CAPITOLO 7 - Segreti sotto pelle


CAPITOLO 7

Segreti sotto pelle

L'unica cosa su cui Cleo riuscì a concentrarsi fu l'espressione di Bryce: spaventata e confusa più di quanto doveva essere la propria. Cos'era successo di così tanto terribile da causare un tale pandemonio? A stento e con un enorme groppo in gola, cercò di tenere i nervi saldi per frenare l'impulso di mettersi a urlare, più per nervosismo che per la paura che ancora faticava a registrare. Le immagini scorrevano veloci: esplosioni, sangue, corpi senza vita riversi a terra. Non poteva ripetersi. Non di nuovo. La sua mente scombussolata stava mettendo in atto un meccanismo di rigetto, rifiutandosi di registrare il tutto come un possibile ed effettivo accaduto, ma riproponendole comunque gli ultimi istanti di Vesiria. Era già stata partecipe involontaria di una scena simile, e non voleva mai più doverla rivivere.

Un allarme, forte e acuto, la costrinse a portarsi le mani alle orecchie, nel futile tentativo di alleviare il disagio crescente e i battiti martellanti del cuore che trottavano come cavalli imbizzarriti. Tuttavia, quello fu ciò che le servì per tornare in sé almeno un po' e portare nuovamente l'attenzione sulla pessima situazione in cui si trovava.

Sagome indistinte barcollavano in un alone di irrequieta agitazione:

luci di uno spettrale rosso intenso si erano accese di colpo nella stanza, lampeggiando in modo circolare e illuminando i volti dapprima oscurati dei pochi superstiti. Solo in quel momento si rese conto della voce leggermente meccanica che stava filtrando attraverso gli altoparlanti sferici incassati nelle pareti che nella fretta non aveva notato.

"Tutti i residenti di Tetra-Siom sono pregati di dirigersi verso la Zona Sicura più vicina. Vi preghiamo di mantenere la calma, garantiremo la vostra sicurezza con ogni mezzo." Il messaggio si stava ripetendo in loop e Cleo avrebbe anche seguito le indicazioni se solo avesse avuto la più pallida idea di dove diavolo si trovasse la Zona Sicura. Per non parlare dell'ultimo pezzo della registrazione, il quale non stava facendo altro che gettarle addosso un'altra secchiata di ansia gelata.

Aveva solo una possibilità per mettersi al riparo e la detestò con tutta se stessa.

Combattendo contro il tremore del pavimento, o forse del proprio corpo, si mosse in avanti quasi a gattoni, raggiungendo la figura di Bryce ancorata a terra con le mani ancora serrate attorno all'apertura della capsula. Non appena la notò, sollevò lo sguardo angosciato su di lei. Sembrò tornare leggermente in sé, ma il terrore che vedeva nei suoi occhi fece ben poco per rassicurarla.

"Dobbiamo andarcene," cercò di urlare Cleo sopra al frastuono dell'allarme e del messaggio, che parevano aumentare di volume ogni secondo.

Bryce la guardò per un istante come se fosse una sconosciuta, prima di saltare in piedi come una molla, agganciare un braccio attorno al suo gomito e tirarla su con sé.

Iniziarono a correre all'istante, schivando persone e ostacoli. Cleo sperava davvero che Bryce sapesse dove si stavano dirigendo. Al momento poteva contare solo su di lui, ma non aveva davvero voglia di affrontare la miriade di problemi che il ragazzo si trascinava dietro, o far fronte alla sfortuna che sembrava perseguitarla come un'ombra ogni volta che si trovavano insieme.

Si sentiva già abbastanza sfortunata di suo, non aveva davvero bisogno di altri incentivi.

Sapeva che prendersela con lui era inutile e insensato, ma non poteva trovare un bersaglio migliore per tentare di mettere un freno definitivo al suo disperato nervosismo.

Superarono svolte improvvise e lunghi corridoi così stretti che quasi faticava a respirare. Bryce si muoveva attraverso Tetra-Siom con semplicità e sicurezza, come se la conoscesse alla perfezione, cosa che Cleo non avrebbe mai pensato possibile data l'assurda vastità della struttura.

Iniziarono a rallentare, con immensa gioia da parte sua, visto che aveva la gola in fiamme, quando raggiunsero una zona che non era inondata dal chiasso dell'allarme, seppur le luci continuavano a lampeggiare con urgenza.

"Ci siamo quasi," disse Bryce tra un respiro ansante e l'altro, lanciandole brevi e intensi sguardi di incoraggiamento. Tornò a muoversi di fretta, stringendo la presa sul braccio di Cleo, che non aveva lasciato andare neanche per un istante.

Iniziò a trarre un sospiro di sollievo solo quando, in fondo al corridoio, vide una porta illuminata di azzurro, nonché quella che doveva essere la loro destinazione. Il cuore di Cleo si svuotò dell'immensa inquietudine che si era portata dietro e si riempì di colpo di presunta calma e speranza.

Ma, come ormai avrebbe dovuto ricordare, ovviamente non poteva andare tutto liscio. Nel momento in cui superarono l'ultimo incrocio di corridoi, un corpo impattò contro di loro, facendoli finire entrambi per terra. Il dolore che avvertì fu acuto e le tolse il fiato, tanto che le sembrò quasi di aver colpito con forza un muro di granito. Velocemente, il sangue defluì e il dolore pungente si diramò dalla testa al fondoschiena e, quando alzò gli occhi, con la visuale ancora traballante e le orecchie che fischiavano appena, rimase sorpresa di vedere che quello che aveva davanti era tutt'altro che un monolite.

L'altro uomo, interamente coperto dalla stessa divisa nera delle guardie che aveva visto al suo primo giorno, inciampò appena, prima di rimettersi dritto con un'imprecazione.

La voce filtrata attraverso il casco nero risuonò terribilmente familiare alle orecchie di Cleo, che rimase qualche istante di troppo sbigottita con il sedere a terra, mentre Bryce si stava già rimettendo in piedi.

"Un po' tardi per l'aiuto," commentò acidamente Bryce, lanciando un'occhiata nervosa oltre la guardia. La ragazza non stava prestando attenzione al loro scambio di battute, quanto più all'aspetto del nuovo arrivato: c'era qualcosa di familiare, ma non riusciva a capire cosa, per di più la strana spilla che avrebbe dovuto rappresentare il simbolo dorato di Somnia sembrava sostituita da uno stemma argenteo, simile al loro acchiappasogni, ma molto più complesso.

"Non sono qui per aiutarvi," rispose bruscamente l'uomo, iniziando a voltarsi. Fu in quel momento che nella mente di Cleo tutto si collegò. Era stata rallentata dalla sorpresa e dall'adrenalina, la sua mente non era davvero riuscita a registrare molto altro se non la necessità di sopravvivere, ma si diede comunque della sciocca per non essersene accorta immediatamente.

"Aspetta! Io ti conosco," esclamò, allungandosi in avanti e afferrando il polso dell'uomo. Qualcosa scattò.

Il pavimento freddo sotto le sue ginocchia era scomodo e fastidioso, ma in quel momento non aveva importanza, rispetto al glaciale tocco che si posò sulla sua fronte nel momento in cui si ritrovò, senza avere il tempo di pensare, con un'arma puntata alla testa.

Ancora prima di sentire l'imprecazione rabbiosa di Bryce si rese conto che quella volta si stava davvero cacciando nei guai. Ma il puro bisogno di sapere, di avere finalmente le risposte che cercava era primario, rispetto qualsiasi altra cosa.

"Se è così allora avresti dovuto darmi retta," rispose con un sibilo l'uomo, inclinandosi appena verso di lei. Cleo non poteva vedere il suo volto, ma poteva immaginarlo atteggiato in una smorfia di nervosismo e rabbia, semplicemente cogliendo la punta di isteria presente nel tono della sua voce. Non che avesse importanza, perché quella era esattamente la conferma di cui aveva bisogno.

Si chiese come avesse fatto a non rendersene conto prima, ma quella era la voce dell'uomo che in più occasioni, nei suoi sogni, le aveva intimato di andarsene. Per un attimo si chiese se non si trovassero di nuovo in un altro livello del Sogno. Che anche quella fosse un'illusione? Una falsa realtà?

In fondo di assurdità ne stavano succedendo abbastanza, tuttavia Cleo non percepiva nessun passaggio e, anche concentrandosi, non sentiva quella particolare consapevolezza di poter fuggire e svegliarsi. Il che era un gran peccato, perché avere una pistola puntata alla testa non era esattamente il più piacevole degli scenari.

Dovette pensarla allo stesso modo Bryce che, con un movimento rapido, cercò di mettersi in mezzo. Lo sparo che si era aspettata non giunse, ma ciò che riempì l'aria fu un leggero sibilo, a malapena percepibile, quando Bryce colpì e fece aprire, forse per sbaglio durante i loro movimenti confusi, il casco che copriva interamente il capo dell'uomo.

Questo si racchiuse su se stesso riducendosi a una sottile fascia nera posizionata dietro al capo dell'uomo, rivelando per intero il suo volto. Lunghi capelli corvini incorniciavano in modo scompigliato un volto affilato dall'incarnato pallido, l'unica macchia di colore era nei suoi occhi, di un grigio metallico con sfumature celesti. L'espressione in essi, tuttavia, era tutt'altro che piacevole, al contrario del suo aspetto.

"Tu..." Sentì boccheggiare Bryce mentre faceva un paio di passi indietro, lasciando la presa che aveva sull'avambraccio dell'uomo in nero, come se ne fosse rimasto scottato. Cleo lo avrebbe insultato per aver lasciato il suo braccio armato se solo avesse trovato la forza per farlo, al momento era troppo confusa dalla situazione e dalla reazione stranita di Bryce. Sembrava che avesse visto un fantasma, o forse...

"Blackfire," pronunciò con un sibilo minaccioso.

Oh.

Finalmente si spiegavano un po' di cose. Ciò che si era ritrovato davanti Bryce non era uno spettro, tutt'altro, ma uno dei criminali più pericolosi di Mesmeria, a detta di quest'ultima, e per di più armato. Non c'era nessuno intorno a loro, e se Arian avesse deciso di farli fuori, in quel momento non ci sarebbe stato nulla a proteggerli.

L'espressione sul suo volto era più infastidita che furiosa, per di più non aveva sparato un singolo colpo da quando si erano scontrati. Cleo iniziò a sentirsi più sicura, anche se il timore rimaneva, ma Arian non sembrava interessato a prendersela con loro.

"Levatevi dai piedi, dimenticatevi di questo incontro e di me e vi lascerò vivere," li minacciò, aggiustando la presa sulla sua arma.

"Figurati se lascio gironzolare per Tetra-Siom un criminale come te!" sbottò con rabbia Bryce dopo essersi ripreso dalla sorpresa iniziale.

"Non credo che tu possa prendere una decisione del genere in questo momento," lo canzonò Arian, agitando leggermente la propria arma, ma ormai sembrava evidente che non intendeva davvero usarla. "Lo ripeto un'ultima volta; non ho niente contro di voi, quindi sparite e dimenticatemi, ho da fare," ripeté con tono indurito e sopracciglia aggrottate in quello che sembrava il primo vero accenno di rabbia. Detto quello, lanciò un ultimo sguardo a Cleo e Bryce, entrambi incapaci di formulare una risposta coerente sul momento, prima di voltarsi e ricominciare a correre lungo il corridoio.

Cleo non ci pensò due volte a rimettersi finalmente in piedi e andargli dietro, ignorando la voce di Bryce che chiamava il suo nome.

"Perché..." iniziò, cercando le parole giuste. "Perché mi hai parlato nei Sogni?" chiese, facendo di tutto per stare al passo.

Arian si voltò verso di lei, guardandola esterrefatto, come se le fossero appena spuntate due teste con tanto di corna. Cleo doveva ammettere che ultimamente le sue scelte non erano delle migliori ma, che fosse maledetta Eivor, voleva davvero delle risposte.

"Perché non mi hai ascoltato visto che sei così fissata?" rispose Arian, senza distogliere lo sguardo da lei. "Se credi che tu sia stata l'unica a essere stata avvisata ti sbagli, comunque," concluse, tornando a guardare davanti e sé, accelerando visibilmente, tanto che Cleo si ritrovò con il fiatone e incapace di rispondere, sia per la fatica che per la sorpresa causata da quella risposta. Quella pungente e fastidiosa lama che sentiva scendere giù lungo il petto, lacerando la sua autostima non era altro che un immenso mare di cupo dispiacere. Per un attimo, un solo misero istante, aveva pensato di poter essere speciale, o almeno utile a qualcosa. Credeva che per lei, lì da qualche parte, ai confini del mondo o del Sogno, ci fosse un posto in cui avrebbe potuto essere più di quel che era. Era pura amarezza quella che la invase quando si rese conto che, per l'ennesima volta, non era così.

Sospirò e scosse la testa. Non era il momento di inscenare drammi. Accelerò il passo e si concentrò quanto più possibile per non perdere di vista Arian Blackfire, mentre si voltava indietro per scorgere poco distante l'espressione furente di Bryce.

"Ma che ti salta in mente? Cleo, Arian è un criminale, perché lo stai seguendo? Dobbiamo andare in una Zona Sicura, maledizione!

Cleo serrò i denti, e negò, scuotendo appena la testa, cercando di togliersi dagli occhi le ciocche di capelli ramati che la infastidivano.

"Cosa vuoi dire?" boccheggiò Cleo, iniziando a sentire le gambe bruciare. "Non possiamo fermarci per parlare?" chiese, cercando di mettere tutta l'esasperazione possibile, ma era certa che il fiatone stesse rovinando l'effetto.

Sorprendentemente, Arian si fermò. La guardò con quella che sembrava essere pura furia e le puntò un dito contro, facendola arretrare quando picchiettò nervosamente sulla sua spalla.

"Dovete andarvene da qui, ok? Non solo voi due, ma tutti i Sognatori qui dentro. Siete in pericolo e se ci tenete alla vita vi conviene girare i tacchi e non tornare mai più a Somnia, ti basta come risposta?"

"No!" esclamò Cleo, tra un ansito e l'altro. "Cosa diamine vuol dire? Perché siamo in pericolo?" chiese, ma si rese conto che le sue parole erano state totalmente ignorate. Arian aveva una mano all'orecchio e sembrava star parlando con qualcun altro, il suo sguardo era puntato verso la fine del corridoio, dove c'era un'unica porta d'acciaio, differente da tutte quelle che Cleo aveva visto in giro per la struttura.

Senza alcun preavviso, Arian riprese a correre in quella direzione.

"Ehi!" esclamò la ragazza, rimettendosi a correre per seguirlo, tuttavia sembrava deciso a ignorarla, ma almeno Bryce era riuscito a raggiungerla.

"Cleo!" la chiamò, affincandola.

"Io voglio risposte, tu fa' un po' quello che vuoi," borbottò lei, agitata, prima di mettersi di nuovo a correre dietro ad Arian, fiondandosi oltre la porta di metallo che si stava per richiudere dopo il passaggio dell'altro.

L'ambiente che in quel momento li circondava era totalmente differente dal resto di Tetra-Siom, muri spogli e incolore abbracciavano rampe di scale metalliche e rumorose sotto ai passi frettolosi di Cleo e Arian. L'aria che permeava quello spazio ristretto era umido e caldo, un leggero e strano sentore, seppur in qualche modo familiare, avvolse in spire invisibili Cleo, stordendola per qualche istante.

Quando pensava che dovessero ancora percorrere chilometri prima di fermarsi, ecco che la strada giunse al termine e Arian si bloccò di fronte a una lastra di cristallo al cui centro vi era impresso il logo di Tetra-Siom. Cleo sbirciò oltre le sue spalle per capirci di più ma, pur sembrando trasparente, oltre quel vetro non appariva nulla. Vide Arian recuperare dalla tasca interna della divisa un quadrante di metallo dal quale fuoriuscivano dei lunghi cavi. Cleo non riuscì a capire cosa stesse facendo, ma lo seguì con lo sguardo quando lui si avvicinò alla lastra e la toccò con la mano libera, l'intera porta sembrò accendersi di luce, non diversamente da come aveva fatto la porta della stanza di Cleo quando vi aveva inserito la chiave. Stanza che, molto probabilmente, non avrebbe rivisto mai più.

Il pavimento tremò per un secondo poi, senza un suono, la lastra si sollevò rivelando una nuova rampa di scale, questa volta in pietra, come se fosse stata scavata direttamente nel terreno alle fondamenta di Tetra-Siom.

Arian non esitò a proseguire, senza neanche guardarsi per un attimo alle spalle, sparendo nella penombra di quel cunicolo a malapena illuminato.

Esitando, Cleo scese lungo le scale, proseguendo verso l'unica direzione in cui queste portavano.

Raggiunse Arian di fronte a un'altra porta mentre stava evidentemente cercando di scassinarne la serratura, borbottando e scambiandosi informazioni con chiunque fosse in contatto con lui.

Cleo non se la sentiva davvero di fare altre domande, c'era una tensione nell'aria che la metteva a disagio, sentiva che le risposte che stava cercando erano vicine e che, molto probabilmente, non sarebbero state per nulla piacevoli. Tutto intorno a lei le trasmetteva un pessimo presentimento, dall'ambiente così differente dal resto del candido splendore di Tetra-Siom all'acro e penetrante sentore che ormai sembrava averle permeato la pelle. Per non parlare di ciò che era successo solo pochi minuti prima, Cleo rabbrividì al solo ricordo di quel sogno che andava in frantumi come una fragile lastra di vetro.

Dopo pochi istanti la spessa porta metallica si aprì appena. Arian si voltò per lanciarle uno sguardo indecifrabile, ma a parte quello non sembrava voler essere ostile fino a che non avrebbero interferito. Cleo si rese conto in quel momento che, tra un'imprecazione e l'altra, anche Bryce li aveva raggiunti. La ragazza lo osservò per qualche istante, rimanendo sorpresa dalla confusione nel suo sguardo. A quanto pareva neanche lui era a conoscenza di quel luogo.

"Cosa diavolo ti salta in mente, Cleo?" disse Bryce, senza fiato. La ragazza fece per rispondere a tono, ma venne interrotta sul nascere da Arian.

"Questa volta quando vi dirò di andarvene vi conviene ascoltarmi, o rimarrete seppelliti qui sotto," li avvertì, nello stesso momento in cui tirava fuori da una delle tasche della sua divisa dei piccoli dispositivi e scivolava oltre la porta.

Cleo fece lo stesso, ma subito dopo si bloccò sulla soglia, la sua mente che veniva catapultata indietro di anni. Mentre il suo naso si riempiva del disgustoso fetore di carne bruciata, poteva quasi vedere la rovina di Vesiria ripetersi davanti ai suoi occhi.

Ma quella volta non c'erano fiamme ad avvolgere case e ricordi, non c'erano grida disperate nell'aria e un piccolo corpo da stringere a sé e proteggere; ciò che si celava in quell'ampia stanza erano macchinari mastodontici e minacciosi nella loro imponenza, spessi tubi che si liberavano dai loro corpi metallici per correre come braccia contorte lungo i muri.

Eppure se chiudeva gli occhi e inspirava era come tornare in quell'inferno di fuoco e morte.

Si portò una mano alla bocca, come se quello le avrebbe permesso di non sentirsi male, e tra le dita e le lacrime che le pizzicavano gli occhi, chiese con voce tremante e fragile: "Che cos'è questo posto?"

Spostò lo sguardo annebbiato tra Bryce e Arian, in cerca di una risposta che almeno uno di loro due avrebbe saputo darle.

Bryce scosse appena la testa, guardandosi intorno con espressione timorosa. Quando si voltò verso Arian, nei suoi occhi non c'era la rabbia e il nervosismo che li avevano incendiato fino ad allora, ma tristezza e pietà quando si puntarono su di lei.

"Uno dei loro ultimi progetti, il polmone marcio di Tetra-Siom, il luogo dove smaltiscono le materie prime e ne creano l'incenso," rispose laconicamente Arian, mettendosi ad armeggiare con quelle che dovevano essere esplosivi. Cleo sentì un conato scuoterle la gola, ma si trattenne, stringendo con più forza la mano davanti alla bocca, convinta di star lasciando piccoli segni sulla propria guancia con le unghie, anche se non riusciva a sentire nulla oltre al tremore dei muscoli.

"Cosa sono le materie prime?" si obbligò a chiedere, anche se nel profondo temeva di sapere già la risposta.

"Le ossa dei Sognatori che non passano i test."

Bentornati Sognatori, intanto ci scusiamo per la lunga attesa, ma speriamo che questo capitolo colmo di rivelazioni possa farci perdonare (perdonate anche i colpi al cuore, ci piace lasciarvi con l'acqua alla gola, puahah. In senso buono XD)

Qualcuno aveva intuito che la voce nei sogni di Cleo potesse essere proprio Ari? O vi aspettavate che sarebbe spuntato così all'improvviso per far danni?

A parte il discorso Ari, questo è il capitolo in cui possiamo dire che la trama inizia a farsi più solida, speriamo che possa esservi piaciuto.

Noi vi avevamo avvisati che a Mesmeria non era tutto rose e fiori ;) Restate sintonizzati u.u Mesmeria preannuncia dissidie e disastri <3

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