Capitolo 3: Una Lieve Speranza

Arrivai in pochi minuti in agenzia con la ragazza tra le braccia, teneva gli occhi chiusi e gemeva probabilmente per il dolore.

-Cosa è successo? Dove l'hai trovata?!- mi domandò di fretta uno dei guaritori dell'equipe mentre la spostavano su una barella

-Ero vicino al palazzo shigi nel trentaduesimo isolato est, l'ho trovata lì vicino- dissi seguendoli con la barella mentre correvano di fretta per spostarla nella stanza medica

-Nel trentaduesimo isolato? Ma non c'è stata segnalata nessuna presenza di Kaikobu (aperture) li, come in nessun'altra parte del paese stasera... avrà avuto uno scontro con qualche villain pensi?-

-Non credo, ho visto un fulmine violaceo cadere dal cielo e creare questa enorme voragine... e al centro ho trovato lei, senza sensi e ferita.- spiegai al guaritore

-Indossa una tuta da hero, deve per forza essere una di loro-

-Non possiamo esserne certi Hawks... intanto pensiamo a salvarle la vita, non appena sapremo qualcosa ti farò sapere io stesso- mi rispose sparendo assieme alla barella dentro alla porta che conduceva alle sale mediche

Rimasi a fissare quella porta per qualche secondo, ancora con L'affanno per il volo e per la corsa. Sentivo il sudore impregnarmi la parte iniziale dell'acute, il respiro era leggermente affannato...

-Non può stare qui signor Takami, le faremo sapere noi non appena avremmo notizie- mi disse gentilmente un'infermiera poggiandomi una mano sulla spalla.

Aspettai l'arrivo della signora Sagashi, non appena arrivò gli spiegai nel miglior modo possibile tutto l'accaduto, poi tornammo in centrale.

...

-È assurdo!- disse lei dopo ore che girava per la stanza senza sosta

-Non abbiamo avuto nessuna segnalazione e la descrizione non combacia con quella di nessuno degli heroes dispersi! Com'è possibile?-

-Non lo so Sagashi, so solo quello che ho visto e sono consapevole anch'io che non ha senso ma lei è qui adesso! E intanto dobbiamo sperare che sopravviva, per capirci di più.- risposi io, seduto sull'immenso divano dello studio su cui non sedeva mai nessuno, magari per questo era così scomodo e duro.

Tenni le mani giunte tra loro ed il mento appoggiato ad esse per tutto il tempo, nella speranza di ricevere quanto prima una chiamata...
senza accorgermene, mi addormentai poggiandomi lateralmente su quel divano scomodo, distrutto dalla sera prima.

Si fece mattina, tarda mattinata per l'esattezza quando mi svegliai. Mi ritrovai disteso sul divano con una coperta sulle spalle. La fissai, capii subito che fosse stata la Sagashi a metterla...

Mi stirai un po' stropicciandomi l'occhio sinistro con la medesima mano, cercai di non sbadigliare troppo e poi mi alzai.

In stanza non c'era nessuno, nemmeno al quartier generale. Era strano, pensai subito che fosse successo qualcosa così corsi verso l'ospedale.

-Novità?- domandai all'infermiera non appena arrivai

-Non è in pericolo di vita, sta ancora male ma non rischia più nulla. Stiamo solo aspettando che si riprenda.-

-Posso vederla? Avete identificato il suo nome?!- domandai curioso, di chi fosse la misteriosa ragazza che avevo salvato

Dentro di me, a priori di chi fosse, tirai un sospiro di sollievo all'idea che non fosse più in pericolo di vita.

-Devo chiedere al medico, aspetti qui le faccio sapere tra qualche istante-

-Grazie mille- risposi gentilmente vedendola sparire dietro la fatidica porta che mi separò da lei la sera prima
La fissavo impietrito, non distoglievo lo sguardo ne ascoltavo quello che stesse succedendo attorno a me.

Ogni manciata di secondi che passava fissando quella porta sentivo sempre più silenzio, sempre meno voci. Volevo solo sapere come stesse e chi fosse, mi importava solo di quello.

Vidi la porta spingersi verso l'esterno ed una mano uscire tenendola ferma, aprii gli occhi leggermente più del normale pronto a fare qualche passo avanti.

Uscii il dottore che la sera prima l'aveva portata con se, ma non uscii del tutto dalla porta. Rimase affacciato per metà nel corridoio esposto al pubblico e per l'alta nell'area privata. Parlava con l'infermiera che ogni tanto anche se ad occhio basso, mi fissava.

-Signor Takami?- chiamò il medico dal fondo del corridoio, quasi come se non fossi lì ad ascoltare

-Si- dissi avvicinandomi

-Venga con me, ma la prego di seguirmi e non toccare nulla. Lei è uno dei personaggi più importanti per il nostro paese, solo per questo le permettiamo di entrare.-

-La ringrazio davvero dottore, voglio solo vederla e accertarmi che stia bene- dissi sollevato seguendolo, attraverso quella porta che, nonostante non avesse nemmeno un'apertura essendo formata semplicemente da due ante, sembrava essere l'entrata di una fortezza inespugnabile.

Nel percorso vidi molti heroes feriti, molti erano stati salvati da mesi ormai ma ancora ricoverati a causa delle brutte situazioni che avevano. Alcuni divennero pazzi, altri persero totalmente la ragione, i sensi, il modo di vivere.... fu straziante, mi ricordò perché volevo a tutti i costi salvare quella ragazza.

-Superata quella porta troverà la cella di contenimento della signorina Sasaki.-                              

-Sasaki? Quindi è questo il suo nome?!-

-Beh si, siamo riusciti ad identificare il suo dna nonostante contenesse delle anomale spaccature....ma del resto, cosa ci si può aspettare da una dimensione paranormale?- mi domandò il dottore, che con fare molto serio si voltò entrando in un'altra cella differente dalla mia

Camminai a passo svelto e tirai subito la porta per entrare all'interno della stanza, era tutto molto illuminato e bianco, così tanto da sembrare spento ad un certo punto.

Fissai il letto impietrito, sopra ci stava la ragazza sdraiata e priva di sensi. Mi dissero già in precedenza che fosse stata sedata, e che dormiva tranquilla nulla di più, non conoscendo il suo quirk non potevano fidarsi di un risveglio del tutto naturale.

Mi avvicinai lentamente, per osservarla meglio...

Aveva dei lunghi capelli neri lisci, con qualche piccolo riflesso tendente ad un verde scurissimo quasi invisibile, la pelle chiara ma non troppo, la perfetta via di mezzo tra una carnagione regale e quella comune.... le sue mani sembravano essere le mani più delicate del mondo, piccole e senza neanche un'imperfezione, al di fuori delle ferite riportate dall'incidente... non potei vedere i suoi occhi a causa del sonno, li immaginai castani nonostante non potessi saperlo.

Nel vederla così tranquilla, dormire pacificamente, sorrisi spontaneamente pensando anche a quanto fosse dannatamente carina, magari era un pensiero inopportuno in quel momento, ma lo pensai davvero.
Mi tolsi i guanti che indossavo sempre per volare, e con fare discreto ed in modo spontaneo, mi avvicinai per toccarle il viso con due dita, nel modo più delicato possibile.
Lei non si mosse, non lo percepii nemmeno ma io si. Quell'attimo, mi fece rabbrividire ogni muscolo per la felicità.

-Sei viva- dissi quasi in lacrime, esterrefatto dall'entusiasmo

-Lei è viva- ripetei più a me stesso che altro, continuando a sorridere e spostando la mano con cui l'avevo sfiorata sul bordo del suo letto

-Non so ancora bene chi tu sia Sasaki, ma sei la prima persona che riesco effettivamente a salvare da quel tremendo disastro... non ho idea di quale sia la tua personalità o meno, ma a principio di questo, da adesso non dovrai temere più nulla, sei al sicuro adesso- le dissi con tono basso, ma sicuro di ogni parola

Le vibrarono leggermente le palpebre alle mie parole, e fece un piccolo respiro con la bocca schiudendola di un minimo, probabilmente, si stava finalmente svegliando.


NOME: Kiki Mizou (infermiera)

NOME HEROES: nessuno

ETÀ: 32

ALTEZZA: 170cm

GRUPPO SANGUIGNO: AB

COMPLEANNO: 4 febbraio

QUIRK: Guaritrice

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