CAPITOLO 4 - Paura transitoria

CAPITOLO 4

Paura transitoria

Cleo avvertiva la costante sensazione di essere braccata, non sapeva se fosse solo il frutto della sua immaginazione o qualcosa di più reale e tangibile, ma percepiva un assiduo brivido di paura percorrerle la pelle della schiena, come se qualcuno la stesse osservando da quando aveva lasciato la stanza del test. Magari si trattava solo di un residuo dell'Incubo, o forse di qualcosa di più concreto, come quella stessa sensazione di inquietudine che aveva sentito dal primo istante in cui aveva messo piede a Somnia.

L'adrenalina la spinse a correre a perdifiato attraverso i vari corridoi grigi e anonimi, su una pavimentazione di vetro chiaro, sul quale picchiavano violente le suole delle sue scarpe. Avvistò in lontananza le porte cromate dell'ascensore e ci si fiondò a perdifiato, entrandoci e pigiando ripetutamente il pulsante che recitava la scritta Medius Somnium, appoggiandosi poi con la schiena al vetro trasparente per riprendere fiato. Non le importava nulla dei suoi piccoli problemi con l'altezza, erano più che superflui in quel momento. Non avrebbe mai immaginato che potessero tenderle una trappola così miseramente brutale. Ma si era trattata davvero di quello? Si chiese, interdetta dal fatto che nessuno la stesse inseguendo o magari rinchiudendo da qualche parte. Le varianti erano infinite e tanto effimere quanto terrificanti. In fondo Nyora si era congratulata brevemente del superamento della prova. Forse neanche lei si era resa conto dell'Incubo in cui era stata catapultata?

Cleo scosse la testa, scostandosi dal collo sudato i lunghi capelli ramati.

Avvertì uno scampanellio e le porte dell'ascensore si aprirono, davanti a lei apparve un'ampia ala tondeggiante che si affacciava su un terrazzo esterno. Conosceva quel posto, realizzò all'improvviso sgranando gli occhi. Aveva ammirato a lungo i grandi e imponenti acchiappasogni in metallo e cemento armato realizzati da Archibald Medius, uno dei più esperti architetti di Mesmeria, eppure non aveva mai avuto la possibilità di osservarli così da vicino, se non dai vari opuscoli. Neanche in Sogno aveva mai potuto raggiungere una proiezione di Somnia.

Che buffo!, sogghignò amaramente, ripensando a come era stato facile per la Capitale riuscire a emergere da quelle irrecuperabili fondamenta scheletriche che la guerra si era lasciata dietro. Lei non sarebbe mai riuscita a vedere di nuovo la Vesiria di un tempo, anche solo per darle uno sguardo nostalgico o un ultimo saluto.

La verità era che avrebbe dovuto chiedere a Bryce, in fondo era lui il Creatore, il faro nero verso cui Cleo era stata spinta con violenza. La sua oscurità funesta aveva poi avvolto ogni angolo della sua mente, distorcendo lo spazio onirico intorno a lei in modo inconfondibile.

Cleo aveva avuto paura e non era riuscita a incrociare il suo sguardo, catturata dall'insensato orrore di poter finire di nuovo in un mondo del genere anche solo guardandolo negli occhi. Non era possibile una cosa simile, ma l'Incubo aveva avuto ancora una volta una stretta ferrea sulla sua mente.

Era quasi tentata di tornare indietro e pretendere spiegazioni, ma rinunciò, almeno per il momento. Doveva riflettere.

Rilasciò finalmente un lungo e liberatorio sospiro di sollievo quando sentì una leggera brezza fresca solleticarle le guance accaldate, allora cercò di rilassarsi.

Si avvicinò al parapetto, imprimendo con cura i dettagli del logo della Capitale. L'aveva sempre trovato insolitamente spigoloso, incuteva timore, piuttosto che garantire la sensazione di pace e accoglienza che ci si poteva aspettare dalla più grande e importante corporazione dedita allo sviluppo delle capacità oniriche.

La Medius Somnium o la Culla dei Sogni, come era comunemente chiamata dagli abitanti della Capitale, non era altro che una stanza esterna dalla quale era possibile viaggiare nello spazio onirico grazie a potenti Catalizzatori.

Ma pensare di sognare di nuovo, dopo l'Incubo di prima, le toglieva tutta la voglia di provarci. Posò una mano su una delle sette punte che formavano la stella della Corporazione, circondata da un acchiappasogni reticolato e accompagnato da gigantesche piume di metallo immobile. Ogni punta della stella corrispondeva alle varie indipendenze a cui la loro terra era stata soggetta. Tetra-Siom, come recava appunto la sigla, era la Settima Indipendenza Onirica di Mesmeria, conquistata e formata dall'alleanza tra le tre corporazioni rimaste e inglobate in un unico nucleo dopo l'ultima guerra.

Mesmeria ne portava ancora le ferite. Enexa-Lir era una delle poche misure di sicurezza che riusciva a mantenere rapporti quantomeno accettabili tra la parte sud e la parte nord, anche se erano ben lontani dall'essere piacevoli o totalmente pacifici. Il tutto naturalmente mantenendo anche gli occhi ben aperti su possibili invasori oltre l'orizzonte.

Mesmeria era un mondo vasto e immensamente variegato, un po' come una tavolozza colma di colori. Le tinte che si potevano creare avevano sfumature cangianti formate da diversi colori accesi. Quelli più importanti, i primari, erano la Capitale, la Corporazione e l'Icelus. E poi... poi rimaneva la cupa e stinta tonalità di ciò che era stato messo da parte. Accantonato come un sacco di immondizia in un vicolo oscuro e dimenticato.

Cleo si allontanò dal bordo, prendendo posto su uno dei bassi divanetti in pelle bianca che si trovavano sparsi anche in quello spazio esterno, solo allora tentò di scacciare ogni pensiero.

Sollevando il capo, si accorse della leggera cupola trasparente che si stava estendendo in avanti per coprire l'intero spazio sovrastante, schermandola dai forti raggi del sole. Quando pensò che avrebbe potuto concedersi un po' di pace per fare il punto della situazione ecco che, proprio in quel momento, le sue tanto agognate spiegazioni superarono la porta che poco prima aveva attraversato anche lei, in fuga da ciò di cui aveva bisogno.

"Tutto bene?" Sentì chiedere da Bryce, ancora prima di darle l'opportunità di parlare. La divisa nera lo rendeva serio e professionale, ma quei capelli scompigliati trasmettevano tutt'altro, pareva avere l'aria di uno che se ne fregava di quello che succedeva intorno a lui e viveva solo per se stesso. Non era vero. Lui era un soldato, proprio come sarebbero prima o poi diventati tutti gli altri, compresa lei.

Per un momento Cleo non seppe come rispondere, presa alla sprovvista dal miscuglio di emozioni che le bruciavano nel petto. La rabbia e la frustrazione erano probabilmente quelle più forti.

"Che razza di domanda è?" chiese con amarezza. "Un Incubo, santo cielo," borbottò, abbassando nuovamente lo sguardo sul terreno duro e piastrellato di mattonelle lucide tra i suoi piedi.

"Già, dobbiamo assicurarci che i nostri futuri Sognatori siano in grado di districarsi dalle situazioni peggiori," rispose Bryce, con un sorriso genuino. La sua tranquillità la faceva infuriare ancora di più. Possibile che non si rendesse conto di quello che stavano facendo?

"Mi prendi in giro? Come posso stare tranquilla dopo una cosa del genere? Come posso essere certa che non mi abbiate rovistato nella mente mentre ero intrappolata in quella creazione orribile?"

"Intanto, grazie per il complimento," rispose sarcasticamente l'altro, portando Cleo a sollevare gli occhi al cielo. "E poi abbiamo bisogno di un modo per assicurarci che non ci capitino degli infiltrati tra le mani," concluse sprezzante.

La Medius Somnius cadde nel silenzio più assoluto nel tempo che Cleo utilizzò per comprendere la verità dietro quelle parole. Indirettamente, c'entrava quel disastro di cui aveva sentito parlare, riguardava Arian Blackfire e le sue attività illecite, qualunque esse fossero. E grazie a lui ora anche la sua mente era stata violata. Sapeva che controlli del genere erano necessari in tempi di crisi, ma gettarla in un Incubo senza preavviso?

No, realizzò riflettendo, il fatto che così tante persone fossero state convocate a Somnia era molto probabilmente un metodo per cercare e scovare altri criminali, avvisarli sarebbe stata una mossa sciocca.

La logica di quel pensiero tuttavia fece ben poco per allontanare il nervosismo che stava crescendo in lei.

Scattò in piedi, allontanandosi il più possibile da Bryce, cercando in tutti i modi di scacciare quella sensazione di vulnerabilità che la seguiva come un avvoltoio in continuo pattugliamento di una carcassa succulenta di cui cibarsi.

"L'avete fatto! Mi avete guardato dentro," sibilò con disgusto. Il pensiero che probabilmente ogni cupo giorno della sua vita potesse essere in mano a degli sconosciuti la nauseava. Ogni ricordo, ogni speranza, ciò che restava della sua famiglia, ogni cosa poteva essere stata riportata nei loro archivi.

"Ehi, tranquilla," iniziò a dire Bryce, mettendosi in piedi anche lui e sollevando le mani in un gesto placante. "Una volta esserci assicurati che tu non abbia legami con la gente sbagliata, ogni informazione viene eliminata."

"Te lo assicuro, puoi fidarti di me," aggiunse lui quando Cleo lo guardò scettica.

"Non ti conosco, come posso fidarmi?" ribatté stizzita, stringendo i pugni lungo i fianchi.

"Va bene, questo te lo concedo." Ci fu un lungo attimo di silenzio, in cui i due si persero nei meandri delle loro menti, solo il sibilo del vento ad interrompere la quiete.

"A te non disturba questo metodo?" chiese Cleo in un sussurro che si perse nell'aria sempre più pungente e rarefatta. Sembrava che anche il sole stesse cercando una via di fuga da quel luogo. Quello che Cleo, invece, non avrebbe potuto fare.

"Sono ormai poche le cose che possono infastidirmi, con la vita che ho vissuto," rispose tranquillamente lui, quasi con ironia, puntando gli occhi verso l'orizzonte ceruleo.

"Cosa vuoi dire?" domandò ancora Cleo, avvicinandosi di un passo e puntando gli occhi in quelli azzurri di Bryce, cercando di rimanere ancorata con tutta se stessa ai residui di rabbia quando vide il suo sguardo farsi triste.

"Somnia mi ha dato una seconda possibilità quando pensavo che la realtà non facesse più per me," iniziò a dire a malincuore. Cleo intuì che Bryce stesse tentando di gettare le basi su cui costruire quel rapporto di fiducia che aveva citato poco prima. "Ho passato un brutto periodo dopo la rovina di Vesiria, immagino che tu sappia di cosa sto parlando."

"Certo che lo so. E sai benissimo che provengo da Vesiria, o quello che ne resta. Ti sarai divertito a profanare le mie memorie," sibilò lei con nervosismo. Nonostante quella notizia non poté fare a meno che sentire un moto di compassione alla realizzazione che anche lui aveva sofferto, probabilmente molto più di lei. Perfino lui portava il peso dei ricordi di un qualcosa che era stato del tutto cancellato, la nostalgia e il cordoglio della consapevolezza di non avere più una casa dove far ritorno.

Ma le parole le erano sfuggite di bocca, spinte dalla rabbia celata da tempo, ancora prima di poter mettersi a riflettere.

"Ti sbagli. Lo so perché ho letto i vostri moduli identificativi prima del test, non mi permetterei mai di giocare con i tuoi sentimenti o quelli di chiunque altro. C'ero anch'io lì, proprio come te, e nello stesso identico modo ho perso tutto," rispose lui, una scintilla di rabbia e risentimento a colorargli la voce e un velo di sofferenza a increspargli gli occhi già lucidi.

Cleo rimase in silenzio, consapevole che delle scuse in quel momento sarebbero servite a poco, per quanto necessarie.

Lo sguardo di Bryce si fece più triste, abbassò il capo come se si vergognasse di provare dolore o di essere così sentimentale.

La vera debolezza era un'altra però, e Cleo lo sapeva bene. L'impotenza, l'incapacità, erano quelle a rendere debole, a smontare l'anima in mille pezzi e ritrovarsi impediti per rimetterla insieme.

Vesiria un tempo aveva tutto: un popolo pacifico e lavoratore, grato dello splendore della natura che la avvolgeva, un commercio marittimo da invidiare, i Sognatori con le migliori capacità, il titolo di Capitale.

Quando la grande guerra per l'indipendenza era scoppiata, Vesiria, da sempre pacifica, era stata costretta a correre agli armamenti per difendersi.

Inutile dire che le risorse belliche erano state troppo scarse per garantire la protezione della città e dei suoi abitanti. Quindi successe quel che successe. Nel giro di pochi giorni, di Vesiria e del suo spensierato splendore non era rimasta più neanche l'ombra.

"Quindi mi sono rifugiato nel mondo del Sogno, ma l'ho fatto nel modo sbagliato." Fece una pausa, tirando un lungo sospiro. "Sono stato un Sonnambulo per un paio di anni. Avevo rifiutato il mondo reale, e il Sogno era l'unica cosa che mi faceva sentire di nuovo vivo e a casa, ma quello che non sapevo era che in realtà mi stava lentamente distruggendo."

Cleo rimase spiazzata da quella rivelazione. Non avrebbe mai pensato a lui come a un Sonnambulo.

"Quando sei un Sonnambulo è... è come essere drogati, l'unico modo per vivere è sognare, finendo col perdere totalmente la cognizione di se stessi e di ciò che è vero. Ad un certo punto non riuscivo più a distinguere la realtà dalle mie creazioni. Avrei potuto tentare di uccidermi per uscire dal Sogno e non capire minimamente che in quel momento vivevo invece nella Realtà."

Cleo si sentiva congelata. Per la prima volta dopo così tanto tempo stava osservando qualcuno che poteva capirla, che sopportava il suo stesso dolore e che, molto probabilmente, era accompagnato dagli stessi fantasmi che doveva affrontare lei ogni giorno.

"Mi dispiace," sussurrò lei, tenendo lo sguardo basso, incapace di mostrarsi così vulnerabile e colpita da tali rivelazioni. Le dispiaceva davvero; per il suo Sonnambulismo, per la loro casa e la loro famiglia, per il dolore che dovevano sopportare e per come il destino era stato ingiusto con loro.

"È per questo che sono tanto bravo in quello che faccio," disse all'improvviso Bryce, obbligando le proprie labbra a stendersi in un sorriso tirato, il tono della sua voce era fin troppo gioviale per essere genuino. "Ma Somnia aveva visto in me del potenziale e, dopo un orribile processo di disintossicazione, sono tornato in me. Ora sono qui per gratitudine e perché sognando in questo luogo," disse aprendo le braccia intorno a lui per indicare la grandiosità di Tetra-Siom dietro di loro, "non rischio di ricadere in brutti vizi," concluse sollevato. Quel sorriso che aveva dipinto le sue labbra si fece un poco più amaro.

Cleo rimase piuttosto interdetta dall'improvviso cambio di tono, non se l'era aspettato, ma di certo non sarebbe potuto accadere altrimenti. In fondo erano poco più che sconosciuti, anche se il modo in cui Bryce si era aperto dimostrava che era disposto a riporre la sua fiducia in lei. Cleo non poteva dire altrettanto. Il panico in cui l'aveva gettata l'Incubo era ancora fresco, presto sarebbe passato, ma fino ad allora intendeva essere estremamente cauta con qualsiasi cosa.

Quello non sembrò l'intento del ragazzo, però, che le prese il volto tra le mani e le stampò un bacio sulla fronte, esibendo subito dopo un sorriso smagliante e ancora fin troppo tirato.

"Quindi vedi di cavartela come si deve e passare anche le prossime prove, ci conto!" esclamò, allontanandosi di un paio di passi quando Cleo cercò di colpirlo al petto, imbarazzata nel sentirsi trattare come una giovane dilettante. Per un attimo rimase inebetita, si sfiorò la fronte con le dita, colpita da quel gesto di affetto così diretto. Da quant'era che non provava emozioni di quel genere o che non ne riceveva? Sicuramente troppo tempo.

Sbuffò nel vederlo allontanarsi di corsa dalla Medius Somnium, non poteva biasimarlo, se si fosse trovata al suo posto, a rivelare i momenti più dolorosi della propria vita, non ci avrebbe messo più di lui a scappare a gambe levate per rintanarsi in un luogo isolato e affrontare i propri fantasmi.

Sorrise appena al pensiero che forse, nel giro di poco tempo, non avrebbe più avuto bisogno di rimanere da sola, finalmente aveva trovato qualcuno che poteva capirla.

Bryce le aveva riempito il cuore e la mente di ricordi che non avevano mai realmente lasciato il suo inconscio. Cleo aveva vissuto proprio grazie a quel dolore, si era aggrappata a quelle spine e a quel tormento e ogni giorno aveva lottato per tirare avanti.

Ormai affermare che la nuova vita a Somnia era proprio come un Sogno sarebbe stata una metafora un po' troppo simbolica, eppure era quello che stava accadendo realmente. In quei momenti sognare non significava più rincorrersi in una realtà immaginaria creata dalla sua sorellina per puro divertimento; un'isola con un mare di gelatina in cui l'aveva sfidata a innumerevoli gare di nuoto. No, in quel posto sognare voleva dire espandere le proprie capacità per riuscire finalmente a portare a termine ciò che aveva avuto in mente sin dall'inizio.

Ci fu un attimo in cui la sua mente si perse a inseguire quella persona così lontana. Chissà cosa stava facendo in quel momento. Da quando Lemmy aveva perso la capacità di sognare a causa del trauma della guerra non aveva più potuto rivivere quei momenti con lei, o anche solo essere in grado di capire se stesse bene, incontrandosi nelle loro creazioni oniriche, nella vecchia villa affacciata sul mare di quella che era un tempo Vesiria, dove nulla poteva essere celato all'altra. Per la società, Lemmy non era altro che una Dimenticata, ma per lei era tutto ciò che Mesmeria non avrebbe mai potuto sostituire. Tetra-Siom sapeva di lei? Avrebbero trovato il modo di farle del male? Rimuovendo ogni Dimenticato dalla faccia di Mesmeria come inutile erbaccia? Sarebbe stato facile raggiungerla e accertarsene personalmente se avesse trovato un modo sicuro per comunicare, raggiungerla attraverso un Sogno era impossibile, non solo per la sua condizione, ma perché la Città dei Dimenticati era una barriera impenetrabile per qualsiasi Sognatore. Entrarci e rimanere avvolti nelle sue energie voleva dire perdere definitivamente ogni singola capacità Onirica e ogni diritto di appartenere ad altre città di Mesmeria; e lei non poteva permetterselo. Aveva un compito da portare a termine.



E anche questo capitolo, per lo più eterno, è concluso. Lo ammetto, forse è uno dei miei preferiti tra quelli pubblicati e scritti, attendevo da un po' questo confronto tra Cleo e Bryce, e devo dire che mica mi dispiace come è venuto fuori u_u Che ne pensate? Qualcuno shippa già? xD Come vi sembra Bryce? ll suo passato vi ha rattristito? Beh, siamo appena all'inizio, i drammi non finiscono di certo qui u.u forse siamo troppo crudeli(?)Amiamo far soffrire i nostri personaggi e vedere come riescono a tirarsi fuori dai guai senza rimetterci la salute mentale u.u Questa è un'arena e loro sono i nostri migliori lottatori. La domanda è: sopravvivranno? Da Ska e Greys qui è tutto! Passiamo la linea allo studio :D

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