Cap.3
Il giorno dopo...
H.6:30
Mi alzo ripensando al discorso che ho fatto ieri in macchina con Fabrizio. È strano, no non lui, c'è una parte di me che mi dice che di lui dovrei fidarmi ciecamente e l'altra che mi dice di non fidarmi perché è pur sempre uno sconosciuto.
H.7:50
Esco di casa,oggi dovrei fare tre ore, dalle 8:30 alle 11:30.
Arrivo dopo circa dieci minuti di viaggio, non conosco Roma, l'ho visitata una volta in vacanza con Silvia e ovviamente con il navigatore.
"Buongiorno Ermal"
"Ciao Fab"
"Gli altri nun sono ancora arrivati, viè te faccio vede' a' scuola"
"Ok"
"Allora..."
Inizia il discorso mentre camminiamo verso quella che presumo sia la sala computer.
"Quand'è che sei libero pe' suona'?"
"Io tutti i giorni, tu?"
"Anche oggi pomeriggio te va?"
"Certo"
"Ok,;damme er tuo numero de telefono"
Gli do il numero e mentre torniamo davanti alla porta d'ingresso, noto che anche gli altri sono arrivati e ci credo, sono le 8:25 tra cinque minuti suona la campanella.
Guardo l'orario scolastico e a quanto vedo ora sono in 1^C, alla seconda in 3^E e alla terza in 5^A.
H.11:30
Vado a casa, non voglio che Fabrizio mi fermi anche oggi... Bhe veramente si, ma voglio evitare di fare figure di emme anche se oggi pomeriggio lo vedo per suonare, la mia Ginevra oggi conoscerà il professore che tanto mi ha attratto (per chi se ne fosse dimenticato, Ginevra è la mia chitarra).
H.13:30
Chiamo Silvia.
"Pronto broccolo?"
"Ciao Silvia, come va lì a Milano?"
"Benissimo broccolo, tu?"
"Oh bene. Aspetta, perché mi stai chiamando broccolo?"
Sul mio viso è spuntato un sorriso.
"Perché mi sto cucinando la pasta con i broccoli e pensandoci... Ti rassomiglio un po' "
"Ah, bene grazie"
"Ma figurati"
Iniziamo a ridere, poi lei mi blocca tornando seria.
"Dai broccolo, a parte gli scherzi, com'è andata?"
"Bene, ho scoperto che il professore di italiano che si chiama Fabrizio, suona e oggi pomeriggio dobbiamo vederci per provare qualche pezzo"
"Ah, sono contenta per te. Oh cavolo, si sta bruciando la pasta, ora ti lascio, ci sentiamo domani"
"Ok, ciao Silvia"
"Ciao broccolo"
Chiudiamo la chiamata e me ne arriva un'altra da un numero sconosciuto, probabilmente è Fabrizio.
"Pronto?"
"Oh Ermal, so' Fabrizio"
"Ah,ciao!"
"Senti... Pe' le tre te va bene se vengo da te?"
"Oh, certo"
"Ok, damme l'indirizzo"
Gli do l'indirizzo e chiudiamo la chiamata.
Mi cucino veloce un piatto di pasta e penso, oggi niente tv.
Penso... Ho come in vuoto dentro, è come se si fosse rotto qualcosa. Prima al telefono con Silvia, sentivo qualcosa di diverso. Forse non provo più niente per lei? È già da prima che venissi a Roma che sento questo vuoto e da quando conosco Fabrizio cioè da ieri, che sento una forte attrazione per quest'uomo.
H.15:00
Sento bussare alla porta e vado ad aprire.
Saluto Fabrizio e lo faccio sedere sul divano.
"Allo' Ermal, raccontami de te"
La parte della fiducia prende il sopravvento su di me.
"Io non mi sono trasferito dall'Albania per motivi economici... Ecco, mio padre picchiava me e mia madre, ci faceva del male e... Con l'aiuto dei miei nonni materni siamo scappati qui, a Bari"
"Oh mio Dio"
"Bhe... Avevo solo quattro anni quando ha iniziato a picchiarmi e quando avevo tredici anni siamo venuti qui"
"Ah... E perché lo faceva?"
"Non so, era un padre stupendo, avevo dei genitori perfetti, non potevo desiderare di meglio... Un giorno ha iniziato ad ubriacarsi e..."
"Ho capito, sei sull'orlo del pianto, lascia sta' "
"Ma...se vuoi sapere, continuo"
"No no, tranquillo"
"Oh... Ok. Parlami un po' di te"
"Bhe... Io da ragazzo ero tossicodipendente e bevevo tanto, tornavo a casa sempre ubriaco, a 22 anni stavo pe' mori' de overdose e so' stato ricoverato pe' n'anno e mezzo e due anni fa Giada m'ha lasciato"
"Oh..."
"Ma mo' è tutto passato, stai tranquillo. Le uniche cose che mi tengono in vita oltre alla musica, sono i miei figli ai quali ho dedicato due canzoni"
"Wow, scusa se mi faccio gli affari tuoi, ma come si chiamano e quali canzoni gli hai dedicato?"
"Se chiamano Anita e Libero,lei ha quattro anni e lui otto,so' stupendi e... Non avrei potuto desiderare bambini migliori de loro. A Libero ho dedicato la canzone "Filo d'erba" e ad Anita "Portami via"
"Wow"
"Daje annamo a suona', che senó se fa tardi"
"Oh, ok. Sappi che ho due chitarre e tra poco dovrebbe arrivarmi da Milano il pianoforte. Io do i nomi agli strumenti"
"Bene, semo in due allora"
"La chitarra che ho da quando avevo 13 anni, si chiama Ginevra, l'altra che mi ha regalato Silvia, si chiama Karol"
"Wow, il mio pianoforte se chiama Riccardo, io lo chiamo Riky a volte"
"Bello"
Saliamo le scale e arriviamo nella camera degli strumenti. Lui prende Karol e io afferro Ginevra.
H.20:30
Ridiamo, scherziamo e suoniamo, a un certo punto si blocca e guarda l'ora.
"Ermal devo anna' che s'è fatta na certa"
"No dai, sono rimasto io ieri a pranzo, ora rimani tu a cena"
"M'hai convinto, ma resto solo perché so' solo"
Rido e siccome sono vicino al posachitarre, lui si avvicina a me pericolosamente e io arrossisco.
"Aó sta' tranquillo che nun te faccio niente"
"I-io..."
"Tranquillo, so'come te io"
"Cioè?"
"Io ho capito, tu lo capirai più avanti, nun te voglio fa' spoiler"
Io continuo a non capire, lascio stare e mi avvio verso la cucina.
Dopo cena, va via e io mi addormento quasi subito, facendo un sogno strano.
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