte a lei.

Con aria assente l'attrice annuì. Quei pochi bicchieri di alcol che aveva bevuto non bastavano a saziare la sua sete, ma non voleva nemmeno farsi vedere ubriaca già a quell'ora della mattina.

Si alzò ciondolando appena e rifiutò l'aiuto di Adelaide. Voleva cavarsela da sola, come aveva sempre fatto.

Con passo leggermente malfermo Romy si diresse verso l'ingresso del locale.

La vista era leggermente annebbiata, ma non si sarebbe abbassata a chiedere aiuto ad Adelaide.

Ciondolando arrivò davanti alla porta del locale e la aprí con forza.

L'aria frizzante della mattina la investí.

Si incamminò senza meta lungo le strade lastricate come se questo potesse accorciare la distanza che la separava da Anastasija.

Si sedette su una panchina che si trovava a qualche metro di distanza dal locale da dove era uscita.

Non le importava di essere vista da tutti in quello stato semi confusionale.

-Cosa ti è saltato in mente? - domandò Adelaide fluttuando al suo fianco.

Romy non le rispose e questo fece innervosire Adelaide.

-Estelle!

Ancora una volta, Adelaide, non ottenne risposta.

Romy si era limitata ad appoggiarsi allo schienale della panchina con la testa rivolta al cielo, senza degnare la vecchia amica di uno sguardo.

Adelaide estrasse dalle tasche un pacchetto di sigarette portandosene una alle labbra.

-Sigaretta? - chiese con fare distratto la donna.

Romy era tentata di accettare, ma poi scosse la testa.

Adelaide ispirò il fumo azzurro per poi espellerlo dalle labbra sottili.

-Hai intenzione di ignorarmi ancora per molto?

Romy non le dette risposta e Adelaide si chiese se lo stesse facendo apposta oppure no.

-Non ho intenzione di continuare a parlare al vento. Se ti do fastidio me ne vado.

-Non mi dai fastidio, ma se continui a parlare potrei veramente pensare di cacciarti.

Adelaide si rese conto che l'amica non voleva essere disturbata, persa com'era nei suoi pensieri.

Estelle era sempre stata così, i suoi silenzi erano impenetrabili.

Adelaide non amava quei momenti in cui praticamente parlava da sola poiché Estelle non le rispondeva.

Il suo sguardo cadde sulla borsa dell'amica da cui spuntavano alcuni quaderni e un libriccino chiuso da un elastico.

Adelaide fece per allungare la mano per vedere cosa ci fosse scritto, ma Romy se ne accorse e le diede uno schiaffo sulla mano.

-Ferma! Guai a te se ci provi ancora. - la rimproverò subito l'amica con voce rabbiosa.

Anche se Adelaide non poteva vederne gli occhi, perché coperti dagli occhiali scuri, poté immaginare che lo sguardo fosse infuocato.

Romy sapeva essere terribilmente gelosa delle proprie cose quando non erano terminate.

-Scusa ero solo curiosa di sapere cosa stavi scrivendo.- si difese Adelaide.

-Non provarci mai più, sono stata chiara?

La voce rabbiosa di Romy fece tremare Adelaide che annuì.

*****

-Non lo so, papà, so solo che è venuta a Parigi, ma non so il motivo - dichiarò Anastasija guardando lo schermo del cellulare, dove l'applicazione di Skype, le permetteva di comunicare sia con suo padre che con Jude senza dover attingere al suo credito.

Alan, un uomo dagli occhi celesti e una zazzera scompigliata di capelli chiari, la fissava con aria corrucciata.

Ad Anastasija non risultò difficile immaginare suo padre seduto sul comodo divano del suo appartamento a Silver Lake il quartiere hipster di Los Angeles.

Alan amava quella parte della città e Anastasija non faticava a crederlo visto che il quartiere rispecchiava la natura di suo padre.

Tuttavia osservando meglio il panorama alle spalle di Alan, Anastasija si rese conto che l'uomo non doveva essere a casa.

-Papà, sei in aereo per caso? - domandò la giovane.

-Diciamo di sì, tesoro, ma non posso dirti quale sia la mia destinazione - Sorrise Alan per poi sentenziare.

-Non la capirò mai. -

Dalla schermata sottostante Jude accennava un sorriso.

-Tranquillo, Alan, siamo in due a non capirla. Vedrai che Romy sarà andata a Parigi perché aveva bisogno di una pausa.

Alan sorrise alla velata battuta di Jude.

Dall'inquadratura che le offriva il suo telefono Anastasija intuì che fosse nel suo ufficio a Lower East Side.

-Jude ti prego...non è divertente. Sai che la mamma è un tipo complicato. - sospirò la ragazza ancora.

-Lo so, è proprio per questo che sto tentando di sdrammatizzare. Conosco Romy da anni e so che se avesse voluto dirmi il motivo per cui ha lasciato nuovamente Los Angeles  lo avrebbe fatto.

Anastasija annuì poco convinta mentre Jude staccava la chiamata sparendo dalla schermata.

-Sai per caso se la nonna è al corrente di qualcosa che a noi è precluso? - domandò ad un certo punto la giovane guardando suo padre.

-Sai come è fatta tua nonna. Se Romy si confida con lei, lei non dice niente a nessuno nemmeno a me.

Anastasija si grattò la testa pensierosa.

-Vorrà dire che glielo chiederò di persona appena la troverò.

Alan annuì sorridendo.

-Vedrai che non le è capitato nulla.

-Lo spero.

****
Le tempie le davano fastidio.

Forse perché ancora non aveva totalmente smaltito la sbornia della sera precedente, anche perché aveva bevuto solo due bicchieri di grappa, troppo poco perché le facessero effetto.

Ricordava bene quando aveva cominciato a bere.

Era il lontano 1997 e lei aveva appena sedici anni. Era stata scelta dal giovane regista Edward McCain, per interpretare la protagonista di Aqua il suo film d'esordio.

Molti dicevano che sarebbe stato un flop, tanto che il regista, che in origine aveva in mente una trilogia, decise di girare quel primo film come autoconclusivo, in modo da limitare i danni in caso di riscontro negativo.

Era volata a Venezia e, come tutti i membri del cast, si era divertita tantissimo sul set, visto che tutti li davano per sconfitti.

Tuttavia l'impegno che Edward ci mise a realizzare quel progetto, in cui lui solo credeva, contagiò anche il resto della troupe che aveva dato il massimo e anche di più.

Non importava il risultato che avrebbero ottenuto, importava solo l'impegno che ci stavano mettendo.

Quelle erano le parole che era solito ripetere Edward quando qualche giornalista tentava di fargli sapere che tutti ritenevano il suo progetto un po' troppo ambizioso per i tempi.

Eppure dopo il rilascio del film nelle sale cinematografiche, il risultato era stato eccezionale.

Aqua aveva riscosso un successo planetario sia di pubblico che di critica.

Questo aveva portato Romy a vincere il suo primo Golden Globe come attrice protagonista in un film drammatico e Edward McCain lo aveva vinto come miglior regista.

Ricordava bene il giorno in cui aveva vinto il Golden Globe.

Il suo primo vestito firmato color del cielo.

Si era sentita in paradiso quella sera, finalmente apprazzata.

Era successo tutto talmente velocemente che Estelle aveva chiesto che al posto del suo nome di battesimo fosse messo il suo nome d'arte ovvero Romy Parker.

All'epoca la ragazza non voleva che sua madre si rendesse conto del suo successo.

Un successo per nulla annunciato e che l'aveva travolta.

Non era riuscita a sopportare la mole di stress che tutta quella fama portava con sé. Tanto che si era ritrovata a girare per locali ogni sera e, sempre più spesso, in compagnia di alcolici e superalcolici.

Romy non aveva nessuno a cui confidare i suoi dubbi o con cui parlare.

Jude, che allora era già il suo agente e che lei considerava alla stregua di un padre, tentava di aiutarla, ma lei rifiutava la sua vicinanza forse per la paura di essere abbandonata anche da lui come era successo con il suo vero padre che aveva abbandonato lei e Monique quando lei aveva appena cinque anni.

Restava il fatto che tornava al suo appartamento ciondolando e non ricordando nulla di quello che era successo la sera precedente.

Più di una volta si era svegliata nuda nel letto con un ragazzo di cui non ricordava nemmeno il nome.

Da allora non aveva mai smesso davvero di bere, forse solo quando era rimasta incinta di Anastasija che era la sua gioia più grande.

Abbassò lo sguardo, che aveva tenuto puntato verso il cielo fino a quel momento solo per notare che Adelaide se ne era andata.

Sbuffò rendendosi conto che la solitudine non l'avrebbe mai abbandonata.

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