Un sorriso, una parola, una speranza...
Ripercorse il perimetro dello strano oggetto lentamente: liscio e argentato, con una piccola sporgenza in un punto. La sfiorò con le dita, ma non accadde nulla; allora la premette con più forza e un bagliore illuminò la stanza. Maired sobbalzò: era comparsa un'immagine sopra all'oggetto. Non sembrava dipinta, era troppo reale...
In primo piano c'era il ragazzo, con un sorriso pieno di vita. Al suo fianco vi era un altro giovane, gli somigliava, e portava il suo stesso abbigliamento strano, come in effetti anche le persone sullo sfondo. Doveva essere il modo di vestire della gente del suo villaggio...
Dietro ai due personaggi compariva un grosso palazzo bianco, un sontuoso arco sormontava l'ingresso.
Rimase a osservare i particolari dell'immagine per qualche minuto, era tutto così diverso; sembrava un'altra realtà, un mondo immaginario.
La curiosità era una fiamma accesa dentro di lei, che non le dava pace. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare quello strano luogo, le persone, le case e gli abiti. Si lasciò trasportare dalle ali della fantasia e si addormentò con l'oggetto stretto tra le mani, sognando mondi mai visti e straordinari.
*
Quando si svegliò per qualche attimo credette che fosse stato solamente un sogno, ma, abbassato lo sguardo, vide accanto a lei lo strano oggetto: un brivido le percorse la schiena, era tutto reale.
Si alzò in fretta; sistemò l'abito e i capelli e uscì dalla stanza senza fare rumore.
Il ragazzo dormiva, ma sembrava in buone condizioni: il viso aveva ripreso il suo colore normale.
Uscì di casa in punta di piedi e andò al pozzo. Si sciacquò il viso con l'acqua gelida, e fu come se un guizzo di vita la attraversasse. Rientrò in casa e preparò qualcosa da mangiare. Stava spegnendo il fuoco quando sentì il peso di uno sguardo su di lei.
Alzò il viso: quegli occhi meravigliosi la stavano osservando incuriositi, stavolta vispi e svegli.
Un leggero brivido la attraversò e per qualche istante rimase immobile: le gambe sembravano pesanti macigni, la voce era come svanita. Poi le parole uscirono sottili, velate di imbarazzo.
"Come state?"
"Molto meglio, grazie."
La voce era un pochino flebile, celava il peso della stanchezza, ma era calda e avvolgente; la mise subito a suo agio.
"Ho preparato un po' di pane e delle uova... O se preferite c'è un po' di latte."
"Le uova vanno benissimo, grazie..."
Il ragazzo si alzò e a passi un po' traballanti raggiunse il tavolo.
Maired si avvicinò silenziosa, con un mucchio di domande che le frullavano in testa, ma senza riuscire a pronunciarne nessuna.
Lui si alzò e la aiutò a portare il cibo in tavola, rompendo il silenzio:
"Grazie davvero di tutto, non so come avrei fatto senza il tuo... cioé... il vostro aiuto."
"Non avrei potuto lasciarvi ferito tra gli scogli. Non dovete ringraziarmi, chiunque vi avrebbe aiutato."
"Non riesco a credere di aver davvero attraversato la Stormline..."
Quelle parole erano poco più di un sussurro, un pensiero ad alta voce probabilmente, ma arrivarono dritte al cuore di Maired, che smise immediatamente di mangiare e sgranò gli occhi, trattenendo il fiato.
"Avete attraversato la Stormline? Chi siete? Da dove venite?"
"E' una storia lunga, non sono sicuro mi credereste..."
"Sono pronta ad ascoltarvi, se siete sopravvissuto a quelle tempeste potreste ridarmi una speranza."
"Beh, tutto è iniziato da un libro... Dovrebbe essere rimasto in un cassetto del motoscafo, dentro lo zaino."
"Quella strana specie di imbarcazione?"
Il ragazzo non fece neppure in tempo a rispondere che Maired era già corsa via, verso la spiaggia, verso gli scogli e verso la sua speranza.
"Non illuderti, Maired, è impossibile che siano sopravvissuti. Non sperarci..."
Continuava a ripeterselo, ma nel suo freddo cuore si era di colpo riaccesa una fiamma e non riusciva a spegnerla.
Trovò il cassetto e l'oggetto... come l'aveva chiamato? Ah, sì, "zeino", o qualcosa di simile.
Lo aprì e prese in mano il libro: "Meridiana". Il titolo, a caratteri ordinati e leggermente cancellati dal tempo, risaltava sulla copertina di pelle, con i bordi dorati.
Tornò a casa di corsa, con il volume in una mano e lo "zeino" nell'altra. Spalancò la porta e, senza più fiato, si adagiò sulla sedia.
"Sono pronta, iniziate pure il vostro racconto."
Disse posando il libro sul tavolo, con la mano che le tremava e la voce rotta per l'emozione.
Lui scoppiò a ridere, la sua risata era avvolgente e la tranquillizzò, facendo spuntare sul suo viso un sorriso. Non riusciva a ricordare quando era stata l'ultima volta in cui aveva ascoltato una calda risata, provando quella gioia senza motivo.
Quel sentimento risvegliò in lei vecchi ricordi, e la nostalgia la avvolse, accompagnata da una strana felicità.
"D'accordo, vedo che avete molta fretta. Ditemi almeno prima il vostro nome..."
"Maired."
Lui lo ripeté ad alta voce, lentamente; era meraviglioso pronunciato con quell'accento straniero, da lui.
Poi cominciò a raccontare la sua storia, trasportandola in un altro mondo, in un'altra realtà e lasciandola senza parole.
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