Solstizio d'interno.


Come tepore si avviluppa l'alba
ora che tutta la città è d'inverno,
l'odore bruciato della sera nell'interno
sfuma in tenue fiato bianco con la notte scialba.

L'orlo del bosco trabocca già di stelle d'alba
e canta lungo il bordo del davanzale esterno,
il ragno nella tela argentea se ne fa scherno.
L'aria cade avvolgendo in fiocchi di neve l'erba.

Comincia il sonno bianco,
e nello slancio rapido dei pini
culmina il cielo nelle vette, stanco.

Nudi gli alberi lungo i viali, chini
stanno pensosi, spento il loro vociare franco,
nere foglie morte i passeri sui rami fini.

Fili grigi van su dai camini,
la città sembra persa nel silenzio
che frange l'aere annunciando il solstizio.

Ciottoli. Tatto freddo. Placido ozio.
Tiepido rivo dentro le mie vene,
il loro canto ora è di cantilene.

Sulle mani per tanto tempo piene
ora un gusto così intenso di sale
-gazza ladra che canta un madrigale.

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