CAPITOLO 15:
Non sapevo se bussare e sperare che mi sentissero, entrare e fregarmene o aspettare.
Cosa aspettare non lo sapevo, ma d'altronde non sapevo nemmeno esattamente cosa fare.
Vista la ramanzina che mi ero beccata dalla Dyulig per non aver salutato decisi di bussare. Sì, forse era l'idea migliore.
Mi avvicinai alla porta verde acqua e battei tre volte le nocche sul duro legno che la componeva per poi riabbassare la mano e attendere una qualunque risposta.
Attesi e attesi ancora fino a spazientirmi fortemente.
Stavo per bussare di nuovo leggermente più forte, giusto per fargli pensare di avere un bombardamento in corso fuori dall'aula, quando la superficie legnosa della porta cominciò a incresparsi, come fosse stata un sottile velo d'acqua mossa da una foglia che vi cade sopra.
L'attimo dopo da davanti a me vidi spuntare prima il naso poi il resto della testa del professor Craund, che mi lanciò un'occhiataccia alquanto scortese.
~ Cosa vuoi tu?~ gracchiò.
~ Io... La professoressa Dyulig mi ha detto di fare anche le altre prove.~ risposi con un ampio sforzo per trattenermi dal prenderlo in giro a causa quella vocina stridula.
~ E vuoi fare la mia?~ chiese ancora corrugando eccessivamente le sopracciglia folte.
~ Devo farle tutte, professore.~ gli ricordai.
Va bene, ammetto che forse usai un tono troppo saccente, ma già la voglia che avevo era sotto terra e in più Craund mi faceva pure storie?
~ Vieni.~ cigolò la sua vocina.
Lui sparì da dentro la porta e io, presa la maniglia decorata, feci per piegarla ed entrare ma non vi riuscii.
Senza capire perché la maniglia non svolgesse le sue uniche funzioni presi a tirarla, spingerla e agitarla freneticamente con l'imbarazzo crescente dentro di me ad alimentare il sentimento di irritazione e rabbia che minacciava di farmi esplodere come una pentola a pressione.
~ Ti decidi a entrare?~ fece il professore sbucando di nuovo dalla porta.
~ Lo gradirei molto...~ sbottai voltandomi a guardarlo.
~ Non sai passare attraverso gli oggetti?~ esclamò con teatrale incredulità.
~ Evidentemente.~ dissi solo.
"Come avrà fatto ad accorgersene?" pensai scocciata.
Lui sbuffò tanto impercettibilmente che senza dubbio l'avevano sentito pure i demoni ed aprì la porta dall'interno subito dopo esservi sgusciato fuori.
Feci così il mio ingresso nell'aula degli spettri.
Era il contrario di quella dalla quale ero appena uscita. Più piccola, molto luminosa ed ariosa e affatto inquietante.
Trovai subito il gruppo di ragazzi che con i vestiti dai multipli colori intaccavano la purezza delle pareti che sembravano fatte di cristallo.
Senza attendere ordini o altro mi avvicinai a loro e, voltatami a guardare il professore, cercai di capire in cosa consistesse quella prova.
~ Dunque, riprendiamo da dove eravamo rimasti.~ gracchiò Craund spostandosi al centro della sala.
~ Sapete come si diventa invisibili? Qualcuno lo sa fare?~ chiese ad alta voce.
Nessuno alzò la mano né rispose né diede alcun segno di vita.
Se avessi incontrato uno spettro al posto di Elija forse me l'avrebbe anche insegnato ma un demone aveva ben poco da dirmi sul diventare invisibili.
~ Mettetevi in riga.~ ci ordinò.
Quasi contemporaneamente prendemmo tutti a muoverci l'uno affianco all'altro e in pochi secondi finimmo in una linea ben altro che perfetta.
~ Con il tempo perfezionerete la tecnica ma per ora mi accontento di veder sparire una mano o un braccio.~ iniziò Craund passeggiando su e giù davanti a noi. ~ Chiudete gli occhi.~
"Ma che roba è? Mago Merlino? Ci farà dire anche abracadabra?" pensai subito e quasi mi misi a ridere di ciò che la mia mente malsana produceva.
Chiusi gli occhi acuendo i sensi al massimo per sicurezza. Non mi fidavo affatto a privarmi del senso più utile che avessi.
~ Ora aumentate esponenzialmente la percezione di voi stessi e del vostro corpo.~ continuò sempre piattamente.
"Mi sembra di essere a lezione di yoga..." mi dissi ridacchiando mentalmente.
"No, dai. Devo concentrarmi."
In effetti ero leggermente timorosa che Craund sapesse leggere nel pensiero, dunque meglio prevenire.
Francamente trovavo abbastanza complesso eseguire ciò che aveva detto. Come si può aumentare la percezione del proprio corpo?
~ Rilassatevi e concentratevi su una parte specifica del vostro corpo. La mano, per esempio.~
"Ma deve parlare per forza con questo tono? Mi sto immedesimando nel morto ad un funerale..."
Pensai alla mia mano sinistra più intensamente possibile, ma non avvertii alcun tipo di cambiamento se non sentirmi molto stupida.
Nella stanza regnava un silenzio cristallino. Non si sentivano nemmeno i passi di Craund. Capivo che si spostava solo perché il suono della sua voce si muoveva davanti a me.
~ Visualizzate la parte del corpo prescelta nella vostra mente. Più dettagliata possibile.~
"E ora vi dirò quale parte avete scelto! Perché oltre che un professore sono un indovino!" Mi dissi trattenendo una risata.
Pensai intensamente alla mia mano. Ai leggeri e piccoli calli che mi si erano creati appena sotto all'attaccatura delle dita, alle unghie squadrate che amavo dipingermi con smalti di mille colori, alle sottili vene che si intravedevano sotto alla pelle.
~ Ora dovete farla sparire piano piano, lentamente.~
Feci come aveva detto.
Vidi le unghie sparire gradualmente poi le falangi, una a una, seguite dal dorso della mano fino al polso.
Inutile dire che alla fine mi ero concentrata. Anche troppo, direi.
~ Signorina Denely!~ mi chiamò il professore.
Spalancai gli occhi e me lo trovai davanti, che mi fissava alquanto stupito.
~ Cosa c'è?~ chiesi poiché non capivo il motivo di tanta incredulità.
~ Avevo chiesto di far sparire la mano tutta in una volta, non gradualmente. Ormai le è sparita anche la spalla.~ mi fece notare abbassando lo sguardo sul mio braccio che, quando lo cercai con gli occhi, non c'era più.
~ Ma c-che...~ balbettai accorgendomi che stavo mano a mano diventando invisibile.
Metà del busto era andata, insieme al braccio sinistro.
~ Le spiace fermarla prima che sparisca del tutto?~ domandai con una palese agitazione nella voce.
~ Visualizzi il suo braccio.~ mi disse semplicemente.
Lo feci, anche se con molta agitazione, trovandolo più facile rispetto a pochi minuti prima. Riaprii gli occhi frettolosamente e, posato lo sguardo sulle mie parti del corpo precedentemente mancanti, tirai un sospiro di sollievo nel ritrovarle al loro posto.
~ Può andare. Mi ritengo soddisfatto dalla sua prova.~ aggiunse.
Notai che aveva smesso di darmi del "tu". Non mi dispiaceva il suo modo di rivolgermisi. Era quello della Dyulig che mi infastidiva.
~ Allora vado. Arrivederci.~ dissi avviandomi verso l'uscita.
~ Buona fortuna per la prova dei vampiri.~ aggiunse quando stavo per abbassare la maniglia.
Mi voltai con lo stupore chiaramente espresso sul viso.
~ Come sa che volevo fare quella dei vampiri?~ domandai studiandolo.
Lui mi rivolse un sorriso enigmatico, prima di fare un cenno con la testa verso la porta alle mie spalle.
~ Non vorrà far aspettare la professoressa Ginely.~ disse solo voltandosi verso gli altri ragazzi.
Con molta confusione ad annebbiarmi la mente mi limitai a uscire senza pormi più domande.
Non Ero alquanto perplessa dopo la prova degli spettri. Il professor Craund oltre a essere inquietante era strano oltre l'immaginabile e sicuramente non aveva finito di sorprendermi.
Francamente non sapevo cosa aspettarmi dalla mia terza prova. Dopo l'orripilante esperienza con i demoni e l'assai strana sparizione di parti del mio corpo mi causavano un forte e, mio malgrado, crescente senso di agitazione riguardo le aspettative sui vampiri.
Non sapevo se avere paura -non che me ne servisse un'ulteriore dose- o apparire più distaccata possibile.
La Ginely avrebbe apprezzato se fossi sembrata dura e impassibile? O me l'avrebbe resa più difficile rispetto agli altri?
Tenevo troppo alla mia apparenza per mostrarmi spaventata. Volutamente o meno.
In fondo, avevo già affrontato due prove con discreto successo; perché avrei dovuto aver paura?
No, un momento. Di cosa avrei dovuto aver paura, semmai.
Era ciò che mi sarei trovata davanti ad inquietarmi.
Stavolta bussai senza esitazione. C'era qualcosa in quella donna che me la faceva vedere gentile, nonostante i canini appuntiti.
~ Solo un secondo!~ strillò subito una voce acuta e cristallina all'interno della stanza.
Mi pareva proprio quella della Ginely, seppur attutita dalla porta rosso cremisi.
Inutile dire che rimasi alquanto sorpresa dall'udire una risposta del genere. Soprattutto da un'insegnante come mi pareva essere lei, diligente e composta.
Attesi appena qualche secondo fuori dalla stanza e ne approfittai per riposarmi un po' dopo due prove piuttosto stancanti.
Avevo intenzione di sedermi per qualche momento se non avesse aperto in brevissimo tempo ma le mie intenzioni vennero interrotte prima di potersi trasformare in fatti veri e propri.
Un urlo agghiacciante proruppe da dietro la porta dell'aula dei vampiri, riempiendo l'aria a circondarmi, invadendola con il suo suono potente.
~ No! No! Vattene!~ fece quella voce all'apparenza maschile.
Spalancai occhi e bocca in preda ad un pietrificante sconcerto mentre le urla continuavano ancora e ancora, accorgendomi che esse aumentavano di terrore trapanandomi i timpani più per la paura che infondevano che per il rumore stesso.
Cosa cazzo stava succedendo là dentro?
Lentamente, senza neanche rendermene conto, presi ad indietreggiare allontanandomi il più possibile da quella stanza all'interno della quale continuavano a esplodere suoni sempre più terrorizzanti.
Senza dubbio la coraggiosa e distaccata Angy era andata a farsi fottere già da parecchio. O magari non era mai esistita.
Continuai a camminare passo dopo passo più lontano possibile da quel ragazzo che sicuramente era più spaventato di me anche se nemmeno io ero tanto tranquilla rispetto a lui.
Cercavo febbrilmente di trattenermi dal voltarmi e darmela a gambe. Sentivo premermi dentro quello stesso istinto che avvertivo stando con Elija e che mi urlava con la medesima potenza del ragazzo dietro la porta di scappare come il vento. Era quasi dolorosa da percepire, quella pressione interna e più tentavo di tenerla a bada più essa si espandeva dentro di me.
Arretrai ancora sussultando in coincidenza dell'ennesimo urlo piazzando un piede esattamente sul bordo del primo gradino delle scale che -porca di quella miseria- mi ero dimenticata esistessero presa com'ero da quelle grida spaventose.
Avete presente quei momenti nei quali di colpo il tempo si ferma per poi riprendere lentamente a rallentatore ed assisti a quello che accade come fossi fuori dal tuo corpo?
Ecco, è ciò che mi stava succedendo. Riconobbi un'espressione di sorpresa e stupore sul mio viso che non mi era mai appartenuta mentre con una snervante lentezza cadevo all'indietro, giù per quelle acute e spigolose scale che, non avevo dubbi, avrebbero spappolato per bene la mia preziosa spina dorsale indispensabile per la vita, a quanto ne sapevo.
Che fosse indispensabile o no, la mia la volevo intera.
Un leggero senso di orrore mi avvolse, attirandomi verso le sue accoglienti braccia che -guarda caso- sembravano essere in fondo alla lunga rampa sotto di me.
Sempre immersa in quel delicato stato di quiete cosmica vidi la porta scarlatta aprirsi. Una figura snella e minuta ne uscì, si accorse di me, e poi divenne niente più di una macchia rossa indistinta in un turbinio di pelle, capelli e abito cremisi.
Ebbi giusto il tempo di battere le palpebre prima di sentire qualcosa dall'esagerata forza strattonarmi per un braccio, tirandomi in avanti così prepotentemente da farmi cadere in ginocchio sul duro pavimento di pietra liscia.
Una fitta di dolore, anzi, diverse fitte di dolore, si espansero all'interno delle rotule, sui palmi delle mani e soprattutto lungo l'intero braccio sinistro che pareva lacerarsi atrocemente come se un caldo fuoco me lo divorasse da dentro le ossa.
Gemetti -lo ammetto- più per lamentela che per il dolore, portandomi la mano sui tendini colleganti spalla e collo per poi premervi sopra le dita e accorgendomi dall'innaturale rigidità di quella zona della presenza di una distorsione se non di uno strappo muscolare.
Con gli anni di sport alle spalle mi ero fatta una più o meno vasta cultura riguardo infortuni vari, la maggior parte delle volte sul mio corpo, ma mai mi sarei aspettata di subirne uno in quel modo.
~ Tutto bene, cara?~ fece una voce dolce, sopra al mio campo visivo.
Alzai la testa e mi trovai davanti la Ginely, lievemente piegata su di me e con il viso che era una maschera di preoccupazione e sincero dispiacere.
~ Oddio...~ mormorai nascondendo l'espressione sulla mia faccia tradente la vergogna che provavo realizzando che ero quasi volata dalle scale davanti a lei e che proprio lei mi aveva salvata.
~ Come?~ chiese ancora piegandosi ulteriormente.
~ Niente. Sto bene.~ mi affrettai a rispondere alzandomi.
Cavolo, prima non mi ero resa conto di quanto fosse bassa anche se, nonostante questo, assolutamente proporzionata.
Non che io fossi un gigante di ragazza, ma la sua testa arrivava solo al mio naso il che era piuttosto esagerato.
Sembrava così fragile e delicata... Avrei considerato assurdo pensarla con una forza tale da impedirmi di cadere, ebbene la possedeva eccome.
Osservai dall'alto del mio metro e settanta i suoi occhi tra il castano e il verde apprezzando quanto risaltassero incorniciati dai neri capelli scalati con le punte che si arricciavano lievemente verso l'alto. Quella donna aveva il contrasto di colori nel sangue e ammetto che le donava parecchio.
~ Mi hai spaventata, sai? Comunque...Te la senti di fare la tua prova?~ mi domandò gentilmente mostrando di non avere alcun tipo di problema a sostenere il mio sguardo.
Doveva essere una persona dal carattere più forte del diamante.
~ Certo, non c'è problema ma...~ risposi interrompendomi quando un pensiero mi lampeggiò in testa: dovevo chiederle delle urla o fare finta di niente?
Insomma, dubito stesse torturando qualcuno... Era impossibile. O no?
~ "Ma" Cosa, cara?~
~ Cos'erano quelle grida?~ chiesi infine deglutendo vistosamente.
Avevo pensato che nell'eventualità in cui avesse tentato di legarmi ad una sedia elettrica o a una qualunque macchina di tortura sarei potuta sparire e riapparire fuori dalla porta per poi scappare come mi aveva insegnato Elija.
A proposito di Elija... Chissà dov'era...
Be', mi spiace, ma avevo problemi più grandi ai quali pensare.
Il tempo scorreva troppo lentamente. Sentivo i battiti del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie mentre il suono del sangue che scorreva dentro di me somigliava molto al frastuono di un torrente in piena.
Vidi il viso della Ginely distendersi lentamente.
~ Oh! Be', un ragazzo stava svolgendo la sua prova e... sì è fatto prendere un po' dal panico.~ disse gesticolando.
~ Ma ora sta bene! Si è solo spaventato!~ si affrettò ad aggiungere, probabilmente per l'espressione creatasi sulla mia faccia.
~ E cosa lo ha spaventato?~ chiesi piano.
~ Se decidi di entrare e fare la prova lo capirai da sola. Sempre se vuoi ancora.~ mi rispose enigmatica.
Osservai con attenzione quella donna. Sulla trentina, mi sembrava, e i suoi occhi non avevano nulla di spaventoso. Ispiravano fiducia, il che per un vampiro era decisamente inquietante.
~ Va bene.~ mi arresi con un lieve sorriso.
~ Benissimo.~
Sorrise gentilmente e con eleganza mi fece cenno di entrare prima di lei.
Avanzai con calma, piegai la maniglia argentea ed aprii la porta.
Non cigolò né emise alcun suono da brividi stile film horror e fu un bene in effetti, perché qualsiasi rumore avessi potuto sentire mi avrebbe fatta scappare di corsa.
Mi voltai verso la Ginely e lei chinò il capo come incitamento.
Ero confusa e tesa. Come poteva una persona dall'aspetto così rassicurante e dalla presenza piacevole aver organizzato una prova spaventosa come quella?
Le grida che avevo udito durante il test della Dyulig parevano risate di gioia in confronto al terrore nella voce del vampiro.
Speravo solo che le mie urla non avrebbero sostituito le sue.
La stanza nella quale entrai mi apparve orribilmente accogliente, dall'atmosfera quasi famigliare. Era circolare, con le pareti interrotte regolarmente da finestre alte, strette e circondate da tendaggi vaporosi color vinaccia.
Alla mia sinistra, posizionati a semicerchio, vi erano dei paffuti divanetti rossi dagli schienali bassi e con gambe e braccioli in legno scuro abilmente intagliato.
Sopra ad essi sedevano una terntina di ragazzi; alcuni rilassati e composti, altri rigidi come pietre e altri ancora tremanti da capo a piedi e con espressioni sconvolte sui visi giovani.
Mi accorsi dopo qualche passo di star camminando su un enorme tappeto che occupava l'intera spaziosa stanza. Presentava quelle che parevano versioni ingigantite dei decori tipici dei braccialetti in macramè in colori caldi.
~ Prego, accomodati pure.~ mi disse la Ginely all'improvviso.
Sussultai visibilmente. Ero così impegnata nelle mie anguste previsioni su ciò che avrei dovuto affrontare da scordarmi della donna dietro di me.
~ Grazie...~ mormorai sperando non avesse notato lo scatto istintivo di poco prima.
Mi incamminai verso uno dei divanetti. Avevano tutti la medesima curvatura della parete, dunque non potevano che esser stati fatti su misura. Rimasi parecchio sconvolta dalla presenza sul muro di una lunga serie di attaccapanni sopra ai divanetti. Vi erano alcuni indumenti, ma non abbastanza rispetto al numero di studenti sottostanti ad essi. Probabilmente molti di loro mi erano affini per diffidenza. Nemmeno io mi sarei tolta nulla di dosso. Lo dicono tutti gli psicologi; i vestiti hanno un ruolo protettivo nella nostra mente. Indossando gli abiti che preferiamo ci sentiamo a nostro agio e di conseguenza al sicuro, come fossimo in casa sotto le coperte a leggere un libro, a guardare la tv o al telefono con un amico.
In sintesi, mi sarei sentita vulnerabile ed esposta anche senza qualcosa di stupido come un foulard o una giacca. So che non ha senso, ma prendetevela con il mio subconscio. Io non riesco ad averci a che fare.
Andai a sedermi come mi era stato detto. Al mio fianco c'era un ragazzo dall'aspetto maturo ed affascinante. Era bello, con un ciuffo dei capelli castano chiaro che gli ricadeva sulla fronte e sugli occhi dalle palpebre abbassate. Pareva quasi annoiato. Sedeva scomposto, con le gambe rilassate, distese in avanti l'una sull'altra. Era il tipo che nella mia scuola sarebbe stato etichettato come un "bel tenebroso" da tutti, me compresa se non avessi già incontrato la quinta essenza della tenebra prima di incontrare lui.
Detti per scontato che o aveva già affrontato la sua prova con ampio successo o non temeva di farla. In pochi avevano assunto il suo stesso aspetto tranquillo e distaccato e quelli che vi erano riusciti probabilmente erano solo buoni imitatori.
Voltò la testa fino a poco prima puntata sul soffitto lavorato e mi guardò. Le sue labbra chiare e sottili si distesero in un sorriso amichevole che ricambiai.
~ Ciao.~ sussurrò spostandosi il ciuffo con uno scatto della testa.
~ Sono Michael. Maik per gli amici e qualsiasi cosa tu voglia per te.~ aggiunse affabile con un tono ammaliante e puramente seducente. Di quelli che si sentono più nei film che nella realtà, purtroppo.
"Gran bell'inizio, te lo concedo." Pensai gongolando.
Quando una ragazza trova un bel ragazzo capace di farla sentire speciale anche solo per un istante con uno sguardo ed una semplice frase di presentazione è inevitabile vantarsene, anche semplicemente nella propria testa.
~ Angel. Angy per chiunque.~ risposi stringendogli la mano che aveva teso verso di me.
~ E per me?~ chiese alzando un angolo della bocca.
"Oddio, è un cacchio di professionista questo!" mi dissi.
~ Dimmelo tu.~ feci io improvvisando palesemente.
~ Ti troverò un soprannome riservato solo a me.~ affermò con un occhiolino.
~ Fammelo sapere.~ gli risposi in fretta voltandomi verso la Ginely che aveva appena iniziato a parlare.
~ Si è aggiunta a noi la signorina Angel Denely. Anche lei svolgerà la prova con voi.~ spiegò con voce limpida come acqua di sorgente.
~ Ahh... Ecco svelato il mistero!~ fece Michael al mio fianco.
Io sorrisi, alquanto imbarazzata.
~ Angel, cara, vuoi assistere prima ad una dimostrazione o ti cimenti subito? Ti mancano altre prove?~ mi chiese gentilmente.
~ Sì, quella dei licantropi. In... In cosa consiste la prova?~ domandai.
Se si fosse trattato di qualcosa simile all'esperienza orribile passata con la Dyulig avrei fatto andare avanti tutti quanti pur di mantenere accesa quella vana speranza di poter incrementare la mia preparazione psicologica.
~ Be', si basa fondamentalmente sulla paura e sulla pressione.~
~ Come quella dei demoni?!~ sbuffai lamentosamente.
~ Visto che hai già passato quella prova è probabile se non sicuro che ritroverai ciò che hai affrontato con Astorya, ma non sarà uguale a quella. Si baserà non sul controllo davanti alla paura, ma sull'affrontarla fisicamente.~ mi disse seria.
"Questo sì che aiuta..." pensai roteando gli occhi. "Sono in grossi casini."
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