4. Ti Osservo

"Questo mondo per me è vero a sufficienza, e me ne resterò qui fuori dai piedi, dove non possono venire a scovarmi, almeno finché non avrò chiuso il conto..."

Tolleranza Zero - Irvine Welsh

La noia è tediosa. Ti prende per mano e, dato che non ha nulla in programma e non sa dove accompagnarti, ti fa sedere sul trono dell'inerzia; spegne tutte le luci, aspira i rumori e ti vieta persino la musica. E' così che si raggiunge il potere, è in questo modo che per coercizione ci si trasforma in Re dell'ozio.

Determinato a gareggiare contro l'ineluttabilità di questa inedia, seduto sul davanzale della finestra, sbircio la mia città e di tanto in tanto imbottisco quello che vedo con le informazioni su Shelly Morgan, l'ultima arrivata. Ho un fascicolo piuttosto spesso tra le mani, di quelli che solitamente accompagnano i criminali di mezza età, e non lo trovo affatto divertente. Mi aspettavo meno pagine, meno esperienze, meno drammi.

«Ti trovo... orrendo Metcalfe.» Catherine è qui, e il suo arrivo fa svolazzare le tende delle altre due finestre. Potrei scommettere che lo fa apposta, la sua teatralità è nauseante e le sue entrate trionfali sono colpi di cannone in piena notte.

«Io ti trovo nel posto sbagliato, Catherine. Cosa vuoi?» Non la degno di uno sguardo e continuo a leggere.

Shelly Eliza Morgan, nata il 2 Aprile del 1989 a Brooklyn al Brookdale University Hospital alle ore 06.00 pm. Madre: Linda Masen Morgan. Padre: Jonathan Henry Morgan.

Mentre do una rapida occhiata a tutti e sei gli indirizzi delle abitazioni in cui ha vissuto, Catherine si siede sul divano e accavalla le gambe. Posso seguire ogni sua mossa e contemporaneamente proseguire la lettura e il monitoraggio della città, non mi costa alcuno sforzo.

«Controllare. E' il mio lavoro.» Si liscia il ginocchio con la mano, le sue unghie curatissime sfrigolano a contatto delle calze velate.

«E' tutto tranquillo.» la informo pacatamente.

A 12 anni è coinvolta in una rapina a mano armata nel Drug Store vicino a casa sua. Malvivente: Keith Preston (arrestato dagli agenti intervenuti sul posto). Presta soccorso a Diana Carson, cliente gravida con ferita d'arma da fuoco alla spalla sinistra; le blocca l'emorragia con una confezione di tovagliolini di carta. Tra gli effetti personali della ragazzina gli agenti trovano: una borsetta rosa di Hello Kitty (contenente 20$ tra carta e moneta, un libro 'Piccole Donne', una confezione di fazzoletti di carta, una biro nera di plastica), un fermacoda colorato (stampa farfalle), una collana di perle finte rosa, un anello in rame. Non riporta lesioni. Visitata post trauma dalla Dottoressa Elizabeth Jane Dornan alla quale la ragazzina riferisce di non ricordare assolutamente nulla dell'accaduto. Il caso viene archiviato.

«Mi credi una sciocca, Metcalfe?» domanda con una risatina isterica. «Questo ciclo è un disastro. La tua disorganizzazione sta attirando i curiosi, e Shelly Morgan ne è la prova. Siamo dovuti intervenire.»

«Me ne sono accorto, sì.» Mi hanno messo in difficoltà e non accadeva da un sacco di tempo. Ho rischiato di non arrivare in tempo.

«I tuoi polli sono irrequieti e sovversivi, e sai bene cosa scatena l'anarchia.» sottolinea tagliente.

«Ho tutto sotto controllo, puoi riferire questo ai piani alti.» Salto una ventina di pagine tra formazione scolastica, premi accademici e borse di studio.

Catherine fa scioccare la lingua e agita la chioma corvina. «Lettura interessante?»

«Nella norma, direi.» dico trovando un punto che, effettivamente, cattura la mia curiosità.

Perde la verginità a 17 anni con Richard Perry, la relazione dura cinque mesi e 14 giorni. Indirizzo del ragazzo... , precedenti penali... , istruzione... Lavora come shampista al Brush Strokes tre pomeriggi a settimana durante gli ultimi due anni di liceo. Proprietaria dell'attività: Melissa Harper. Rapporti sentimentali: Michael Scott (allegato 7), Lorenz Blackstone (allegato 8), David Goldman (allegato 9), Stephen John Drake (allegato 10).

«Dove hai nascosto il tuo sarcasmo, Metcalfe?»

Mi schiarisco la voce. «Se l'è portato via Tristan poco meno di quindici minuti fa, se proprio ci tieni. Oggi non è giornata, Catherine.»

All'improvviso mi è addosso. «Potrei ribaltare la situazione in un lampo se solo me lo permettessi...» sussurra strofinandosi contro il mio fianco. Le sue mani scivolano sul mio petto e con la lingua mi titilla il lobo dell'orecchio.

Mi irrigidisco. Con il gomito premo sul suo seno per allontanarla. Detesto quando fa così. «Non sono in vena, mi spiace deluderti.» Appoggio la fronte al vetro della finestra e spingo lo sguardo nel buio. Shelly sta ancora camminando.

Catherine non desiste. Si sposta, salendo carponi sul davanzale, insinua il suo corpo tra le mie gambe divaricate e si inumidisce le labbra. «So quanto ti piace giocare, Metcalfe... ed è troppo tempo che non ci divertiamo noi due.» La guardo si sfuggita e scorgo un lampo di lascivia nei suoi occhi color petrolio.

Serro le gambe bruscamente, un ginocchio le sbatte contro il mento. «Lasciami in pace, Catherine. Va a sollazzarti con qualche giovane membro del consiglio, ho saputo che è arrivata una nuova infornata di carne fresca.»

Digrigna i denti e raddrizza la postura, visibilmente umiliata. «Tristan ha ragione. Stai diventando insopportabile!»

A quelle parole mi volto e le rivolgo un'espressione truce. «Da quando ti consulti con Tristan?» la mia domanda esce con un abbaio e so che sto perdendo definitivamente la calma. «Che diavolo ti sei messa in testa?»

Smonta dal davanzale, i suoi tacchi affondano nel parquet con un rumore simile a una martellata. Incrocia le braccia e inarca un sopraciglio. «Decido io come effettuare i controlli, la metodologia non è affar tuo. Compilare rapporti falsi sull'operato dei Janus non rientra nel mio modo di operare.»

«Tentare di stuprarli invece, sì?» libero una fugace risata e torno a Shelly, china sul campo di bocche di leone.

Con il dorso della mano Catherine mi assesta un colpo sul torace e si sporge verso la finestra. «E' lei?» chiede senza preoccuparsi di nascondere l'irritazione.

«E' lei.» confermo addolcendo la voce. Spiare Shelly Morgan, per ragioni a me ignote, mi ammorbidisce l'animo.

Catherine fa una smorfia di disgusto. «Penosamente anonima, poverina.» commenta concentrandosi sulla figura della ragazza. «Esistono passatempi migliori.»

«Se ti riferisci alla tua compagnia... passo.» dico per provocarla. «E' un'acquisto strano Shelly.» Sorrido automatimante nel pronunciare il suo nome.

«Siamo già a questo livello di confidenza?» E' a dir poco scioccata. Le sue labbra si schiudono e formano una 'O' storta. «Bada a frenare i tuoi istinti, Metcalfe, o avrei ben altro di un culetto sodo di cui preoccuparti negli anni a venire.» Lancia la sua minaccia stringendo gli occhi a fessura.

Odio ammetterlo, ma ha ragione. La mia reazione a Shelly Morgan è del tutto sconveniente. Devo recuperare il controllo e concentrarmi sui preparativi per il prossimo ciclo. Gli ultimi periodi sono sempre i più duri, i più noiosi e anche quelli più fragili. Il rammarico, la nostalgia e le emozioni che precedono il distacco sono pericolose per la mia sopravvivenza e per la sicurezza della prosecuzione del mio lavoro. Mantenere il mio ruolo è fondamentale, l'obiettivo principe della mia esistenza.

«Il mio interesse è puramente professionale, Catherine.» chiarisco nel tentativo di far sbollire la sua rabbia. «Temo che mi farà visita molto presto, ma saprò gestire l'inconveniente in modo impeccabile.»

«Mi auguro che sia come dici, Metcalfe. Per te.»

Me lo auguro anch'io...


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