19 - Paris, Quais de Seine (V arrondissement)

Era proprio lei, Monique Lamorlière, la madre di Romy.

La donna che per anni l'attrice aveva cercato di ignorare, come se non esistesse più, come se fosse stata cancellata dalla sua esistenza.

Ma Monique non era morta, era viva.

-Estelle - fu l'unica cosa che disse Monique facendo un passo dentro la stanza senza staccare gli occhi dalla nipote e dalla figlia.

Monique non era molto cambiata da quando Romy l'aveva vista l'ultima volta, parecchi anni prima.

La donna aveva i capelli lunghissimi color mogano, con qualche ciocca bianca, legati in un severo chignon, gli occhi castani fissavano come se fosse la persona più preziosa che avesse.

La gonna a pieghe verde smeraldo le arrivava al ginocchio mentre la blusa bianca dava un tocco vintage al look di una delle violiniste più famose di Francia.

-Cosa ci fai qui? - fu la domanda di Romy.

Non aveva dimenticato come era stata trattata dalla madre, era una ferita ancora aperta.

-Volevo solo vederti - rispose Monique.

-Beh ora mi hai vista, puoi anche levare il disturbo - dichiarò Romy con voce dura.

Non aveva intenzione di stare ascoltare le parole di sua madre che, dopo molti anni, aveva deciso di ricomparire.

Anche se Romy aveva il sospetto che Jude tenesse informata sua madre di tutto ciò che le accadeva.

La donna non l'aveva mai cercata direttamente, aveva sempre usato Jude come tramite, ma l'uomo, ultimamente si rifiutava di rispondere alle sue chiamate.

E quando Sylvia le aveva detto che sua figlia e la sua famiglia erano di nuovo in città, Monique si era premurata di raggiungere la libraria alla Shakespeare and Company, il luogo preferito di Romy.

Fin da ragazzina Estelle si rifugiava nella libreria quando voleva scappare da Monique, ma ora, sua figlia non poteva fuggire, doveva affrontarla.

Ma Romy non era pronta e nemmeno Anastasija lo era.

-Estelle, voglio solo chiarire! - Monique fece un passo in avanti e Romy ne fece uno indietro.

Anastasija poteva vedere il panico solcare il viso della madre era come se fosse terrorizzata.

In un attimo Romy si sentí trascinare indietro del tempo.

Si rivide adolescente con i suoi capelli a caschetto, mentre sua madre le urlava contro, dopo che Romy le aveva rivelato di aver frequentato di nascosto un corso di recitazione, la ragazzina che minacciava di andarsene e Monique che rispondeva con freddezza : "Se esci da quella porta non sei più mia figlia!"

Quelle parole avevano colpito Romy come una coltellata.

Così era uscita dalla casa di sua madre e si era rifugiata da Gabrielle.

Avrebbe voluto scappare anche in quella occasione, ma non era possibile.

-Estelle…so di non essere stata una brava madre, ma io voglio che tu sappia che non ho mai smesso di cercarti, da quando te ne sei andata. - la voce di Monique sembrava quasi carezzevole, ma Romy non si fidava.

-Vuoi dire quando tu mi hai cacciata di casa - dichiarò l'attrice cercando la mano di Anastasija.

La giovane intuì questo desiderio della madre e le afferrò la mano.

Romy aveva bisogno di lei e Anastasija desiderò che con loro ci fosse anche Alan.

Suo padre aveva un effetto ristoratore per Romy.

Non per niente era stato la sua roccia da quando si erano conosciuti, nemmeno il divorzio aveva fatto venire meno Alan da quel ruolo.

Ma ora il produttore non c'era, vi era solo Anastasija e lei doveva essere forte per entrambe.

Lo sguardo della ragazza si spostò sulla nonna.

Gli occhi di Monique parevano inespressivi, liquidi quasi freddi, evidentemente non aveva affatto apprezzato il fatto che Estelle le avesse ricordato quello che aveva detto.

-Non avrei voluto cacciarti di casa e lo sai bene! Ero arrabbiata, mi avevi tenuto nascosto che andavi a quel corso di recitazione! Sono tua madre sarei dovuta essere la prima a sapere quello che facevi, invece ne era a conoscenza Renée! - questa volta il tono assunto da Monique era autoritario, come quando doveva sgridare i suoi allievi che non si impegnavano a sufficienza.

Romy aveva sentito molte volte sua madre rivolgersi a lei con quel tono, soprattutto quando la obbligava ad allenamenti extra di danza classica.

Monique voleva che la figlia eccellesse in quella disciplina, tanto da aver assunto un'insegnante privata che si occupasse di affinare la tecnica di Romy.

L'insegnante in questione era molto brava, e anche comprensiva, era forse più materna di Monique, tanto da aver compreso che la ragazza non voleva essere una ballerina.

Estelle era nata per stare sulle scene, questo era evidente, ma non come danzatrice, come attrice.

Quel lavoro che Monique tanto disprezzava ritenendolo un impiego frivolo.

-Certo perché tu avresti capito, vero? Non mi hai mai sostenuta! Non hai mai sopportato che io volessi fare un lavoro diverso da quello che avevi già deciso tu! - Romy lasciò la mano di Anastasija stringendo i pugni e mordendosi il labbro inferiore.

-Lo facevo per te! Avevi un grandissimo talento per il balletto! Avevi una mimica facciale e una sinuosità nei movimenti che tutti ti invidiavano! Io volevo solo che tu mettessi a frutto il tuo talento! - si difese Monique.

Romy non si lasciò incantare.

Da dietro la sua amica, Sylvia osservava la scena, pentendosi amaramente di aver detto a Monique dove trovare la figlia.

Estelle glielo aveva detto che non voleva rivedere la madre, ma lei aveva fatto di testa sua.

E ora si trovava ad assistere ad una lite, o forse alla chiusura di un conto tenuto in sospeso per troppo tempo.

-Per me?! Ma davvero? Se davvero lo avresti fatto per me mi avresti ascoltato quando ti dicevo che non volevo essere chi tu volevi che fossi. - affermò Romy livida di rabbia.

Non sarebbe scappata, anche se sapeva che sarebbe uscita da quel confronto psicologicamente a pezzi.

-Io volevo solo che tu diventassi una grande artista! - si difese Monique.

-E non potevo essere un'attrice, vero? Era così scabroso? - affermò la donna ancora più furiosa facendo un passo in avanti.

-La recitazione è un arte nobile, ma il cinema porta solo illusioni! Non volevo che facessi la fine di tuo padre! - rispose Monique pentendosi subito dopo di aver parlato.

Anastasija si portò una mano alla bocca per bloccare l'urlo che le sarebbe sicuramente sfuggito dalle labbra a quella rivelazione.

Romy divenne bianca come un lenzuolo.

-Cosa? Cosa c'entra mio padre con il mondo del cinema? - volle sapere Romy.

Monique prese un profondo respiro.

-Io e tuo padre ci conoscemmo per caso sotto la Torre Eiffel, lui era un attore alle prime armi, io ero già affermata come violinista. Fu una storia breve, ma appassionata, finché non rimasi incinta. Tuttavia quando glielo dissi lui ci rimase malissimo, non voleva un figlio, per lui la nostra storia non era così importante. Ci fu una lite molto accesa e lui se ne andò. Da allora ho giurato che, se il bambino che portavo in grembo avesse dimostrato una qualche inclinazione artistica, avrei fatto in modo che non diventasse un attore. Sono persone frivole che non danno importanza ai sentimenti altrui! Per questo non volevo che diventassi un'attrice, per questo volevo che diventassi una ballerina! -

Quel racconto aveva destabilizzato Romy. Ecco spiegato l'odio di Monique per il mondo del cinema.

La donna non poteva rimanere un secondo di più nella libreria.

-Estelle! - cercò di fermarla Monique, ma Romy le impedì di toccarla mentre usciva velocemente dal negozio.

Anastasija guardò la nonna quasi con disprezzo.

Non si aspettava una rivelazione del genere.

Sylvia poggiò la mano sulla spalla dell'amica che nel frattempo aveva scosso la testa.

***

Romy correva lontano dalla Shakespeare and Company con le lacrime agli occhi.

Andò a sbattere contro qualcuno che camminava nella direzione opposta rispetto alla sua.

-Belle cosa succede? - era Alan.

Romy si strinse forte al suo uomo piangendo.

-Andiamo via, Alan! Andiamo a Tel Aviv!

Angolo Autrice : Nuovo capitolo e nuova rivelazione, si scopre qualcosa di più sul padre di Romy e, finalmente conosciamo di persona Monique.
Cosa ne pensate?

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