ουρλιάζω - Urlo
Nota: Questa è stata indubbiamente la prova più ardua per me, sin dall'inizio di questo concorso. Ne è la prova anche solo questa pubblicazione assolutamente in extremis, per la quale tra parentesi mi scuso. Purtroppo, i blocchi dello scrittore possono essere insidiosi due volte il normale, quando ci sono scadenze da rispettare.
In ogni caso, nel bene e nel male, ce l'ho fatta. Sono indubbiamente andata fuori tema; pazienza. In tutta onestà, Halyke non troverà mai altro da dire se non ciò che segue, su una cosa materiale come l'atto della pubblicazione. Scrivere poesie su gesti concreti non è mai stato nelle mie corde e temo mai lo sarà. In ogni caso, il risultato non mi pare poi così tragico, nonostante tutte le sudate revisioni a cui l'ho sottoposto e il disgusto che tutt'ora provo a rileggerlo. E' un'accozzaglia priva di senso, eppure... Perchè per me pubblicare qui o altrove i miei scritti è questo, gentili lettori e colleghi autori: urlare al mondo, silenziosamente, il mio stato d'animo. Espormi nella mia nudità, gettare in pasto alla roboante, informe, famelica massa del popolo di internet le parti più profonde dell'essenza di Halyke, i frammenti di Alice. Atto di cui mi pento immancabilmente, e che tuttavia mi è necessario. Non avrò mai la forza di divulgare i frutti della mia anormalità sotto la mia firma e il mio volto. Almeno, qui, posso indossare la maschera che tutti voi conoscete, e permettere a lei di pagare le conseguenze della sua vanità. D'altronde, come capirete, scrivo solamente in condizioni emotive quantomeno... peculiari. Di certo, è più un pianto che un atto felice.
Ciò detto, spero che almeno qualcosa di questa - probabilmente pretenziosa - allegoria possa raggiungervi, e farvi capire come mi sento in Quel momento. Per voi.
Tema: "La pubblicazione su Wattpad - ricevere stelle e commenti, le emozioni suscitate dall'attenzione e i pareri altrui"
ourliázo
(urlo)
Aperte hai le palpebre, il giorno è iniziato
un vuoto rimbomba tra ventre e costato
Arterie in secca, ippocampo deviato
gola silente, corpo svuotato
Aperte hai le palpebre e ti scopri di nebbia
in cui il sole è freddo e la pioggia ti scalda
Mattine vuote, condensa in ricordi
Brandelli di vita appena agli esordi
Giorni di lacrime, ansia e sudore
Notti più bianche di giovani suore
tagli alla bocca, gambe tarlate
corolle appassite per troppe gelate
E allora scrivi
inconscio delirio
abbatti la porta con punte d'avorio
E scrivi tra grida
d'un bianco violato
da Inchiostro che scorre dal polso abusato
E tu non vuoi nulla - se non che ti vedano
non implori affatto - se non che ti sentano
Sempre più forte, sempre più piano
le lettere scorrono, miracolo umano
E tu vuoi soltanto, tu non chiedi altro
che a Loro importi quest'urlo cobalto
Ma il cielo è nero, Silenzio è sovrano
e grigi occhi ciechi ti scrutano invano
Ma il piano non smette, le lacrime neanche
fardelli pesanti come rime tronche
Tu scrivi furente
e poi
dopo
e ancora
Lanciando i fogli
illusa follia
dai in pasto i tuoi organi
blasfema poesia
all'inferno d'arancio
corrotta armonia
che li inghiotte e poi ride
di te in agonia
E poi d'improvviso
per beffa o miracolo
senza paura, con nessun ostacolo
la stella s'accende e brilla nel cielo
ti illumina a morte, squarciato ha il velo
E infine rispondono
qualcuno t'ha scorto
e piangi e carezzi quell'animo morto
e che sia di fiele o d'ambra ricolmo
il calice che Altri ti offrono intorno
a te non importa, lo scotto è pagato
il battito pulsa, Respiro è tornato
perchè quando improvvisa
un'eco rimbomba
sorridi e la segui,
sperando risponda.
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